RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Management and organization of the acquisitions department, Twyla Racz, Rosina Tammany editors. New York: The Haworth Press, 1994. 131 p. (The acquisitions librarian series; 12). ISBN 1-56024-583-2. $ 24.95.

Bertrand Calenge. Les politiques d'acquisition: constituer une collection dans une bibliothèque. Paris: Cercle de la librairie, 1994. 408 p. (Collection Bibliothèques). ISBN 2-7654-0554-9. FF 250.


Alcune tendenze generali, dalla diffusione delle nuove tecnologie alle restrizioni dei margini di bilancio, dalle prospettive delle reti interbibliotecarie alla catalogazione derivata o cooperativa, si riflettono oggi a livello internazionale sul lavoro degli acquisitions-librarians, sicché si rivelano di sicuro interesse, anche comparativo, due recenti volumi che pure provengono da diverse tradizioni culturali e contesti operativi.

Definendo la biblioteca come una "collection en action", Bertrand Calenge, conservateur général delle biblioteche francesi, puntualizza la centralità della politica degli acquisti e ad essa dedica un corposo manuale, che si segnala per il tentativo di restare in equilibrio fra un'impostazione classica e la sfida dell'attualità. Cuore del funzionamento di una biblioteca, indissociabile dal trattamento dei documenti e dai servizi al pubblico, la gestione delle collezioni si presenta come il principale titolo di legittimità di una struttura bibliotecaria, in una società in cui l'informazione ha ormai un valore di mercato. Tuttavia, l'autore non manca di rimarcare il precipuo obiettivo pedagogico dell'offerta bibliotecaria e la necessità di inquadrarne i problemi in coordinate spazio-temporali che siano di lunga durata e non meramente influenzate dal contemporaneo zapping. Con orgoglio, egli rivendica come oggetto stesso del mestiere di bibliotecario il compito di gestire, sviluppare e rinnovare una collezione, intesa come un corpo vivente, dinamico, coerente. Tale funzione è concepita innanzitutto come un atto di volontà, per cui l'intuizione, il buon senso, l'equilibrio del bibliotecario non possono essere del tutto soppiantati dalla bibliometria.

La trattazione si rivolge principalmente alle biblioteche pubbliche di indole generalista, salvo fare opportuni riferimenti alle biblioteche universitarie e specializzate, e si avvale di un ampio corredo di tavole esplicative, nonché di una bibliografia puntuale ed operativa. Faro della politica degli acquisti è senz'altro riconosciuto il pubblico degli utenti. La logica della domanda e dell'offerta è accettata allo scopo di individuarne le esigenze sia attuali che potenziali e future. La biblioteca è pensata come consustanziale ad una collettività. L'altro punto di riferimento è offerto dalle collezioni stesse, dalla tutela della loro coerenza ed originalità. Il concetto di politica degli acquisti è a sua volta enfatizzato nel suo significato di identificazione degli obiettivi e di concretizzazione delle procedure. Sulla base di un'analisi del pubblico e delle collezioni, Calenge suggerisce l'adozione di un piano di sviluppo, in cui ripartire i fondi di bilancio a disposizione, e di una serie di protocolli di selezione, distinti per ambiti tematici. L'ausilio della classificazione Dewey è apprezzato per orientarsi nell'enciclopedismo dello scibile e nell'universalità dei bisogni umani, per cui ciascun utente può presentare richieste le più diverse. La fase della selezione, da affidarsi necessariamente a personale competente, si integra con il momento della decisione dell'acquisto, di taglio più professionale, che funge da raccordo con le istanze dei servizi d'informazione. Fra i criteri per non smarrirsi nell'inflazione documentaria, l'autore suggerisce di rifarsi non solo al valore intrinseco, ma anche al posto che il documento andrebbe a occupare nella collezione e alle prospettive della sua utilizzazione da parte del pubblico.

La politica degli acquisti si inserisce così sistematicamente nella gestione della biblioteca come attività qualificante. Intesa in senso dinamico, la vita delle collezioni impone sia un riassortimento sia un "diserbaggio". I livelli di descrizione catalografica possono anche variare a seconda dell'appartenenza del documento ai segmenti della collezione più o meno strategici per la biblioteca.

La delicata questione della cooperazione è giustamente impostata non solo in termini di risparmio economico, pur importante in considerazione delle restrizioni di bilancio, ma di una più complessiva ricerca di complementarità ed interscambio. Calenge è pronto ad ammettere il ritardo della Francia rispetto alla Germania, alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti, complice il "giacobinismo" centralizzatore e uniformatore della pubblica amministrazione, ma anche il perdurante pregiudizio di sottovalutare le esigenze dell'utente.

Non manca un capitolo dedicato alla valutazione dell'efficacia della politica degli acquisti seguita, in cui sono suggerite alcune tecniche, dal confronto con le statistiche del deposito legale, alla consultazione di un comitato di esperti, al sondaggio di una lista-campione individuata da altre fonti, al monitoraggio dell'utenza sia per il prestito sia per la lettura. Anche se l'impostazione del volume privilegia il libro come documento tradizionale, non mancano i riferimenti ai nuovi supporti della documentazione e si afferma la necessità che i bibliotecari si formino la consapevolezza di vivere una veille documentaire.

Senz'altro più nel vivo di tale sfida conducono gli undici saggi raccolti da Twyla Racz e Rosina Tammany, mettendo a frutto alcune esperienze nordamericane, soprattutto di stampo universitario o governativo. Le novità e le preoccupazioni della crescita vertiginosa della produzione editoriale, dell'aumento dei costi, del calo del potere d'acquisto, delle nuove tecnologie elettroniche, delle nuove frontiere del diritto d'autore sono tutte presenti ai bibliotecari che quotidianamente vi si confrontano anche in Italia, sicché l'interesse pratico dei contributi riuniti in questo volume è notevole.

M. Williamson si sofferma sulle biblioteche di ricerca, sottolineando come ormai l'accesso all'informazione faccia premio sul suo possesso (access vs. ownership) e rivendicando un ruolo più propositivo dei bibliotecari rispetto agli studiosi nella politica degli acquisti. Analoghi problemi sono stati esaminati, con specifico riferimento alle biblioteche universitarie, da D. Cohen, che suggerisce tuttavia percorsi d'interazione con le facoltà nella selezione, in considerazione dell'ampiezza dei dati da esaminare. Inoltre, sono affrontati i problemi organizzativi della disseminazione dell'informazione alla comunità universitaria, anche istituendo più siti nel campus.

B. Heath descrive l'automazione della biblioteca della Wayne State University di Detroit, in cui le fasi di acquisizione e di catalogazione sono state integrate, anche in virtù della "cattura" da OCLC. S. Neumeister e J. Hopkins approfondiscono tale collaborazione, proponendo che almeno le monografie siano direttamente catalogate in fase di acquisizione, in modo da liberare energie catalografiche per la conversione retrospettiva. Il nuovo flusso di lavoro deve ovviamente prevedere un'unità di controllo bibliografico e la ricerca di un punto d'equilibrio fra il vantaggio della velocità e la tutela della qualità.

J. Gammon e C. Flicken rimarcano la necessità di accuratezza e vigilanza da parte dei bibliotecari nella gestione finanziaria (money=power), alquanto trascurata invece nella formazione professionale. Sul piano operativo, si presenta un esempio di connessione elettronica tra fornitori, bibliotecari e uffici di tesoreria. Ai tagli di bilancio e di personale cerca di suggerire qualche rimedio J. Wann, descrivendo la redistribuzione delle risorse alla Oregon State Library. Analogamente, V. Vesper si occupa della crisi, anche motivazionale, dello staff dell'ufficio acquisti in una fase di recessione, proponendo la temporanea assegnazione del personale ad altri uffici ove sviluppare la professionalità formata lavorando magari a stretto contatto con il nuovo superiore, in modo da alimentare anche un rinnovato spirito di collaborazione fra ramo tecnico e ramo informativo della biblioteca. D. Marshall evidenzia l'apporto dato dagli studenti come lavoratori part-time alla Georgetown University: la loro produttività è alta anche per l'adattabilità alle nuove tecnologie; il loro ingresso nell'ambiente di lavoro è normalmente anche occasione di varietà e simpatia per il personale di ruolo; inoltre, si sperimentano opportunità di ulteriore percorso professionale. Fra i limiti di tale impiego, c'è la sua provvisorietà, soprattutto in relazione alle scadenze della vita universitaria (sessioni d'esame), per cui il turn-over è assai elevato.

W. Hogan illustra le procedure della complessa e variegata tipologia degli standing-orders e la loro irriducibilità alla gestione delle pubblicazioni periodiche, su cui si sofferma invece J. Riddick, tentando di immaginare quale potrà essere il loro futuro nell'era telematica. Con ottimismo, egli parla delle "electronic-based-serial-like publications", che diverranno con tutta probabilità veri e propri pacchetti interattivi. L'electronic journal è pure oggetto di uno specifico contributo di M. Dworaczek e V. Wiebe, che si richiamano alla profezia di F. W. Lancaster (1978) di un "paperless information system": il numero di tali documenti è ancora ridotto e perciò la loro selezione è facilitata dal ricorso alle directories specializzate, tuttavia già si pongono problemi nuovi sia di gestione degli abbonamenti, sia di catalogazione, nonché di tutela del diritto d'autore. L'accesso, remoto o meno, imporrà l'uso di parole chiave ed identificativi; inoltre sarà necessario mettere a punto un software di information retrieval.

Mario Di Napoli, Biblioteca della Camera dei deputati