Prototipo de bibliotecas públicas. [Madrid]: Ministerio de cultura, [1995]. 140 p. (Infraestructuras culturales; 1). ISBN 84-8181-103-3.

Promosso dalla Subdirección general de Coordinación bibliotecaria e realizzato con la collaborazione di esperti anche esterni al Ministero della cultura, Prototipo de bibliotecas públicas è un manuale di assistenza tecnica, espressamente pensato per quanti, amministratori, bibliotecari, architetti e informatici, devono misurarsi con l'elaborazione di un progetto di biblioteca pubblica; un volumetto, quindi, legato al contesto spagnolo. Eppure, i propositi e l'impostazione che lo sorreggono potrebbero in pari tempo offrire un qualche spunto di riflessione anche in relazione al panorama bibliotecario italiano.

Su quale possa essere, da noi, l'impianto di una futura legge-quadro sulle biblioteche, sempreché si realizzi, è per ora difficile avanzare ipotesi, giacché evidentemente anche la legislazione bibliotecaria sarà fortemente condizionata da una serie di altri provvedimenti generali (la recente "legge Bassanini" ne è un esempio) e soprattutto dall'esito dei lavori della Bicamerale.

Tuttavia, al di là delle incognite, chi scrive è del parere che proprio in un frangente così magmatico occorra spingere con vigore per una legislazione che introduca sì nel caotico universo delle biblioteche del nostro paese chiari principi di riferimento, ma che, contestualmente, pur nella distinzione e nel rispetto delle competenze, predisponga gli strumenti operativi e tracci le linee direttive d'intervento in grado di tradurre in inputs concreti tali principi. A mostrarsi ampiamente carenti, se non del tutto latitanti negli ultimi venti anni, sono stati infatti a livello centrale, ma in genere a tutti i diversi livelli istituzionali (tranne le sporadiche eccezioni di qualche regione e provincia), proprio i settori organizzativo-gestionali e tecnici che avrebbero dovuto riempire di contenuti attuativi le prescrizioni di legge.

A voler citare un unico, clamoroso esempio, basterebbe ricordare come quasi tutte le leggi regionali sulle biblioteche pubbliche esordiscano con perentori enunciati sul ruolo fondamentale da esse rivestito nel garantire il diritto alla lettura, all'informazione e alla documentazione di ciascun membro delle comunità locali. In pratica, poi, e fatte salve le eccezioni di cui sopra, le medesime regioni non sono nemmeno riuscite a definire (non diciamo ad "imporre") un pacchetto di requisiti minimali grazie ai quali una struttura è degna di chiamarsi biblioteca pubblica, né di solito dispongono di professionalità capaci di fornire un minimo di consulenza tecnica ai comuni almeno su elementi basilari quali la dimensione delle sedi e l'organizzazione degli spazi, per non parlare di aspetti e problemi riguardanti l'automazione o i collegamenti in rete. Per giunta, in quest'ambito è venuta totalmente a mancare anche una funzione di indirizzo e progettualità di alto profilo politico da parte del Ministero per i beni culturali e ambientali, in consonanza, d'altronde, con il suo storico disinteresse per la pubblica lettura.

Proprio nel settore delle biblioteche pubbliche si propone invece di incidere con un certo dinamismo il Ministero della cultura spagnolo, tratteggiando in questo volume un insieme di coordinate operative rispondenti a un disegno di organizzazione bibliotecaria nazionale.

Il modello spagnolo può essere interessante sotto due profili. Innanzitutto perché, pur senza dimenticare le differenze, tra Italia e Spagna non mancano analogie istituzionali nell'ambito del sistema di autonomie, per cui l'esperienza bibliotecaria spagnola (così come, per inciso, quella delle convenzioni-programma stipulate in Portogallo tra Stato e municipi: cfr. Presidéncia do Conselho de Ministros, Secretaria de Estado da cultura, Programa de apoio ás bibliotecas municipais, Lisboa: Istituto portugués do livro e da leitura, 1989) potrebbe configurare delle strategie di raccordo e cooperazione tra potere centrale e amministrazioni locali degne di essere analizzate con attenzione. E perché, inoltre, quest'esperienza riguarda un paese non proprio tra quelli all'avanguardia nel campo della pubblica lettura (anzi, sotto molti aspetti rapidamente "superato", nel volgere degli ultimi anni, anche dai cugini portoghesi), nel quale quindi si dovrebbero presumibilmente perseguire obiettivi in buona dose calzabili anche alle nostre realtà.

Come noto (cfr. Paolo Traniello, Biblioteche pubbliche: il quadro istituzionale europeo, Roma: Sinnos, 1993), in Spagna vige, per le biblioteche pubbliche, un duplice regime: da un lato vi sono le biblioteche municipali, che ricadono sotto la competenza delle comunità autonome (regioni), dall'altro le biblioteche pubbliche statali, la cui gestione è stata però in gran parte trasferita alle regioni (quantunque lo Stato ne conservi la titolarità: proprietà degli edifici, dei fondi documentari, ecc.) tramite lo strumento giuridico dell'accordo-programma. All'interno di una cornice normativa molto articolata, quanto sovente ridondante e oratoria, sembrano tuttavia far difetto, come lamenta Traniello, oltre a precisi impegni di spesa, sia le disposizioni di ordine concretamente attuativo che un puntuale progetto di pianificazione degli interventi istitutivi.

Almeno a quest'ultima carenza tenta di porre parzialmente rimedio Prototipo de biblioteca públicas. Il volume, sin dall'Introduzione, subito dopo aver "definito", sulla scorta della FIAB e del Manifesto Unesco, cosa sia una biblioteca pubblica e quale sia la sua "missione", precisa che l'ottica in cui muoversi è quella dei sistemi bibliotecari. I sistemi dovranno coprire preferibilmente una popolazione minima di 150.000 abitanti e articolarsi su tre tipologie di biblioteche: la biblioteca central, le bibliotecas de distrito e le bibliotecas de barrio. Una biblioteca de distrito deve abbracciare un'area dai 20 ai 25 kmq e servire una popolazione non inferiore ai 100.000 abitanti; una biblioteca de barrio una popolazione di 15.000 abitanti. In centri da 30.000 a 400.000 persone saranno da costituire la biblioteca centrale e una biblioteca succursale per ogni 15.000 abitati. La biblioteca centrale dei capoluoghi di provincia è di norma la biblioteca pubblica di Stato, istituita dal Ministero della cultura e gestita dalle comunità autonome; la costruzione delle biblioteche de barrio compete invece ai municipi. Le zone metropolitane superiori ai 400.000 abitanti (si citano espressamente Madrid, Barcellona, Valencia, Siviglia, Saragozza e Malaga) dovranno essere dotate di tutte le tre categorie di biblioteche, secondo le raccomandazioni dell'Intamel (International Association of Metropolitan Libraries).

È evidente come questa parte del programma appaia soffusa di un eccesso di ottimismo, o forse di ambiziosa astrattezza, se commisurata alle condizioni attuali dei servizi di pubblica lettura. Ma, a prescindere da questa - non lieve - pecca, ciò che qui interessa sottolineare, e che costituisce l'aspetto più positivo della pubblicazione, è la precisione con cui ci si addentra nella descrizione dei servizi che la biblioteca è chiamata ad offrire e nelle caratteristiche logistiche e funzionali degli spazi a ciascuno destinati. Ne scaturisce in definitiva un corpus organico di parametri "qualitativi", o meglio una sorta di compendio in cui il concetto moderno di biblioteca pubblica viene "tradotto" in numeri, tabelle e schemi cui pragmaticamente attenersi, e che evidentemente potrà rivelarsi un utile sussidio orientativo a disposizione delle diverse amministrazioni cui spetterà il compito di valutare, approvare e finanziare progetti di istituzione o ristrutturazione di biblioteche.

Meticolosamente, a partire dai requisiti di idoneità degli stabili e della loro ubicazione (cap. 2, Delimitaciones previas), il volume passa in rassegna i criteri ai quali attenersi per i vari aspetti del servizio: cap. 3, Definición de servicios (si elencano i servizi da erogare e gli spazi da riservare alle varie attività, comprese quelle interne, evidenziando gli standard IFLA); cap. 4, Requerimientos (condizioni ambientali - parametri climatici, acustici, ecc. -, protezione contro agenti di rischio per l'edificio e i documenti); cap. 5, Edificación (materiali da utilizzare e loro resistenza meccanica in rapporto all'uso, ecc.); cap. 6, Tecnologías de la información (dislocazione e tipologia delle attrezzature, caratteri degli hardware e dei software a seconda degli scopi, ecc.); cap. 7, Equipamiento (arredamento, attrezzature audiovisive, segnaletica, ecc.); cap. 8, Normas vigentes (dove si riportano, ordinate per argomento, le disposizioni in materia di edilizia, sicurezza, impatto ambientale, ecc.). Chiudono l'indice tematico e una sintetica bibliografia.

Certo, pianificare e razionalizzare sono attività che non si esauriscono nella produzione di un opuscolo, ma implicano l'assunzione di impegni politici di ben altro spessore; d'altro canto, neppure è irrilevante che l'organismo centrale dello Stato esprima delle indicazioni ufficiali in merito al modello di servizio di biblioteche pubbliche che ritiene adeguato promuovere sul territorio, per quanto in accordo con le autonomie locali. E in ciò potremmo scorgere, anche per la realtà italiana, una delle possibili ipotesi di lavoro nell'ambito del complesso percorso verso un effettivo rapporto di cooperazione, ma anche di individuazione delle reciproche competenze e responsabilità, tra Stato ed enti territoriali.

Un'ultima annotazione: dal taglio della trattazione emerge senz'altro anche una finalità divulgativa, se non proprio di "acculturazione di base", che di per sé sembra rappresentare un indizio delle difficoltà con cui si va affermando, nella generalità del territorio spagnolo, un servizio di biblioteche pubbliche al passo con i nostri tempi. Appunto per ciò la traduzione del libretto e la sua distribuzione gratuita alla maggioranza delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali italiane potrebbe rivelarsi (già ora) non priva di profitto.

Raffaele De Magistris, Biblioteca universitaria di Napoli