Egisto Bragaglia. Ex libris. Roma: Associazione italiana biblioteche, 1996. 64 p. (ET: Enciclopedia tascabile; 10). ISBN 88-7812-035-9. L. 12.000.

L'agile volume si presenta come una sintetica introduzione, rivolta in particolare ai bibliotecari, all'ex libris italiano. Un argomento ben conosciuto dall'autore, che ha curato il più completo repertorio oggi disponibile, Gli ex libris italiani dalle origini alla fine dell'Ottocento (Milano: Editrice Bibliografica, 1993, 3 vol.).

L'espressione ex libris (o ex-libris) è entrata ufficialmente nella nostra lingua soltanto nel 1905, quando Alfredo Panzini la inserì nel suo Dizionario moderno (Milano: Hoepli), mentre il più antico esempio nel mondo di impiego di ex libris, o di contrassegno simile, lo si rintraccia nell'Egitto del faraone Amenofi III (1405-1367 a.C.): una piccola placca legata alla scatola contenente il volume (ovviamente un papiro, dal titolo Il libro del sicomoro) e in cui era riportata una nota di possesso. Gli ex libris possono essere araldici (vi prevale lo stemma di famiglia, che è detto muto se non reca motti o altre scritte), epigrafici (costituiti da un motto), con monogramma e figurativi (nella vignetta è rappresentato il titolare del libro; sono detti parlanti quando "l'immagine richiama il nome del possessore"). Vengono passati in rassegna anche alcuni tipi di ex libris contraffatti, che l'autore definisce "inganni exlibristici", come la false attribuzioni, gli ex libris immaginari, le aggiunte di diciture, ecc.). Segue l'analisi di alcuni contrassegni che non devono essere confusi con l'ex libris, come gli ex dono, i biglietti da visita, le marche tipografiche, le note di possesso, i timbri e i sigilli (definiti i parenti poveri), i superlibros.

Breve ma interessante la ricostruzione delle vicende editoriali dei primi repertori italiani sull'argomento e in particolare della contrapposizione fra Achille Bertarelli e Jacopo Gelli, autori rispettivamente delle opere Gli ex libris italiani (1902), in collaborazione con D.H. Prior, e 3500 ex libris italiani (1905), pubblicate entrambe da Hoepli. Bragaglia espone poi i criteri che hanno ispirato il lavoro dell'équipe, da lui coordinata, che ha lavorato al già citato repertorio di ex libris italiani.

Da ultimo l'autore, pur non essendo un bibliotecario, si interroga sul modo più appropriato di collocare l'ex libris all'interno delle procedure di catalogazione. Egli sostiene, tra l'altro, che l'ex libris "non può essere incluso tra il materiale illustrativo e nemmeno tra gli allegati, poiché si tratta di una caratteristica unica di un singolo esemplare". A proposito cita i paragrafi 7.9 e 7.10 dell'ISBD(M) e fa un accenno all'ISBD(A) e alle RICA; per queste ultime va fatto notare che la terza parte, dedicata alla descrizione, da tempo non è più utilizzata dai catalogatori. Sarebbe stato più opportuno segnalare la Guida dell'ICCU alla catalogazione in SBN per le pubblicazioni monografiche e in serie (2. ed., Roma: ICCU, 1995), in quanto vi si trova indicato con chiarezza che le note sull'esemplare "sono registrate nell'ambito della gestione del documento fisico".

L'opera si conclude con un elenco di biblioteche italiane dove sono reperibili fondi exlibristici e con una concisa bibliografia.

Andrea Capaccioni, Biblioteca dell'Università per stranieri di Perugia