RECENSIONI E SEGNALAZIONI

The post-modern library between functionality and aesthetics: proceedings of the seminar of the LIBER Architecture Group, Paris, 22-26 January 1996, edited by Marie-Françoise Bisbrouck and Elmar Mittler.  Graz: Akademische Druck- u. Verlagsanstalt, 1997.  302 p.: ill.  ISBN 3-201-01676-4.  DK 180.

Il seminario promosso dalla Ligue des bibliothèques européennes de recherche, al quale ho avuto modo di partecipare, ha avuto il pregevolissimo merito di suddividersi in due distinte sessioni: una mattutina, che si svolgeva nella sala conferenze del Museo di storia naturale, durante la quale potevamo seguire le relazioni dei bibliotecari e architetti convenuti, e una pomeridiana, in cui Mme Bisbrouck (responsabile della Commissione Biblioteche universitarie all'interno del Ministero dell'educazione nazionale, dell'insegnamento superiore e della ricerca) e le sue collaboratrici ci accompagnavano nella visita di alcune strutture di recentissima costruzione, come la Biblioteca dell'Istituto Pasteur, l'Infoteca del Polo universitario Leonardo da Vinci e la faraonica nuova Biblioteca di Francia.

Il volume che ne raccoglie gli atti si propone di delineare il prototipo della biblioteca del ventunesimo secolo, ribattezzata dai francesi – che già agli inizi degli anni Ottanta avevano coniato il termine "mediateca" – "biblioteca post-moderna".

Le prime quaranta pagine del libro sono interamente dedicate a fotografie che immortalano nuove strutture; di particolare suggestione due esempi francesi: la Mediateca municipale di Valenciennes, dove, per proteggere un antico convento gesuitico, una équipe di architetti ha coperto e contemporaneamente ampliato la struttura costruendo alcuni grandi ombrelli con base in acciaio e cappello in vetro, e il Centro tecnico del libro a Bussy-Saint-Georges, destinato a immagazzinare per la conservation absolue i doppioni della Biblioteca nazionale e i libri poco utilizzati nelle altre biblioteche dell'Île-de-France. Molto interessante è il saggio di Michel Melot, L'évolution de l'architecture des bibliothèques, che si apre con l'affermazione che la moltiplicazione nel mondo di cantieri impegnati nella costruzione di biblioteche mostra come, insieme allo sviluppo e alla diffusione delle reti telematiche, la biblioteca possieda ancora oggi un forte valore simbolico. Ma è la sua struttura che ha subito alcune profonde trasformazioni: ci allontaniamo sempre più da quel modello proposto fin dal Medioevo, che collocava libri in lunghe gallerie ordinandoli in modo unitario con un'unica classificazione. Come si possono inserire, oggi, i materiali audiovisivi nella tradizionale CDD? Come si può pensare solamente all'usuale funzione conservativa della biblioteca, quando diventa prioritaria l'esigenza di avere a disposizione spazi, non solamente per consultare e studiare in silenzio, bensì per conferenze, dibattiti e percorsi di "navigazione" telematica?

Ottimo esempio di struttura post-moderna è senz'altro la Biblioteca dell'Istituto Pasteur di Parigi, descritta dalla giovane direttrice Corinne Verry-Jolivet. L'edificio, inaugurato nel settembre 1994, a soli due anni dall'inizio dei lavori di costruzione, si estende su quattro livelli, ma l'aspetto veramente innovativo è costituito dalla dislocazione centrale degli scaffali che contengono i libri, mentre i posti di lettura singoli, per piccoli gruppi o in box, sono allineati lungo le pareti – completamente costituite da vetrate – che collegano idealmente lo studioso e lo studente con le strade del quartiere parigino che circonda l'Istituto. In un capitolo successivo, Martine Blanc-Montmayeur, descrivendo la famosissima Biblioteca pubblica d'informazione del Centro Georges Pompidou, che riunisce nei suoi cinque piani libri, arti plastiche, architettura, musica, cinema e creazioni industriali, enumera le molteplici difficoltà incontrate nel progetto di rinnovamento architettonico del Forum, che, inaugurato dal presidente Valéry Giscard d'Estaing nel gennaio 1977, ha oggi bisogno di urgenti lavori di restauro a causa dell'altissimo numero di frequentatori (38.000 presenze giornaliere, contro le 10.000 previste).

Gli architetti Louis-Pierre Grosbois e Tuomo Siitonen affrontano, in due saggi distinti, il problema dell'accesso dei disabili alle biblioteche di nuova costruzione, ipotizzando, attraverso un mirato disegno architettonico, la possibilità di superare l'handicap. «Il ne faut pas confondre – scrive Grosbois – l'incapacité‚ qui est liée à une déficience personnelle, avec le handicap qui est lié à l'absence de maîtrise de cette incapacité‚ par l'environnement. Une personne handicapée dans un environnement accessible devient une personne valide. Par contre une personne valide dans un environnement non accessible devient une personne handicapée».

Altre bellissime strutture vengono illustrate nelle pagine seguenti: dalla Cité des sciences et de l'industrie de la Villette, alla Hartley Library della University of Southampton, dal nuovo edificio per la National Library of Estonia fino al progetto per la costruzione della nuova Biblioteca universitaria di Varsavia, dalla Biblioteca universitaria di Parigi VIII Saint-Denis alla nuova Biblioteca di scienze umanistiche di Bruxelles.

Il volume si conclude con un questionario, inviato ai partecipanti al termine del seminario, in cui si chiede il parere sull'esperienza congressuale appena conclusasi e contemporaneamente si preannuncia l'intenzione di ripetere un analogo incontro nel corso del 1998.

Anch'io avrei un quesito da porre: c'è la speranza, anche qui in Italia, di un progetto per la costruzione di una biblioteca post-moderna (universitaria o non), o dovremo affrontare il terzo millennio ancora con l'illusione di recuperare gli edifici storici?

Patrizia Lùperi, Biblioteca del Dipartimento di lingue e letterature romanze, Università di Pisa