RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Meris Bellei.  Analisi.  Roma: Associazione italiana biblioteche, 1998.  70 p.  (ET: Enciclopedia tascabile; 14).  ISBN 88-7812-055-3.  L. 12.000.

Se di tutte le voci di enciclopedia si può dire, solo in apparenza paradossalmente, che sono figlie del loro tempo, questa prospettiva spiega abbastanza bene la ripartizione della materia e prima ancora il tono generale scelti da Bellei per il volume dell'«Enciclopedia tascabile» dedicato alla catalogazione analitica. La prima parte s'intitola infatti La scelta di fare analisi e nel suo sviluppo attraverso un breve esame storico, una rassegna degli aspetti terminologici e una discussione degli oggetti suscettibili di spoglio tiene sempre presente una considerazione di fondo: un catalogo non può che essere gravemente limitato dalla decisione di descrivere soltanto le pubblicazioni possedute in forma autonoma, o addirittura di descriverne alcune solo cumulativamente (come nel caso delle riviste). Tuttavia, allo stato attuale dei nostri cataloghi, la vera scelta - quella assunta consapevolmente, e non per passiva accettazione di una prassi tradizionale - appare quella opposta, la scelta di fare analisi, appunto, mentre più sovente «lo scopo della bibliografia nazionale tende a trasferirsi in maniera quasi indifferenziata al catalogo» (come ha osservato Carlo Revelli in un recente convegno milanese). L'abitudine a privilegiare l'unità e l'autonomia dei documenti descrivibili porta non solo al difficile reperimento, quando non all'ignoranza, di notevoli quantità di risorse documentarie delle quali le biblioteche sostengono comunque i costi, ma anche all'assurdità di rendere diversamente accessibili differenti edizioni delle medesime opere, sulla base di circostanze sostanzialmente estranee al catalogo, come differenti scelte autoriali e editoriali, o la casualità dell'acquisizione in un forma o in un'altra fra le varie disponibili. Che l'autrice abbia preferito dunque una riflessione di metodo, un'argomentata illustrazione dell'opportunità piuttosto che delle caratteristiche meramente tecniche dell'analisi, fa del suo scritto un'occasione di riflessione tanto per chi attende ai cataloghi di ciascuna biblioteca quanto per chi sia interessato - più in generale - alla definizione degli oggetti e delle finalità del catalogo.

Anche se l'equilibrio del discorso non sconfina nella perorazione, si manifesta con chiarezza l'orientamento a favore di una pratica accurata e coerente che sappia mettere meglio a disposizione la ricchezza intrinseca delle raccolte bibliografiche. E ciò risulta evidente anche nella seconda parte del testo: La costruzione del catalogo. Ai dettagli delle procedure descrittive, delle quali dà un sunto incentrato sulle Guidelines dell'IFLA, l'autrice preferisce una discussione (già anticipata nelle pagine della prima parte dedicate a L'oggetto dell'analisi) di come il procedimento si imperni soprattutto in una sequenza di decisioni. Per quanto riguarda le intestazioni per soggetto, poi, ne sottolinea le particolarità, in questo contesto, connesse alla dimensione per un verso specialistica e per un altro innovativa di molti dei contributi pubblicati in riviste o volumi collettivi.

Il lavoro di Bellei lascia infine un po' a margine due considerazioni che verrebbe naturale sviluppare a partire dalle riflessioni presentate. La prima, con la quale si torna all'obiezione più frequente opposta a queste proposte, riguarda l'alto costo di una tale attività: quante biblioteche possono permettersi un lavoro di spoglio sistematico, e soprattutto regolare e continuato nel tempo? Risulta evidente l'opportunità di ricorrere alla cooperazione. Tutte le questioni esaminate dall'autrice potrebbero dunque essere ripercorse - mantenendo intatta la loro validità - nei termini necessari a un'attività policentrica. In particolare riferendosi all'insieme di scelte che costituiscono le fondamenta stesse del procedimento e all'importanza di una loro armonizzazione in sede cooperativa. La seconda osservazione, che discende in certo senso dalla prima, riguarda la disponibilità di risorse bibliografiche che mettano a disposizione per via extracatalografica lo spoglio della letteratura "collettiva". Si tratta di repertori diffusi ormai in vari formati, tali da poter essere impiegati anche insieme ai cataloghi in senso stretto, a integrazione reciproca delle informazioni, con procedimenti di ricerca comuni: per molti settori disciplinari si tratta di una possibilità già attuale e concreta, anche se non forse nel senso di un'integrazione in senso tradizionale, formale. Resta ferma tuttavia - come sempre - la necessità di indicare con chiarezza il confine fra il materiale disponibile sul posto (il catalogo di buona memoria) e ciò che esiste ma a maggior distanza. E per concludere, tornando a mettere a fuoco il tema centrale del volumetto, di fronte ai mastodonti bibliografici sarà il caso di ricordare che la dimensione locale nei suoi molti aspetti - interesse, utilità, ma anche disponibilità e circolazione - costituisce in ogni caso una delle componenti essenziali dell'analisi e contribuisce ad assicurarne il vero, fruttuoso radicamento nell'organismo di ciascun catalogo.

Giulia Visintin, Sommariva del Bosco (CN)