Library builders.  London: Academy, 1997.  224 p.  ISBN 18-549-0484-1.  £ 45.

Questo libro di architettura fa parte di una serie con titoli analoghi (Theatre builders, Museum builders, ecc.) e ha una veste molto curata, con splendide illustrazioni. Presenta una serie di progetti di biblioteche (ben 38), realizzate negli ultimi anni in tutto il mondo, con schede informativo-tecniche finali (costi, dimensioni, ecc.). Le tipologie di biblioteche sono le più diverse: nazionali (Francia, Inghilterra, Sri Lanka), pubbliche, universitarie. Gli unici due progetti italiani sono quelli di Aldo Rossi che si riferiscono alla biblioteca dell'università a Castellanza e a Seregno. Stupisce forse vedere una così nutrita pattuglia di biblioteche spagnole accanto, ovviamente, a numerosi progetti di area anglosassone e nordica.

Alcuni saggi introduttivi propongono una riflessione su quale sarà il futuro - architettonicamente parlando, ma non solo - delle biblioteche. Michael Brawne, curatore del libro, traccia un breve riassunto dello spazio adibito ai libri, partendo dal quadro di Antonello da Messina che ritrae san Girolamo nel suo studio: si definisce, quindi, uno spazio "personale" all'interno di uno spazio più ampio, concetto che porterà all'idea del carrel, così diffuso in area anglosassone. La domanda che ci si pone oggi è: se al posto dei libri ci fossero un computer e dei CD-ROM, quest'idea di spazio diventerebbe inappropriata? La risposta è no. Molti di questi progetti sono basati sull'idea di flessibilità, con larghi spazi adatti a essere riempiti, a scelta e secondo le necessità, da scaffalature o da posti per i lettori. Altra questione, spesso molto sentita anche da parte dei bibliotecari, è quella degli arredi: capita che i mobili vengano comprati separatamente, con contratti diversi, e che quindi il risultato finale non sia in sintonia con il progetto architettonico e - potremmo aggiungere noi - con le esigenze di chi lavora in biblioteca e di chi ne è utente. Altri saggi, come quello di Paul Lukez, tentano di descrivere le nuove biblioteche multimediali e le loro funzioni, come il famoso MIT Media Lab: qui i fortunati utenti non sono solo consumatori di informazioni ma diventano editori e curatori essi stessi delle informazioni di cui necessitano, aspetto questo che tenderà a diventare comune anche ai bibliotecari del futuro.

Tutti concordano, poi, su un altro punto: il ruolo sociale della biblioteca che non potrà mai venire meno visto che, nonostante tutto, l'uomo resta un animale sociale. Un intervento di Michael Spens ricostruisce, invece, il percorso che ha portato alle nuove sedi delle biblioteche nazionali di Francia e Inghilterra e propone spunti di riflessione sul ruolo delle biblioteche nazionali, sul significato culturale di raccogliere il materiale edito in queste lingue/culture così importanti e su cosa significhi portare avanti progetti architettonici così vasti e impegnativi nell'era elettronica quando, secondo alcuni, lo stesso futuro del libro come oggetto è incerto (dietro le quinte indoviniamo, invece, il solido programma politico su cui si basano queste opere, specie per quanto riguarda la nuova Bibliothèque nationale de France, vero e proprio progetto per mantenere viva e sottolineare la civilisation française).

Per concludere, si tratta di un bellissimo libro da sfogliare con piacere e che ci permette di conoscere il punto di vista degli architetti sullo spazio che ci troviamo a vivere quotidianamente come luogo di lavoro.

Giovanna De Benedet
Direzione Sistema bibliotecario d'ateneo, Università Ca' Foscari, Venezia