Barbara L. Bell.  An annotated guide to current national bibliographies.  Second completely revised edition.  München: Saur, 1998.  XXVII, 487 p.  (UBCIM publications. New series; 18).  ISBN 3-598-11376-5.  DM 168.  Distribuito da Ellediemme Libri dal mondo s.r.l.

«A current national bibliography - scrive Barbara Bell - is a mirror that reflects the culture of a country». Dal 1986, anno della prima edizione della guida - che rispecchiava un assetto geopolitico ora rintracciabile solo sui manuali di storia - sono state istituite almeno 28 nuove entità politiche autonome tra le quali la Georgia, il Kazakistan, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, la Slovenia e la Croazia, paesi che presentano ora al loro interno, come centrali, raggruppamenti etnici in passato marginali perché inseriti nel contesto di Stati dalla fisionomia più complessa. Non solo: nel frattempo è esploso il fenomeno Internet e si è moltiplicata a dismisura la produzione di testi di qualunque genere in formato elettronico. Di tutte queste trasformazioni, epocali senza retorica, si fa carico questa guida, con l'asciutta eloquenza del repertorio ma senza lasciarsi sfuggire, nella nuova Prefazione firmata ancora da Dorothy Anderson - testimone oculare e protagonista delle politiche bibliotecarie internazionali degli ultimi anni - le più importanti e significative conseguenze.

La maggior parte delle nuove descrizioni (su un totale di 133 bibliografie nazionali più 12 bibliografie per area geografica) riguarda, com'è ovvio, i paesi una volta compresi nella defunta federazione dell'URSS, creando nell'insieme, come è stato giustamente sottolineato nell'Introduzione, una rete di informazioni in buona parte inedita, che sarà particolarmente apprezzata dagli slavisti.

Ma anche altre importanti bibliografie nazionali sono entrate per la prima volta a far parte "ufficialmente" della lista, rispecchiando l'emergere di una nuova fisionomia mondiale: tra queste, le bibliografie nazionali di Cina, Cipro, Grecia, Nicaragua, Emirati Arabi Uniti. Tutto ciò si riflette anche sulla qualità della guida se è vero, come sottolineò giustamente la Anderson già nella prima edizione dell'opera, che «conoscere ciò che è pubblicato all'interno di un paese, conservare e registrare quelle pubblicazioni, è un modo di fornire un'immagine al mondo esterno di come è un paese e di dove sta andando».

E in effetti è questo l'obiettivo che ci si propone nei più alti consessi di cooperazione interbibliotecaria, IFLA e Unesco in testa, a partire dal simposio del 1958 sulle biblioteche nazionali in Europa fino al congresso parigino del 1977 sulle bibliografie nazionali, passando attraverso l'avvio dello Universal Bibliographic Control (UBC) Programme dell'IFLA (dal 1987 UBCIM: Universal Bibliographic Control and International MARC Programme) cui fu preposta proprio la Anderson nel 1974.

Nel corso del primo di questi incontri - quello viennese del 1958 ("Symposium on national libraries in Europe") - si procedette innanzitutto a una ricognizione della storia e delle funzioni delle biblioteche nazionali, individuandole come punto focale del controllo bibliografico nazionale ma sganciandone l'esame delle attribuzioni dalla troppo variabile struttura organizzativa che appariva spesso - come ad esempio qui in Italia con le due nazionali centrali - collegata a strutture separate investite di compiti e funzioni talvolta sovrapposti.

Il passo successivo ("International congress on national bibliographies", Parigi, 1977) fu la definizione di standard nella redazione delle registrazioni bibliografiche nazionali relativamente ai contenuti minimi, alla successione delle informazioni e alla loro presentazione, in modo che ciascuna bibliografia nazionale potesse agevolare un più efficace e tempestivo scambio internazionale delle registrazioni oltre che fungere da strumento di controllo retrospettivo del patrimonio bibliografico nazionale. Nel corso del medesimo incontro, inoltre, vennero formulate ipotesi sulla ripartizione delle risorse finalizzate ad agevolare il raggiungimento del controllo bibliografico nazionale all'interno di ciascun paese.

A poco più di vent'anni di distanza i compiti e le responsabilità dell'agenzia bibliografica nazionale restano ancora oggi quelli fissati nell'incontro parigino: 1) svolgere all'interno del paese la funzione di ente guida delle biblioteche e, all'esterno, quella di centro di ricezione e di scambio delle notizie prodotte dalle altre agenzie nazionali; 2) adottare i sistemi internazionali di normalizzazione nella registrazione delle notizie bibliografiche - che devono essere diffuse con periodicità almeno trimestrale - includendo tutte le lingue e/o alfabeti delle edizioni nazionali e provvedendo all'organizzazione di una lista di controllo delle intestazioni prodotte.

La centralità delle attribuzioni dell'agenzia bibliografica nazionale è stata ribadita in un recente incontro londinese ("The future of the national bibliography", giugno 1997) anche se appare evidente, alla luce del pur imprevedibile sviluppo tecnologico in atto, che il mantenimento concreto di tali obiettivi anche nel futuro non potrà prescindere da un adeguamento delle legislazioni nazionali sul deposito legale che prevedano meccanismi di consegna più semplici e funzionali, clausole coattive di una qualche efficacia e che includano, soprattutto, come già ora in Svezia e Norvegia, le pubblicazioni non a stampa nella tipologia di materiali sottoposti all'obbligo di consegna. La differenza rispetto a vent'anni fa, infatti - dichiara la Anderson - è soprattutto «l'aumentata gamma delle forme fisiche e non fisiche nelle quali queste "pubblicazioni" possono essere disponibili e la varietà di soluzioni produttive fornite dall'alta tecnologia».

Di questo lento e complesso processo verso l'integrazione bibliografica la guida disegna lo stadio complessivo e i percorsi individuali attraverso schede accurate che riportano per ciascuna bibliografia nazionale informazioni, tra l'altro, su: regole di catalogazione e schemi di classificazione utilizzati, organizzazione dei fascicoli, modalità di reperimento, legislazione vigente sul deposito legale, note e commenti, riferimenti bibliografici, una selettiva ma articolata bibliografia finale e, in questa nuova edizione, informazioni aggiuntive sulla eventuale esistenza della pubblicazione in formati non a stampa, sui servizi disponibili e sul livello di automazione presso ciascuna agenzia bibliografica nazionale.

Sono in particolare queste ultime informazioni, aggiornate e commentate, il secondo grande pregio del volume, in un'epoca e in un settore, come si è detto, di così radicali trasformazioni. Già al momento dell'uscita della prima edizione del volume, nel 1986, gli sviluppi tecnologici sembravano «avanzare più velocemente della terminologia in grado di descriverli» e ora, dodici anni dopo, la disponibilità mondiale di informazioni sembra essere diventata così imponente da «aver superato le nostre necessità e capacità di maneggiarle» (Anderson), il tutto parallelamente a un incremento proporzionale della gamma dei formati non cartacei disponibili: basti pensare che già sei bibliografie nazionali (quelle di Stati Uniti, Australia, Portogallo, Messico, Singapore, Malesia) risultano attualmente prodotte in formato esclusivamente elettronico.

Lo sviluppo tecnologico rappresenta in questo senso una possibilità ma anche una minaccia dal momento che potrebbe aggravare il divario tra "informazione ricca" e "informazione povera", tra paesi cioè ad alta tecnologia, produttori e distributori di basi di dati in formato elettronico, e paesi in via di sviluppo, esclusi dal processo di cooperazione per la scarsità delle risorse tecnologiche, col conseguente pericolo - ammonisce ancora la Anderson - «che l'informazione riguardante alcuni paesi potrebbe diventare proprietà di altri, quindi della necessità da parte della fonte originaria - che potrebbe non disporre di fondi - di doverla acquistare»: si pensi, ad esempio, all'imponenza di basi di dati "private", come OCLC, che comprende già ora al suo interno, oltre alle registrazioni della Library of Congress e della British Library, anche quelle delle bibliografie nazionali di Australia, Slovenia, Repubblica Ceca. Da questo punto di vista un ruolo senza dubbio centrale sarà in futuro esercitato dalle raccomandazioni elaborate alla seconda "International conference on national bibliographic services" (Copenaghen, novembre 1998), nel corso della quale ci si è soffermati proprio sui formati elettronici e sui servizi automatizzati.

Piace infine segnalare come risultino apprezzati gli sforzi intrapresi dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze in cooperazione con gli editori per produrre, a partire dal 1994, una Bibliografia nazionale italiana il più possibile completa e aggiornata che può pertanto d'ora in poi essere utilizzata - si evince nell'Introduzione - anche «come strumento per l'accrescimento delle collezioni, le acquisizioni, e la ricerca». La BNI viene altresì citata come «eccellente esempio» di cooperazione accanto alle bibliografie nazionali di Danimarca, Olanda, Austria e alla prestigiosa British national bibliography. Che segni l'inizio di un'età dell'oro per i nostri servizi bibliografici?

Fabrizio Antonini
Biblioteca della Facoltà di medicina e chirurgia, Università dell'Aquila