Marina Della Bella.  Manuale del bibliotecario.  2a ed.  Rimini: Maggioli, 1999.  467 p.  (Corsi & concorsi; 88).  ISBN 88-387-1540-8.  L. 50.000.

Se mai è stato facile scrivere un "Bignami" per chi si accinge ad affrontare un concorso per bibliotecari, negli ultimi anni la professione si è talmente evoluta da rendere l'impresa veramente ardua. Ne è la prova il recente Manuale del bibliotecario di Marina Della Bella, uscito nella collana «Corsi & concorsi» dell'editore Maggioli. In copertina troviamo un lungo sottotitolo: Ordinamento biblioteche, bibliologia e paleografia, biblioteconomia e bibliografia, catalogazione e classificazione, legislazione e modulistica, glossario. Aggiornato con il D. lgs. 368/98 (Ministero Beni e Attività culturali). Il campo si presenta quanto mai vasto... e il titolo stesso suona come un'affermazione piuttosto perentoria, confrontato con altri già noti. Il volume si presenta piuttosto ponderoso, suddiviso in due parti (separate anche fisicamente con l'efficace espediente di un cartoncino di colore scuro), la prima e più lunga di testo vero e proprio; la seconda, meno consistente, di appendici.

Scorrendo i titoli dei sei capitoli nell'indice troviamo Breve storia del libro e delle biblioteche, Cenni di paleografia latina, Nozioni elementari di ordinamento ed amministrazione delle biblioteche con particolare riferimento alle biblioteche statali, La biblioteca quale servizio pubblico locale, Elementi di biblioteconomia, Elementi di bibliografia, preceduti da Ambiti disciplinari: alcune definizioni, e seguiti da Glossario, Elenco di termini inglesi ricorrenti, Bibliografia. Le appendici sono di testo, per Trasmissione delle informazioni, mentre in Documentazione si riportano diversi provvedimenti legislativi (ma non solo) italiani, non tutti a testo completo, inframmezzati dal Manifesto Unesco sulle biblioteche pubbliche del 1994 e dal Regolamento del Servizio bibliotecario del Comune di Parma esecutivo dal 1995.

Lo sforzo di offrire una panoramica a 360 gradi è evidente, ma il risultato discontinuo. Ad esempio, le definizioni iniziali, proprio in apertura, sono ridotte a una paginetta, senza citazioni di fonti, e non tutti gli esaminatori potrebbero trovarsi d'accordo su di esse, con grave imbarazzo per il candidato che dovesse decidere di avvalersene, mentre in alcune parti si scende forse troppo in dettaglio con date che possono indurre un commissario esaminatore a ulteriori domande lasciando il malcapitato in mezzo al guado. Nella parte legislativa la carenza più grave è da rilevare nella mancanza del testo completo dei provvedimenti citati (il cui elenco iniziale è oltretutto ben più consistente della scelta effettivamente presentata), vista anche la (probabile) difficoltà di reperimento degli stessi. Anche la prima delle appendici, dedicata alla trasmissione delle informazioni, risente dello stesso sforzo onnicomprensivo ma di ineguale risultato, con esasperazione di alcuni dati (tabella relativa alla velocità dei modem, sicuramente superata dalla realtà dell'evoluzione tecnologica) e discutibilissime definizioni (si veda quella relativa a WWW).

Punti positivi possono essere l'ampiezza del capitolo Elementi di biblioteconomia, che conta da solo circa duecento pagine; la Bibliografia, in cui più della metà dei suggerimenti appartiene all'ultimo decennio e con indicazione dei dieci periodici italiani più importanti per la professione; il Glossario e l'Elenco di termini inglesi ricorrenti.

Più in generale, si ha l'impressione che manchi una precisa identificazione del tipo di concorso per il quale è stato scritto questo Manuale: si fa presto a dire "bibliotecario", ma come ben si sa le competenze richieste variano sensibilmente tra biblioteche comunali, statali e universitarie, e tra i diversi gradi di carriera. Prova ne sia lo spazio dedicato al manoscritto, alla paleografia, al libro antico, mentre non si parla, se non per accenni, e non sempre esatti, delle problematiche legate alla biblioteca virtuale, al documento elettronico, ai servizi peraltro già ben diffusi legati allo sviluppo della rete (il termine document delivery appare citato una sola volta e non compare nel Glossario né nell'Elenco dei termini inglesi ricorrenti). Qua e là nel testo i riferimenti ad altre opere appaiono piuttosto datati e, non avendo potuto operare un confronto con la prima edizione del Manuale, resta il sospetto non confermato di una revisione e ammodernamento della precedente versione nelle parti più evidenti, come la Bibliografia, ma di non essere di fronte a una versione veramente nuova e aggiornata.

In conclusione, come già detto, uno sforzo di sintesi probabilmente necessario per chi non abbia mai affrontato prima la materia, ma da affiancare e confrontare con una nutrita serie di letture, prima di sostenere una prova concorsuale.

Serena Sangiorgi
Biblioteca generale politecnica delle Facoltà di ingegneria ed architettura, Parma