International Federation of Library Associations and Institutions, IFLA Universal Bibliographic Control and International MARC Programme, Deutsche Bibliotek, Frankfurt am Main.  ISBD(ER): International standard bibliographic description for electronic resources: revised edition from the ISBD(CF), International standard bibliographic description for computer files, recommended by the ISBD(CF) Review Group.  Ed. italiana a cura dell'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche.  Roma: ICCU, 2000.  122 p.  ISBN 88-7107-092-5.  L. 25.000.
Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche.  La catalogazione delle risorse elettroniche in SBN.  Roma: ICCU, 1999.  91 p.  ISBN 88-7107-090-9.  L. 25.000.

La traduzione dello standard ISBD(ER) pubblicata nel mese di febbraio del 2000 a cura dell'ICCU (Cristina Magliano, Patrizia Martini e per la redazione Daniela Gigli) rende oggi più facilmente disponibile alle comunità dei bibliotecari e documentalisti italiani il principale strumento di riferimento per la catalogazione delle risorse elettroniche ad accesso locale e remoto, ossia il testo dello standard ISBD già edito in lingua inglese nel mese di agosto del 1997 nella collana dell'UBCIM Programme presso Saur.

Si tratta, come è noto, di una revisione dello standard per i computer files del 1990 che ha ampliato notevolmente la classe dei materiali oggetto della descrizione per comprendervi i siti Web, i servizi in linea e altre risorse non trattate in precedenza, con sostanziali mutamenti di tutte le aree di descrizione catalografica dei cosiddetti documenti digitali. Nonostante la sua dichiarata instabilità, dovuta ai rapidi ritmi di mutamento delle tecnologie informatiche che daranno luogo «se opportuno» a correzioni delle indicazioni per le aree 3 e 5 ai fini di «trattare in maniera appropriata l'incremento delle caratteristiche delle risorse o i recenti sviluppi delle tipologie di materiale», lo standard ISBD(ER) ha riscosso un certo interesse nella comunità bibliotecaria italiana, con importanti occasioni di analisi e di valutazione critica a partire dalla conferenza tenuta da Mauro Guerrini all'Università di Firenze il 18 novembre 1998 e proseguita con saggi di Antonio Scolari e dello stesso Guerrini. Negli Stati Uniti l'interesse è altissimo; lo standard è, infatti, sottoposto a una continua attività di verifica; il 2 luglio 1999 viene pubblicato a cura di Louise Lantaigne (National Library of Canada) nel sito dell'IFLA (http://www.ifla.org/VII/s13/pubs/isbd.htm), forse anche in conseguenza delle difficoltà di distribuzione delle copie da parte di Bowker, avute negli Usa durante il 1998.

Risorsa elettronica è naturalmente l'espressione raccomandata nella lingua italiana per la «general material designation» ossia per la «designazione generica del materiale» che nelle traduzioni italiane delle altre ISBD(M, NBM) era invece resa con il termine «indicazione generale del materiale».

La traduzione dello standard è nel suo insieme coerente e accurata, con scelte che, come detto poc'anzi, si discostano spesso dalle traduzioni italiane delle ISBD precedenti ma in genere appropriate; segnaliamo però alcune imprecisioni ai fini di futuri emendamenti.

A parte i refusi, nell'introduzione «addressed», reso con «indirizzato» a p. 5 e 6, poteva essere reso con «si sarebbe dovuto dar corso all'interno del programma dell'IFLA per l'ISBD a una struttura...» come nella traduzione italiana di ISBD(NBM).

Il gruppo di lavoro IFLA per la revisione di ISBD(CF) è stato formato «alla fine del 1994»; «la bozza fu distribuita per una revisione a livello mondiale, in risposta alla quale furono ricevuti più di trenta commenti ecc.»; il periodo successivo è reso in forma troppo succinta: «sono stati apportati molti miglioramenti compresa l'identificazione di un nuovo termine per definire il materiale in discussione» (p. 5). Una traduzione più fedele avrebbe forse espresso il senso del travaglio nella decisione sul termine da adottare: «sono stati apportati molti miglioramenti compreso il riconoscimento della necessità di un nuovo termine con cui caratterizzare il materiale in discussione».

Nel secondo paragrafo della 0.1.1 le risorse elettroniche non «comprendono» ma «consistono di materiali controllati dal computer», nella nota 2 alla 0.1.1 sarebbe stato più appropriato: «il termine bibliografico [...] è usato nella piena consapevolezza del suo essere inappropriato in tale contesto; non vi è tuttavia alcuna alternativa accettabile».

In 0.7.1 la traduzione di «abridgement» è «abbreviazione» o «riduzione», non «omissione» di alcuni elementi della descrizione (è il caso, ad esempio, di un titolo proprio troppo lungo). Inoltre «marks of omission» dovrebbe essere reso con «punti di omissione» invece di esplicitare la convenzione con «tre puntini» (p. 32). In 0.10 «Misprints» può essere reso più propriamente con «Errori» invece di «Errori di stampa»: per una risorsa elettronica le «inaccuracies or mispelled words» non sono il prodotto di errori dovuti al processo tipografico o di pubblicazione della risorsa, ma a un vizio antecedente, occorso nel processo di creazione, elaborazione o conversione dei file.

Alcuni termini potevano essere resi diversamente: «wallchart» con «locandina» invece di «carta murale» (p. 40), «teacher's guides» con «guide per l'insegnante» invece di «guide didattiche» (p. 41)

Una considerazione occorre inoltre svolgere sull'utilizzo del termine «supporto», che viene impiegato in alcuni casi per rendere differenti termini della lingua inglese, producendo di conseguenza una certa ambiguità semantica: in 1.5.2 traduce «medium», che potrebbe essere reso invece con «forma di comunicazione». In effetti un'opera può concretizzarsi in differenti espressioni, che utilizzano diverse forme di comunicazione. Nella nota introduttiva dell'area 3 (tipo ed estensione della risorsa) «supporto» traduce invece «device» che è piuttosto un mezzo (o strumento) di input-output, un dispositivo insomma, come correttamente reso altrove, mentre «accessorio» poteva essere mantenuto nella traduzione della definizione di periferica (0.2). Il terzo significato di «supporto» è naturalmente quello più frequente, legato al termine «physical carrier», supporto fisico (nastro, CD-ROM, ecc.).

Alcuni termini non sono tradotti poiché non esiste il corrispondente nella nostra lingua: tra di essi «file» e «data set name», quest'ultimo considerato come analogo di «file name» nelle Definizioni. E dunque in 7.13 si doveva conseguentemente tradurre «file name» con «nome di file» e non con «nome dell'archivio» (cfr. anche il secondo esempio di 7.13). Nel primo esempio «local data set name» doveva essere reso con «data set name locale» e non «nome locale del set di dati». In ogni caso «data set name» possiede anche un'altra accezione, quella di «nome dell'insieme dei dati», ossia di nome del rapporto riepilogativo di una raccolta di dati, accezione che però non compare in ISBD(ER): all'indirizzo http://www.ogs.trieste.it/pnra/cover.html alcuni esempi di «data set name» relativi ai rilevamenti geofisici in Antartide. Con «codebook» (termine usato in crittografia, ma anche in altri settori dell'informatica) si può intendere il «manuale» o le «tavole di codifica» composte in genere da tabelle dei codici utilizzati, delle abbreviazioni e degli elementi per esteso; anch'essi nella lingua inglese possono essere definiti, a complicare le cose, come «data set».

Infine l'ISBN che figura in quarta di copertina risulta dissimile da quello riportato sul verso del frontespizio.

La traduzione italiana dello standard presenta un'appendice aggiunta di esempi italiani (F, p. 112-115) già pubblicati nel manuale SBN di catalogazione delle risorse elettroniche del 1999 (p. 42-83) ad eccezione degli esempi 4 e 5 di quest'ultimo, non riportati.

 

Il manuale SBN, pubblicato nel febbraio 1999, è il primo di una serie di manuali d'uso per il «trattamento in SBN di materiali speciali» che l'ICCU intende pubblicare «anche in collaborazione con le biblioteche cooperanti in SBN» (Giovanna Mazzola Merola).

Nella prefazione si sottolinea come le «indicazioni date nelle esemplificazioni sono da considerarsi una prima ipotesi di trattamento da sperimentare e approfondire ulteriormente», si definiscono le modalità di catalogazione delle copie digitalizzate di originali su supporto cartaceo e il campo di applicazione delle norme per le risorse Web, che «sarà limitato a quelle per le quali l'accesso è subordinato a una sottoscrizione (ad esempio l'abbonamento a un periodico in rete)». Nella parte prima si descrive compiutamente il campo di applicazione dello standard, si danno alcune definizioni di termini in parte presenti in 0.2 e in parte integrate da altre utili al catalogatore, si presenta il prospetto di descrizione bibliografica, ma con l'avvertenza che «i titoli paralleli, gli elementi relativi alla collezione e all'ISBN/ISSN non sono inclusi nella descrizione, ma vengono trattati a parte come per il materiale a stampa» e che «l'area del tipo ed estensione della risorsa viene riportata in nota»; infine si descrivono i codici di qualificazione e le fonti d'informazione.

Numerosi sono gli adattamenti criticabili dello standard a SBN, che rimane pur tuttavia un software di catalogazione, e si notano inoltre alcune antiche sopravvivenze, quali la descrizione "archivio elettronico" per il codice X. Uno scostamento del manuale SBN rispetto allo standard riguarda l'indicazione della fonte interna. «In considerazione della mancanza di uniformità di presentazione dei dati sulle fonti interne sopradescritte (alcune risorse hanno dati identificanti sulla prima videata, altre li presentano distribuiti su più videate), non è possibile individuare un ordine di preferenza di tali fonti e pertanto queste vanno considerate come un'unica fonte interna». Pertanto si userà nel campo note «Tit. della fonte interna» senza possibilità di esplicitare la tipologia della fonte d'informazione interna. L'originale definizione di fonte interna secondaria, di secondo livello (ad esempio, un'informazione raggiungibile attivando il pulsante «Credits») e le indicazioni sul suo uso hanno forse - ragionevolmente - la finalità di circoscrivere il numero delle «pagine» che il catalogatore dovrà considerare, privilegiando quelle che appaiono inizialmente, quando si avvierà ad esempio un CD-ROM: in ogni caso in numerose biblioteche la fase della catalogazione sarà indipendente dall'installazione e visione della risorsa ad accesso locale e dunque più frequente il ricorso alla fonte esterna costituita dall'etichetta. Un secondo scostamento rispetto allo standard riguarda le differenze nel tipo di supporto fisico (ad esempio CD-ROM e floppy disk): per l'ICCU esse danno luogo a una nuova edizione, mentre solo le differenze di dimensioni di uno stesso supporto (ad esempio floppy disk di 14 cm e di 9 cm) sono conservate tra quelle che non danno luogo a una nuova edizione (cfr. p. 21).

La sezione più consistente della prima parte è la descrizione area per area dell'applicazione in SBN dello standard, mentre la seconda parte contiene considerazioni relative al collegamento autori-titoli e ai livelli di catalogazione e cinque esempi di descrizione.

La parte terza tratta la catalogazione a più livelli (con cinque esempi di kit multimediale, di documento in più parti con la medesima tipologia di supporto o con supporto predominante), gli aggiornamenti di una risorsa elettronica o le pubblicazioni in serie (con sei esempi descrittivi). Infine l'appendice A riporta le designazioni delle risorse e le designazioni specifiche del materiale, l'appendice B un glossario che integra l'appendice C di ISBD(ER) con nuovi termini. Conclude l'opera una breve bibliografia di dizionari di informatica, di cui alcuni disponibili su Web.

Sono presenti alcuni refusi, come la ripetizione delle differenze nel formato di output e di visualizzazione a p. 21-22 e un errore nell'esempio 2: l'indicazione del materiale allegato deve infatti seguire l'indicazione delle dimensioni del supporto fisico.

Stefano Gambari
Istituzione Sistema delle biblioteche del Comune di Roma