Anne-Marie Bertrand.  Les villes et leurs bibliothèques: légitimer et décider (1945-1985).  Paris: Cercle de la librairie, 1999.  324 p.  (Collection bibliothèques).  ISBN 2-7654-0745-2.  FF 250.

Con quest'opera di grande impegno - rielaborazione di una tesi di dottorato che è al contempo sintesi storica e riflessione teorica, arricchita da una massa davvero notevole di testimonianze, documenti e dati statistici - Anne-Marie Bertrand, funzionaria della Direction du livre e de la lecture, ha cercato di delineare nelle sue caratteristiche essenziali il movimento di modernizzazione delle biblioteche pubbliche in Francia, concentrando in particolare l'attenzione su ciò che ne rappresenta il momento più significativo: la costruzione di una nuova biblioteca, decisione complessa che coinvolge una pluralità di "attori" a livello locale e nazionale e che si presenta spesso lunga, difficile e laboriosa.

Gli estremi cronologici di questa ricostruzione (1945-1985) coincidono rispettivamente con la creazione presso il Ministero dell'educazione della Direction des bibliothèques de France - struttura che ha il compito di organizzare e coordinare il sistema delle biblioteche pubbliche (è in questo periodo che vengono istituite, in centri superiori ai 15.000 abitanti, le bibliothèques centrales de prêt gestite direttamente dallo Stato e incaricate di servire le zone rurali, che si affiancano alle bibliothèques municipales classées - sottoposte, in virtù della loro importanza, a una stretta supervisione statale - e alle bibliothèques municipales gestite dalle amministrazioni cittadine) e di "educare il popolo", favorendo una politica della lettura in cui l'attenzione sia spostata dal libro al lettore - e con il processo di decentramento amministrativo che avrà come conseguenza la dissoluzione di quel "sistema di interazione" tra Stato, bibliotecari e amministrazioni locali che tra gli anni Sessanta e Settanta diede enorme impulso alla modernizzazione delle biblioteche pubbliche francesi. L'entità di questo sviluppo (frutto di quella politique de la pierre in cui - in quei decenni - si concentra la strategia dello Stato francese in materia di biblioteche pubbliche) è sottolineata da alcuni dati eloquenti riportati dalla Bertrand: nel periodo 1967-1980 vengono costruiti 370.000 mq di locali per biblioteche municipali, il cui numero, tra il 1969 e il 1989, passa da 659 a 1581 mentre, nello stesso arco di tempo, le spese di funzionamento salgono da 20,82 FF pro capite a 84,37 FF. A parere dell'autrice, non sono solo "determinazioni generali" come l'urbanizzazione, la scolarizzazione, l'aumentata capacità politico-tecnica delle città che incrementano la "richiesta" di biblioteche da parte della popolazione e ne favoriscono il tumultuoso sviluppo. A questo sviluppo contribuisce difatti anche il diffondersi di un modello "condiviso" (tecnico-politico) di biblioteca come servizio pubblico la cui promozione (agevolata, tra l'altro, da alcune realizzazioni "esemplari", quali la Bibliothèque publique d'information del Centro Beaubourg a Parigi e la biblioteca-modello di Massy) poggia su due presupposti o finalità fondamentali: l'esigenza di modernizzazione e di democratizzazione. Si tratta, cioè, di predisporre "strutture" (établissements) che superino la distinzione tradizionale tra bibliothèque savante e bibliothèque populaire con la conseguente adozione di significative innovazioni tecniche (bibliobus, disposizione della biblioteca a "scaffale aperto", creazione di una sezione per ragazzi, trasformazione della biblioteca in "mediateca") e di diffondere tra strati più vasti del pubblico la pratica della lettura, presupposto di qualsiasi avanzamento culturale e sociale, assicurando al contempo l'accesso paritario di tutta la popolazione alle risorse documentarie. È in questo contesto che vengono sviluppate alcune interessanti considerazioni sulla concezione (tipica degli anni Settanta) del bibliotecario come "educatore" e "animatore" e sulla contiguità tra l'ambito della pubblica lettura e quello dell'istruzione scolastica.

Nella prima parte del suo lavoro, l'autrice cerca di individuare le tappe fondamentali - in termini cronologici - di questo processo. Particolarmente significativi sono, a questo riguardo, tre momenti temporali. Tra il 1966 e il 1968 vengono istituiti, sulla scorta della celebre dichiarazione di George Pompidou sulle biblioteche pubbliche («tout est à faire»), un gruppo interministeriale di lavoro, il cui rapporto, pubblicato nel marzo del 1968, sarà considerato come l'atto fondatore del movimento di modernizzazione, e un Service de lecture publique (dal 1976 Service des biliothèques publiques) cui sarà affidata - a partire dal 1972 - la gestione dei fondi statali per la costruzione di nuove biblioteche. Nel 1975 viene sciolta la Direction des bibliothèques françaises (DBF) e al suo posto viene creata una Direction du livre et de la lecture (DLL) presso il Ministero degli affari culturali, mentre la gestione delle biblioteche di insegnamento e di ricerca resta competenza del Ministero dell'educazione. Infine, nel 1977 comincia a farsi largo una nuova generazione di amministratori locali, assai sensibili allo sviluppo di un'efficace politica di lettura pubblica. L'azione non coercitiva, ma "pedagogica" e di consulenza tecnica dello Stato nei confronti delle comunità locali, si esercita soprattutto attraverso gli ispettori generali della DBF/DLL che hanno un ruolo di raccordo tra livello centrale "parigino" e livello locale e favoriscono l'instaurarsi di un vasto "sistema di interazione" di cui entrano a far parte vari "attori" collettivi e individuali: gli organi e i funzionari dell'amministrazione centrale, i bibliotecari, sia come associazione professionale che come singoli e, soprattutto, gli amministratori locali da cui dipende, in definitiva, il successo o il fallimento dell'intero sistema. Per quanto riguarda i bibliotecari, risulta, a nostro avviso, particolarmente interessante la ricostruzione dello scontro prettamente "politico" avvenuto negli anni Settanta all'interno dell'ABF, l'Associazione dei bibliotecari francesi, tra sostenitori (sconfitti) e avversari delle cosiddette "biblioteche di settore", progetto non realizzato che avrebbe affidato il controllo completo delle biblioteche municipali allo Stato. Come mette in risalto l'autrice, questo era, in sostanza, anche l'obiettivo delle varie proposte di legge-quadro per le biblioteche pubbliche francesi, proposte che si susseguirono tra il 1979 e il 1985 e che rimasero peraltro senza seguito.

Strumento fondamentale della strategia di persuasione nei confronti delle amministrazioni locali è la partecipazione dello Stato (fino al 1968 al 35%, poi nella misura del 50%) alle spese per la costruzione di nuove biblioteche o la ristrutturazione e l'ampliamento di quelle esistenti. Con un impegno finanziario relativamente poco oneroso, lo Stato si assicura così l'adesione delle amministrazioni locali al suo progetto di modernizzazione e l'accettazione del modello "normativo" di biblioteca che esso promuove. Ogni attore del sistema di interazione è altresì dotato di una specifica razionalità e legittimità (tecnica, socio-culturale o politica), il cui incontro armonioso fa della costruzione della biblioteca un progetto condiviso e largamente accettato. Questa fase di accordo preliminare sulla bontà e sull'utilità del progetto-biblioteca è definita dall'autrice come il momento della prise en compte. È in questa fase che lo Stato (nella fattispecie la DLL e i suoi ispettori) si avvale di "argomenti interni" - quali, ad esempio, l'insufficienza dei locali e del personale o le nuove necessità del pubblico - ed "esterni" (l'esistenza di un modello tecnico di biblioteca, già sperimentato in alcune realtà e che incontra il favore del pubblico) per convincere gli amministratori di una città a costruire una nuova sede per la loro biblioteca. Il momento successivo è invece quello della fase operativa, della decisone definitiva e irreversibile (prise en charge). Il passaggio tra queste due fasi segue raramente uno sviluppo lineare (istruzione della pratica-progetto di costruzione-deliberazione del consiglio comunale) e si basa necessariamente sulla "negoziazione", ovvero su frequenti contatti tra l'amministrazione locale e quella centrale, contatti che hanno per oggetto non tanto il finanziamento dello Stato (pressoché assicurato) quanto la definizione stessa del progetto. Lo Stato, insomma, «non vuole semplicemente far costruire delle biblioteche: vuol far costruire delle biblioteche che lo soddisfino». Inoltre, questa transizione è di solito lenta e caotica (vengono abbandonati alcuni progetti, se ne preparano altri) o può anche non avvenire affatto, come l'autrice dimostra sulla base di alcuni esempi ben documentati che riguardano una decina di città francesi. A questo proposito, i casi citati più di frequente sono quelli di Digione (esempio negativo di mancata modernizzazione), Nantes, Turconoing, Corbeil-Essones, Grenoble e Rennes. Le due ultime città vengono considerate dall'autrice come casi particolari: esse, infatti, hanno privilegiato - per ragioni diverse - non tanto la costruzione di un'unica biblioteca centrale, quanto la realizzazione di una fitta rete di annexes (biblioteche di quartiere). Grenoble viene anche citata, assieme a Bordeaux, come una città in cui l'interesse per le biblioteche pubbliche ha anticipato di qualche anno il movimento di modernizzazione ed è sempre rimasto costante: dunque, come una sorta di avanguardia.

Due caratteristische assicurano, comunque, quasi sempre il successo di questo progetto collettivo che è la costruzione di una biblioteca (fattori locali, come il colore politico delle amministrazioni, lo status urbano delle città o la loro storia non spiegano in modo soddisfacente l'interesse o il disinteresse delle comunità cittadine per le loro biblioteche): in primo luogo esso costituisce un "investimento multisettoriale" in cui confluiscono interessi socio-culturali (diffusione della lettura, valorizzazione del patrimonio librario di una biblioteca), urbanistici (riqualificazione di un quartiere o di un edificio), politici (ritorno di immagine e di consenso per gli amministratori locali). In secondo luogo esso è un progetto "consensuale", che supera le divisioni politiche e si schiera più dalla parte della democratizzazione culturale che della creazione artistica.

La "gestione consensuale" di questo progetto da parte dei vari "attori" coinvolti non esclude, ben inteso, l'emergere di disaccordi, che possono riguardare scelte di carattere architettonico (ad esempio la ristrutturazione di vecchi edifici da adibire a biblioteca, soluzione scoraggiata per motivi tecnici e simbolici dall'amministrazione centrale) o il rispetto degli impegni presi dalle amministrazioni locali nei confronti degli organi centrali. I disaccordi non inficiano comunque la bontà del sistema di interazione da cui tutti i partecipanti traggono un mutuo vantaggio (l'autrice parla a questo proposito di négociation gagnant-gagnant). Così, quando il sistema viene seriamente minacciato dalla drastica riduzione del budget statale destinato alle biblioteche negli anni 1978-1981 e dall'avvio, attorno al 1986, del decentramento amministrativo, la reazione di "difesa" del sistema è unanime da parte di tutti i suoi partecipanti e si concretizza in una richiesta di "moratoria" per le biblioteche municipali del processo di decentramento. Il trasferimento delle competenze tecnico-politiche e - soprattutto - finanziarie dallo Stato alle amministrazioni locali avrà in effetti come conseguenza l'abbandono di una politica nazionale della lettura pubblica, a favore di politiche di lettura su scala locale adatte a ogni singola "collettività territoriale". La fine del sistema di interazione creatosi in Francia verso la fine degli anni Sessanta segnerà l'emergere di un nuovo sistema di interazione in cui il «livello parigino scompare dalla gestione dei progetti di costruzione».

Il pregio maggiore dell'opera della Bertrand è, in sostanza, quello di non offrirci una pura cronistoria del processo di modernizzazione delle biblioteche pubbliche francesi, ma una "storia politica" che pone al centro dell'analisi il contesto culturale, sociale, politico, amministrativo e tecnico (un'importanza non secondaria è attribuita alla crescita professionale dei bibliotecari francesi e alla loro decisiva azione di stimolo nei confronti degli amministratori) in cui si è svolto questo processo. Da questo studio - di cui vanno apprezzate le frequenti e puntigliose citazioni da fonti primarie (scritte e orali) - emerge con forza l'immagine di biblioteca pubblica come "oggetto storico" complesso che coinvolge ambiti, competenze e interessi di varia natura che oltrepassano il semplice settore culturale.

Fabrizio Sandrelli
Biblioteca del Dipartimento di diritto dell'economia, Università di Verona