Intégrer les ressources d'Internet dans la collection, sous la direction d'Alain Caraco. Villeurbanne: Enssib, 2000. 223 p. (La boite à outils; 11). ISBN 2-910227-33-2. FF. 150.

Questo agile volume presenta una serie di contributi che coprono diversi aspetti problematici della "biblioteca ibrida", il tema di maggiore attualità nell'ambito della riflessione teorica sulle biblioteche in questi ultimi anni. Come sottolineato nella prefazione, sono stati consegnati all'editore nella primavera del 2000, e si riferiscono quindi a situazioni del 1999: gli autori sono consapevoli che, in una realtà in continua evoluzione, esser letti quasi due anni dopo può fare una certa differenza, almeno sotto l'aspetto della novità. In effetti non si ha la sensazione di trovare qualcosa di innovativo, ma piuttosto una visione complessiva ed un sunto di soluzioni operative già sperimentate con esiti positivi. Questo aspetto è in qualche modo sottolineato dal titolo della collana editoriale, "La cassetta degli attrezzi", che con il presente raggiunge gli undici titoli: per la maggior parte esauriti, come indica tra parentesi l'editore stesso, suggerendo quanto utili siano stati questi "attrezzi" ai bibliotecari francesi.

Il volume è suddiviso in cinque parti: Eléments de contexte, Acquérir, Signaler, Conserver, Mettre à disposition, partendo comunque da un dato indiscutibile: la biblioteca non può esimersi dall'accettare le fonti di informazione di Internet (intese nel senso più generale e generico del termine) e trattarle, pur con le differenze generate dalla novità del supporto, come una qualsiasi altra.
Si sottolinea molto chiaramente la necessità dell'intervento del bibliotecario per la selezione, valutazione, controllo delle fonti: il tema ritorna praticamente in tutte le sezioni, con grande insistenza. Come pure la necessità della coerenza delle scelte effettuate nel mare magnum di Internet con la missione della biblioteca stessa, ovvero con il "taglio" della medesima e con le sue politiche di acquisizione. Le fonti Internet non sono viste come qualcosa a sé stante ma appunto come uno degli elementi, forse il più moderno, d'accordo, ma uno dei vari che compongono l'offerta generale di una biblioteca.

Essenziale a questo punto la problematica relativa al catalogo: come inserirle? La premessa è che devono essere comunque catalogate: "Pourquoi 'cataloguer' les ressources d'Internet? Parce qu'Internet est une masse informe de données hétéroclites, l'utilisateur a besoin d'outils de recherche, mais aussi de sélection. Or les catalogues sont précisément des instruments permettant de mettre de l'ordre dans une collection de documents et d'y donner accès. Au sens propre ou métaphorique, Internet doit etre catalogué".
Sui problemi dell'inserimento è particolarmente interessante il contributo di Dominique Lahary che fa il punto della situazione, presentando le soluzioni possibili con i pro e i contro, anche da un punto di vista tecnico: si accenna, in modo chiaro anche se conciso, agli standard vigenti (ISBD(ER), MARC Tag 856, Z 39.50, ed anche agli standard francesi AFNOR) e alle implicazioni che questi comportano per la costruzione del catalogo, che si raccomanda essere unico; altrimenti la soluzione indicata è quella di un unico OPAC che possa interrogare tutti i diversi cataloghi ed accedere a tutte le fonti (ad esempio, banche dati) a partire dalla stessa maschera di ricerca.
Altro compito chiave, anche questo assimilabile ad uno dei più tradizionali nel lavoro del bibliotecario, è la conservazione delle fonti Internet: localmente, nel controllo della accessibilità (controllo spostato all'accesso perché la fonte non è direttamente posseduta) ma al livello più generale si indicano alcuni progetti, nazionali francesi ed internazionali, votati alla "vera" conservazione dei siti e delle informazioni in essi presenti.

Nell'ultima sezione, dedicata al "mettere a disposizione" questi nuovi materiali, gli interventi si soffermano su aspetti pratici, come la quantità e la disposizione delle postazioni, l'opportunità di stabilire prenotazioni (assistite o no), tariffe, tempi (in genere si suggerisce un'ora per utente); nell'ultimo contributo si spazia su tutti i problemi generati dall'idea stessa di creare pagine Web delle biblioteche: tutela del copyright (dei materiali cui si fornisce l'accesso), aggiornamento, contenuto. In questa parte si accentua un aspetto già apparso in altri momenti in tutto il volume, ovvero l'insistenza sui materiali nazionali francesi: anche i progetti di digitalizzazione delle diverse biblioteche, ove presentati, sono di preferenza quelli legati al patrimonio culturale nazionale o regionale, per sottolineare come la valorizzazione delle fonti locali sia una delle missioni più importanti.

Un altro aspetto particolare appare più volte nella lettura del volume: il "modello BPI" (Bibliothéque publique d'information, più noto come Beaubourg o Centre Pompidou), ovvero l'accentuazione della missione di supporto ai disoccupati e agli immigrati: si sottolinea spesso infatti l'opportunità di un'attenzione particolare alle esigenze di questa fascia di utenti, elemento caratterizzante dell'offerta dei servizi della BPI e da qui passato alla politica dei servizi offerti dalle biblioteche pubbliche francesi, a differenza di quanto avviene, ad esempio, in Italia.

Serena Sangiorgi
Biblioteca politecnica di ingegneria e architettura, Università di Parma