[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2002 n. 2 p. 236-237
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RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Direction des archives de France. Les archives des associations: approche descriptive et conseils pratiques, ouvrage collectif coordonné par Armelle Le Goff. Paris: La documentation française, 2001. 244 p.: ill. ISBN 2-11-004925-1. Eur 13.

In una veste piacevole e accattivante, la Direction des archives de France pubblica un manuale sugli archivi delle associazioni che può essere di qualche interesse anche per i lettori del «Bollettino». «Un'associazione che non conserva i suoi archivi - scrive nella prefazione Martine de Boisdeffre, direttrice degli archivi francesi - è destinata all'amnesia. Ci sono documenti che ha necessità di conservare per ragioni amministrative e legali. Ce ne sono altri che è suo interesse conservare per conoscere la vita dell'associazione, dell'avventura umana che si nasconde dietro ognuno dei suoi impegni collettivi».

Il volume, a cui hanno contribuito parecchi specialisti, si muove fra il richiamo al valore della memoria, puntuali indicazioni pratiche di carattere normativo e amministrativo (relative ovviamente alla legislazione e alle istituzioni francesi) e consigli sull'organizzazione della documentazione, o cenni ad esperienze rilevanti in questo campo. Nonostante il suo interesse, non soddisfa forse tutte le aspettative del lettore: per esempio, si diffonde talvolta in semplici spiegazioni sui diversi tipi di associazioni, i loro organi, i documenti e le pubblicazioni che producono, tutte cose scontate per chi ne abbia fatto anche una minima esperienza (e si presume che i destinatari del libro ne abbiano parecchia).

Mentre è assai elusivo su uno dei nodi più problematici che riguardano gli archivi delle associazioni, quello del loro riordinamento. Ribadito il principio archivistico del rispetto dei fondi, si nota d'altra parte più volte, a ragione, che spesso in questi casi la documentazione conservata manca completamente di un ordine, oppure se ne hanno solo abbozzi embrionali e circoscritti, di carattere personale (di un dirigente, di un impiegato o di un volontario), spesso molto insoddisfacenti. In molti casi, come si avverte, le carte dell'associazione sono indistricabili da quelle personali dei suoi esponenti, e i documenti di natura propriamente archivistica sono fusi con materiale propagandistico o informativo, riprodotto o stampato, o raccolti con materiali eterogenei in dossier con scopi di documentazione che è difficile circoscrivere alla dimensione archivistica.

Per inciso, i riferimenti alle incerte frontiere fra carte d'archivio, materiale da centro di documentazione e pubblicazioni da biblioteca sono solo occasionali (anche se c'è qualche utile indicazione pratica), così come molto rari sono i riferimenti a istituzioni di conservazione e consultazione di carattere non strettamente archivistico, che pure - almeno in Italia - potrebbero giocare un ruolo importante in questo campo (a partire, naturalmente, dalle sezioni locali delle biblioteche pubbliche e dagli archivi storici degli enti locali).

Tornando al nodo dell'ordinamento degli archivi di associazioni, il volume fornisce anche uno schema pratico, convincente e di applicazione abbastanza semplice, che viene suggerito evidentemente non solo a chi debba impiantare da zero l'archivio di un'associazione neonata, ma soprattutto a chi voglia ordinare il materiale - quello fortunosamente conservatosi, chissà in quali condizioni - del passato. In definitiva, non mancano validi avvertimenti sui più gravi errori da evitare al momento dell'ordinamento, con qualche consiglio per problemi specifici, ma non si può dire che questa problematica sia affrontata esplicitamente sul piano teorico né analizzata in maniera approfondita su quello pratico.

Chiari ed efficaci anche per chi non abbia una formazione archivistica, d'altra parte, sono i capitoli sulla predisposizione di strumenti di ricerca e sullo schema di classificazione proposto. Riguardo alla conservazione e allo scarto, può forse confondere il lettore il contrasto tra il minimalismo d'impronta amministrativa dei capitoli di Danièle Neirinck che aprono la seconda e la terza sezione (nei quali, in sostanza, si indica di conservare quasi solo ciò che è necessario dal punto di vista legale o finanziario, entro i termini temporali prescritti) e l'approccio più storico e sociologico delle parti dovute alla curatrice o di alcuni dei contributi su specifici tipi di associazioni, nella quarta sezione del volume: un approccio avvertito della parzialità e riduttività della documentazione di carattere più ufficiale e direi anche appassionato alla sostanza umana e vitale delle associazioni (da cui, per esempio, la sacrosanta insistenza sull'«interesse storico fondamentale della corrispondenza» dei loro fondatori ed esponenti di spicco).

Tra i temi meno abituali, segnalo in particolare l'insistenza sulla conservazione di materiali non cartacei e non scritti o stampati, da quelli audiovisivi (registrazioni sonore, filmati, ecc.) agli oggetti (onorificenze, cimeli, opere d'arte, gadget ecc.); si danno indicazioni, per quanto sommarie, anche per la formazione di “archivi orali”, testimonianze raccolte appositamente e in maniera sistematica (e quindi, come si nota a ragione, non propriamente di natura archivistica). Per le garanzie di accessibilità e di conservazione a lungo termine molti degli autori non nascondono la loro preferenza per il dono o il deposito della documentazione storica in strutture archivistiche statali, centrali, dipartimentali o specializzate.

Anche in questo caso, comunque, si sottolinea il coinvolgimento attivo dell'associazione stessa, sia per l'ordinamento iniziale, che idealmente dovrebbe essere compiuto al suo interno, sia per le iniziative di valorizzazione dopo il deposito. Un'istituzione pubblica - che a livello locale potrebbe essere, in Italia, anche una biblioteca - può inoltre favorire la confluenza in un'unica sede di complessi documentari dispersi o comunque separati, ma complementari (carte di associazioni o organizzazioni che hanno subito scissioni o rotture, “arcipelaghi” di gruppi affini soprattutto se debolmente organizzati, archivi personali connessi). Ma una conditio sine qua non, mi pare, è che esistano istituti di conservazione pubblici non solo disponibili ed efficienti, ma soprattutto aperti a sollecitazioni culturali non convenzionali e a una collaborazione partecipe con queste cellule, spesso poco vistose, del tessuto sociale.

Apre l'ultima sezione del volume, dedicata ad alcune testimonianze, un bell'intervento dello storico Pierre Outteryck: «non si tratta semplicemente - scrive - di illuminare il passato; lo studio di questi archivi permette di comprendere la cultura dell'associazione, la sua strategia attuale, la sua capacità di realizzare qualcosa nel futuro [...]. Non si tratta soltanto, quindi, di offrire ai ricercatori un fascio di documenti con i quali possano produrre un articolo o una relazione congressuale. Conservare degli archivi è anche un modo di mantenere a posto la spina dorsale dell'associazione». A suo parere, la maggior parte delle associazioni sperimenta oggi la difficoltà di “passare il testimone” da una generazione all'altra. «La conservazione degli archivi - è la sua proposta - è il primo passo di un percorso di formazione, del passaggio da una generazione all'altra. È la prova concreta che non si viene fuori dal nulla e che sicuramente non si andrà in una direzione qualsiasi».

Oltre che per l'iniziativa meritoria di affrontare nelle sue tante sfaccettature un ambito ancora pressoché inesplorato, e per le indicazioni pratiche che fornisce sempre con chiarezza e spesso con colloquiale semplicità, il volume si segnala anche, forse soprattutto, per il sincero interesse per la dimensione associativa, come linfa vitale della sociabilità, e la convinzione di quanto la sua documentazione, ricca di spessore umano, sia preziosa non solo per le ricerche di oggi e di domani, ma soprattutto per la loro vitalità e quella della società tutta. «Ora che molti notano il ritrarsi dalla politica o la sua scarsa considerazione nella nostra società - conclude Outteryck -, la valorizzazione dell'attività dei cittadini, che caratterizza la vita delle associazioni, non è forse un mezzo per rimettere in onore la politica, cioè l'attività consapevole dei cittadini riguardo a tutti gli aspetti della vita?»

Alberto Petrucciani
Università di Pisa


N.B. Sorry, no English abstract is available.
Copyright AIB 2002-07-18, a cura di Giada Costa
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