[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2002 n. 3 p. 346
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RECENSIONI E SEGNALAZIONI


I portici della poesia: Dino Campana a Bologna (1912-1914), a cura di Marco Antonio Bazzocchi e Gabriel Cacho Millet. Bologna: Pàtron, 2002. 196 p. (E.R.B.A.; 46). ISBN 88-555-2646-4. Eur 19.

"In questo ambiente romantico e tumultuoso, scapigliato e beffardo capitò un giorno un individuo strano, accigliato e male in arnese. Al primo apparire al Bar Nazionale non ispirò gran simpatia...".
Nel novembre del 1912 lo studente Dino Campana arriva a Bologna. Ha 27 anni e già alle spalle buona parte di quella vita disastrata e randagia che lo rende così diverso dai suoi compagni di università. Ha già subito due ricoveri in manicomio, ha vagabondato per l'Europa e vissuto in America latina facendo i mestieri più diversi, ha sperimentato il fallimento degli studi universitari, passando dalla Facoltà di chimica di Bologna a cui si era iscritto già nel 1903 a quella di Firenze, fino a ritornare all'università bolognese dopo una lunga pausa, deciso a concludere la sua carriera di studente. Sarà questo il periodo tra i più densi di significato per la formazione e la maturazione del poeta.

Il volume, che scandaglia i due anni che legano Campana a Bologna, aggiunge un ulteriore contributo al lavoro sistematico di descrizione e valorizzazione dei fondi archivistici e bibliotecari della regione che la Soprintendenza per i beni librari e documentari sta portando avanti da alcuni anni con particolare energia. La ricca rosa di interventi che lo compongono traccia un percorso corredato di documenti, testimonianze, raffronti, che come tessere disegnano il mosaico degli amici, delle letture, delle atmosfere, degli incontri che accompagnarono Campana nel periodo che precedette e preparò la pubblicazione dei Canti orfici.

In effetti Dino Campana, "poeta da leggere" - come sottolinea Cacho Millett nel saggio con cui si apre il volume e come documenta ampiamente Bazzocchi in quello successivo - comincia a esistere a Bologna. Le sue poesie appaiono infatti per la prima volta sui fogli studenteschi del "Papiro" e del "Goliardo", trovando diritto di esistere e riconoscimento nell'ambiente scanzonato e irriverente della scapigliatura goliardica. Quello stesso ambiente che è testimone dei suoi accessi e delle sue stranezze, dove Campana può essere al contempo poeta e pazzo. I ricordi degli amici del periodo bolognese, gli scritti di Federico Ravagli, di Bino Binazzi, di Giuseppe Raimondi, di Riccardo Bacchelli (se ne presenta una scelta nella seconda parte del volume), costituiscono forse il nucleo più prezioso per la ricostruzione della biografia del poeta. Quello stesso gruppo di amici che rimarrà a lui sodale anche dopo la partenza da Bologna e il precipitare degli eventi coll'internamento definitivo a Castel Pulci, quando invano tenteranno di superare la cortina impenetrabile del manicomio.

Ma Bologna è soprattutto per Campana un luogo poetico, il terzo luogo dopo Faenza e Firenze che ricorre nella sua poesia, come sottolinea Bazzocchi che ripercorre attraverso gli scritti campaniani l'itinerario di una sorta di città dell'anima.
Nei saggi successivi si approfondiscono aspetti particolari, alcuni dei quali inediti, come il rapporto tra Campana e Giorgio Morandi, fondato su una convergenza di sensibilità piuttosto che sulla frequentazione reale, e di cui la copia degli Orfici appartenuta al pittore, con dedica autografa del poeta, costituisce grazie alle sottolineature e ai segni di lettura, una significativa traccia, come ben ci illustra Marilena Pasquali.
Un altro rapporto indiretto, investigato questa volta da Pantaleo Palmieri, è quello tra Campana e Carducci, che negli stessi anni aveva insegnato a Bologna e la cui influenza è rintracciabile sia nei testi più arretrati che nei Canti Orfici. Greta Bilancioni, invece, fa risalire al periodo bolognese la lettura di Campana di Sesso e carattere, l'opera di Otto Weininger che suggestionò un'intera generazione e a cui è riconducibile in parte il dualismo del poeta riguardo alla figura femminile. Infine, Gloria Manghetti partendo dall'esame delle carte del Fondo Bino Binazzi (presso la Fondazione Primo Conti) offre il ritratto documentato e vivace di un autore isolato e relegato a ruolo di minore, che tanta parte ha avuto nella creazione della "leggenda Campana".

Il volume è stato pubblicato in occasione della mostra omonima promossa dalla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna in collaborazione con l'Associazione Premio letterario Dino Campana e con la Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, tenuta nell'ambulacro dei leghisti del Palazzo dell'Archiginnasio dal 25 maggio al 29 giugno 2002.

Giuliana Zagra
Biblioteca nazionale centrale, Roma


N.B. Sorry, no English abstract is available.
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