[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2002 n. 3 p. 358
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RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Fonti d'archivio per la storia della musica e dello spettacolo a Napoli tra XVI e XVII secolo, a cura di Paologiovanni Maione. Napoli: Editoriale Scientifica, 2001. xi, 527 p. (I Turchini saggi ; 1). ISBN 88-88321-10-1. Eur 23,24.

Le fonti d'archivio hanno ormai acquisito una loro dignità precisa e imprescindibile per una sempre più vasta gamma di discipline quali la ricerca etno-antropologica, la musicologia, la linguistica, la sociologia, la storia delle tradizioni popolari, la storia sociale e la ricerca storica in generale. In questo senso il Centro di musica antica della Pietà dei Turchini intende dare organicità e sistematicità, anche a livello metodologico, alle raccolte e alle ricerche basate sulle fonti musicali d'archivio che vari soggetti hanno intrapreso da tempo, anche se non in maniera articolata e omogenea. Intende inoltre promuovere, in collaborazione con i soggetti culturali presenti sul territorio, nuove campagne di ricerca allo scopo di salvaguardare il patrimonio di memoria storica e sociale del Meridione d'Italia e renderlo accessibile a un più vasto pubblico di studiosi e interessati.

Particolarmente importante in Campania, già avviata con criteri scientifici, è la raccolta di fonti d'archivio in campo musicologico; come ampiamente dimostrano le iniziative editoriali degli ultimi anni dedicate alle fonti documentarie. La vita musicale cinque-ottocentesca, nella Napoli prima aragonese poi borbonica, è oggetto di indagini a più livelli condotte per sondaggi documentari e intese a delineare gli aspetti essenziali, non come disamina puntuale e esaustiva, ma come proposta essenziale a tutto campo. Il presente lavoro costituisce il primo contributo della serie "I Turchini". Le fonti della ricerca sono soprattutto i fondi dell'Archivio in stricto sensu; come gli atti dei Tribunali antichi, quell'istituzione amministrativa, cioè, a cui fa capo tutta la vita teatrale posta sotto la giurisdizione della comunità, una scrupolosa indagine condotta da Paologiovanni Maione e Francesca Seller (I virtuosi sulle scene giuridiche a Napoli nella seconda metà del Settecento), o i canali diplomatici; come quelli della Cancelleria modenese o i documenti riguardanti le relazioni musicali tra Napoli e Lisbona nel Settecento, indagini condotte rispettivamente da Alessandro Lattanzi e Manuel Carlos De Brito. Preziosa documentazione esce anche dal patrimonio bibliografico e documentario dall'ex Reale Casa Santa dell'Annunziata di Napoli per opera di Marta Columbro.

L'attenzione a musica e spettacoli è peculiare della comunità, forse indotta dalla perenne cura borbonica per tali aspetti della vita cittadina (cura non disattesa dai reali di Spagna), in parte forse a segnare una continuità, in parte come abitudine colta non scevra di funzioni "politiche", come si evince dal saggio di Lucio Tufano Sull'Orchestra del Teatro San Carlo nel 1780 e nel 1796 o dagli studi di Gian Giacomo Stiffoni (Il Teatro San Carlo dal 1747 al 1753. Documenti d'archivio per un'indagine sulla gestione dell'impresario Diego Tufarelli), o quello di Anthony Deldonna (Behind the scenes: the musical life and organizational structure of the San Carlo opera orchestra in late-18th century Naples).

Il controllo, diretto o indiretto della corte, segna anzitutto l'attività del Sette-Ottocento, anche in rapporto alla circolazione professionale dei musicisti e ai loro obblighi nei vari impieghi, e potrebbe forse indirizzare in qualche modo anche la produzione del Teatro San Carlo. D'altro canto, l'impulso spontaneo verso la pratica dilettantesca favorisce il sorgere di associazioni musicali e teatrali, sia private sia regie, che talvolta raccolgono l'eredità di cultura del passato. Come ampiamente dimostrano gli studi di Danilo Costantini e Ausilia Magaudda (Attività musicali promosse dalle confraternite laiche nel Regno di Napoli 1677-1763), Cesare Corsi (Le carte Sanseverino: nuovi documenti sul mecenatismo musicale a Napoli e nell'Italia Meridionale nella prima metà del Cinquecento), che getta nuova luce sull'importantissima "corte teatrale" dei principi di Sanseverino, o ancora il saggio di Pier Luigi Ciapparelli (Un "Teatro ducale veramente famoso" nelle periferie del viceregno: la sala dei Gaetani d'Aragona a Piedimonte Matese), un'attenta ricognizione storica su un esempio di produzione teatrale privata.

La vita musicale è dunque un aspetto rilevante nella Napoli prima aragonese e successivamente borbonica; il suo radicarsi nella comunità la rende solida, malgrado l'inevitabile crisi di impiego professionale e gli incisivi cambiamenti soprattutto nel senso di una progressiva attrazione delle attività nell'ambito regio amministrativo.
Arricchiscono il prezioso volume, il saggio organologico di Francesco Nocerino (Napoli centro di produzione cembalaria alla luce delle recenti ricerche archivistiche), fulgido esempio di come Napoli sia una vera e propria fucina artigiana di costruttori di strumenti, e quello di Guido Olivieri (Per una storia della tradizione violinistica napoletana del '700: Giovanni Carlo Cailò), che dimostra ampiamente come nella città campana sia persistita una tradizione musicale non solo operistica, ma anche una stabile organizzazione di produzione strumentale.

Preziose e quanto mai attuali risultano essere le indicazioni conclusive di Paologiovanni Maione: "Committenza, mecenatismo, produzione, diffusione, repertori e istituzioni, biografie e canali di divulgazione, compagni e maestranze tout court sono tra le aree esplorate in un complesso gioco di rinvii interni. [...] Di sicuro sono molte le curiosità che possono solleticare, così come molti sono gli indizi disseminati per proseguire questo viaggio stupefacente; incredibilmente Napoli resta una città della musica ancora tutta da scoprire nei mille recessi di una storia che troppo spesso l'ha penalizzata e adombrata". Parole che, senz'altro, dimostrano come questo patrimonio storico-musicale vada realmente tutelato, valorizzato e protetto, con una gestione policentrica della politica dei beni culturali e, vanno senza dubbio elaborati nuovi criteri per un'utilizzazione e una fruibilità razionale accessibile a tutti, con la speranza che questo studio possa offrire un efficace contributo a completare il profilo della città "capitale" e un ulteriore stimolo alla conoscenza della nostra comunità "musicale" nella sua storia.

Antonio Caroccia
Biblioteca del Conservatorio "San Pietro a Majella", Napoli


N.B. Sorry, no English abstract is available.
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