[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2003 n. 1 p. 93
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RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Il diritto di leggere: le biblioteche comunali romane in carcere, a cura di Luciana Arcuri, Fabio De Grossi, Graziella Scutellà. Roma: Sinnos, 2001. 78 p. ISBN 88-86061-63-3.

Questo libro si articola in tre gruppi tematici volti a illustrare nella sua completezza il progetto dell'integrazione tra il sistema delle biblioteche comunali romane e le biblioteche dei cinque istituti penitenziari della capitale.
La prima parte si intitola I perché di una scelta e riporta i contributi di Igino Poggiali, presidente dell'Istituzione Biblioteche di Roma, nonché dell'AIB nazionale, sulle tematiche ideali che hanno spinto le istituzioni da lui rappresentate a occuparsi delle biblioteche in carcere. Seguono le relazioni di Raffaella Durano e di Francesco Gianfrotta, rispettivamente responsabile dei rapporti con gli enti locali e dirigente del DAP (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria): entrambi analizzano tappe e contenuti che hanno portato alla concretizzazione del "progetto pilota" che ha visto nascere la convenzione tra il DAP stesso, il Comune di Roma e il Sistema biblioteche e centri culturali della capitale.

Il secondo paragrafo riporta la diretta esperienza degli operatori che lavorano da anni nelle biblioteche carcerarie: Luciana Arcuri, Fabio de Grossi e Graziella Scutellà sono i bibliotecari del Comune di Roma impegnati nelle carceri cittadine per il progetto "Biblioteche in carcere". Nel loro contributo riportano dati e cifre a evidente dimostrazione della necessità che le istituzioni si occupino in modo sistematico del settore, e rappresentano la loro esperienza professionale di alto valore scientifico, oltre che umano. Infatti, insieme con la concreta organizzazione dei materiali librari delle biblioteche delle carceri romane, in questi anni hanno anche formato molti detenuti al mestiere di bibliotecario offrendo un ulteriore vantaggio alla popolazione carceraria, che va ad aggiungersi all'evidente funzione della biblioteca come centro di diffusione del sapere: e cioè l'apprendimento di un lavoro.

A chiusura si riporta il testo integrale della convenzione, di grande utilità per chiunque volesse riproporre un simile progetto presso le proprie strutture istituzionali.
Claudio Marchiandi e Antonio de Riu, educatori a Rebibbia e a Regina Coeli, seguono con due panoramiche sugli effetti organizzativi che la convenzione ha avuto all'interno dei rispettivi carceri in termini di aumento dei prestiti e conseguente ristrutturazione dei servizi bibliotecari, con evidente ricaduta positiva sulla qualità delle attività cosiddette "trattamentali", ovvero di rieducazione e reinserimento sociale dei reclusi.
L'ultima sezione di questa importante pubblicazione riporta le parole dei detenuti che sono stati coinvolti nell'iniziativa, e che condividono quotidianamente con gli operatori la "grande avventura" della biblioteca in carcere: si passa dai ringraziamenti ai curatori del libro, per la loro attività e le opportunità che offre ai reclusi una biblioteca funzionante e organizzata da professionisti, all'analisi dell'utenza carceraria come punto cardine del servizio di biblioteca. Alcuni detenuti bibliotecari, infatti, si rivolgono alla comunità professionale con piena cognizione del ruolo che essa ricopre in termini di cooperazione, dimostrando di aver recepito e di essere pronti a tramandare a loro volta i concetti essenziali della biblioteconomia e della diffusione dell'informazione.

Chiude la pubblicazione una simpatica e avvincente bibliografia la quale, oltre a riportare la letteratura sull'argomento divisa per classi tematiche, è corredata da una filmografia che rappresenta, in un centinaio di titoli, una nutrita panoramica sul genere carcerario.
Che dire delle impressioni ricavate da questo libro? Un'opera "semplice" nel senso etimologico della parola, e cioè "tutta d'un pezzo", evidente nella sua importanza: uno spaccato ancora poco conosciuto della nostra professione che, fortunatamente, sta iniziando a far parlare di sé. Quella delle biblioteche di carcere è una realtà che ha ancora bisogno di essere teorizzata e resa istituzionale perché, a differenza di molte esperienze che nascono dalla teoria e approdano alla pratica, essa parte proprio dalla pratica, dalla concretezza di situazioni difficili e comunque affrontate da chi si è imbattuto, spesso casualmente, nelle necessità di lettura di un'utenza disagiata, di chi non ha le comuni possibilità di accesso alle informazioni e alla cultura.

Emanuela Costanzo
Biblioteca della Libera Università di lingue e comunicazione IULM, Milano


N.B. Sorry, no English abstract is available.
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