[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2003 n. 3 p. 379-381
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RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Marco Santoro. Libri edizioni biblioteche tra Cinque e Seicento: con un percorso bibliografico. Manziana (Roma): Vecchiarelli Editore, 2002. 221 p. (Dal codice al libro; 24). ISBN 88-8247-101-2. Eur 18,00.

Conclusa la fase incunabolistica dell'ars artificialiter scribendi contrassegnata dal forte impatto sociale, ma anche da incertezze, sperimentalismi e compromessi, il libro a stampa del Cinquecento tracima dai consueti luoghi del suo consumo - biblioteche monastiche, raffinate corti principesche, sedi universitarie, selezionate botteghe di tipografi - per approdare sui variopinti banchi di vendita nei mercati e nelle fiere dei piccoli centri con un costante allargamento del bacino dei lettori. Un inarrestabile fenomeno di familiarizzazione che lo connota sempre più quale indispensabile e insostituibile tramite della comunicazione collettiva. L'indubbia decadenza tecnico-formale - riscattata, per certi versi, dal frequente ricorso a scenografici apparati iconografici - è stata, invece, tradizionalmente accettata come tratto distintivo del libro secentesco. Una visione forse troppo limitata della realtà libraria forgiata nel corso del diciassettesimo secolo che trascura, comunque, il fiorire delle aziende tipografiche in tutta la penisola, la moltiplicazione del numero degli addetti, il sensibile miglioramento della distribuzione commerciale, il radicamento dei processi di alfabetizzazione e di acculturazione. Nell'intervallo epocale e cronologico che dall'era del consolidamento si spinge fino alla crisi di crescita dell'arte della stampa, Marco Santoro - con quella matura competenza ben nota al pubblico degli studiosi - colloca la sua recente raccolta di contributi.

L'autore sottolinea la rilevanza dell'universo libro, dimostrando come la ricchezza dei rimandi e delle implicazioni scaturisca tanto da un'analisi al suo interno, quanto da una ricognizione "dinamica" che si muova dal suo magmatico intorno. Ciò che lega e legittima l'insieme dei nove saggi, gran parte dei quali apparsi tra il 1998 e il 2002 e qui utilmente riproposti, non è un filo rosso unitario, quanto piuttosto un'autentica ragnatela: vale a dire una trama fitta, articolata e complessa che per diramazioni concentriche si muove dalla fisicità dell'oggetto libro per estendersi via via agli orientamenti delle élites intellettuali, alle trasformazioni del tessuto sociale, allo scenario storico della produzione libraria. Una miscellanea volta ad approfondire tematiche e questioni specifiche del settore lette, però, nelle loro interconnessioni con il quadro sociale, oltre che più generalmente culturale: si tratteggiano, così, non soltanto figure di autori (con dirette implicazioni filologiche e testuali) e di editori, stampatori e imprenditori (con l'evoluzione tecnica della progettazione e della realizzazione del documento stampato), ma anche di mecenati e committenti, fino alle stesse biblioteche, organismi collegati al circuito produzione-fruizione per essere istituzionalmente deputati alla delicata conservazione delle raccolte librarie.

Anche l'investigazione sul libro antico, in ossequio a un invalso concetto crociano di contemporaneità della storia, può risultare illuminante ai fini della comprensione della moderna trasmissione dei saperi. Nella breve ma serrata Presentazione, l'autore stabilisce un'interessante analogia tra «uomo tipografico» e «uomo informatico», tra antiche bibliografie e risorse elettroniche che, nonostante le evidenti e pur innegabili differenze, vanno ben oltre il semplice avvicendamento generazionale risiedendo, più profondamente, nella continuità, sotto differenti prospettive, di analoghi problemi. L'attuale dibattito sul filtro da apporre al flusso indiscriminato delle informazioni erogato da siti e portali informatici, ad esempio, rinvia alle procedure di controllo e censura da sempre esercitate sulla circolazione della stampa; così com'è altrettanto evidente, oggi come allora, il rapporto tra comunicazione culturale e gruppi di potere economico e politico. Non può risultare che di pregnante attualità, quindi, il bisogno di esplorare la storia del libro per poterne ricostruire sempre più dettagliatamente «la natura, il ruolo, l'impatto sociale, i meccanismi di programmazione, di realizzazione, di divulgazione e di ricezione attraverso il tempo».

Nei primi due saggi intitolati A proposito della "storia del libro" e Storia delle biblioteche o storia della biblioteca?, Santoro affronta problematiche di carattere più propriamente metodologico. Nel primo, si attraversa la letteratura professionale di questi ultimi anni - da Balsamo a Tanselle, da Eisenstein a Darnton, da Chartier a McKenzie - per cogliere sollecitazioni, spunti e riflessioni atte a definire quel vasto e controverso campo d'indagine dello storico del libro e a circoscrivere i confini generali della propria sfera d'azione. Una sintesi, chiara ed equilibrata, formulata non tanto per contestare tradizionali strumenti di analisi, quanto per ampliarli, riconoscendo anche alla storia "materiale" una maggiore autonomia e una più incisiva funzione ermeneutica. Nel secondo, dopo aver confrontato le tesi di Serrai e Rozzo ed esaminato una serie di contributi sull'argomento, viene ribadita l'esigenza di ricostruire l'Historia Bibliotecaria, settore disciplinare ancora molto lacunoso, coniugando la valutazione dell'efficacia ed efficienza dei servizi offerti dall'istituzione bibliotecaria con l'accurata disamina di quel contesto storico-culturale con il quale essa viene costantemente a interagire.

Programmi iconografici, sommari, indici, colophoni, avvisi, saluti, dichiarazioni e postille costituiscono alcuni degli elementi (il celebre "vestibolo" borgesiano) che segnano il passaggio dalla scrittura alla lettura, dal testo redatto dall'autore al libro in cerca del suo destinatario. Negli Appunti su caratteristiche e funzioni del paratesto nel libro antico, viene fornita una ricca e documentata campionatura dell'affollato corredo del testo soffermandosi, in particolare, sull'impiego della dedica e del frontespizio nella produzione partenopea del Cinquecento. Il tanto praticato sistema delle dedicatorie e delle loro "accettazioni" rappresenta un fattore senza dubbio positivo per la promozione dell'attività editoriale, l'espediente per beneficiare delle sponsorizzazioni necessarie a sostenere le elevate spese di stampa. Con alcune pertinenti esemplificazioni, poi, si ripercorre la radicale modificazione del frontespizio da sintetica presentazione dell'autore e del titolo a fondamentale mezzo di pubblicità proiettato ad esaltare i meriti dell'estensore e a magnificare l'originalità dell'impresa tipografica.

Il denso saggio dedicato a Le edizioni sceniche napoletane fra Cinque e Seicento risponde ad alcuni quesiti di sostanziale importanza per la storia del libro antico: quante e quali opere teatrali vengono messe a stampa? Quale la loro incidenza sul mercato librario? Quali gli autori più rinomati e "riediti"? Quali i mecenati-finanziatori di queste specifiche pubblicazioni? Quali le imprese specializzate in questo settore? Quali procedimenti censorii vengono applicati sui testi teatrali? Statistiche, descrizioni di edizioni, tipologie e forme di un "genere" di così vasto successo (commedia dell'arte, teatro liturgico, melodramma, tragedia), privilegi di stampa, profili biografici di autori e di stampatori s'intrecciano per configurare i meccanismi e i protagonisti della biblioteca teatrale. La conclusione rimarca la grande attenzione prestata dal mondo tipografico della capitale alla pratica della scena, per molti versi paradigmatica e speculare espressione di un'epoca. L'analisi di un raro trattato sull'"erba santa", impresso a Napoli dai torchi di Giuseppe Cacchi nel 1590 e attualmente conservato presso la Biblioteca Provinciale di Avellino, viene proposta nelle pagine intitolate Sulle meravigliose virtù del tabacco: se ne ricostruiscono le intricate vicende editoriali restituendo, al contempo, un ritratto del semisconosciuto traduttore e del suo lavoro intellettuale.

La produzione tipografica secentesca viene saggiata dallo studioso che ne delinea gli ampi scenari e ne puntualizza, con esemplare rigore, singoli, ma significativi episodi. Santoro, nelle Caratteristiche e valenze dell'editoria barocca, ripercorre gli aspetti salienti del suo profondo rinnovamento riconducibile allo spostamento del baricentro produttivo da Venezia a Roma, al cambiamento strutturale dello stesso manufatto librario (vedi la progressiva affermazione dell'antiporta), fino all'emergere di quei nuovi filoni che assecondano la dilatazione e l'organizzazione del sapere, come i repertori bibliografici e la stampa periodica. Segue il Riciclaggio editoriale: il caso de La Bilancia istorica, politica e giuridica di Andrea Giuseppe Gizzi: una storia poco nota di un autentico best seller che s'interseca con quella di un singolare "letterato" di non grande e fortunata carriera. La biblioteca medica, invece, introduce e illustra il recente catalogo pubblicato dalla Biblioteca Casanatense che ordina, descrive e indicizza circa tremila opere di argomento medico e farmacologico: un rilevante risultato ottenuto grazie alla sistematica perlustrazione dei suoi preziosi fondi antichi, avviata nel 1993 con la mostra Il medico, l'arte, la scienza, la virtù allestita in occasione del quinto centenario della nascita di Paracelso.

L'operosa attività di riviste specializzate (come "Rara Volumina", "Charta", "Wuz", "L'almanacco del bibliofilo", "L'Esopo") non esauriscono l'interesse suscitato dal libro antico che travalica gli ambiti dello studio e della ricerca per affacciarsi prepotentemente sul fronte commerciale. I librai antiquari, sparsi in tutt'Italia, ma con maggiore concentrazione al Nord e nel Centro, si occupano professionalmente dei prodotti tipografici antichi (ma anche moderni) che risultano sempre più ricercati da collezionisti e bibliofili con una naturale lievitazione dei costi. L'apprezzamento di fondo espresso in Antichi e rari: riviste e cataloghi librari fra istanze culturali e istanze commerciali non si limita a registrare la vivacità di un settore in forte crescita, ma denuncia, con forza, difformità, deficienze e incongruenze nella stesura dei cataloghi antiquari, affetti non raramente da un'«anarchica superficialità descrittiva».
Il Percorso bibliografico, congegnato sul modello di quello approntato per la Storia del libro italiano, e l'indice dei nomi curato da Antonella Orlandi concludono il testo.

In definitiva, come può evincersi dal breve compendio qui delineato, il volume di Santoro tesse una rete quanto mai ricca e intrigante intorno al libro, annodandone le tematiche ed ancorandole al loro scenario storico. In questo senso, esso può intendersi anche come un invito a un allargamento degli orizzonti delle scienze librarie che, senza negare la propria specificità disciplinare, si aprano con maggiore consapevolezza a un confronto con il contesto epocale proponendosene quale ulteriore penetrante chiave di lettura.

Vincenzo Trombetta
Biblioteca universitaria, Napoli


N.B. Sorry, no English abstract is available.
Copyright AIB 2003-10-27, a cura di Giada Costa
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