[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2003 n. 3 p. 382
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RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Biblioteca comunale dell'Archiginnasio Bologna, a cura di Pierangelo Bellettini; saggi, schede, indici di S. Battistini [et al.]. Firenze: Nardini, 2001, 296 p. (Le grandi biblioteche d'Italia). Eur 61,97.

Da alcuni anni in Italia si è avviato un dibattito teorico sulla natura, gli strumenti, gli obiettivi della ricerca storica imperniata sulla biblioteca. Anche la stessa denominazione in campo accademico (storia delle biblioteche o storia della biblioteca) è stata oggetto di discussione. Sul tema sono intervenuti alcuni tra i docenti più accreditati delle discipline biblioteconomiche: da Alfredo Serrai, a Luigi Balsamo, da Alberto Petrucciani a Marco Santoro, da Piero Innocenti a Ugo Rozzo a Valentino Romani, non avendo la pretesa di citarli tutti. Questa disciplina comincia a produrre anche delle ottime "sintesi parziali", come quella di Paolo Traniello. In passato sono stati frequentemente i bibliotecari a cimentarsi con la storia delle loro biblioteche, spesso con risultati parziali, talvolta modesti perché di natura prevalentemente erudita o di stampo troppo dichiaratamente celebrativo. Intendiamoci, in un paese come il nostro, nel quale sono innumerevoli le istituzioni bibliotecarie ricche di storia e di nobili tradizioni, non c'è nulla di male nel produrre libri-strenna, con belle immagini che abbiano apertamente uno scopo celebrativo (chi scrive a suo tempo non si è sottratto a questa sorta di "obbligo" per i direttori di biblioteche storiche). Anzi in qualche caso i volumi realizzati con quest'ottica rappresentano un utile strumento di introduzione alla storia di un istituto bibliotecario.

Ci sono state e ci sono pregevoli collane dedicate alle biblioteche e agli archivi. La più nota è senz'altro quella dell'editore Nardini. Ma è possibile coniugare la tipologia del libro "di immagine" con la ricerca storica? Ad esaminare le pagine del volume curato dal direttore Pierangelo Bellettini e dedicato dalla casa editrice fiorentina alla biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna (forse la più illustre fra le nostre comunali), verrebbe voglia di rispondere di sì. Infatti accanto alla proverbiale ricchezza di riproduzioni fotografiche e all'eleganza della veste editoriale, tipica della collana «Le grandi biblioteche d'Italia», si riscontrano delle novità interessanti, già preannunciate nell'opera dedicata alla Marucelliana, e che potrebbero segnare una svolta per la collana stessa.

Nei testi è presente il massimo sforzo di documentare, ancora prima della ricchezza delle collezioni, che pure è innegabile, la storia della loro formazione. Ne sono testimonianza il ricco apparato di note bibliografiche e la altrettanto cospicua documentazione archivistica che corredano molti dei saggi del volume. In quello iniziale di Bellettini, Momenti di una storia lunga due secoli, le vicende della biblioteca si svolgono dalle origini della "dipartimentale" nel Convento di San Domenico, inaugurata nel 1801, alla confluenza della Biblioteca Magnani, allo spostamento di quella che era ormai la "Biblioteca comunale" nel palazzo dell'Archiginnasio, fino ai giorni nostri. Puntuali sono i riferimenti alla costituzione e sviluppo delle collezioni, agli spostamenti e alle trasformazioni della sede (decisiva la realizzazione del "voltone" nel 1861), ma anche - direi soprattutto - all'evolversi del rapporto - non sempre facile - della biblioteca e dei suoi direttori con la città e la politica e con le altre istituzioni culturali, in particolare con l'altra grande biblioteca cittadina, quella dell'Istituto delle scienze (l'attuale Universitaria). Grande rilievo viene dato alle scelte biblioteconomiche di volta in volta operate, soprattutto in materia di catalogazione e di sistemazione delle raccolte, perfino alle modifiche degli orari d'apertura, senza dimenticare i periodi di chiusura, come quello dal 1823 al 1846. Vengono analizzate le direzioni dei bibliotecari, su tutti Luigi Frati (1858-1902) e Albano Sorbelli (1904-1943), che abbracciano, con la breve, ma significativa reggenza intermedia di Gaspare Ungarelli, un periodo che va dalla metà dell'Ottocento fino quasi alla fine della seconda guerra mondiale. E qui viene toccato un tema assai attuale della ricerca storica: quello relativo alla professione bibliotecaria in Italia dopo l'Unità.

Tra una "biblioteca ideale" e le "biblioteche reali" c'è sempre uno scarto, più o meno elevato. In mezzo ci sono la cultura di un'epoca, il pubblico delle biblioteche, le istituzioni dalle quali dipendono e (last but not least) i bibliotecari. De I fondi librari delle corporazioni religiose confluiti in età napoleonica si occupa Saverio Ferrari nel secondo dei saggi del volume, con le vicende di fondi contesi tra l'Archiginnasio e l'Istituto delle scienze, mettendo in luce la molteplicità e la frammentarietà delle provenienze (dovuta anche alla prassi di scartare i doppi, con la conseguente attivazione di un fiorente mercato antiquario), tema già in parte affrontato da Bellettini. Un saggio a parte meritano I fondi manoscritti. Li illustra Anna Manfron, che non solo si preoccupa di analizzare la formazione della sezione manoscritti, ancora oggi divisi, secondo l'organizzazione voluta a suo tempo dal Frati, nella cosiddetta "serie A" (i non bolognesi), nella "serie B" (i bolognesi) e nei "fondi speciali", ma ricostruisce le attività catalografiche che, a partire soprattutto dalla Relazione di Sorbelli per il 1905, hanno segnato le politiche della biblioteca intorno a queste raccolte. Molto opportunamente vengono riportate le varie tappe della catalogazione nella collana Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia (IMBI), della quale proprio il Sorbelli aveva assunto la direzione dopo la morte del Mazzatinti. Non mancano anche opportuni accenni alle recentissime attività di riproduzione digitale a fini documentari e conservativi messe in opera dalla biblioteca.

Un panorama esauriente di Librerie private nella biblioteca pubblica: doni, lasciti e acquisti, viene fornito da Valeria Roncuzzi Roversi-Monaco e Sandra Saccone, con la collaborazione di Arabella Riccò: una serie di sintetiche, ma efficaci schede che passano in rassegna le principali collezioni. Importanti quelle di Antonio Magnani, dell'Accademia dei Gelati, di Gioacchino Muñoz, Matteo Venturoli, Giovanni Battista Ercolani, Marco Minghetti, Teodorico Landoni, Giovanni Gozzadini, Pietro Giacomo Rusconi, Riccardo Bacchelli, Luciano Anceschi (molti dei quali sono ricordati in una lapide che campeggia nella Sala di lettura, già Aula magna degli artisti). Non poteva mancare un saggio dedicato alle immagini e alle principali collezioni relative, come quella di Pelagio Palagi. Sul tema si soffermano Cristina Bersani e ancora Valeria Roncuzzi ne Il Gabinetto dei disegni e delle stampe.

Circa metà del volume è poi occupata dalle Schede, 87 in tutto, che illustrano le più interessanti tipologie documentarie della biblioteca, dai codici medievali alle caricature novecentesche de L'Italia che ride. Ne sono autori molti dei bibliotecari dell'Archiginnasio, ma anche studiosi esterni. Tra le novità del volume rispetto ai precedenti della collana è da annoverare l'utile indice dei nomi che segue una bibliografia generale assai ricca (entrambi curati da Giuseppina Succi). Se proprio si vuole cercare il pelo nell'uovo di un volume siffatto, a parte qualche ripetizione tra un saggio e l'altro e qualche imprecisione nelle didascalie delle immagini (ad esempio: perché Dionigi il Certosino anziché Denis le Chartreux, p. 53?), si può forse lamentare la mancanza di un indice dei manoscritti. Ma si sa, bisogna fare i conti con i costi elevati di un libro di circa 300 pagine, che comunque sottolinea bene il carattere di "biblioteca della città" che l'Archiginnasio incarna come poche altre.

Lorenzo Baldacchini
Università di Bologna


N.B. Sorry, no English abstract is available.
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