[AIB] Associazione italiana biblioteche. BollettinoAIB 2003 n. 4 p. 512-513
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RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Federica Missere Fontana. La biblioteca dell'Accademia nazionale di scienze, lettere e arti (secoli XVIII-XX): contributo alla storia della bibliofilia modenese. Firenze: Olschki, 2002 (Monografie sulle biblioteche d'Italia; 10) ISBN 88-222-5065-6. Eur 25,00.

La collana Olschki "Monografie delle biblioteche d'Italia" fa risalire il suo esordio al lontano 1954 e annovera tra i propri titoli alcuni testi storici della nostra cultura biblioteconomica, come quello della Luxoro sulla Biblioteca Marciana di Venezia o quello della Carini Dainotti sulla Nazionale di Roma al Collegio Romano. Dopo un lungo periodo di sospensione - indizio forse dei diversi interessi scientifici che gli studiosi hanno coltivato negli ultimi decenni - la collana ha di recente ripreso vita: nel 2000 si è avuta l'uscita del lavoro della Mannelli Goggioli sulla Biblioteca Magliabechiana fiorentina, quindi nel 2002 è apparso questo studio della Missere Fontana, che contribuisce ad allargare il panorama critico sulle istituzioni culturali del nostro paese, delineando l'itinerario storico delle raccolte bibliografiche presenti all'Accademia nazionale di scienze lettere e arti di Modena.

L'opera articola il suo contenuto in due macrosezioni sostanzialmente equivalenti. La prima è dedicata alla ricostruzione cronologica delle vicende riguardanti la biblioteca, e giunge fino ai nostri giorni; nella seconda, invece, intitolata semplicemente Appendici bibliografiche ma in realtà porzione fondamentale del volume, sono pubblicati i cataloghi dei tre fondi antichi principali. Alcune pagine conclusive, infine, corredano il tutto con sussidi documentari e illustrazioni.

L'Accademia ebbe origine nel 1683, col nome di Accademia dei Dissonanti. La cronaca del periodo più antico risulta di necessità un po' succinta, dato che di esso non si conserva una copiosa documentazione, mentre diviene ben più approfondita a partire dagli anni della Restaurazione. Lo studio della documentazione interna restituisce con precisione fatti ed episodi, e consente all'autrice di seguire tutta la vicenda organizzativa e culturale dell'ente. Sono sottolineati quelli che furono per la biblioteca i momenti cardine degli accrescimenti patrimoniali e delle modifiche gestionali, legate queste ultime sia al suo appartenere ad un organismo complesso come l'Accademia, sia al costante confronto dell'istituzione madre con gli altri poli culturali della città: il Collegio San Carlo, l'Università, la Biblioteca Estense, le altre accademie.

La vita dell'istituto emerge così attraverso un racconto che alterna momenti di analisi e fasi di più compendiosa riflessione. È interessante soprattutto come, in questo graduale dipanarsi, divenga esplicita una vera e propria geografia modenese della cultura, espressa tramite il resoconto degli spostamenti - di edificio in edificio - che l'istituzione dovette fare lungo l'arco di tre secoli. Tre degli otto capitoli nei quali si articola la sezione storica sono intitolati ad altrettanti palazzi che avrebbero dovuto ospitare o ospitarono l'Accademia: l'ipotizzato Palazzo dei Musei (ultimi anni dell'Ottocento; cap. IV), il palazzo Campori (quarto-quinto decennio del Novecento; cap. VI), e, a seguito del bombardamento di quest'ultimo nel 1944, il palazzo Coccapani-Rango d'Aragona (cap. VII). Se aggiungiamo a questi appena elencati anche gli altri e forse più importanti siti menzionati - la prima sede nel palazzo dell'Accademia Atestina di Belle arti; i locali nel Collegio San Carlo, che fu la collocazione più duratura - otteniamo un completo percorso urbano, un iter cronologico e spaziale che, pur nel suo difficile svolgersi tra necessità contingenti ed eventi calamitosi, radicò ineluttabilmente l'Accademia, con il suo patrimonio bibliografico in costante incremento, alla città, la fuse al tessuto reale del comune.

Biblioteca e Accademia sono dunque da intendersi entrambe come luogo e crogiolo di incontri culturali, in quanto la storia di Modena ne risulta permeata, sin dalla fine del XVII secolo. Concretamente esse vennero amalgamando, nelle loro raccolte librarie, il "capitale" culturale della città della cui sostanza scientifica costituiscono ancora oggi un fedele portato. L'autrice ha scelto di fornire una testimonianza di questa funzione, al tempo stesso aggregante e propulsiva, presentando l'exemplum delle quasi trecento edizioni dei secoli XV-XVIII provenienti da tre fondi conventuali che confluirono in Biblioteca nel 1816.

Nelle Appendici bibliografiche del volume sono infatti raccolte le citazioni di quei pezzi, organizzate alfabeticamente per autore, e corredate di rinvii. L'insieme delle schede non viene tuttavia a formare un catalogo unitario, che finirebbe per mescolare in un solo coacervo i diversi patrimoni. Allo scopo, invece, di mantenere intatte le caratteristiche bibliografiche dei fondi - monastero di San Pietro, conventi di San Domenico e di San Barnaba - e per farne rimarcare le diverse fisionomie culturali e storiche, le collezioni vengono analizzate una per una, anche se omogenea appare naturalmente la presentazione finale dei dati, preceduti, per ciascun fondo, da una breve introduzione metodologica. Nel corpo della descrizione dei singoli libri sono riportati il titolo (in forma semplificata; talvolta con omissioni segnalate) e le note tipografiche. Non sono presenti indicazioni circa formato o collazione, ma si danno invece specifiche di contenuto, si aggiungono eventuali estremi biografici degli autori, e sono introdotti riferimenti a fonti bibliografiche o documentarie.
Soprattutto - sempre nell'ottica di fornire la maggior quantità di dettagli utili all'approfondimento delle provenienze - sono accuratamente menzionate le vecchie segnature, i timbri, i sigilli, le note di possesso o le altre postille manoscritte che possano agevolare comunque lo studioso nel ripercorrere la vita del volume prima del suo arrivo nella biblioteca dell'Accademia.

L'opera della Missere Fontana provvede quindi alla comunità scientifica un pregevole tassello documentario e descrittivo che si incastra con altri consimili all'interno del grande mosaico formato dalle biblioteche italiane. Quando tale mosaico sarà completato (forse non lo sarà mai, però la tensione a realizzare un tale progetto ideale anima molti studiosi, e li spinge a un costante esercizio di ricerca e sintesi) potremo allora interrogarci, finalmente, con buona consapevolezza sulle origini profonde, remote, dei nostri meccanismi di trasmissione e fruizione scientifica. Sarà forse possibile allora guardare in noi stessi, in un passato che è culturale in senso lato ma che è anche naturalmente, in senso stretto, biblioteconomico: ne potrebbe scaturire, quindi, una più meditata riflessione sulle conoscenze maturate e praticate da molte generazioni di bibliotecari. Dato che la capacità di adeguamento o rinnovo di un mestiere passa sempre attraverso l'introiezione delle abilità pregresse dell'intera categoria lavorativa, speriamo che il completamento del "mosaico" abbia come risultato un nuovo slancio etico e una positiva ridefinizione della professionalità del bibliotecario, sia che si intenda quest'ultima come una tecnica, una missione, o, più concretamente, un ruolo socioculturale.

Flavia Cancedda
Consiglio nazionale delle ricerche, Biblioteca centrale "G. Marconi", Roma


N.B. Sorry, no English abstract is available.
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