[AIB] AIB. Vita dell'Associazione


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Comunicazione del Presidente

Mauro Guerrini

Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Bertolt Brecht, A coloro che verranno (1939)



Cari soci,

per essere qui oggi, alcuni hanno potuto farsi inviare in missione per conto del proprio ente, molti altri hanno dovuto usare le ferie, sostenere una spesa, affrontare un viaggio, sottrarre parte del proprio tempo alle stringenti necessità quotidiane. L'impegno volontario dei soci, la disponibilità a partecipare attivamente alla vita della nostra Associazione è la risorsa principale di cui disponiamo.

Garantire questo impegno è molto più difficile che in passato. Cimentarsi a favore di obiettivi generali e a sostegno di valori che travalicano l'interesse immediato e personale è divenuto quasi un lusso, che pochi possono concedersi. Si tende a ripiegare su se stessi e -- per impossibilità materiale, sfiducia, senso d'impotenza, o in certi casi mero opportunismo -- a escludere dal proprio raggio d'intervento quella sfera collettiva, generale, pubblica in cui si colloca l'azione di un'associazione come la nostra e che è la sola dimensione in cui è possibile ottenere risultati duraturi per le biblioteche e per i bibliotecari di qualunque condizione, comparto, livello.

L'AIB è impegnata a favore del riconoscimento della professione e della valorizzazione delle competenze dei bibliotecari; non è al servizio di enti o persone determinate, ma -- con le sue politiche di advocacy, con la promozione di attività scientifiche, editoriali e di aggiornamento professionale -- rappresenta un servizio per la comunità bibliotecaria italiana e per lo sviluppo di biblioteche di qualità; non è la vetrina di un'istituzione governativa o regionale o universitaria, né l'espressione di un partito politico, ma è impegnata a orientare le politiche bibliotecarie nazionali in modo da garantire a tutti il godimento dei diritti di accesso all'informazione e alla conoscenza, e a rimuovere gli ostacoli fisici, economici, culturali e tecnologici alla loro reale fruizione.

L'AIB è un'associazione di persone e di enti. Dal contributo dei soci dipendono la maggior parte delle possibilità economiche e soprattutto la fisionomia attuale e il potere d'intervento. Quest'anno -- è noto -- si è verificato un notevole calo delle iscrizioni, e su questo è necessario interrogarsi. Non conosciamo ancora la cifra esatta, perché le iscrizioni per il 2005 sono ancora aperte; si stima tuttavia di giungere a circa il 17 % in meno rispetto al 2004, ovvero a circa 600 persone e a 150 enti in meno.

Il calo delle iscrizioni è dovuto a molteplici motivi: alcuni credo stiano dentro l'Associazione, altri credo siano determinati dalla profonda crisi economica e culturale che sta vivendo il Paese. Le vicende sociali dello scorso anno hanno inciso profondamente, ma forse non sono le uniche cause. Credo che occorra riflettere molto, senza alcun pregiudizio, sulla politica condotta a livello nazionale e forse soprattutto regionale, senza lasciarsi prendere da atteggiamenti di critica reciproca, bensì dallo spirito critico che indaga, riflette, cerca soluzioni. Credo che occorra incrementare i momenti di fidelizzazione dei soci durante tutto l'arco dell'anno, per coinvolgerli, per dare loro un servizio e soprattutto il senso di appartenenza alla comunità bibliotecaria. Occorre integrare bene la politica del CEN con quella dei CER, per favorire un intervento organico e complessivo. Si tratta di temi importanti che richiedono confronto e studio. Bisogna mettere a frutto le intelligenze e le energie di tutti. Le sezioni svolgono un ruolo essenziale, le realtà territoriali sono il bacino in cui pescare le nuove leve di soci.

Come organi dirigenti nazionali e territoriali, siamo chiamati a governare una situazione assai più complessa che in passato; a ricuperare fiducia nell'azione dell'AIB nel mutato scenario; a rispondere in modo efficace non solo alla tradizionale domanda di servizi, ma a interrogativi di fondo che negli ultimi anni hanno cominciato ad attraversare prepotentemente il mondo bibliotecario.

Per esempio, ha ancora senso aderire a un'associazione generale delle biblioteche e dei bibliotecari, quando nel frattempo ne sono sorte altre tematiche e settoriali, dov'è più facile capirsi e lavorare? Da tempo esistono associazioni bibliotecarie di categoria (ABEI, IAML, AIDA, ...): è un fenomeno destinato a diffondersi, e magari a prevalere? Associazioni di categoria sono presenti in altri paesi, integrandosi con l'associazione generale dei bibliotecari. L'AIB non è più l'unico soggetto nel campo dell'associazionismo bibliotecario italiano. Le reti di biblioteche, nate per la condivisione di attività di vario tipo e facilitate dalle tecnologie di comunicazione a distanza, finiscono per costituire vere e proprie comunità, più o meno formalizzate, al cui interno si ritrovano linguaggi e competenze omogenei, e spesso si sviluppa un forte senso di solidarietà e di appartenenza.

E poi, è possibile conciliare interessi così distanti e in qualche caso contrapposti? L'interesse per la qualità del servizio non sempre coincide con l'interesse per il riconoscimento della professione, se il buon funzionamento di una biblioteca è qualche volta garantito dal lavoro oscuro, mal retribuito e sotto inquadrato dei bibliotecari; l'interesse per il riconoscimento professionale può essere percepito diversamente dal bibliotecario strutturato e dal bibliotecario con contratto di lavoro a progetto; l'interesse del docente universitario di biblioteconomia e dei suoi allievi è diverso da quello del professionista; l'interesse del professionista affermato è diverso da quello del bibliotecario all'inizio della carriera; l'interesse dei bibliotecari in possesso di numerosi titoli di studio è diverso da quello dei bibliotecari che rivendicano anni di esperienza e competenze professionali acquisite esclusivamente sul campo; l'interesse delle biblioteche e dei bibliotecari che operano nelle aree più depresse del Paese è diverso da quello delle biblioteche e dei bibliotecari che operano in contesti sociali più avanzati; sono fortemente differenziati gli uni dagli altri l'interesse e la posizione dei bibliotecari pubblici, dei bibliotecari scolastici, dei bibliotecari statali, dei bibliotecari universitari.

Tante realtà distinte e in parte nuove -- il caso più evidente è quello del cosidetto lavoro atipico -- coabitano e si riconoscono sotto l'ombrello AIB, e ognuna chiede all'AIB di corrispondere alle proprie aspettative. La nostra è e resta l'unica associazione in grado di far dialogare categorie, tendenze e sensibilità fortemente eterogenee, accogliendole tutte e ponendosi quale laboratorio democratico di confronto e di sintesi. In termini di gestione aziendale, potremmo definire questa ricchezza di componenti, questa ampia rappresentatività rispetto al mondo bibliotecario italiano uno dei cardini del nostro "vantaggio competitivo" rispetto ad altre associazioni. Si tratta però anche di una sfida, che non in tutti i casi e non immediatamente può essere coronata da successo.

In democrazia -- e a maggior ragione in un'organizzazione complessa, estesa, in fase di evoluzione e fondata principalmente sul volontariato come l'AIB -- la dialettica e qualche volta la tensione interna può spingersi a toni anche molto aspri, prima che si raggiunga una rinnovata consapevolezza delle ragioni degli altri e dei valori condivisi che permettono, al di là delle differenze e delle divergenze di vedute, o degli errori che umanamente ognuno può commettere, di continuare a lavorare insieme e di ritrovarsi in una cornice di valori comuni.

Sono convinto che ogni socio fino a prova contraria sia in buona fede e partecipi alla vita dell'Associazione senza secondi fini o interessi personali; ciò porta a respingere con forza quella cultura del sospetto che facilmente alligna nelle situazioni di crisi e non aiuta mai a comprendere e a risolvere i problemi reali. Uno dei (pochi?) meriti che questo CEN si ascrive è proprio quello di avere fatto il possibile per rasserenare i rapporti interni, riconoscendo pieno diritto di cittadinanza e di espressione a tutte le sensibilità presenti nell'Associazione, e di essersi da subito impegnato a facilitare il più ampio dibattito interno e la più ampia partecipazione, come dimostra, tra l'altro, il procedimento seguito per l'approvazione delle Linee programmatiche che oggi presenteremo, che ha puntato all'ampio coinvolgimento del CNPR.

L'associazionismo è in crisi, e la nostra Associazione non ne è esente. Proprio in momenti come questi dobbiamo far risaltare le cause che spingono ad aderire all'AIB, rinnovare le ragioni che ci spingono all'unità, far prevalere i motivi di unione su quelli che potrebbero dividere.

L'AIB è cresciuta e non è più il tempo in cui i soci si conoscevano tutti fra loro e bastavano modalità organizzative informali e approssimative a consentire il buon andamento delle attività. Non è più rinviabile una revisione del nostro Statuto, del nostro assetto organizzativo, della gestione economica, dei meccanismi di partecipazione e di formazione delle decisioni, dei flussi comunicativi da e verso il centro e d'integrazione delle informazioni, tale da consentire un'azione meno dispersiva e dispendiosa e più efficace delle diverse articolazioni dell'Associazione, che dia tranquillità e garantisca trasparenza, stabilità e affidabilità a tutti gli interessati: i soci di base e tutti coloro che hanno responsabilità politiche a livello nazionale o periferico e coloro che sono preposti all'esecuzione delle decisioni. Paradossalmente, proprio la necessità di operare una razionalizzazione delle procedure e delle attività da un lato e la necessità di ricuperare sul ritardo accumulato tra ottobre 2004 e marzo 2005 dall'altro hanno contribuito in questi mesi a creare alcune incomprensioni -- all'interno del CEN e con la segreteria -- che in condizioni normali (quelle che tendiamo a realizzare) in buona parte non avrebbero trovato spazio per verificarsi.

Non hanno certo aiutato le dimissioni da Segretario, per motivi strettamente personali, di Gianfranco Crupi, che bene incarnava -- con la discrezione, il garbo e la competenza gestionale che tutti gli hanno riconosciuto -- quella figura di direttore necessaria alla gestione amministrativa e a quella dei contatti tra strutture nazionali e territoriali e con gli interlocutori esterni dell'Associazione. Avremmo voluto che guidasse i primi passi del nuovo Segretario, individuato al termine di una lunga ricerca, nella persona di Francesca Carnevale -- una professionista giovane e da formare, sul cui entusiasmo e sulla cui rapidità di apprendimento abbiamo deciso di investire. Carnevale -- nuova a incarichi associativi -- è subentrata in una fase densa di scadenze e di emergenze, con cui da subito ha dovuto misurarsi "senza rete". Ha ricevuto l'incarico per un periodo di prova che scade il 16 gennaio 2006.

Stiamo vivendo in una situazione di obiettiva sofferenza organizzativa, finanziaria ed economica: del calo degli iscritti per quest'anno si è già detto; va aggiunto che i rimborsi del progetto ABSIDE hanno tardato oltre ogni previsione ad arrivare, il bilancio di Bibliocom 2004 per la prima volta dopo anni ha registrato un forte passivo, le entrate da sponsorizzazioni previste per il 2004 sono state inferiori alle attese, nel 2004 l'AIB ha dovuto sostenere i costi di alcuni contratti particolarmente onerosi. In questa situazione -- preoccupante e perciò anche fortemente tensiva -- sono giunte le dimissioni del Tesoriere Arturo Ferrari, che per quattordici anni ha costituito un punto di riferimento determinante, ben oltre la gestione contabile dell'Associazione, per aver supplito a necessità di vario tipo, a cominciare dal rapporto con la Segreteria, altrimenti poco curate o non curate affatto. Al di là dei motivi personali con cui ha giustificato le dimissioni, confermati più volte -- questo CEN è stato certamente più presente nei settori contabili e organizzativi da lui seguiti, e non è da escludere che ciò abbia potuto disorientarlo e in qualche caso irritarlo.

E veniamo alla ferita più recente, le dimissioni di Giuliana Zagra, Vicepresidente dell'Associazione, che -- con lettera allegata al verbale del CEN del 12 novembre scorso -- ha contestato al Presidente e al CEN varie questioni, tutte legate all'organizzazione congressuale 2005 e 2006. In particolare sul Congresso 2005, ha espresso contrarietà all'abolizione -- considerata verticistica -- della terza sessione del 25 novembre 2005 in vista dello sciopero nazionale contro la Finanziaria e contestato al Presidente "disinvoltura dirigistica" nella gestione del programma e nella scelta dei relatori; per il Congresso 2006 gli ha contestato inoltre di sottovalutare l'importanza del World Book Capital (WBC) a Roma e di aver rimesso in discussione sede e modalità di svolgimento del congresso, nonostante esse fossero state previste nella bozza di Linee programmatiche. Al di là delle questioni specifiche, riguardanti la sua delega agli eventi, Giuliana Zagra ha inoltre contestato al CEN di essere portatrice di una tradizione, di uno stile, di un modo di lavorare che ha sentito di dover difendere da sola e per i quali si sente isolata.

La discussione su questi argomenti si è purtroppo svolta in assenza dell'interessata. Il CEN non ha, quindi, potuto che prendere atto dell'irrevocabilità di queste dimissioni ed esprimere dispiacere per l'impossibilità a discutere insieme i motivi, probabilmente superabili, che saranno oggetto di attenta riflessione. Il CEN ha ricordato come la decisione di sopprimere la terza sessione del Congresso fosse stata presa nella riunione del 22 ottobre all'unanimità, anzitutto per esprimere il disaccordo dell'Associazione nei confronti dei provvedimenti della recente Finanziaria nei confronti della cultura, e poi per motivi pratici: la difficoltà che i non Romani avrebbero avuto a rientrare nelle proprie sedi e la possibilità (assai probabile) che scioperasse anche il personale della sede del convegno. Abbiamo valutato la preoccupazione che una sessione importante come quella del 25 novembre finisse per essere sacrificata dai disagi determinati dallo sciopero; il CEN si è impegnato a ricuperare il tema, dandogli tutto lo spazio necessario, in un incontro ad hoc programmato per la primavera 2006.

Nelle separazioni, i torti e le ragioni non sono mai tutti da una sola parte, e laicamente bisogna accettare anche le dimissioni come forma -- estrema ma democratica -- di azione politica. Siamo pronti a farci carico di tutte le critiche che verranno al nostro operato, sempreché provengano da coloro che tengono al bene dell'Associazione. Naturalmente ciascuno di noi considera essenziale il confronto con coloro che -- pur da posizioni diverse -- condividono un'idea di gestione dell'AIB come bene pubblico, e non come strumento di potere.

All'attivo di questi primi otto mesi di lavoro, nonostante le difficoltà strutturali, le sofferte dimissioni di tre soci da cariche fondamentali, gli incidenti di percorso, i nodi venuti al pettine di situazioni pregresse, le limitazioni economiche e i nostri limiti umani di tempo, capacità, energie, vi sono tuttavia azioni che riteniamo importanti per i bibliotecari e per le biblioteche:

  1. la ripresa delle campagne a favore delle biblioteche e della professione -- contro la censura e per la libertà di accesso alla conoscenza, contro il prestito a pagamento e per la gratuità dei servizi bibliotecari di base, contro l'applicazione alle biblioteche del decreto Pisanu, contro i tagli alla cultura previsti dalla legge Finanziaria, contro lo sfruttamento del lavoro volontario e per le garanzie ai professionisti con contratti di lavoro a progetto;
  2. il rilancio del rapporto con le istituzioni, orientata a rendere più incisiva la nostra attività di advocacy e lobbying;
  3. la redazione delle Linee programmatiche che orienteranno l'azione dell'AIB per il triennio e che costituiscono la prima tappa di un percorso costituente per la ridefinizione della nostra visione delle biblioteche, dei bibliotecari e dell'AIB nel XXI secolo;
  4. la volontà di perseguire una politica di rigore e di trasparenza nella gestione economica e finanziaria
  5. l'avvio di un piano di razionalizzazione delle attività di segreteria (con l'assunzione a tempo indeterminato del personale, dopo anni di promesse) e della gestione del rapporto con le sezioni e con i soci;
  6. la definizione di un percorso congressuale che si dipanerà nel triennio sulle politiche bibliotecarie in Italia;
  7. la riapertura con successo dei Seminari AIB sui temi avanzati della biblioteca ibrida e della biblioteca digitale;
  8. l'avvio di uno studio per la riforma dello Statuto, che nelle intenzioni del CEN dovrà coinvolgere tutta l'Associazione e renderla più aderente alla sua missione e più adeguata alla realizzazione dei suoi obiettivi.

Questa relazione rimanda ai contenuti e al programma, denso, preciso, estremamente articolato costituito dalle Linee programmatiche su cui vogliamo lavorare nei prossimi anni e su cui chiediamo il massimo contributo di idee.

Il CEN s'impegna in un'operazione di trasparenza, democrazia, collegialità, disinteresse personale, consapevolezza dei valori dell'associazione, nell'abbattimento dei personalismi; un impegno che chiediamo debba coinvolgere i CER e tutti gli organismi dell'Associazione.

È poco, è molto, altri saprebbero fare meglio? Pensiamo di stare facendo quanto è necessario per traghettare l'AIB oltre la crisi strutturale e di valori che stava condannandola a un declino inesorabile, verso la morte.

Contiamo di riuscirci con l'impegno di tutti.


Copyright AIB 2005-11-23, rev. 2005-11-25 a cura della Redazione AIB-WEB
URL: <https://www.aib.it/aib/cen/as0511a.htm>

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