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Appello per il diritto all'informazione, contro ogni censura

Una prestigiosa casa editrice italiana (Einaudi) pubblica un libro di Virginie Despentes intitolato "Scopami". Una biblioteca comunale collocata all'interno di una scuola acquista il libro. Un'utente della biblioteca, una ragazza di quattordici anni, chiede e ottiene il libro in prestito. La bibliotecaria che ha autorizzato il prestito viene per questo denunciata ai carabinieri e condannata dal giudice per le indagini preliminari al pagamento di una multa ai sensi dell'art. 528 del codice penale: l'opera sarebbe oscena e la bibliotecaria colpevole di averla fatta circolare.

La vicenda è cominciata nel 2000 ed è tuttora in corso. L'interessata ha presentato opposizione alla condanna, e si attende con fiducia l'esito della causa: l'esame attento degli elementi di fatto e di diritto non potrà che portare alla piena assoluzione.

Secondo il codice penale, osceno è ciò che offende il senso del pudore, e non c'è nulla di più vago, ambiguo e controverso del comune senso del pudore. La biblioteca ha certamente il compito di selezionare opere di qualità, che soddisfino i bisogni degli utenti, ma la selezione deve avvenire secondo criteri oggettivi, e non secondo i gusti personali del bibliotecario di turno: a che titolo la biblioteca dovrebbe escludere dalla consultazione un'opera letteraria inclusa in un programma ministeriale a favore dei minori? Chi ha il potere di censurare?

La censura è una pratica che caratterizza i regimi dittatoriali; il livello di accesso alle informazioni è un indicatore della democrazia.

L'Associazione italiana biblioteche, nell'esprimere una propria posizione al proposito, ritiene fondamentale ribadire che la biblioteca da sempre è considerata come il luogo in cui si garantisce e si esercita, nelle forme più ampie, la libera circolazione dei documenti e delle idee da questi veicolati. Lo stesso Manifesto UNESCO sulle Biblioteche pubbliche ribadisce che "le raccolte e i servizi non devono essere soggetti ad alcun tipo di censura ideologica, politica o religiosa, né a pressioni commerciali ".

Si sottolinea come il processo alla bibliotecaria riguardi un'opera di libera circolazione, su cui non esistono vincoli né segnalazioni di particolari cautele, che non reca in copertina alcun formale divieto ai minori, non è stato sequestrato dalla magistratura e che, anzi, è incluso in un elenco di testi consigliati agli adolescenti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell'ambito della campagna contro la droga "Il vero sballo è dire no".

L'Associazione italiana biblioteche invita perciò tutti i cittadini, le istituzioni, i mass media a firmare ed a divulgare questo appello, facendo opera di stimolo e di sensibilizzazione affinché sia rigettata ogni forma di censura e difeso il diritto all'accesso all'informazione per tutti.

Se la censura entra in biblioteca, a uscirne svilita non è solo l'istituzione bibliotecaria, ma il profilo democratico del nostro paese nel ventunesimo secolo.

L'Associazione italiana biblioteche
in rappresentanza dei bibliotecari italiani


Copyright AIB 2005-05, ultimo aggiornamento 2005-06-07 a cura di Vittorio Ponzani
URL: <https://www.aib.it/aib/cen/censa.htm>
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