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Riforma del MBCA:
delusione per la bozza di decreto legislativo
approvata dal Consiglio dei Ministri

Cari colleghi,

nella sua ultima seduta il Comitato esecutivo nazionale ha dedicato particolare attenzione al complesso problema dell'ormai imminente emanazione del decreto di attuazione della cosiddetta legge Bassanini (L. n. 59/97) ed alla conseguente riforma del Ministero per i Beni culturali.
Come infatti sapete, il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 6 febbraio scorso, ha approvato uno schema di decreto legislativo che, per la parte relativa ai Beni culturali, ha sostanzialmente recepito le proposte avanzate dalla Commissione Cheli, a suo tempo insediata dal Ministro Veltroni per avanzare delle possibili ipotesi di riforma del settore.

L'Associazione, come tutto il mondo delle biblioteche e dei bibliotecari italiani, nutriva grandi speranze in questa iniziativa. Per la prima volta dopo molti anni si profilava la possibilità di un intervento organico sulle biblioteche dei Beni culturali e più in generale sull'organizzazione complessiva del Ministero, che consentisse l'avvio di quel processo di riforma e di riorganizzazione del sistema che da oltre un secolo si sta inutilmente attendendo. Rapporti Stato-Regioni, Enti locali, organizzazione dei servizi bibliografici nazionali, compiti e funzioni delle biblioteche nazionali centrali e degli istituti centrali erano solo alcuni dei grandi temi su cui era finalmente lecito attendersi una proposta chiara dopo decenni di colpevoli silenzi e ambiguità.

La bozza diffusa al termine dei lavori della Commissione, sia nella parte generale poi recepita dal Governo, che in quella sulla riforma del Ministero, ha invece ancora una volta deluso queste aspettative, confermando il sostanziale disinteresse che circonda le biblioteche e limitandosi a prospettare da un lato una sostanziale riproposizione senza reali modifiche dell'attuale situazione e dall'altro l'introduzione di provvedimenti parziali e disomogenei che, in assenza di una legge quadro di riferimento, paiono rispondere esclusivamente a mere logiche di parte.

Nei prossimi mesi, anche attraverso un ampio dibattito fra tutti i soci, tenteremo dunque, come sempre in passato, di avanzare precise proposte di modifica sulla parte del provvedimento relativa alla riforma del Ministero, attualmente ancora in fase di elaborazione e la cui approvazione è prevista per la fine del 1998, nella speranza di ottenere sostanziali miglioramenti al testo fin qui predisposto. A tal scopo un'intera sessione del nostro prossimo Congresso verrà appunto dedicata all'analisi ed alla discussione di questi temi ed alla formulazione di ipotesi di lavoro.

Frattanto si rende tuttavia necessaria un'immediata presa di posizione dell'Associazione sugli art.143-150 dello schema di decreto legislativo sul conferimento delle funzioni e dei compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli enti locali, attualmente all'esame delle Commissioni parlamentari e la cui approvazione è prevista entro la fine di questo mese. Dedicati ai beni ed alle attività culturali, questi articoli sembrano infatti dimenticare l'esistenza delle biblioteche, salvo nell'accezione di patrimonio librario contenuta nella lettera a) del 1º comma dell'art.143. Unica eccezione l'art.146 che prevede che «Le università possono richiedere il trasferimento delle biblioteche statali ad esse collegate». Non vogliamo chiederci a quale logica risponda una simile disposizione, priva oltretutto di qualsiasi principio regolatore (perché solo a richiesta? entro quali termini? con quali modalità?). Certo è che il semplice trasferimento, su mera richiesta di parte, e quindi senza alcun criterio informatore, di un settore delle biblioteche attualmente gestite dal Ministero, verrebbe solamente ad aggiungere ulteriori elementi di disomogeneità nel complesso delle biblioteche italiane, con l'aggravante che la formulazione del testo dell'articolo non contempla alcuna garanzia in merito ai servizi da erogare.
L'Associazione non può dunque accettare passivamente che ancora una volta le biblioteche vengano ridotte a pura merce di scambio fra diverse amministrazioni e pertanto il CEN ha stabilito di chiedere, insieme all'introduzione di un emendamento in cui vengano i richiamati i servizi bibliografici nazionali, l'abrogazione dell'intero art.146, inaccettabile, nella sua attuale formulazione, per l'intero mondo delle biblioteche italiane. In subordine, e se vogliamo provocatoriamente, la nostra richiesta è che quell'articolo 146 assuma una valenza e dei contenuti diversi, prefigurando un possibile scenario di riforma e razionalizzazione del sistema, e preveda, previe apposite convenzioni che assicurino la tutela del patrimonio bibliografico e il mantenimento di condizioni di accesso e fruizione pubblica non inferiori a quelle previste dal regolamento attualmente in vigore, il trasferimento ad altre amministrazioni di quelle biblioteche pubbliche statali, che svolgano prevalentemente funzioni di interesse regionale o locale o di supporto agli studi universitari.

L'esiguità del tempo a disposizione, la decisione con cui il Ministro Veltroni ha difeso questa formulazione dello schema di decreto in seno al Consiglio dei Ministri, la complessità e varietà di interessi coinvolti rendono certamente difficile l'accoglimento delle nostre proposte di modifica, in specie su quest'ultimo punto. È però importante, a parere del CEN, che ancora una volta l'Associazione italiana biblioteche esprima con forza e decisione le proprie posizioni su temi di così grande rilevanza per l'intera comunità.

Il Comitato esecutivo nazionale
Roma, 7 marzo 1998


Copyright AIB 1998-03-08, ultimo aggiornamento 1998-12-10 a cura di Ilaria Brancatisano
URL: https://www.aib.it/aib/cen/mbca2.htm

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