[AIB]

AIB. Commissione nazionale biblioteche pubbliche

AIB-WEB | Le Commissioni | Commissione biblioteche pubbliche


XLVII Congresso nazionale AIB
AIB2000
Mercoledì, 25 ottobre 2000
"Palla al centro" : incontro nazionale dei Centri servizi per le biblioteche pubbliche
Convegno a cura dell'AIB. Commissione nazionale Biblioteche pubbliche

Palla al centro" 2. Dopo Vicenza..."
di Patrizia Lucchini

Dopo Vicenza:

in quell'occasione i diversi Centri servizi portarono ognuno la propria esperienza, sollecitando riflessioni e momenti di elaborazione collettiva che tentassero, se non di dare risposte certe e prospettive sicure, se non altro di mettere a fuoco i problemi ed i dubbi comuni un po' a tutti e di lanciare una serie di proposte parziali ma stimolanti.

Ulteriori elementi di discussione trovarono espressione nel recente convegno di Bologna sui servizi bibliotecari.

Oggi forse si presenta l'occasione più opportuna per cercare di costruire un terreno di confronto omogeneo, nel quale non ci si limiti più a descrivere analiticamente le proprie funzioni di centro servizio, ma si tenti un'operazione sicuramente più difficile ed ambiziosa, quella cioè di contribuire, tutti insieme, a delineare una sorta di carta dei servizi dei Centri per le biblioteche pubbliche, focalizzando i nodi problematici, le debolezze, ma anche le possibilità che queste esperienze – più o meno lontane nel tempo, più o meno radicate nelle loro comunità – offrono per uno sviluppo armonioso delle biblioteche in Italia, attraverso la diffusione di uno spirito cooperativo e la crescita di una logica di sistema.

Mi contraddico subito e parto dal racconto di un'esperienza, la nostra a Ferrara, con l'intento, però, di riuscire, o meglio sperando di riuscire, a trarre da questa esperienza motivi di riflessione e di confronto tra noi.

La nostra è una provincia piccola, circa 350.000 abitanti, in tutto 26 comuni, compreso il Comune capoluogo, A parte Ferrara città, le realtà maggiori sono Cento e Comacchio (circa 30.000 abitanti), mentre vi sono alcuni Comuni di dimensioni molto ridotte, 2-3.000 abitanti. Con la sola eccezione di un Comune, tutti gli altri sono dotati di biblioteca e tutti aderiscono oggi al Centro Provinciale di Catalogazione.

Come Centro siamo nati nel 1993, con l'obiettivo di centralizzare la catalogazione, che mi pare un po' ovunque abbia rappresentato il primo passo per costruire qualcosa che somigliasse ad un servizio di secondo livello, un servizio per i bibliotecari. Solo in un secondo momento, una volta consolidato il Centro, ci si è posti il problema di allargare il ventaglio delle opportunità offerte alle realtà del territorio. E' nato così il servizio di trasporto dei documenti, prenotati prima telefonicamente, poi in via telematica, dalle biblioteche, il cosiddetto Interlibro, che è partito nel maggio del 1999 ed oggi sta velocemente crescendo. L'evoluzione delle tecnologie ha decisamente aiutato: oggi stiamo per passare ad un modello di rete informativa che permetterà al sistema di svolgere tutta una serie di funzioni proprio attraverso l'utilizzo della stessa rete, dalla catalogazione per così dire "derivata" dei dati inseriti al Centro, al prestito interbibliotecario, tra pochissimo possibile all'utente anche dal proprio domicilio, attraverso Internet, alla creazione di pagine web da parte di tutti i bibliotecari....ecc.

Un importantissimo tassello che si va costruendo riguarda le biblioteche scolastiche, che stano aderendo al nostro modello di rete e con le quali abbiamo formulato un protocollo di intesa (tramite il Provveditorato), mentre si avvicina il momento in cui anche con l'Università di Ferrara stabiliremo forme di cooperazione attraverso una convenzione per la partecipazione al polo SBN Sebina Indice

Vorrei inoltre dire che, non come Centro Provinciale, ma come Ufficio Biblioteche del quale mi occupo da ormai 15 anni, altri interventi svolti in forma centralizzata, con la collaborazione dei bibliotecari hanno riguardato la misurazione dei servizi, effettuata secondo le linee guida aib, e la pianificazione delle risorse attraverso un meccanismo di incentivazione, per il raggiungimento di standard obiettivo da noi pre-definiti. La condivisione di un piano triennale di sviluppo delle risorse, aiutato finanziariamente da Regione e Provincia, ha stimolato il confronto tra gli operatori e fatto maturare in loro la consapevolezza delle potenzialità che i servizi possono esprimere se indirizzati verso standard accettati e perseguiti attraverso la programmazione delle risorse.

Non secondario, infine, il ruolo svolto da questo Ufficio nella formazione sul lavoro, cioè nell'aggiornamento che ogni anno proponiamo ai bibliotecari su temi concordati con loro. Anche qui, si è cercato di superare la casualità e l'episodicità dei primi anni per andare verso interventi formativi legati ad esigenze concrete e proiettati verso progettualità pluriennali.

Aggiungo che catalogazione, assistenza informatica ai bibliotecari in rete, avvio del prestito interbibliotecario, gestione del trasporto con Interlibro, tutte queste funzioni – se si esclude il trasporto fisico vero e proprio – sono state svolte, in un primo tempo da una dipendente della Provincia e da due bibliotecarie di una cooperativa esterna, dal 1995 interamente con risorse umane interne alla piante organica della Provincia (n. 3 persone, di cui 2 a tempo pieno sulla catalogazione). Una gestione, dunque, interamente in economia, nel nostro caso.

I costi sono presto detti: circa 120 milioni relativi al personale addetto, più 30 milioni per il trasporto dei libri, a cui vanno aggiunte le non piccole somme destinate in questi anni a sostenere lo sforzo dei Comuni verso l'adeguamento delle proprie macchine e l'acquisizione della nuova versione del programma, nel nostro caso il S. produx.

Per tutti questi servizi i Comuni ci corrispondono quote annue, ripartite su tre fasce, di entità di molto inferiore al costo sostenuto da Provincia e Regione per la rete, consistenti in somme pro Comune da L. 1.500.000 a L. 2.500.000.

Sono importi modesti, tuttavia anche piccoli incrementi della spesa a loro carico – che stiamo ipotizzando di adottare - ci mettono di fronte ad una questione cruciale: se veramente, cioè, questi servizi che offriamo alle biblioteche e quindi agli utenti siano percepiti dagli amministratori, e spesso dai dirigenti che non son bibliotecari, come importanti, strategici per la crescita di quei servizi e per la soddisfazione dei cittadini di quel territorio. Poiché si sa, anche nelle pubbliche amministrazioni si spende più volentieri se si ritiene che quelle risorse vanno a sostenere e a potenziare servizi ritenuti necessari per la propria comunità. Purtroppo, invece, l'atteggiamento spesso diffuso è quello di assessori e sindaci non del tutto convinti che gli interventi dei Centri servizi si traducano realmente in vantaggi per la biblioteca che anzi, per molti di loro, andava bene anche prima, quando l'operatore si arrabattava al catalogo solo soletto, con i suoi pochi libri ed i suoi ancora meno numerosi utenti e non sapeva nemmeno che cosa succedeva nella realtà a lui vicina.

Sta di fatto che oggi le quote dei 24 Comuni aderenti al Centro (cioè in pratica tutti con la sola eccezione del Comune di Ferrara) coprono a malapena un quarto delle spese che annualmente la Provincia sostiene per la rete delle biblioteche. Il resto proviene dalla Regione o è a carico del bilancio provinciale.

Detto tutto questo, anche attraverso un confronto con colleghi della mia regione, a diversi anni dalle prime timide mosse dei Centri sistema, emergono tutta una serie di domande non oziose e non retoriche:

Dal punto di vista del bibliotecario, sicuramente un vantaggio è dato dal trovarsi inserito in una struttura all'interno della quale: primo si sente sgravato di compiti che precedentemente svolgeva in totale solitudine, con il solo appoggio della letteratura professionale e delle regole bibliografiche, secondo il trovarsi parte di un sistema, all'interno di una rete di relazioni, lo stimola e lo spinge verso un costante confronto e una sana competizione per migliori risultati, infine – con le recenti innovazioni tecnologiche – la realtà di un unico catalogo collettivo che permette interrogazione e prestito a distanza non può che far positivamente sentire il bibliotecario parte di un'ampia comunità di operatori, tutti orientati allo stesso risultato.

Dal punto di vista del cliente della biblioteca, non ci sono dubbi: se il risultato della cooperazione è un catalogo on line che gli consente di conoscere il posseduto di un'unica grande biblioteca virtuale, di ottenere non solo virtualmente documenti disseminati nel territorio, attraverso il prestito interbibliotecario e la consegna del documento nella propria biblioteca, sicuramente questo si traduce in un beneficio per gli utenti.

Si tratta tuttavia di andare un po' più a fondo e di chiedersi, come recentemente faceva Giorgio Lotto, a Bologna, non soltanto se la cooperazione conviene, ma anche e soprattutto quanto costa e quanto conviene.

Forse non sarebbe male se un supplemento d'indagine al prezioso lavoro svolto dalla Istituzione Bertoliana sui diversi centri di cooperazione in Italia riuscisse ad accertare non soltanto le entrate che arrivano ai centri dagli enti aderenti e beneficianti, ma realmente i costi – come dire – dei singoli servizi. Per esempio: sarebbe utile ai Centri poter conoscere e confrontare i costi della catalogazione, oppure quella del servizio di trasporto dei documenti, o ancora, quella legata – dove esiste – al coordinamento degli acquisti. Ovviamente una misurazione di questo tipo va trasformata in un indicatore, cioè messa in relazione alla popolazione servita, al numero di iscritti al prestito ed alla quantità di prestiti attivati nel sistema, alla vitalità quindi delle biblioteche del sistema stesso.

Poichè è evidente che se la cooperazione – con i suoi costi - non è riuscita, in un certo numero di anni, a far decollare le biblioteche, a farle crescere nella comunità, a dare impulso alla lettura ed allo studio misurati in termini di presenze, iscritti e prestiti, allora vi sono molti legittimi dubbi che quelle risorse siano ben spese.

Dico questo in modo un po' provocatorio, poiche' sono convinta che dei grossi passi avanti le biblioteche li abbiano compiuti e questo grazie anche al ruolo svolto dai centri servizi. Pero' ragionare per provocazioni mi serve per sollecitare una discussione e far emergere problemi e questioni che si agitano dietro le nostre azioni ed i nostri progetti

Probabilmente un modo per cominciare a fare chiarezza sulle possibili evoluzioni dei centri per le biblioteche, puo' essere quello di considerare – uno per uno – i servizi che vengono resi alle biblioteche, esaminandoli sotto l'aspetto dei costi e dei reali benefici.

Ovviamente, le questioni più interessanti si radunano attorno alla catalogazione. Piu' o meno tutti i Centri – e il nostro non fa certo eccezione - sono sorti su questa esigenza: costruire un catalogo collettivo nella propria realtà (provinciale od intercomunale), utilizzando i software più in voga o maggiormente diffusi in quell'area (da noi il Sebina, altrove Tin lib, oppure Isis e così via).

Oggi, nell'epoca degli OPAC e dei Metaopac, della ricerca a tutto campo su banche dati nazionali ed internazionali su Internet, l'attenzione circoscritta al proprio catalogo on line rischia di apparire miope e provinciale.

Anzitutto, sembrerebbe arrivato il momento – come ricordava il collega Branchetti – di trovare una valida alternativa all'attuale situazione, nella quale tutti descrivono, indicizzano, soggettano tutto, in una assurda ripetizione delle stesse notizie sulle diverse banche dati.

Nella mia esperienza, nella quale il catalogo collettivo è quasi interamente costituito dalle descrizioni effettuate dagli operatori del Centro di catalogazione, mi capita sempre più frequentemente di pensare all'enorme spreco di intelligenza e competenze dilapidate nel ripetere per la centesima volta la catalogazione dell'ultimo best-seller. Molto piu' produttivo – mi dico- sarebbe concentrare le energie, per esempio , nel trattare opere che altri non trattano, per esempio testi locali, opere particolari ecc., in una logica di articolazione ed integrazione delle risorse.

Oggi diventa più che mai necessario pensare ad agenzie, a grandi banche dati di valenza nazionale o almeno regionale da cui tutti i centri possano derivare dati catalografici per le proprie biblioteche.

Ci si dirà che la BNI, ma le notizie in BNI non sono tempestivamente inserite, arrivano per così dire già vecchie. Altri diranno che c'è SBN, l'opac da cui scaricare le catalogazioni, ma anche qui il risultato e' parzialissimo, si recupera la descrizione, che è l'aspetto meno problematico, non l'indicizzazione, vera bestia nera di tutti i catalogatori.

Questo è un problema che va affrontato, ad un livello importante e con progettualità non fantasiose ma tagliate sulle esigenze di razionalizzazione ed economicita' che oggi piu' che mai si impongono.

Queste problematiche mi richiamano alla mente altre questioni collegate:

razionalita' della spesa: qual e'il livello ottimale di servizio dei Centri? E poi:

quali sono le funzioni che piu' opportunamente vengono svolte dalla cooperazione, quali quelle che e' più giusto invece che restino appannaggio delle biblioteche?

quale e' la dimensione ottimale per poter avere economie di scala?

Della catalogazione si è detto, per altri ambiti forse è auspicabile un ragionamento su base interprovinciale o regionale (per es. la formazione o il prestito interbibliotecario)

Per concludere: auspico che da questo secondo incontro sulla cooperazione si possa uscire costituendo un tavolo di lavoro concreto, che ci conduca a fare elaborazioni e proposte operative, tali da far si' che, incontrandoci nuovamente, non vi sia un semplice "palla al centro" 3, ma qualcosa di piu' evoluto, un passo avanti nella costruzione di un modello per i sistemi e la cooperazione.


Copyright AIB 2000-10-31, a cura di Elena Boretti
URL: https://www.aib.it/aib/commiss/cnbp/c2lucchin.htm


AIB-WEB | Le Commissioni | Commissione biblioteche pubbliche