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Le biblioteche statali universitarie e le università: quale integrazione?

Bologna, Aula Magna della Biblioteca Universitaria
18 e 19 dicembre 1998


Relazione di

Pierangelo Bellettini

Forse non tutti i presenti sanno che per circa un ventennio, dall'inizio degli anni '40 all'inizio degli anni '60, qui a Bologna si discusse a lungo di un progetto che prevedeva l'accorpamento delle due più importanti biblioteche cittadine, la Biblioteca Universitaria e quella dell'Archiginnasio.

I fondi librari dei due istituti avrebbero dovuto abbandonare le loro sedi originarie, per essere collocati gli uni accanto agli altri in un nuovo edificio appositamente progettato, dando così origine ad una biblioteca di grandissimo rilievo e per la quale si sarebbe potuto rivendicare il rango di biblioteca "nazionale".

Questo ambizioso progetto era sostenuto da più parti, da varie forze politiche, ma non venne comunque portato a termine. E tutto sommato - io ritengo - fu un bene che non venisse realizzato. Perché biblioteche storiche e "di tradizione" - chiamiamole pure così - plurisecolari come l'Universitaria e l'Archiginnasio traggono una parte non indifferente del loro fascino e della loro immagine - il che vuole dire anche della loro capacità di richiamo - dall'edificio stesso in cui sono collocate; che nel caso dell'Universitaria coincide con la sede originaria, appositamente costruita e all'uopo arredata fin dall'inizio. E analogamente non è un mistero che il richiamo che la Biblioteca dell'Archiginnasio esercita sui suoi frequentatori, sui suoi lettori è in parte dovuto anche allo straordinario edificio che la ospita, che fin dal primo impatto richiama visibilmente e in modo concreto e tangibile una lunga tradizione di storia cittadina.

Ho voluto prenderla un po' alla lontana, iniziando il mio discorso da questo episodio, peraltro per fortuna "mancato", per sottolineare come le due maggiori biblioteche cittadine abbiano avuto fin dalle origini una storia strettamente intrecciata. Una storia fatta anche inevitabilmente di competizione, di emulazione, a volte anche di sovrapposizione di compiti e di identità degli obiettivi; e ciò soprattutto per quanto riguarda due punti fondamentali:

  1. la documentazione della cultura cittadina, con il conseguente acquisto in competizione di manoscritti e libri antichi aventi attinenza alla cultura e alla storia bolognesi;
  2. e la progressiva specializzazione delle raccolte - e questo è particolarmente vero per l'Archiginnasio - prevalentemente in campo umanistico, in senso lato umanistico.

La storia novecentesca degli istituti bibliotecari bolognesi è tutta percorsa dall'esigenza di un miglire coordinamento delle risorse e da una più chiara suddivisione dei ruoli, alla luce anche della nascita delle biblioteche comunali popolari (la prima venne fondata nel 1909, da una costola dell'Archiginnasio) e dall'affermarsi delle biblioteche specialistiche dell'Università, di istituto, di facoltà, di dipartimento.

Ovviamente, se la Biblioteca Universitaria passerà all'Università di Bologna ed entrerà a fare parte a pieno titolo del Sistema Bibliotecario di Ateneo, non si potrà in nessun modo eludere l'esigenza di un - chiamiamolo - "riposizionamento".

L'Archiginnasio ha già in gran parte superato un travaglio del genere con l'inizio degli anni '80, quando vennero drasticamente ridisegnati il suo ruolo e le sue funzioni, passando da biblioteca a funzione generalistica a biblioteca a prevalente vocazione storico-umanistica, e in particolare come punto di raccordo per la valorizzazione e la conservazione delle fonti e dei documenti attinenti alla storia locale.

Anche se l'Archiginnasio ha già pressoché portato a compimento un difficile processo di adeguamento del proprio ruolo, ciò comunque non toglie che la prossima apertura di una nuova grande biblioteca comunale (la Biblioteca dell'ex Sala Borsa) a poche decine di metri di distanza, con una prevalente vocazione alla pubblica lettura e alla documentazione della cultura contemporanea, e con una sottolineatura sulla multimedialità, imporrà anche per l'Archiginnasio un ulteriore ritocco e un adeguamento di ruolo, in pratica un riposizionamento ulteriore.

E in questo l'Universitaria e l'Archiginnasio, che rimangono comunque le due biblioteche più grandi e prestigiose della città, si trovano a dovere affrontare problemi molto simili, l'una all'interno del sotto-sistema delle biblioteche di Ateneo, l'altra all'interno del sotto-sistema delle biblioteche del Comune di Bologna, con un necessario riferimento al quadro d'unione, il sistema bibliotecario cittadino, che se è stato francamente e platealmente disatteso ai tempi dell'emanazione della legge regionale 42 del lontano 1983, ha però in questi ultimi anni trovato nei fatti una sua realizzazione con la fusione dei due originari poli SBN bolognesi (quello dell'Università e quello degli Enti locali) in un unico polo, il polo UBO, acronimo che sta per polo Unificato di Bologna, fusione che ha necessariamente messo a contatto e a confronto quotidiano, obbligandoli a parlare un'unica lingua, i bibliotecari del Comune, quelli dell'Università, quelli della Biblioteca Universitaria.

Ognuna nel proprio sottosistema, sia l'Universitaria sia l'Archiginnasio dovranno inevitabilmente diventare i punti di raccordo principali, anche se non esclusivi, per il deposito, il trattamento e la conservazione (ovviamente con una accorta politica di scarto, soprattutto dei duplicati) delle raccolte librarie non più utilizzate correntemente dalle altre strutture bibliotecarie del relativo sotto-sistema.

E ciò porrà problemi molto seri in termini di

  1. spazi,
  2. di risorse
  3. e di personale

problemi che occorrerà comunque affrontare anche in questo caso in una logica sistemica complessiva per razionalizzare il più possibile una prassi di interventi senza la quale nessun sistema bibliotecario può realisticamente svilupparsi in modo sano.

Altro compito che secondo me deve spettare naturalmente all'Universitaria e all'Archiginnasio è quello dell'organizzazione di mostre, giornate di studio, corsi sul libro antico, sulle più importanti raccolte documentarie, sull'illustrazione libraria, sulla nascita del giornalismo e così via per valorizzare ancora di più il patrimonio posseduto, facendolo conoscere ad un pubblico più vasto. E' questa un'opera di sensibilizzazione che bisognerà portare avanti, per non fare abbassare la guardia sull'esigenza della tutela di un patrimonio che deve passare il più possibile indenne, anzi potenziato ed accresciuto, alle generazioni che verranno dopo la nostra. E' anche un modo per sottolineare la propria specificità, esaltandone le caratteristiche peculiari rispetto agli altri istituti bibliotecari cittadini.

Da ultimo volevo dire qualcosa sul delicato problema della convenzione, il cui testo è in corso di definizione e che dovrebbe sancire il passaggio della Biblioteca Universitaria dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali all'Università di Bologna.

Io condivido in pieno i richiami alla prudenza che ho sentito fare ieri da alcuni relatori, perché bisogna a tutti i costi evitare - in una cosa così importante - che la fretta porti a delle scelte non abbastanza motivate e approssimative. Ci sono alcuni aspetti fondamentali che converrà chiarire molto bene per definire che cosa deve essere la "nuova" Biblioteca Universitaria e quale può essere il suo ruolo nel sistema, o meglio nel sotto-sistema delle biblioteche di Ateneo.

Uno di questi temi, da studiare molto bene, è la Direzione: il direttore della Biblioteca Universitaria, nell'ipotesi di questo passaggio, non deve vedere in nessun modo immiserito il suo ruolo, anzi.

Occorre evitare il pericolo che il direttore venga scelto, come se si trattasse della concessione di un titolo accademico onorifico, fra i professori universitari più prestigiosi e prossimi alla pensione. Il direttore deve rimanere un tecnico - nel senso più alto del termine - , che ha fatto tutta la sua carriera all'interno delle biblioteche e che è in grado di distinguere un cd-rom da un microfilm, un incunabolo da un periodico sportivo. E inoltre dovrebbe essere del livello dirigenziale più alto, equiparabile a quello del direttore amministrativo dell'Università; e quindi dovrebbe fare parte a pieno titolo del Senato Accademico e degli organismi di governo dell'Università più ristretti; insomma deve avere un prestigio e un rango di tutto rilievo.

Anche questo - ritengo - è un modo per garantire che il passaggio della Biblioteca Universitaria dal Ministero all'Università possa essere un momento di crescita e non di immiserimento per l'intero sistema bibliotecario cittadino.


Copyright AIB 1999-03-13, a cura di Elena Boretti
URL: http://www.aib/it/aib/commiss/cnsbnt/belletti.htm


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