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Le biblioteche statali universitarie e le università: quale integrazione?

Bologna, Aula Magna della Biblioteca Universitaria
18 e 19 dicembre 1998


La Biblioteca Universitaria di Pisa

di Alessandra Pesante

Cenni storici

"[La biblioteca Universitaria di Pisa], come ormai tutte o quasi tutte le Universitarie, solo per tradizione ha il nome di universitaria, ma in realtà è Biblioteca governativa, distinta dall'Università e da questa indipendente ..." e ancora " Essa continua ad essere Biblioteca di alta cultura ... ma è anche, ed aspira a divenirlo sempre più, Biblioteca di cultura generale, a disposizione di tutti ...", così scriveva nel 1954 l'allora direttrice della Biblioteca Cesarina Pacchi, testimoniando con le sue parole il progressivo affievolimento del legame tra Università e biblioteche universitarie che da tempo si andava maturando ed era stato sancito a livello legislativo dall'attivazione all'interno del Ministero della Pubblica Istruzione della Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche con il R.D. 7 giugno 1926, n.944.
La Biblioteca Universitaria di Pisa, aperta al pubblico nel 1742, era invece, per fondazione e per tradizione, biblioteca universitaria a tutti gli effetti. Costituita sulla ricca biblioteca di un professore universitario di Diritto, Giuseppe Averani, aveva visto crescere il suo patrimonio librario tramite acquisizioni per acquisto o lascito da parte di altri insigni docenti dell'Ateneo Pisano, fino a inglobare nelle sue raccolte i fondi appartenuti agli ex collegi universitari di Sapienza e Ferdinando.
Nel 1823 a sancire anche fisicamente il legame tra l'Università e la sua biblioteca, quest'ultima veniva ospitata all'interno della Sapienza, sua attuale sede.
Per tutto l'Ottocento il legame tra le due Istituzioni era restato assai saldo, facilitato dalla comune appartenenza al Ministero della Pubblica Istruzione, come testimonia la relazione sullo stato della Biblioteca prodotta nel 1872 dal prof. Ferrucci. La Biblioteca Universitaria è diretta da un Professore-Bibliotecario il quale per la politica degli acquisti si avvale della consulenza di alcuni professori che hanno la funzione di consiglieri, così come previsto dal R.D. 24 settembre 1861.
A sancire ulteriolmente l'appartenenza delle biblioteche universitarie all'Università provvederà successivamente il R.D. 28 ottobre 1885, n.3464 che per primo diede un orientamento uniforme e un assetto definitivo alle biblioteche governative.
Anche il successivo R.D. 24 ottobre 1907, n.733 conferma questa tendenza: si mantiene la distinzione già presente nel precedente decreto tra le biblioteche autonome e le biblioteche che servono di sostegno ad altri istituti, come le universitarie.
Queste ultime hanno l'obbligo di:
a) porgere ai discenti il necessario sussidio per quegli studi che si compiono nell'università stessa;
b) offrire agli insegnanti gli strumenti di ricerca propri delle scienze che essi professano.
E' prevista una Commissione permanente presieduta dal Rettore dell'Università con il compito di affiancare la Direzione della biblioteca nell'acquisto dei libri, nella definizione degli orari, nel miglioramento della sede, ecc.
Viene inoltre previsto che il - Capo della biblioteca - invii annualmente la relazione sullo stato della biblioteca anche al Rettore.
Di innovativo rispetto alla legislazione precedente c'è l'attenzione che le biblioteche governative devono al territorio in cui operano tant'è che all'art.8 si dice che negli acquisti le biblioteche nazionali e universitarie debbono privilegiare quella parte dello scibile della quale siano "deficienti" le altre biblioteche locali.
A partire dai primi del '900 dunque si comincia a evidenziare quel ruolo che le biblioteche universitarie in generale e la Biblioteca Universitaria di Pisa in particolare andranno ad assumere negli anni successivi e cioè di grande biblioteca pubblica non più rivolta esclusivamente a un pubblico di studiosi, a cui facevano riferimento le parole della Pacchi.
L'importanza della Biblioteca Universitaria all'interno del sistema bibliotecario pisano viene riconfermata nel 1975, nella Conferenza Culturale Cittadina organizzata per discutere di beni culturali alla luce della costituzione del nuovo Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Nello stesso anno proprio in virtù della riconosciuta centralità della Biblioteca all'interno del sistema bibliotecario cittadino le vengono assegnati da parte del Comune dei locali da poter utilizzare quali magazzini, dato gli enormi problemi creatisi con la crescita delle raccolte, in modo da far fronte all'annoso problema degli spazi che ancora oggi non ha trovato una soluzione.
Ma in realtà, seppure attenuato, il legame tra la Biblioteca e l'Università continua a resistere: è del 1932 l'accordo con la Facoltà di Lettere in base al quale la Biblioteca acquista su fondi messi a disposizione dall'Università pubblicazioni per quella Facoltà e questa prassi proseguirà per cinquant'anni fino al 1982.
La situazione non muta neppure con il nuovo Regolamento organico delle biblioteche DPR 5 settembre 1967, n.1501, tant'è vero che la Commissione permanente prevista nel dettato legislativo che allarga i suoi compiti rispetto al decreto del 1907 con la possibilità di promuovere "convenzioni tra l'Università e la biblioteca sulla costituzione di cataloghi collettivi, sulla distribuzione delle opere pervenute per cambio e su ogni altra forma di cooperazione" , viene convocata a Pisa assai raramente.
L'unica forma di collaborazione che ha una sua continuità è quella con la Facoltà di Lettere già citata.
Sarà proprio invece la istituzione del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, che accoglie nel suo ambito la Direzione generale delle Accademie e Biblioteche, a accrescere ulteriolmente il distacco fra Università e biblioteche universitarie, sancendo la separazione anche a livello di appartenenza di Ministero tra le due Istituzioni.La non appartenenza allo stesso Ministero dunque da un lato e dall'altro la "crescita" delle biblioteche dell'Università, coinvolte in un processo di ripensamento su organizzazione e compiti, segna il momento di massimo distacco tra Biblioteca Universitaria e sistema bibliotecario di Ateneo, ma la Biblioteca rimane per collocazione fisica, per tipologia di utenza e di patrimonio librario punto di riferimento ineludibile, tanto è vero che nel
1990 la Commissione di studio dell'Università di Pisa per le biblioteche, presieduta dalla prof.ssa Fasano Guarini, nella relazione conclusiva dei propri lavori prende atto della necessità di un maggiore collegamento con la Biblioteca Universitaria.
Essa propone pertanto il ripristino della funzionalità della Commissione Permanente in quanto ravvisa in esso lo strumento adeguato " a comunicare alla Direzione della Biblioteca le esigenze e le preoccupazioni dell'Università, in uno spirito di fattiva e vigile collaborazione", ma in realtà tale suggerimento trova scarsa accoglienza.
A conclusione di questo breve excursus, alcune parole sull'ultimo, in ordine di tempo, provvedimento legislativo che si è occupato dell'organizzazione delle biblioteche pubbliche statali e cioè il DPR 417/1995, che , a nostro avviso, già prefigurava nel suo impianto un nuovo assetto delle biblioteche statali appunto, col concorso alla gestione di più soggetti istituzionali, a seconda dei compiti che esse dovevano svolgere .
Il riferimento alle biblioteche universitarie è vago: esse " attuano il coordinamento con le Università nelle forme ritenute più idonee sul piano dei servizi e delle acquisizioni", mentre scompare la Commissione permanente.
L'approfondimento delle funzioni da svolgere poteva essere demandato al Regolamento interno previsto dalla legge (art.16).
E' il caso della Biblioteca Universitaria che, nel definire i principi generali del suo ordinamento, si riconosceva il ruolo precipuo di biblioteca rivolta agli studi universitari: "La Biblioteca Universitaria di Pisa ha il compito primario di soddisfare le necessità bibliografiche di ricerca e di didattica dei docenti e degli studenti dell'Università degli Studi ...".

 

La Biblioteca Universitaria oggi

Con il suo patrimonio di 600.000 volumi circa la Biblioteca Universitaria di Pisa si colloca tra le maggiori biblioteche toscane. Conserva preziosi e cospicui fondi antichi, raccolte manoscritte, carteggi, importantissimi fondi privati; ha una ricca raccolta di periodici sia umanistici che scientifici antichi e moderni.
Grazie al diritto di stampa e ad una attenta politica di acquisizioni nel settore delle pubblicazioni riguardanti Pisa e il suo territorio è la più importante biblioteca cittadina per gli studi di storia locale, oltre che testimone dell'editoria toscana in generale e pisana in particolare. Con tale patrimonio rappresenta pertanto la memoria storica non solo dell'Università ma anche della città di Pisa.
La doppia anima della Biblioteca, da una parte rivolta agli studi universitari e dall'altra grande biblioteca pubblica è testimoniata dalla tipologia dei suoi frequentatori in gran parte studenti e docenti dell'Università, ma anche, se pure in minor misura, cittadini e studenti delle scuole secondarie.
Tale stato di fatto è sanzionato anche dal recente Regolamento interno precedentemente citato là dove definisce le funzioni e il ruolo della Biblioteca.
A partire dalla fine degli anni '80 la Biblioteca partecipa con le altre biblioteche cittadine, soprattutto con la Biblioteca della Scuola Normale e con le biblioteche dell'Università alle politiche di cooperazione che si sono andate sviluppando sia a livello di erogazione di servizi sia di cooperazione nella politica degli acquisti.
Ad oggi tale cooperazione ha cominciato a dare i primi frutti con un buon coordinamento nel campo degli orari di apertura delle biblioteche e soprattutto nella politica degli acquisti per quel che riguarda periodici e CDROM, mentre si sta procedendo a intervenire anche sulle collezioni.
Il dover interagire all'interno di un sistema bibliotecario ha portato la Biblioteca a riflettere sul suo ruolo e a individuare le proprie specificità.
Pertanto in questi ultimi anni si è prestata particolare attenzione agli aspetti legati al servizio di consultazione e di reference, riconoscendone la centralità come momento specifico e caratterizzante per la Biblioteca Universitaria, che possiede un apparato bibliografico antico e moderno di grande prestigio.
Si è ritenuto infatti che in un ottica di sistema una delle sue funzioni debba sicuramente essere quella di centro di informazione per la città tutta e, data la specificità dei suoi strumenti bibliografici, per l'Università. Rientra in tale logica anche l'accrescimento della ricca raccolta di periodici di carattere generale.
E' stato istituito un servizio al pubblico di Informazioni bibliografiche, funzionante per tutto l'orario di apertura, con personale specializzato in grado di fornire informazioni sia tramite gli strumenti di ricerca tradizionali, sia tramite gli strumenti informatizzati.
Attualmente poi la Biblioteca sta attraversando un momento di trasformazione grazie alla scelta di aderire al Servizio Bibliotecario Nazionale come Polo di un sistema a cui afferiranno altre biblioteche appartenenti a Enti diversi.
A partire dagli anni '90 dunque inizia il ripensamento del ruolo della Biblioteca e dei suoi rapporti con le altre biblioteche dell'Università per lo più al di fuori del confronto istituzionale, creando le basi per una collaborazione di fatto, basata su programmi specifici.
Nonostante tali aperture però se si dovesse classificare la Biblioteca in base alle tipologie proposte dal recente documento del Gruppo di lavoro del MURST su "Configurazioni istituzionali e assetto delle biblioteche universitarie italiane" del gennaio 1998, sicuramente la Biblioteca Universitaria si collocherebbe tra quelle che hanno sistemi aventi relazioni deboli con l'Università.
La collocazione fisica, la tipologia di utenza e la specificità del patrimonio bibliografico non sono infatti bastati a colmare un divario sempre più ampio rispetto a un sistema bibliotecario universitario che si andava consolidando in maniera autonoma e con risorse maggiori rispetto a quelle della Biblioteca.
In una situazione come quella italiana nella quale, come giustamente affermava Maurizio Messina in un suo intervento, l'approccio di tipo istituzionale è sempre stato dominante al momento di riformare l'ordinamento delle biblioteche, difficilmente la situazione poteva essere diversa.
E tutto questo è avvenuto però senza che la Biblioteca Universitaria smettesse mai di sentirsi di fatto tale a tutti gli effetti.

 

La Legge "Bassanini"

Ancora una volta è con un provvedimento legislativo, in questo caso il decreto 112/1998 attuativo della cosiddetta legge Bassanini sul trasferimento di competenze dalla Stato alle Regioni e agli Enti Locali, che si interviene sull'ordinamento delle biblioteche pubbliche statali.
L'Associazione Italiana Biblioteche ha già espresso in altre sedi le proprie perplessità sulla legge e avanzato richieste di modifica che non sono state per altro accolte nella redazione definitiva del succitato decreto.
Il timore è quello che ancora una volta si vanifichi un'occasione importante per intervenire in maniera positiva sull'ordinamento delle biblioteche fin qui appartenute allo Stato e sull'intero sistema bibliotecario nazionale, perseguendo logiche di spartizione più che di razionalizzazione.
Proprio l'art. 151 che recita " Le Università possono richiedere il trasferimento delle biblioteche statali ad esse collegate" aveva suscitato forti perplessità per l'eccessiva vaghezza della formulazione.

 

Il possibile ruolo della Biblioteca

Dare contenuti al dettato della legge è la sfida che vedrà coinvolti la Biblioteca Universitaria da una parte e il sistema bibliotecario d'Ateneo dall'altra.
Come si è già detto in precedenza non è la logica astratta che deve prevalere ma il confronto costruttivo sul piano della definizione dei ruoli, dei programmi di sviluppo dei servizi, sulla politica del personale, proseguendo su una linea di azione che, come si è detto è già stata intrappresa in via informale.
Sicuramente potrà fornire un valido contributo al riguardo la riflessione avviata già da tempo all'interno dell'Università di Pisa su compiti e funzioni delle biblioteche universitarie in un progetto globale di ridefinizione del sistema.
Per quel che riguarda la Biblioteca Universitaria la prima esigenza da porre con chiarezza è quella della non dispersione del patrimonio bibliografico che anzi dovrà essere tutelato nella sua interezza. Un altro punto preliminare è quello di mantenere per la Biblioteca anche il ruolo di biblioteca pubblica: andranno pertanto garantite condizioni di accesso e fruizione pubblica, ad esempio un servizio di prestito aperto a tutti. Anche la politica degli acquisti dovrà tener conto di questa specificità della Biblioteca specie nel settore della storia locale già così ben testimoniato.
Mantenere dunque il proprio ruolo di archivio storico non solo dell'Università ma della città tutta è il primo obiettivo, e accanto a questa funzione la Biblioteca dovrà andare a individuare una sua propria specificità all'interno del sistema bibliotecario d'Ateneo.
Si è già detto in precedenza dello sforzo compiuto dalla Biblioteca in questi ultimi anni per ottemperare al compito di fornire, in quanto biblioteca universitaria, supporto informativo soprattutto bibliografico per la didattica e la ricerca. Una funzione che pertanto potrebbe esserle assegnata è quella di grande biblioteca di consultazione e di reference in virtù del ricco apparato bibliografico corrente e retrospettivo che possiede e della professionalità acquisita dai propri bibliotecari in questa specifica attività..
Un altro settore tradizionalmente poco curato anche a livello nazionale e che invece riveste grande importanza, che la Biblioteca potrebbe coprire è quello della formazione degli utenti e della guida all'uso della biblioteca. In ambedue i settori, naturalmente, opererà in maniera coordinata con le altre biblioteche universitarie, rispettandone le funzioni più specialistche.
Non ci pare comunque questa la sede per entrare nel dettaglio della discussione sulle soluzioni operative, le proposte potranno essere anche altre e andranno discusse nelle sedi più appropriate.
Una volta fissati alcuni punti cardine, si dovrà procedere in base a soluzioni di "fusione su progetti strategici"che potranno essere formulati a mano a mano che avviene l'integrazione della Biblioteca all'interno del Sistema bibliotecario di Ateneo, secondo la convincente proposta avanzata dal Gruppo di lavoro del MURST nel documento già citato in precedenza.
Su questi temi la Sezione Toscana dell'Associazione Italiana Biblioteche si dichiara fin da ora disponibile a portare il proprio contributo di riflessione e di esperienza.

 

La politica del personale

Definire i rispettivi ruoli all'interno del sistema bibliotecario universitario e programmare i servizi da offrire all'utenza secondo logiche di efficienza sono, si è già detto, traguardi primari da raggiungere in un'ottica di razionalizzazione, ma non sono i soli.
L'aspetto più delicato da affrontare nel caso che l'ipotesi di accorpamento della Biblioteca Universitaria di Pisa da parte dell'Università si realizzi sarà comunque sicuramente quello dell'integrazione del personale che attualmente opera all'interno della biblioteca nel sistema bibliotecario d'Ateneo.
Se è senz'altro vero che "un po' di incroci fra le culture professionali dei bibliotecari statali e dei bibliotecari universitari" non guasta è però altrettanto vero che non sarà facile conciliare livelli professionali con contenuti non corrispondenti.
Pensiamo ad esempio alle differenze tra noni livelli dell'Università e dello Stato, senza entrare più di tanto nel merito del problema che sicuramente avrà altri tavoli di trattativa in cui essere dibattuto.
Si tratterà di conciliare figure professionali con percorsi differenti di formazione e di carriera, accomunati, e questo è comunque un valido punto di partenza, dal fatto che il bagaglio culturale di chi.lavora nelle biblioteche è il medesimo al di là delle strutture in cui si opera, come giustamente osserva A. Petrucciani.
La linea guida che ci sentiamo di proporre come associazione professionale è quella della salvaguardia delle professionalità acquisite attraverso un'attenta disanima delle reciproche tipologie e questo perchè il rischio di marginalizzazione del personale che proviene dall'amministrazione statale non è a nostro avviso da sottovalutare, considerando quel tanto di conflittualità latente che l'aver proceduto per vie diverse ha prodotto nelle due Istituzioni.
In mancanza di un quadro normativo di riferimento e di esperienze che ci possano venire in aiuto, siamo certi che , dal momento che esistono professionalità forti in entrambi i comparti, un reciproco scambio di competenze e di conoscenze non potrà che essere di vantaggio reciproco nella consapevolezza che una cattiva politica del personale porterebbe alla lunga a chiusure controproducenti da ambedue le parti.

 

La proposta AIB

Considerata l'importanza dei temi in discussione, la Sezione Toscana dell'AIB, nel quadro di una politica di contatti tra istituzioni già avviata, si farà promotrice, nei prossimi mesi, di una iniziativa finalizzata a mettere intorno a un tavolo di discussione tutti gli interlocutori coinvolti in Toscana su questa vicenda (Ministero per i Beni e le Attività culturali, Università di Pisa, Comune e Provincia di Pisa, Regione Toscana), in modo da creare le condizioni più favorevoli per arrivare a definire il ruolo che dovrà avere la "nuova Universitaria" di Pisa, ma anche le risorse sulle quali potrà contare (personale, finanziamenti, attrezzature, spazi, ecc.) per poter assolvere in modo efficace i compiti che le verranno assegnati.


Copyright AIB 1999-03-20, a cura di Elena Boretti
URL: http://www.aib/it/aib/commiss/cnsbnt/pesante.htm


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