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L'apprendimento nella biblioteca universitaria
Teaching in Academic Libraries
Firenze, 7 e 8 settembre 1998

Corsi rivolti all'utenza


Prove di insegnamento all'utilizzo di una biblioteca giuridica universitaria / Sonia Cavirani [*]

L'esperienza di cui sto per esporre brevemente alcune linee non è affatto speciale; forse si può definire addirittura banale nella sua semplicità, tuttavia si è rivelata preziosa non solo per la crescita della credibilità della nostra biblioteca nell'ambito dell'Ateneo, ma anche perchè ha migliorato la nostra capacità di saper fare questo mestiere. Essa è nata circa tre anni fa per esigenze meramente didattiche: infatti il docente di Diritto civile della nostra Facoltà intendeva organizzare alcuni seminari molto specialistici, che richiedevano ricerche bibliografiche piuttosto complesse e reperimento di materiale giurisprudenziale; si dava naturalmente per scontato che gli studenti coinvolti nell'iniziativa fossero perfettamente in grado di gestire in autonomia l'operazione. Non era affatto così: alcuni studenti giustamente chiesero aiuto al personale di biblioteca, che svolse però in prima persona buona parte del lavoro, altri persero molto tempo prima di aver raccolto il materiale necessario, altri ancora videro negli assistenti del docente gli unici referenti possibili. Era evidente che qualcosa non funzionava bene e si pensò dunque di analizzare il problema in vista di successive esperienze seminariali.

Il docente di Diritto civile e due bibliotecarie responsabili della gestione dell'informazione bibliografica costituirono un piccolo gruppo di studio che in breve tempo individuò alcune questioni di fondo cui era fondamentale dare una risposta:

1) quali studenti hanno particolarmente bisogno di essere avvicinati alla biblioteca ed ai suoi strumenti?

2) un eventuale corso di formazione-apprendimento deve avere carattere di obbligatorietà?

3) il corso può essere svolto utilizzando una piccola parte del monte ore destinato alla cattedra di Diritto civile?

4) il corso deve essere destinato a piccoli gruppi?

5) in quale periodo dell'anno accademico è più utile una tale iniziativa?

6) chi deve fare lezione?

 

Il gruppo si diede prontamente alcune risposte:

 

1) Gli studenti che devono sostenere l'esame di Diritto civile sono iscritti al terzo anno della Facoltà di Giurisprudenza e quindi sono vicini alla preparazione della tesi di laurea: hanno bisogno di imparare sul campo quali sono gli strumenti utili a reperire i dati giuridici ovvero atti normativi, pronunce giurisprudenziali, contributi di dottrina, padroneggiando sia gli strumenti cartacei che gli strumenti informatici: questa è dunque l'utenza principale, che deve essere indirizzata verso obiettivi di completezza informativa. E' evidente che la conoscenza di sentenze in un determinata area giuridica può modificare totalmente il significato di una ricerca.

 

2) Un corso di apprendimento non avrebbe potuto essere obbligatorio, non essendoci del resto obbligo di frequenza nemmeno per la materia stessa ispiratrice dell'esperienza, tuttavia sarebbe stato caldamente consigliato per gli effetti positivi sia sul lavoro seminariale che sulla preparazione della futura tesi di laurea.

3) Per incentivare la frequenza si riteneva utile dedicare al corso alcune ore destinate normalmente all'attività seminariale della cattedra di Diritto civile; ciò allo scopo di non aumentare il monte ore globale e nello stesso tempo per offrire un'immagine invitante della novità.

4) Si riteneva più fruttuoso e comodo per il corso organizzare un ciclo di lezioni destinato a gruppi di 5-10 studenti, anche se questo avrebbe comportato un maggior impegno temporale per il personale coinvolto nel progetto.

5) Il corso teorico-pratico sarebbe stato condotto dalle due bibliotecarie già facenti parte del gruppo di studio, in quanto impegnate quotidianamente nell'opera di gestione delle informazioni bibliografiche e quindi giudicate esperte sia nelle tecniche di ricerca che nella comunicazione con gli utenti: non si è mai ipotizzata una partecipazione attiva da parte di docenti o ricercatori, se non a livello di consigli o consulenza, anche se in generale risulta che gli unici strumenti italiani di informazione bibliografica in ambito giuridico di un certo spessore siano stati elaborati da studiosi e non da bibliotecari; da ciò si potrebbe evincere che o i nostri giuristi sono particolarmente sensibili ad una buona gestione del materiale bibliografico oppure noi bibliotecari non siamo stati all'altezza di tale compito.

6) Il periodo più adatto sembrava essere all'inizio dell'anno accademico per la possibilità di avviare immediatamente gli studenti all'utilizzo della biblioteca, senza dover aspettare occasioni specifiche.

Le due bibliotecarie, laureate una in lettere moderne ed una in giurisprudenza, elaborarono praticamente lo schema del corso, individuando alcune linee portanti:

- il corso avrebbe avuto una breve durata per non gravare sul tempo di studio degli studenti: 4 ore divise in due lezioni settimanali;

- si sarebbero evitate, per quanto possibile, lezioni di tipo cattedratico, puntando al contrario su un'analisi diretta degli strumenti fondamentali con un'ampia casistica di esempi.

Il corso sarebbe stato così strutturato:

- breve illustrazione della biblioteca e delle principali risorse bibliografiche a disposizione con visita guidata dei locali adibiti allo studio ed alla ricerca, con particolare accenno alle procedure in uso di consultazione, prestito locale, prestito interbibliotecario e document delivery in generale;

- prove di consultazione dei cataloghi cartacei e on-line con descrizione del programma utilizzato dalla biblioteca per la catalogazione;

- introduzione alla metodologia della ricerca bibliografica in generale ed in ambito giuridico in particolare;

- analisi degli elementi che costituiscono la base di una qualsiasi ricerca giuridica, ovvero: dati normativi, dati giurisprudenziali, dati dottrinali;

- consultazione degli strumenti tradizionali;

- consultazione degli strumenti informatici off-line e on-line, ovvero cd-rom in rete e non, risorse in Internet, Ced della Cassazione, banca dati della Camera dei deputati ecc...;

- esercitazioni pratiche al pc con impostazione di una ricerca “reale”e suo sviluppo.

Il corso si è regolarmente tenuto secondo i tempi ed i modi previsti: si è potuto osservare sul campo che lo schema ha funzionato bene ed è stato utilizzato con successo, anche se naturalmente ha subito piccole variazioni strada facendo, per il maggiore o minore interesse suscitato volta per volta nei gruppi di studenti; per esempio si è dato sempre più spazio all'illustrazione di come si utilizzino programmi di posta elettronica, FTP, word, in quanto era pressante la richiesta di informazione e palpabile l'esigenza degli studenti di apprendere in fretta nuovi strumenti di lavoro. Questo ha comportato un continuo lavoro di aggiornamento da parte del personale per tarare forma e contenuti.

In conclusione gli studenti hanno seguito con interesse e molti sono ritornati in biblioteca con le idee decisamente più chiare: pochi erano coloro che avevano frequentato in precedenza la nostra struttura o altre del polo giuridico per fare ricerca; la maggior parte si era limitata ad usare spazi comuni per utilizzare i propri libri di testo.

Da quest'esperienza, che si ripeterà anche nel prossimo anno accademico, derivano alcune riflessioni di carattere generale che ci hanno dato modo di discutere nell'ambito del coordinamento delle biblioteche del nostro Ateneo:

- si è dimostrata vera l'affermazione degli esperti che il nostro aggiornamento professionale deve essere costante nel tempo, pena il rimanere esclusi dal mondo dell'informazione;

- è sempre fruttuosa una collaborazione con i docenti rispettosa delle reciproche competenze: sappiamo che non è facile, ma quando avviene lascia ampio margine di manovra al personale delle biblioteche, che può dare un prezioso contributo al miglioramento della qualità delle istituzioni universitarie;

- è necessario estendere il breve ciclo di lezioni a tutte le matricole di qualsiasi facoltà, differenziando ovviamente i contenuti quando occorra, poiché la conoscenza e la frequentazione delle biblioteche deve divenire abituale e non sporadica: la ragion d'essere delle biblioteche deve essere pubblicizzata durante i corsi d'orientamento, con opportuno materiale informativo che sarà consegnato anche all'atto d'iscrizione all'università;

- è necessario istituzionalizzare tali lezioni all'inizio dell'anno accademico, sull'esempio delle università americane e soprattutto delle scuole di diritto d'oltreoceano, legandone magari la frequenza al sistema dei crediti formativi, poiché la partecipazione volontaria coinvolge solo una minoranza particolarmente motivata, che forse perverrebbe ugualmente in biblioteca anche senza ulteriori incentivi;

- è necessario prevedere sempre all'interno delle biblioteche universitarie uno spazio autonomo ben organizzato, dove sia possibile utilizzare sistemi di scrittura per rielaborare i risultati delle proprie ricerche.

 

Per quanto riguarda inoltre l'ambito locale, sono maturati dei risultati concreti; infatti la Facoltà di Giurisprudenza ha preso atto di quest'esperienza e l'ha giudicata valida, tanto da valutarne positivamente l'estensione alla Biblioteca giuridica centrale, coinvolgendo tutte le matricole all'inizio dell'anno accademico; nello stesso tempo i responsabili dell'orientamento hanno per la prima volta ritenuto utile ospitare uno stand delle biblioteche dell'Ateneo in occasione dell'annuale corso da loro organizzato in cui si farà adeguata informazione non solo sulle risorse, ma anche sulle tecniche di ricerca, tramite appositi collegamenti informatici e presenza di bibliotecari di tutte le facoltà.



* Sonia Cavirani - Biblioteca della Scuola di specializzazione in diritto civile e dell'Istituto di diritto privato - Università degli studi di Camerino



Copyright AIB 1998-09-30, a cura di Serafina Spinelli

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