[AIB]

AIB. Gruppo di studio sulle linee guida in materia di leggi regionali

AIB-WEB | Gruppi di studio e ricerca


LEGISLAZIONE PER LE BIBLIOTECHE:

le proposte dell’Associazione

intervento di SANDRO GHIANI

RACCOMANDAZIONI PER UNA NUOVA LEGISLAZIONE REGIONALE

SULLE BIBLIOTECHE DI ENTE LOCALE

Teatro dei Dioscuri

Via Piacenza, 1

Roma, 1997


Introduzione

Per rispondere ad un’esigenza molto sentita e sempre più urgente che è quella di dare indicazioni in materia di legislazione regionale sulle biblioteche di ente locale, la Commissione nazionale per le Biblioteche pubbliche ha istituito uno specifico Gruppo di lavoro nel 1995. Al gruppo di lavoro composto da Angela Barlotti, Paolo Repetto, Loredana Vaccani, Dario D’Alessandro e Sandro Ghiani ha partecipato Raffaele De Magistris in qualità di coordinatore della Commissione Biblioteche Pubbliche e ha dato un importante contributo nella prima fase di impostazione anche il Prof. Paolo Traniello.

Il gruppo si è riunito fino alla metà del 1996 con cadenza più o meno bimestrale, ha raccolto ed esaminato in primo luogo la legislazione regionale italiana in vigore o ancora in fase di elaborazione nonché la corrente letteratura professionale sull’argomento con particolare riguardo a quanto si muove in Europa.

Il lavoro è stato consegnato in forma non ultimata dal Gruppo alla Commissione, per qualche difficoltà interna al gruppo ma soprattutto per una serie di difficoltà oggettive e reali, primo fra tutti il concetto stesso di biblioteca pubblica che non sembra scontato neppure tra i bibliotecari stessi. Il materiale prodotto viene comunque rivisto dalla Commissione con l’intenzione di non sprecare il difficile lavoro comunque svolto e di presentarlo in forma più omogenea composto da: a) una premessa che riassuma la storicamente breve, ma già complessa e articolate, realtà legislativa attuale e spieghi le ragioni che ne rendono non solo auspicabile ma necessaria una profonda revisione, b) le linee guida o raccomandazioni vere e proprie espresse in forma sintetica in una decina di punti, c) un elenco dei materiali raccolti e la bibliografia consultata dal gruppo di lavoro che resteranno a disposizione dei soci presso la biblioteca dell’Associazione.

In realtà quello che si presenta oggi all’Assemblea in forma del tutto aperta alla discussione e solo una formulazione in forma di Raccomandazioni dei concetti principali.

Un contributo del quale mi sono pesantemente avvalso e che quindi ho il dovere di citare è quello del gruppo di lavoro dell’AIB Sardegna, composto da Pasquale Mascia e Bruno Marongiu oltre che da chi vi parla, che ha lavorato in parallelo al gruppo nazionale e che ha prodotto una proposta di articolato di legge per la Sardegna attualmente allo studio della Regione.

Fra gli obbiettivi a cui tendere vi è in primo luogo il riequilibrio dei servizi bibliotecari tra nord, centro e sud d’Italia, per portare tutti verso i livelli più elevati, che in Italia sono comunque distanti dai migliori livelli europei, e così aumentare le opportunità di lettura e informazione e di accesso alle risorse bibliografiche nazionali e mondiali.

RACCOMANDAZIONI PER LE BIBLIOTECHE PUBBLICHE dell’IFLA

MANIFESTO DELL’UNESCO PER BIBLIOTECHE PUBBLICHE

Indagine AIB sulla misurazione dei servizi del 1994 (pubblicato come rapporto AIB n.4 Quanto valgono le biblioteche pubbliche ?

LEGGE 142/ Ordinamento delle autonomie locali

LEGGE 241/ 90 Accesso agli atti amministrativi

D.Lgs. 29/93 Razionalizzazione dell’organizzazione delle Amministrazioni Pubbliche

Direttiva PCM del 27.1.94 Principi sull’erogazione dei servizi pubblici

Carta dei servizi

sono tutti presupposti tenuti ben presenti, benché quasi mai citati, in questa formulazione delle raccomandazioni.

La domanda che ci siamo posti e che dobbiamo porre ancora nella fase ulteriore di elaborazione è :

che cosa cambierebbe se le nostre raccomandazioni venissero integralmente accolte dagli organi politici?

RACCOMANDAZIONE N. 1

La Regione deve riconoscere come diritto primario della comunità il libero accesso all’informazione e, nell’ambito delle proprie competenze deve promuovere e disciplinare l’organizzazione bibliotecaria nel territorio regionale.

La Regione deve favorire in particolare d’intesa con gli Enti Locali, l’istituzione, il funzionamento e lo sviluppo delle biblioteche pubbliche in tutto il proprio territorio.

Punto di partenza per qualsiasi legge regionale in materia di biblioteche pubbliche dev'essere l'affermazione del diritto del cittadino all'informazione e alla pari opportunità nell'accesso ai documenti e ad ogni genere di conoscenza e informazione.

Ogni provvedimento, quindi deve avere come fine il soddisfacimento di questo diritto.

In linea di principio questo diritto risulta soddisfatto laddove il cittadino può accedere ad un servizio di biblioteca di carattere esaustivo: il valore di un servizio di biblioteca si misura in base alla sua capacità di fornire al cittadino utente il libro o il documento di cui ha bisogno, nel momento in cui ne ha bisogno. Si ha biblioteca pubblica solo quando i servizi sono organizzati in modo da soddisfare tale diritto. Come recita il manifesto Unesco per le biblioteche pubbliche: "La biblioteca pubblica è il centro informativo locale che rende prontamente disponibile per i suoi utenti ogni genere di conoscenza e informazione".

RACCOMANDAZIONE N. 2

La Regione per svolgere le proprie funzioni in materia di biblioteche pubbliche dovrebbe avvalersi di un proprio servizio tecnico-amministrativo che potrebbe essere denominato Servizio Regionale per le Biblioteche Pubbliche eventualmente operante in articolazioni provinciali.

Tale Servizio dovrebbe curare la massima integrazione interregionale, nazionale e internazionale dei servizi bibliotecari e ad esso dovrebbero spettare le funzioni di programmazione, indirizzo, coordinamento e sostegno tecnico e finanziario. Dovrebbe predisporre un piano pluriennale di organizzazione degli interventi regionali destinati allo sviluppo delle attività delle biblioteche da sottoporre all’approvazione dei competenti organi regioni, e un piano annuale esecutivo comprendente:

il riparto dei finanziamenti e degli interventi secondo parametri relativi ad una valutazione quantitativa e qualitativa dei servizi erogati dalle biblioteche e dai sistemi riconosciuti;

il piano dei corsi di formazione e aggiornamento professionale.

Il personale del Servizio Regionale per le Biblioteche pubbliche dovrebbe essere reclutato con gli stessi criteri con cui si dovrebbe assumere il personale che deve dirigere le biblioteche o i sistemi bibliotecari e cioè: Laurea specifica o laurea più corso triennale più esperienza di lavoro presso biblioteche o sistemi bibliotecari.

RACCOMANDAZIONE N. 3

La Regione dovrebbe stabilire i criteri e i requisiti in base ai quali le biblioteche di ente locale nonché d’interesse locale possono essere riconosciute come facenti parte dell’organizzazione bibliotecaria regionale e quindi essere ammesse, in forma diretta o tramite i sistemi o le reti di biblioteche, ai finanziamenti.

Le biblioteche pubbliche di Ente Locale per essere riconosciute, dovrebbero garantire:

la presenza di personale specializzato;

l’incremento corrente e il trattamento scientifico delle raccolte;

l’accesso della comunità ai servizi secondo tipologie e parametri contenuti nel piano pluriennale con particolare riferimento alle utenze speciali e al recupero dell’identità locale;

l’accesso ai principali atti e documenti prodotti dall’amministrazione di appartenenza.

In ogni caso la Regione dovrebbe riconoscere e promuovere forme di cooperazione tra biblioteche su base territoriale garantendo finanziamenti e incentivi alle attività bibliotecarie dei sistemi che rientrino in parametri qualitativi e dimensionali predisposti dal Servizio regionale per le Biblioteche

Pubbliche nel piano pluriennale.

Commento alle raccomandazione n.2 e n. 3

Sulla questione degli standard di funzionamento delle biblioteche pur facendo riferimento alle "Raccomandazioni per le biblioteche pubbliche" penso che non si debbano proporre degli standard uniformi difficilmente applicabili nelle situazioni estremamente variabili esistenti in Italia.

Realistiche e calibrate sulla nostra realtà locali sono le indicazioni ricavabili dall’Indagine AIB sulla misurazione dei servizi del 1994 (pubblicato come rapporto AIB n.4 Quanto valgono le biblioteche pubbliche? E che in particolare nell’aggiornamento che uscirà nel corso del 1997 conterrà certamente materiali utilissimi ai Servizi regionali per le Biblioteche Pubbliche che dovranno indicare dei criteri precisi di funzionamento.

Ma esiste anche un’indagine del comune di Bologna da cui si possono trarre importanti indicazioni anche per le biblioteche dei grandi centri.

La stessa regione Toscana ha indagato su tutte le biblioteche della regione, in un resoconto apparso su Bibelot sono riportati i dati relativi a 166 biblioteche di centri minori di 70.000 abitanti, saranno pubblicati certamente anche quelli relativi alle 36 biblioteche di capoluoghi o grossi centri.

Ugualmente la regione Lombardia indaga su tutte le biblioteche della regione e pubblica i dati che possono essere più che utili a chi ha bisogno di calibrare con un certa precisione i criteri per la propria regione.

Potrà essere impegno dell’AIB fornire propri studi e la raccolta e diffusione di indagini effettuate su servizi bibliotecari.

Nel quadro delle leggi regionali la tipologia base delle biblioteche dev’essere rappresentata dalla BIBLIOTECA PUBBLICA così come definita nel manifesto Unesco in 12 punti.

Laddove le dimensioni e le finanze lo consentano il servizio deve essere organizzato (in modo esaustivo) dal Comune impiegando ove gli competano anche fondi regionali statali o di altri enti, in particolare per tutti quegli aspetti che rendono indispensabile anche alla più fornita delle biblioteche di collegarsi e cooperare con un sistema più vasto (provinciale, regionale, nazionale, internazionale).

Dove dimensioni e finanze del comune non consentono l'organizzazione di un servizio esaustivo, questo si deve organizzare in forma associata fra più comuni ed eventualmente col concorso di altri enti, (Comunità montane o altro) perché possa essere riconosciuta e quindi finanziata dalla Regione.

RACCOMANDAZIONE N. 4

Per garantire il massimo livello qualitativo degli interventi il Servizio Regionale per le Biblioteche Pubbliche potrebbe avvalersi degli strumenti per la cooperazione previsti dalla normativa vigente (convenzioni, accordi di programma ecc.)

Commento alla Raccomandazione n.4

Attraverso questi strumenti le Regioni potrebbero gestire con una notevole flessibilità l’intero settore e allo stesso tempo ad esempio vincolare Comuni e Province. Non si avrebbe in ogni caso né una distribuzione di contributi dall’alto verso enti che non sono interessati all’erogazione dei servizi né un’architettura istituzionale rigida e immodificabile nel tempo.

RACCOMANDAZIONE N.5

Il servizio Regionale per Biblioteche Pubbliche dovrebbe fornire le necessarie risorse economiche e la consulenza tecnica alle biblioteche affinché, utilizzando al meglio la cooperazione e le risorse telematiche, rendano pubblicamente disponibili i propri cataloghi e l’accesso ai loro documenti.

commento alla Raccomandazione n.5

I tempi sembrano aver superato nei fatti l’idea della necessità di un catalogo collettivo regionale unico costruito centralmente, raggruppamenti per aree geografiche e per aree tematiche sono ora più facilmente realizzabili e probabilmente anche più utili se il Servizio Regionale fornisce il necessario supporto.

Andrebbe forse aggiunto a questa raccomandazione : La Regione (rende concretamente possibile) contratta con lo Stato l’accesso alle reti telematiche pubbliche (rete GARR ecc.) e l’accesso per ogni biblioteca ad SBN

RACCOMANDAZIONE N.6

Il servizio Regionale per Biblioteche Pubbliche (con priorità assoluta) dovrebbe realizzare una rapida ed efficiente circolazione dei documenti tra le biblioteche, attraverso convenzioni con il trasporto pubblico locale, col Servizio postale, con corrieri pubblici o privati, o con chiunque possa garantire il servizio.

commento alla Raccomandazione n.6

La necessità di far circolare celermente i documenti cartacei resta uno dei nodi principali da sciogliere per le biblioteche italiane, ed è forse il punto che ci differenzia negativamente in maniera più netta dalle biblioteche del resto d’Europa. La Regione dovrebbe assumersi direttamente l’onere organizzativo e finanziario per risolvere una volta per tutte questo problema.

RACCOMANDAZIONE N.7

Con il primo piano pluriennale le Regioni dovrebbero provvedere a riconoscere una o più BIBLIOTECHE PRINCIPALI per provincia.

La biblioteca principale dovrebbe avere carattere di istituzione ai sensi della L.142/90 se già non goda di almeno pari autonomia amministrativa.

Le biblioteche riconosciute come principali dovrebbero assicurare il servizio alla generalità dei cittadini del territorio di competenza.

Le biblioteche principali in concerto tra loro e sotto il coordinamento del Servizio Regionale per le Biblioteche pubbliche dovrebbero svolgere compiti di consulenza, assistenza tecnica, informazione bibliografica, catalogazione a favore di tutte le biblioteche della regione.

Alle biblioteche principali dovrebbe spettare l’attività annuale di raccolta dei dati basata su criteri di misurazione e valutazione dei servizi erogati da ciascuna biblioteca.

I parametri relativi alle dimensioni fisiche, alla dotazione documentaria, alla qualità dei servizi prestati, alle attrezzature e al personale che tali biblioteche devono possedere per rendere un servizio che possa essere ritenuto effettivamente esaustivo, dovrebbero essere stabiliti dal SERVIZIO REGIONALE PER LE BIBLIOTECHE PUBBLICHE nei piani pluriennali.

commento al Raccomandazione n.7

Le biblioteche principali, con gli specifici compiti sopraindicati, dovrebbero essere riconosciute a partire da un’istanza dal basso, e cioè su richiesta delle stesse biblioteche che intendano farsi carico dell’erogazione dei servizi su tutto il territorio indicato dalla regione come idoneo bacino di utenza. Potrebbero quindi non coincidere esclusivamente con le biblioteche dei capoluoghi di provincia. (si deve ipotizzare che in alcune provincie dal territorio molto esteso le biblioteche principali siano più di una, e si deve anche ipotizzare che altre biblioteche si candidino al ruolo di biblioteca principale laddove la Provincia non sia interessata ad assolverne il ruolo e non lo svolga in modo accettabile. Ecco perché si propone lo strumento della convenzione con reciproco impegno dei contraenti e non una delega automatica a cascata dalla Regione alla Provincia al Comune.

Un’idea, forse mia personale, ma che vorrei difendere con forza, è che, sia nell’ambito delle biblioteche principali, sia nell’ambito delle biblioteche centro sistema, la responsabilità dei servizi di secondo livello (diretti cioè alle altre biblioteche) dovrebbe essere affidata a persona diversa da quella che ha la responsabilità dei servizi di primo livello (diretti cioè verso gli utenti).

E’ un’ipotesi accettabile anche quella di creare entità anche fisicamente separate e cioè biblioteche principali con servizi esaustivi rivolti al pubblico dell’intera provincia o dell’intero territorio di riferimento da un lato, e Centri di servizio per la catalogazione, la consulenza, la circolazione dei documenti ecc. dall’atro. Sono convinto però che la soluzione migliore sarebbe quella di riunire le due cose presso una biblioteca principale mantenendone separata la responsabilità della gestione.

Il pericolo della responsabilità unica è, a mio avviso, la tendenza della biblioteca principale ad assorbire per se stessa e per i suoi utenti diretti tutte le energie disponibili, sottraendole alle altre biblioteche periferiche.

Per contro un centro servizi separato anche fisicamente da una biblioteca tenderebbe ad una eccessiva burocratizzazione e a perdere di vista il fine ultimo che è pur sempre l’utente.

RACCOMANDAZIONE N.8

La Regione dovrebbe riconoscere come biblioteche pubbliche solo quelle gestite esclusivamente da personale professionalmente idoneo;

tale idoneità andrebbe riconosciuta:

ai dipendenti di ruolo con specifica mansione;

a chi abbia prestato la sua attività anche non continuativamente per almeno tre anni nella specifica mansione;

a chi sia in possesso di diploma di laurea più corso universitario specifico triennale;

a chi sia in possesso di un diploma universitario in discipline bibliotecarie;

a chi sia in possesso di un diploma di laurea in conservazione dei beni culturali, indirizzo archivistico librario;

a chi sia in possesso di attestato specifico conseguito dopo un corso Regionale di formazione professionale.

commento alla Raccomandazione n. 8

Non siamo lontani dalle proposte della legge quadro (Titolo VII . Il personale) anche il diritto dovere all’aggiornamento professionale potrebbe essere oggetto della stessa Raccomandazione o potrebbe essere inserito fra i requisiti per il riconoscimento delle biblioteche da parte della regione. Se la Regione spende, direttamente o tramite le Provincie o l’Università, per l’aggiornamento del personale e più che giustificata nel vincolare i comuni ad utilizzarlo.

Di fatto l’unico strumento che le Regioni hanno per determinare la qualità professionale del personale delle biblioteche è quello di negare i finanziamenti agli enti che non rispettino i criteri stabiliti.

Naturalmente le Regioni possono organizzare corsi (o, forse meglio, scuole professionali raccomandabili soprattutto per la formazione del personale non laureato (fino alla VI qualifica). Così come è sicuramente indispensabile che si stipulino convenzioni tra Regioni e Università.

SULL’EDILIZIA BIBLIOTECARIA

Su questi ultimi due punti non si propone in questa sede una raccomandazione formulata in modo compiuto, si propone comunque una riflessione che potrebbe facilmente rielaborare in forma di raccomandazione.

Mi sembrava particolarmente importante sentire prima le proposte sullo stesso argomento nella relazione sulla legge quadro.

In una parte del paese superiore a due terzi non si costruiscono nuove sedi per le biblioteche. E’ certamente necessario che intervenga in primo luogo lo Stato con una politica non di imposizione, non di progetti calati dall’alto), ma di incoraggiamento a quegli enti che vogliono promuovere la nascita di nuove biblioteche con agevolazioni fiscali, tariffarie, mutui agevolati ecc.

Ma certamente anche le Regioni dovrebbero intervenire, anche in questo settore, sempre favorendo le scelte degli enti locali che fossero indirizzate all’estensione dei servizi su aree omogenee e organizzati sulla base della cooperazione.

SULLA GRATUITÀ DEI SERVIZI

Dato per accettato da tutti il principio generale della gratuità della consultazione e del prestito dei documenti posseduti da ogni singola biblioteca, può valere il principio, come nella proposta di legge regionale toscana che, senza ledere l’autonomia dei comuni le leggi regionali indichino quali servizi possono (non devono) essere a pagamento. I criteri per stabilire quali servizi possono essere tariffati non sono però così facili da stabilire. Esistono diverse possibilità, una prevede che possano essere a pagamento quei servizi che per loro natura comportano costi aggiuntivi interni per le biblioteche, l’altra giustifica un corrispettivo esigibile dall’utente in ragione di una utilità economica aggiuntiva che l’utente può avere da determinati servizi.

Forse la soluzione consiste in un equilibrato compromesso fra le due impostazioni.

In ogni caso questo è l’argomento che forse più di ogni altro andrebbe definito in legge quadro per evitare una ingiustificata disparità di trattamento per gli utenti delle diverse parti d’Italia.



Copyright AIB, 1998-04-19, a cura di Elena Boretti
URL: https://www.aib.it/aib/commiss/leggi/linee.htm

AIB-WEB | Gruppi di studio e ricerca