[AIB]

53º Congresso nazionale AIB

Le politiche delle biblioteche in Italia
La professione

Roma, Centro congressi Europa
Policlinico universitario "A. Gemelli"
18–20 ottobre 2006


Programma 53º Congresso AIB

"Notte e giorno faticar, Per chi nulla sa gradir" : il caso degli atipici musicali

Antonio Caroccia
IAML Italia

Abstract

La relazione ha l'obiettivo di approfondire la tematica dei lavoratori discontinui e "atipici musicali", che ruotano intorno al mondo delle biblioteche e della cultura in generale, proponendosi come fornitori di servizi.

Purtroppo ancora oggi non esistono profili professionali nel settore biblio-musicale e la mancanza di un adeguato riconoscimento professionale del bibliotecario musicale, ha prodotto diverse figure che a più livelli operano nelle biblioteche musicali. In quanto, negli attuali organici delle biblioteche del comparto AFAM (Alta Formazione Artistica Musicale) è prevista la sola figura del bibliotecario/docente e diverse biblioteche di questo comparto si servono di professionisti a tempo determinato, anche per l'ordinaria apertura, in mancanza di concorsi e di ampliamenti delle piante organiche.

L'odierno mercato del lavoro e la mancanza di concorsi specifici nel comparto AFAM e Beni Culturali hanno poi alimentato queste nuove figure di professionisti che operano a più livelli in biblioteche, archivi e centri di documentazione musicale.

La creazione di coordinamenti, come quello della IAML-Italia (International Association of Music Libraries) sui lavoratori discontinui musicali vuole essere un punto di riferimento, costante e propositivo per lo svolgersi di azioni legate al precariato del settore biblio-musicale. Ecco che la presente relazione intende fare il punto della situazione allo stato odierno sugli atipici-musicali.

 


 

«Notte e giorno faticar, per chi nulla sa gradir»
Wolfgang Amadeus Mozart, Atto I, scena 1 [1]

Le biblioteche dei conservatori di musica a tutt'oggi sono considerate in Italia biblioteche "scolastiche", ossia scuole atipiche e prive di personalità giuridica. Fino a qualche anno fa esse dipendevano dall'Ispettorato per l'istruzione artistica del Ministero della pubblica istruzione, oggi grazie alla legge 508 del 1999 dipendono dall'Alta formazione artistica e musicale del Ministero dell'università e della ricerca scientifica, ma sostanzialmente poco è mutato.

I problemi delle biblioteche dei conservatori sono scaturiti dalla legge 734 del 1912, che ha decretato la fine delle biblioteche storiche (ad esempio, Milano e Napoli) e ha creato una sorta di biblioteca e bibliotecario così "atipici" da ritrovarsi oggi a non poter funzionare. Di fatto da allora ad oggi è cambiato ben poco, sia giuridicamente sia in termini di personale. Infatti, in una biblioteca considerata scolastica come quella dei conservatori, il bibliotecario è anche insegnante di storia della musica con un orario settimanale di solo dodici ore (eccezion fatta per la biblioteca del Conservatorio di Bolzano, dove le ore sono trentasei) e l'organico, nel migliore dei casi, è formato da un distributore che dovrebbe essere di carriera esecutiva, ma che spesso è un ausiliario del personale non docente. Ora è impensabile che le sorti di biblioteche storiche dei conservatori, come, quelle di Napoli, Milano, Roma, Firenze, Palermo, Parm, ecc., che da sole conservano un buon sessanta per cento dell'intero patrimonio musicale mondiale, siano rette da un solo bibliotecario, per giunta docente.

Stabilito che questo bibliotecario è un docente, vediamo quali titoli gli sono richiesti: stando alla circolare ministeriale per gl'incarichi nessuno. Ma se diamo un'occhiata al programma degli ultimi due concorsi per bibliotecario nei conservatori, l'uno del 1967 e l'altro recente ma che appartiene già al passato del 1992/93, ci rendiamo conto che il candidato deve possedere una laurea in discipline musicali e musicologiche, una solida preparazione biblioteconomica, paleografica e una buona conoscenza delle lingue straniere. Per giunta l'ultimo concorso del 1992/93 per titoli ed esami non verrà mai più bandito, in quanto secondo la legge 508 del 1999 il docente di conservatorio è un ruolo ad esaurimento; una specie di animale in estinzione, e dunque ogni singola istituzione dovrà provvedere alla copertura dei posti in organico.

Per fortuna negli ultimi anni le sorti di queste biblioteche sono state rette da fronde di giovani volontari, come quando la legge del 1986 sui "Giacimenti culturali" diede al paese l'opportunità di creare una base dati nazionale per il catalogo del patrimonio librario nazionale, nel cui ambito fu costituito anche un archivio "musica". Nella base-dati "musica" sarebbero state riversate le schede relative alla musica a stampa del catalogo nazionale URFM della Nazionale Braidense di Milano e le schede dei manoscritti dell'IBIMUS di Roma; a queste si sarebbero aggiunte nuove descrizioni bibliografiche relative ai manoscritti musicali dei conservatori di Roma e Napoli e di fondi musicali della Puglia e del Veneto. I conservatori di Milano, Roma e Napoli misero a disposizione sedi e patrimonio per la realizzazione del progetto, in cui furono impegnati, per la musica, 90 giovani.

La legge De Michelis dava l'opportunità a 300 giovani al di sotto dei 30 anni di fare un'esperienza lavorativa, retribuita, e acquisire una professionalità da poter spendere in futuro come "liberi professionisti", non prometteva posti di lavoro, anzi ne prendeva le distanze dopo l'esperienza negativa delle cooperative che lo Stato era stato costretto ad assumere negli anni Settanta (cosa per inciso che fa ancora oggi).

Alla fine del progetto "Giacimenti culturali" si crearono subito delle società di servizio di ambito musicale e non, che riuscirono a lavorare per qualche anno; alcuni giovani presto vinsero concorsi in biblioteche pubbliche e per i musicali si aprirono anche le porte del concorso a cattedra per bibliotecario di conservatorio nel 1992/93. Il concorso ha dato ai conservatori alcuni ottimi bibliotecari, ma nel frattempo non è stata risolta l'inagibilità del personale delle biblioteche musicali.

In questi anni si sono succeduti governi e anche progetti di legge legati alla salvaguardia delle biblioteche storiche annesse ai conservatori: una su tutte, quella dell'onorevole Cola del 1998, sotto il precedente governo Prodi. Il progetto di legge dell'Onorevole Cola n. 5126 mirava a trasformare le biblioteche storiche annesse ai conservatori di musica in biblioteche statali musicali, col trasferimento del personale alle dipendenze del Ministero per i beni e le attività culturali. Seppur d'impianto discutibile, la proposta di legge Cola poteva rappresentare una via d'uscita e una nuova boccata d'aria per la salvaguardia del nostro patrimonio musicale, nonché per l'assunzione di personale idoneo alla tutela di questi beni. Beni che pochi anni fa il professore Agostino Ziino ricordava in un suo intervento sul patrimonio culturale musicale e la politica dei beni culturali: «Già a partire dagli anni Cinquanta sono stati organizzati numerosi convegni, tavole rotonde, seminari, corsi di aggiornamento, e sono stati presentati disegni di legge, proposte operative e quant'altro per richiamare l'attenzione di tutta la classe politica, degli organi dello Stato, delle amministrazioni centrali, regionali e locali, degli studiosi italiani e stranieri, nonché dell'opinione pubblica di tutto il mondo su questo delicatissimo problema dei "beni musicali". Tutto questo, però, con scarso esito e con risultati minimi. A tutt'oggi, infatti, manca – tanto per fare qualche esempio – un quadro organico di interventi legislativi e strutturali nel settore delle biblioteche e degli archivi musicali, pubblici e privati [...]. In attesa che venga istituita un'apposita Direzione generale per i beni musicali sarebbe quanto mai opportuno e necessario istituire in prima istanza e con la massima urgenza un Centro per la documentazione e la tutela dei beni culturali e ambientali, con il preciso compito di fare una sorta di "radiografia" della situazione attuale con un primo censimento dei problemi e degli interventi più urgenti da fare». Questi interventi, naturalmente, si traducono in assunzione di personale specializzato, tutela, fruizione, accessibilità del patrimonio musicale.

Per fortuna, in questi ultimi anni si sono succeduti progetti legati alla catalogazione e alla digitalizzazione delle fonti musicali. Vorrei in questa sede ricordare il grandioso progetto di catalogazione e digitalizzazione del patrimonio musicale della Biblioteca Conservatorio di Napoli, di cui chi vi parla fa parte in maniera attiva. Progetto che grazie a una direttiva ministeriale e a un protocollo d'intesa tra il Ministero della pubblica istruzione e il Ministero per i beni e le attività culturali, dal 2000 a oggi ha impiegato diversi giovani, preparati e titolati per il riordino, la catalogazione e la gestione ordinaria della suddetta biblioteca. Naturalmente, parliamo di una delle più antiche biblioteche musicali, che allo stato attuale nella sua pianta organica si avvale di un bibliotecario/docente titolare e di un distributore del personale non docente. Per fortuna, le sorti di questa biblioteca (di cui vi ricordo qualche numero: 150.000 libri ed edizioni musicali a stampa, 30.000 mila manoscritti, 10.000 lettere, 10.000 libretti a stampa ecc.), grazie al progetto a cui facevamo riferimento prima, si avvale di due bibliotecari/docenti distaccati da altri conservatori, sei catalogatori, due distributori e una guardia giurata, tutti con contratti a progetto della durata, quando va bene, di sei mesi. Naturalmente, Napoli rappresenta solo la punta di un iceberg di altre realtà nazionali, sempre per quel che attiene ai beni musicali.

Dunque, in questi anni i sottoccupati del settore si sono moltiplicati. In attesa di un "posto fisso" la maggior parte di loro continua a studiare e ad accumulare titoli, oltre all'esperienza lavorativa.

Il problema non è solo del settore musicale, né riguarda solo i lavoratori, ma si ripercuote negativamente soprattutto sulle istituzioni. La situazione è il frutto di privilegi, eccessi e scomposte reazioni agli eccessi. Mi spiego meglio: dopo aver riempito a dismisura di personale le biblioteche pubbliche statali, si è data loro la possibilità di assumere cooperative, con gare d'appalto e la logica del "miglior offerente" riguardo al costo, per fare ciò che avrebbe dovuto fare il personale assunto a tempo indeterminato. Contestualmente lo Stato ha iniziato a diminuire le spese fisse e a bloccare le assunzioni. L'inefficienza generalizzata di generazioni del passato ha sbarrato l'accesso al "posto fisso" a due generazioni successive. Accanto a tutto ciò non è possibile ignorare la logica clientelare delle graduatorie d'istituto per il settore dell'AFAM; anche laddove vi era l'unica possibilità di assunzioni dopo il famoso e ultimo concorso del 1992/93, direttori di conservatorio, bibliotecari/docenti compiacenti hanno preferito a volte servirsi di personale amico ignorando le diverse competenze professionali.

Ecco allora che le soluzioni dei diversi governi, incapaci di mettere ordine nella giungla dei dipendenti dello Stato e delle loro retribuzioni, hanno creato una precarietà che è diventata insicurezza per le persone e quindi mancanza di serenità nel lavoro, impossibilità di formazione del senso di appartenenza a un'istituzione o a un luogo, precarietà dei servizi e hanno favorito contemporaneamente il dilagare della bassa qualità per dare uno spazio spropositato alle "nuove tecnologie", non sempre nuove, perdendo di vista i contenuti e la funzione delle persone nel settore dell'informazione.

I risultati sono evidenti e lo sono soprattutto laddove maggiormente sono richieste una specializzazione e una preparazione di base di buon livello, unite a una pratica consolidata.

Come possiamo rimediare? Come possiamo metterci alla pari di altri paesi della Comunità europea, che fino a vent'anni fa erano al nostro livello e ora ci hanno sorpassati? Ma soprattutto, come possiamo diventare un paese "normale"?

Nel nostro settore, quello musicale in generale, come in tutti i settori dell'informazione e della documentazione, la competizione, il confronto e la collaborazione non hanno confini nazionali.

Se vogliamo che agli atipici e non solo del settore musicale venga riconosciuta la professionalità acquisita, dobbiamo farlo secondo standard e criteri almeno europei, che sono comunque costruiti su standard internazionali. Nei paesi europei più avanzati le persone sono valutate sulla base di ciò che sanno fare e hanno fatto, quindi sulle loro competenze e attitudini, che si manifestano con la pratica quotidiana; l'anzianità di servizio non è un merito, può essere considerata negativamente se non accompagnata da un adeguato aggiornamento e, in tale situazione, può essere causa di licenziamento o arretramento di carriera.

Per fortuna, di fronte alla trascuratezza operata dai nostri politici, in questi ultimi anni alcune associazioni di settore come la Società italiana di musicologia e la IAML-Italia hanno operato con i loro piccoli sforzi una "politica" in favore di questi beni musicali, attraverso la promozione di congressi, dibattiti, seminari, tavole rotonde, corsi di studio e aggiornamento dedicati ai problemi – storici, scientifici e istituzionali – dei beni musicali in generale e delle biblioteche musicali in particolare.

Vorrei ricordare in questa sede come la IAML-Italia – l'Associazione delle biblioteche musicali – fin dalla fondazione della sezione italiana si è battuta per il riconoscimento della professione promuovendo corsi di aggiornamento, convegni ecc. e tra l'altro il famoso libro bianco sulle biblioteche musicali: un problema storico, redatto grazie soprattutto alla tenacia dell'attuale suo presidente, Agostina Zecca Laterza, che da alcuni anni ha costituito il gruppo sul lavoro discontinuo dell'Associazione di cui chi vi parla è il coordinatore.

Questo gruppo fin dalla sua nascita vuole rappresentare un punto di riferimento costante per coloro che vivono una condizione lavorativa discontinua all'interno delle biblioteche e centri di documentazione musicale e opera in stretto contatto con l'AIB. Inoltre, la IAML, che opera a livello internazionale, da maggio 2004 collabora con l'AIDA per la certificazione professionale.

La IAML-Italia ha quindi il compito di definire i requisiti necessari per operare nel settore "beni musicali", con mansioni e a livelli diversi, in biblioteche, musei, archivi di teatri, fonoteche.

La certificazione consentirà ai datori di lavoro di essere garantiti sulle scelte e i lavoratori avranno potere contrattuale. Naturalmente sarà necessario che anche i responsabili delle istituzioni pubbliche abbiano l'autonomia necessaria per creare posti di lavoro e scegliere gli operatori, altrimenti la nostra sarà stata, ancora una volta, fatica inutile.

Allo stato attuale la figura dell'atipico musicale risulta schiacciata tra la richiesta d'alta professionalità e il mancato riconoscimento di una pari dignità contrattuale, tra la richiesta di risultati qualitativamente alti e una valutazione del lavoro che privilegia la mera quantità.

In conclusione mi permetto di dare dei suggerimenti, nella speranza che almeno qualcuno di questi sia accolto dai nostri politici e di offrire a questa platea alcuni spunti per un dibattito:

  1. provvedere immediatamente a emanare una legislazione per le biblioteche musicali e per i fondi musicali raccolti in biblioteche pubbliche;
  2. istituzione di un gruppo di lavoro ministeriale che prepari degli elaborati per il potere legislativo;
  3. non disperdere quel personale che ha fatto esperienza per qualche anno in biblioteche musicali, con contratti di collaborazione o a progetto, e inquadrandoli nei nuovi organici con contratti a tempo indeterminato;
  4. eliminare il ruolo di docente per i bibliotecari di conservatorio inquadrando queste figure nel ruolo di direttori di biblioteca con un orario di lavoro non inferiore alle 36 ore settimanali;
  5. istituzione nei conservatori di musica di master e scuole di biblioteconomia musicale e organologia.

Infine, vorrei qui citare una frase di Curt Sachs: «La musica scritta viene conservata nelle biblioteche, il suono può essere risvegliato soltanto nei musei di strumenti musicali, dunque l'una è complementare dell'altro e viceversa, ma i ruoli non si possono scambiare. Entrambi, dunque, sono di sommo interesse per la collettività, ma dovranno essere ben coordinati e ben gestiti». Oggi, come atipico, mi auguro che il riconoscimento della "professionalità" e della "professione" non sia soltanto un fatto di moda o di costume di cui parlare, ma diventi una realtà concreta per i tanti giovani che per meno di mille euro al mese, come il sottoscritto, operano nelle nostre biblioteche sia musicali che pubbliche.

 


Note

[1]   Questa citazione vuole rendere omaggio al duecentocinquantesimo anniversario della nascita del compositore salisburghese, ma anche e soprattutto vuole essere un grido di allarme del servilismo degli "atipici musicali", che da anni prestano la propria opera all'interno delle biblioteche di ambito musicale.


Copyright AIB 2006-12-11, a cura della Redazione AIB-WEB.
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