[AIB]

54º Congresso nazionale AIB

Le politiche delle biblioteche in Italia
Il sistema bibliotecario nazionale

Firenze, Palazzo dei Congressi
6–8 novembre 2007


Programma 54º Congresso AIB

Giovanna Merola

Quando si prende in esame questo tema la prima cosa che stupisce è la quantità di interventi – peraltro limitatamente, com'è ovvio, a quelli di cui resta traccia scritta- con i quali si è nel tempo esercitata la comunità bibliotecaria sul tema della Biblioteca nazionale d'Italia. Senza andare troppo indietro negli anni, vorrei ricordare, come ha fatto anche Guerrini nella relazione introduttiva, personalità fra loro molto diverse, come Emanuele Casamassima : La Nazionale di Firenze costituisce con la Nazionale di Roma, è ben noto, il problema centrale del disorganico, difettoso sistema bibliotecario italiano; Giorgio De Gregori : …Occorre ridurre al minimo la gestione diretta delle biblioteche da parte dello Stato,….ma al tempo stesso vanno accresciuti e potenziati i compiti direzionali e tecnici, promozionali e di coordinamento di carattere nazionale; Angela Vinay : ..La preoccupazione di salvaguardare l'unità [nel rapporto stato-regione] non si raggiunge con l'immaginare gangli di natura burocratica, ma sviluppando i concetti di cooperazione e di partecipazione….e, a proposito di un documento del Comitato interregionale bibliotecario: Sembrano accettabili come ipotesi di lavoro i due grandi livelli cui fa riferimento il documento. Il primo costituito dall'insieme delle biblioteche e dei servizi che hanno come scopo primario….quello di soddisfare le richieste di un'utenza diretta e territorialmente localizzata…….Il secondo livello raggruppa servizi che servono l'intera comunità nazionale o hanno valenza a livello di responsabilità internazionale.

Recentemente Claudio Leombroni, ha citato l'Accordo avente ad oggetto le Linee di politica bibliotecaria per le autonomie, sottoscritto nel gennaio 2004 dall'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia (ANCI), dall'Unione delle Province d'Italia (UPI) e dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, dove vengono definiti, nell'ambito dalle intese possibili in sede di Conferenza unificata, i due ambiti territoriali della programmazione: quello nazionale, caratterizzato, dai servizi nazionali (Bibliografia Nazionale Italiana, Servizio Bibliotecario Nazionale, Istituti centrali ecc.); quello regionale, con le recenti riforme del nostro ordinamento e dalla legislazione ordinaria che le ha accompagnate.

Purtroppo a fronte di questa chiara visione dei problemi in campo e delle necessità di intervento è mancata totalmente un interlocutore nel campo politico : il tema dei servizi nazionali, a mia memoria, non è mai entrato nei programmi di alcuna forza politica, di nessun governo (la dizione servizi bibliografici e bibliotecari nazionali è stata introdotta nel testo della riforma del Ministero beni culturali nel 1999, con la L.368) ; ad esempio non abbiamo avuto, come in Francia, un capo dello stato che abbia voluto la realizzazione di una nuova biblioteca nazionale come espressione significativa della propria azione. Ma tant'è; probabilmente è difficile, se non impossibile calcolare in termini puramente economici la perdita di efficacia dei servizi nazionali di biblioteca e quindi altrettanto difficile spiegarlo ad un politico di professione. Eppure si tratta di problemi che riguardano l'intero sistema bibliotecario del paese e tutte le sue componenti, dalle biblioteche, ai loro addetti, ai loro utenti.

Definirei quindi l'attuale situazione italiana malata, ma non incurabile, una situazione che corrisponde sostanzialmente ad una visione molto debole del pubblico e dello Stato; la stessa visione, peraltro, che ha portato in occasioni recenti a concepire che nel nostro ambito il mercato potesse, non si sa per quale ragione economica, sostituirsi e risolvere i problemi che non potevano più essere risolti con le strutture e le risorse pubbliche disponibili.

SBN e il nuovo deposito legale

In questo stato di cose da un lato SBN, con la messa in pratica dell'idea di cooperazione e la sua consolidata rete di informazioni e servizi, dall'altro lato la recente legge e relativo regolamento sul deposito legale, hanno creato negli ultimi anni nuove condizioni che potrebbero consentire, o meglio richiedono, un intervento sui servizi nazionali. Sia in SBN sia nelle nuove normative sul deposito legale, si deve constatare infatti la carenza di uno schema organizzativo solido dove le responsabilità riguardo alla fornitura di servizi siano identificate, regolarmente finanziate, controllate.

SBN è un formidabile strumento di cooperazione, ma non poteva supplire alla carenza di organizzazione, nè alla mancanza di chiara attribuzione di funzioni nazionali. La carta della cooperazione che è stata cruciale nella fase di avvio del progetto ha bisogno di essere rinvigorita da obiettivi e accordi che governino la complessità dell'ambiente interistituzionale ; gli scopi per i quali è stata costituita la rete - gli obiettivi dell'UBC e dell'UAP - vanno aggiornati e collegati alla realtà del progetto nazionale sul digitale, come da più parti è stato chiesto e come finora non si è riusciti ad ottenere.

Com'è stato messo in rilievo assai dettagliatamente da numerosi interventi sull'argomento, apparsi recentemente sulla stampa professionale, nell'ambito delle tanto attese norme sul deposito legale i cambiamenti introdotti dalla legge e una serie di rinvii a successivi accordi, sperimentazioni, ecc. rendono problematica la gestione del deposito che , ricordiamo , è oramai inteso universalmente come obiettivo solo in quanto collegato a adeguate politiche di catalogazione, accesso, conservazione. Si potrebbe dunque dire che la nuova legge sul deposito legale attraversa una fase di rodaggio, nella quale è necessario monitorare gli effetti della concreta applicazione delle procedure dettate dalle norme, che hanno consegnato ad una molteplicità di soggetti, individuati come istituti depositari a livello nazionale e regionale , la gestione di diverse tipologie di documenti. I problemi non sono pochi e sono legati indubbiamente non solo alle difficoltà oggettive e alle carenze normative, ma anche alla resistenza o alla lentezza con la quale cambiamenti di notevole rilievo sono assorbiti da tutti gli attori del deposito legale. In questo contesto è necessario ribadire peraltro che la riforma del deposito legale, per la complessità delle innovazioni introdotte e anche per le conseguenze che tali innovazioni porteranno nella gestione delle biblioteche interessate, avrebbe richiesto in contemporanea una riflessione approfondita sui servizi nazionali e sulla loro necessaria ristrutturazione, come è stato più volte messo in evidenza : non operando in questa direzione, si rischia di far fallire una riforma molto attesa, certamente non perfetta, ma probabilmente perfettibile. Non si può quindi non essere d'accordo con Sardelli quando scrive che non avrebbe senso parlare di deposito legale se non perchè possa diventare "un volano per mettere in moto il sistema bibliotecario nazionale".

L'anomalia italiana, addizione/duplicazione

La Biblioteca nazionale(BN) di un paese viene concepita come il luogo di raccolta di quel segmento dell'identità culturale che è costituito dalla sua produzione libraria, e trova in questo la sua forma di legittimazione sociale, fatta quindi anche di esigenze culturali e professionali. In questo senso la BN, che costituisce il luogo per la conservazione della memoria culturale, diventa uno dei punti di riferimento dell'identificazione culturale di un paese.

In Italia, dove purtroppo i valori culturali già stentano ad avere il riconoscimento che meriterebbero, la duplicazione della BN fra l'altro rende più difficile questa identificazione sia all'interno del paese che dall'esterno. Ripercorrendo ad esempio la normativa italiana attinente le funzioni – e le prerogative- della BN notiamo la continua difficoltà di tagliare il nodo soffocante di una scelta storicamente comprensibile solo per la delicatezza del momento, una scelta di addizione che perpetuata nel tempo ha generato una situazione patologica, sprecando energie e risorse, accentuando inoltre lo stato di sofferenza delle due Biblioteche nazionali centrali, determinato ovviamente anche dalle note carenze di fondi e di personale.

La questione delle due Biblioteche Nazionali Centrali, dei loro rapporti, del loro assetto organizzativo, a partire dalla legge istitutiva del Ministero beni culturali, con quell'articolo 15 che richiedeva ( e rimandava a) un intervento normativo per la riorganizzazione delle funzioni nazionali, è tornata più volte all'ordine del giorno negli incontri nei quali si è tentato di trovare delle ipotesi di coordinamento : sono state tenute riunioni, organizzati dibattiti, istituiti gruppi di lavoro, sperimentati progetti di cooperazione. L'unica realizzazione che in questa ottica ha prodotto qualche risultato è stata la rete SBN, che ha permesso la visibilità reciproca, e intorno alla quale sono nate iniziative concordate fra le due biblioteche, in particolare sul controllo e la gestione degli archivi bibliografici.

L'anno scorso si è assistito ad un fiorire di iniziative legislative sulle Biblioteche nazionali centrali; sembra anche fosse stata istituita una commissione ministeriale di studio, fino a che tutto questo movimento non è stato bloccato dalle nuove ipotesi di riforma del Ministero beni culturali. Nel testo definitivo della riforma, approvato la scorsa settimana, un piccolo passo avanti è stato compiuto nell'equiparare il trattamento amministrativo di ambedue le biblioteche di Roma e Firenze, inserendole tra gli istituti dotati di autonomia speciale e consentendo cosi' una forma di gestione più omogenea.

Ma il vero nodo, e a mio parere una scelta ormai necessaria che anche il Presidente dell'AIB ha sottolineato, è quello di fare davvero lavorare insieme le due Biblioteche nazionali centrali, definendone con precisione le rispettive competenze e funzioni e facendone in sostanza due articolazioni dello stesso organismo : la Biblioteca nazionale d'Italia. Occorre costituire quindi una entità organica- un "nocciolo duro"- attraverso un coordinamento definito e dei compiti chiaramente ripartiti. Ritengo che la creazione di una struttura nazionale potrà permettere di costruire attorno ad essa le necessarie alleanze e darà maggiore responsabilizzazione alle istituzioni che compongono tale struttura. Mentre ora si deve registrare prevalentemente, fatte le necessarie eccezioni, una deresponsabilità diffusa, che si riverbera nella qualità dei servizi. Per ottenere il rovesciamento di tale situazione è ovviamente necessario differenziare e specializzare nel particolare i compiti di ognuno degli istituti, anche utilizzando al meglio l'esistenza della rete SBN.

C'è poi da analizzare il ruolo dell'ICCU e della Discoteca di stato, oggi Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi, in questo contesto. Le recenti riforme del Ministero beni culturali hanno visto confermare la collocazione dell'ICCU nell'ambito della Direzione generale, separato quindi dagli altri Istituti centrali del Ministero. Come è noto, nell'ICCU la funzione di studio, ricerca e emanazione di standard e norme, e la cura dei censimenti si affianca, come impegno, alla gestione di SBN. Sembra perciò ancora attuale l'ipotesi delineata dall'art.15 della 805 ; quindi, quello che ho voluto chiamare il nocciolo duro della Biblioteca nazionale d'Italia, potrebbe essere costituito dalle istituzioni indicate in quell'articolo: le due Biblioteche nazionali centrali e l'ICCU, con l'eventuale aggiunta della Discoteca di stato. Verificare la fattibilità di questa ipotesi deve significare allora un impegno prioritario anche per l'Associazione, cercando di individuare la possibilità di progetti nuovi che accrescano le funzioni e forniscano servizi diversi, efficaci e avanzati.

Credo che dopo questa decisione si possa meglio pianificare l'articolazione dell'ipotesi lanciata qualche tempo fa dall'AIB di formare la Biblioteca nazionale d'Italia con la cooperazione di alcune delle biblioteche storiche del paese, dando cosi' respiro alle due Biblioteche nazionali centrali. A mio parere è necessario però partire dal consolidamento di queste due realtà per organizzare i compiti e le funzioni nazionali basati sulla cooperazione di più istituti e non viceversa. Due momenti quindi potrebbero essere immaginati, dal mio punto di vista : l'unificazione delle componenti "di base" della Biblioteca nazionale d'Italia - la formazione dell'infrastruttura -; la definizione di un assetto strutturato di coordinamento e di indirizzo basato su altri attori istituzionali, assetto di cui vengano definite regole, strutture e risorse necessarie alla cooperazione interistituzionale, cioè l'organizzazione di una rete di cooperazione per i servizi nazionali. Come ha detto sinteticamente Claudio Leombroni, la poliarchi'a va governata.

Ovviamente vanno ripensati anche la linea e gli strumenti di concertazione politica fra livelli istituzionali diversi, che ha attraversato varie fasi e toccato vari aspetti. L'ultima riforma del Ministero beni culturali, che attribuisce maggiori prerogative e nuovi compiti al livello delle Direzioni regionali, affida fra l'altro a queste ultime sia il coordinamento degli archivi e delle biblioteche del territorio che la pianificazione degli investimenti.

Il "portafoglio di servizi"

Ma rispetto agli anni 70 quali sono le aspettative che la società nel suo complesso ripone nelle istituzioni bibliotecarie nazionali, anche a fronte della crescita esponenziale dei materiali, dei supporti, delle diverse tipologie di servizi?. La domanda alla quale dobbiamo rispondere, anche per quanto riguarda i servizi nazionali, è di servizi culturali più alti, ma anche diretti ad un pubblico molto diversificato : l'attività di ricerca si indirizza verso temi interdisciplinari, i risultati della ricerca sono resi disponibili con modalità diverse, da quelle tradizionali, agli archivi elettronici, siti web, immagini, suono ecc. Derek Law ha spiritosamente detto che occorre passare dal mercato delle pulci al grande centro commerciale. Purtroppo nello stesso momento le risorse finanziarie e umane dedicate alle biblioteche stanno subendo un continuo impoverimento.

Dunque, il modello di servizi nazionali che questo intervento intende ipotizzare è quello di un sistema distribuito, cooperativo, ma integrato e organizzato : vediamo su quali aspetti.

1. CBU,UAP

Nell'ambito CBU/UAP le funzioni di base sono come è noto la costituzione dell'archivio nazionale, la sua descrizione nei cataloghi, la sua accessibilità, la sua conservazione. Credo inoltre che siamo tutti d'accordo sul fatto che i servizi nazionali devono puntare alla gratuità ed essere disponibili anche al singolo utente. Devono però soddisfare una domanda culturale più ampia; devono coprire il più possibile i materiali e le discipline; mettere a disposizione, in modo integrato, servizi informativi ; organizzare la gestione delle fonti diverse da quelle tradizionali, sia cartacee che digitali, come siti web o materiale minore.

Per quanto riguarda SBN, la costruzione del catalogo collettivo, il consolidamento della funzione di catalogazione, sia come teoria che come pratica, rafforzata dal contesto cooperativo e dall'ombrello delle due biblioteche nazionali, la programmazione del recupero del catalogo retrospettivo sono stati il momento catalizzatore per la formazione di piani coordinati – e dei relativi investimenti-, per la diffusione di. strumenti metodologici. Come è stato detto, inoltre, la pratica della cooperazione, per quanti vincoli abbia potuto porre, ha però avuto il grande merito di far crescere insieme molte biblioteche, di far circolare metodologie e idee nuove, di avvicinare realtà molto diverse che non avrebbero avuto occasione di lavorare insieme. SBN è dunque un punto di riferimento da non trascurare nè per il digitale nè per la costruzione o il miglioramento di servizi nazionali. Tuttavia anche la struttura di SBN ha urgente bisogno di essere ripensata alla luce dell'evoluzione dei servizi e delle tecnologie. La sua organizzazione non risponde più ai mutati rapporti istituzionali, alle nuove esigenze degli utenti ed al contesto culturale e tecnologico attuale (cooperazione trasversale, reti tematiche, biblioteche digitali ecc.).

L'assumere responsabilità di livello nazionale passa anche attraverso la partecipazione a "imprese"internazionali ; ebbene, una delle difficoltà che da sempre ci impedisce una significativa, autorevole presenza a livello internazionale è la duplicazione delle Biblioteche nazionali centrali. Come si fa ad essere autorevoli se si deve sentire l'opinione di un altro? Come si fa a coordinare una collaborazione alla quale dovrà contribuire anche un'altra importante istituzione? è una forma di gestione fra "separati in casa" che può creare iniziative parallele e non coordinate,e che complica in ogni caso, come si diceva, il ruolo internazionale, e a lungo andare può generare l'isolamento dell'Italia.

2. La ricerca, le relazioni con altri istituti

Della missione di BN fa parte, ad esempio, l'attività di ricerca, di sperimentazione, la proposizione di progetti legislativi nei settori di competenza, la costruzione di rapporti e di accordi con altri soggetti amministrativi e con istituzioni culturali, con il mondo dell'editoria. Questi aspetti oggi in Italia sono trascurati, o gestiti singolarmente da una biblioteca; alcune attività sono duplicate, altre non assolte o parzialmente coperte : la loro ricaduta è quindi molto meno significativa, e non si può contare su una reale forza di contrattazione.

All'interno della stessa amministrazione dei Beni culturali le relazioni fra istituzioni o la definizione di programmi comuni sono di natura volontaria, cercate e curate dai tecnici, ma non sono previste da riferimenti normativi- o se lo sono restano sulla carta, come è avvenuto per l'art.15, nè sono facilitate dall'esistenza di organismi di raccordo. La validità della cooperazione trasversale con altri settori che si occupano dei beni culturali – a cominciare dagli archivi- è invece particolarmente sentita e molti programmi e progetti europei o di altri paesi la stanno praticando in vari settori, come ad esempio in quello della conservazione del digitale- un esempio viene anche dall'incontro organizzato in chiusura di questo congresso. Eppure ci sono voluti decenni per unificare gli istituti dei beni culturali che si occupano della conservazione della carta!

Ma occorre puntare anche ad una collocazione efficace negli spazi di interesse di altre fasce di utenti, creando nuovi modelli di cooperazione: ad esempio la British Library inserisce nella sua missione, oltre all'obiettivo di costituire la risorsa di riferimento per la ricerca accademica, ovviamente interdisciplinare, anche quella di rispondere alla ricerca fatta in ambito industriale e per scopi commerciali. è stato creato a questo scopo un Business Centre, che fornisce supporto agli imprenditori e alle PMI fornendo informazioni e indicazioni rivolte alle attività da intraprendere. La stessa istituzione riconosce la necessità di stabilire i giusti accordi di cooperazione per fronteggiare richieste di informazioni e documenti, cui non sono in grado di rispondere. Viene in questo modo ad avere rilievo la funzione di collaborazione con altre istituzioni, fatta di competenze incrociate, di fornitura di supporto tecnico, di indirizzo all'uso di standard comuni, allo scopo di offrire all'utente singolo, all'organizzazione che si rivolge all'istituto, un accesso facile, sicuro, controllato.

3. Il digitale

è necessario affidare alla Biblioteca nazionale d'Italia un ruolo di rilievo nel piano nazionale di digitalizzazione, uno dei punti qualificanti del servizio nazionale, che dovrebbe essere articolato sulla base di un modello in cui la biblioteca nazionale o la grande biblioteca storica e la più decentrata delle biblioteche pubbliche risultano interdipendenti: la prima come produttrice tipica di contenuti digitali, la seconda come terminale privilegiato di intermediazione ed accesso pubblico.

Un piano che porti a livello nazionale la scelta dei materiali, possibilmente secondo una logica di corpus, la loro integrazione nelle strutture e nei servizi esistenti, la definizione di nuovi servizi, e infine come garantire sicurezza e autenticità. Sulla base dell'esperienza di SBN e anzi utilizzando le strutture della rete, come è stato detto, è auspicabile organizzare quindi un sistema di cooperazione per offrire un accesso alle informazioni e servizi digitali, ad esempio costruendo percorsi articolati a seconda del tipo di utenza, organizzando la raccolta del materiale esistente sul web e la conservazione a lungo termine.

La sperimentazione del deposito legale di materiale elettronico è una delle novità introdotte con la nuova legge che coinvolge fra le prime le biblioteche nazionali e quindi va organizzata, anche favorendo il deposito di pubblicazioni elettroniche grazie ad accordi con gli editori.

Che succede fuori d'Italia?

Per fare un paragone con altri paesi, vorrei soffermarmi sulle modalità con cui la cooperazione nello svolgimento di alcuni obiettivi nazionali è praticata in due paesi in cui è presente una forte istituzione nazionale, come la Gran Bretagna e la Francia. In Gran Bretagna la cooperazione con la British Library è articolata su base regionale, ma comprende anche partner nazionali; è finalizzata a migliorare l'offerta nazionale, si basa su piani e obiettivi precisi ed è costantemente monitorata, in modo da assicurarne la piena visibilità. " La BL condividerà la sua pianificazione con le regioni. La BL comunicherà la sua pianificazione con chiarezza e fin dall'inizio". Il piano di cooperazione inglese è finalizzato a migliorare il servizio agli utenti e coinvolge non solo le biblioteche, ma anche le organizzazioni pubbliche e private presenti sul territorio. La metodologia di lavoro si basa su incontri fra i partner, rapporti sulle risorse e sui servizi disponibili per metterli in sinergia, analisi dei problemi e degli obiettivi, e infine la definizione di un piano d'azione e delle relative necessità economiche e organizzative.

In Francia la cooperazione con la Bibliothèque de France si basa sui poli associati territoriali(sono 39), sulle biblioteche che ricevono il deposito legale a livello regionale, su istituzioni specialistiche ed è organizzata secondo un'aggregazione tematica. La cooperazione riguarda lo sviluppo della collezione nazionale e come conseguenza, ma anche vincolo alla partecipazione, i programmi di catalogazione, il recupero del retrospettivo, la produzione di bibliografie speciali, il prestito, la digitalizzazione, la conservazione. La struttura locale ha però anche un obiettivo territoriale : costituisce in qualche modo il "terminale operativo" dell'istituzione nazionale e fa da supporto alle politiche locali di sviluppo delle collezioni, razionalizzando la spesa per gli acquisti e per la conservazione. Le Giornate della cooperazione, che si svolgono annualmente su temi particolari, e una lista di discussione, permettono di far circolare le informazioni e monitorare la collaborazione fra le strutture partecipanti, per le quali è possibile anche accedere a finanziamenti finalizzati ad obiettivi precisi. La rete dei"poli associati"è supportata dunque da organismi ad hoc, finanziata –parzialmente- dallo stato ed è costruita su piani ed accordi molto dettagliati : uno dei principali è il piano d'azione per il patrimonio scritto, steso in cooperazione con gli enti locali, che ha definito cinque priorità nazionali – conservazione e crescita delle collezioni, costituzione e sviluppo di risorse per l'informazione, ivi compresi i cataloghi collettivi generali e speciali e la loro disponibilità in linea, ampliamento delle fasce d'utenza, rafforzamento dei legami con l'università e la ricerca , e last but not least, la formazione-aggiornamento del personale. Il piano è stato lanciato nel 2003 e una delle prime iniziative è stata quella di una verifica dello stato dell'arte nelle biblioteche partecipanti.

Che fare?

Progetti pilota di cooperazione fra le due BNC e l'ICCU potrebbero essere analizzati e programmati in diversi ambiti : Vitiello recentemente ne ha indicati alcuni connessi alla nuova legge sul deposito legale, ma esistono anche esperienze e progetti svolti nel passato, ci sono consuetudini di collaborazione in settori specifici. Ad esempio il lavoro sulle nuove regole di catalogazione e la sperimentazione sulla loro applicazione ha fatto lavorare in modo più ravvicinato gli uffici catalogazione delle due BNC ; il lavoro sul nuovo Soggettario ha visto un forte impegno della BNCF; utilizzare queste esperienze per un progetto operativo di articolazione delle responsabilità nell'attività catalografica potrebbe essere un'occasione da non perdere.

Sembrerebbe inutile ricordare anche che qualsiasi progetto sui servizi nazionali si basa sui bibliotecari che lo devono sostenere – che mancano fisicamente, non hanno più molto tempo disponibile, non vengono aggiornati- e sui finanziamenti di cui un'impresa del genere ha bisogno. Credo inutile ricordare che i tagli alle spese hanno inciso pesantemente sull'offerta delle biblioteche che si è ridotta, impoverita e frammentata. Risorse e energie spesso vengono dirottate e disperse in iniziative di corto respiro: quali mostre o convegni di dubbia utilità. Le strutture sono sempre più inadeguate ad aggiornare il proprio ruolo e a rispondere efficacemente ad esigenze in rapida e continua trasformazione di un'utenza sempre più diversificata di cittadini, studenti, studiosi, ricercatori.

In conclusione, credo che sia utopistico rilanciare la proposta di una legge quadro, ma che occorra definire obiettivi prioritari di un piano o una programmazione concertata di ampio respiro, finalizzati allo sviluppo di una nuova struttura per i servizi nazionali, costruendo su quanto positivamente consolidato oggi esiste, a partire da SBN, secondo un approccio gestionale dinamico e aperto. La proposta di istituire un tavolo permanente Stato-Autonomie, lanciata da Leombroni al convegno Bianchi Bandinelli dello scorso anno, potrebbe essere ripresa e rafforzata anche dall'Associazione : mi auguro dunque che questo convegno ci permetta di definire alcune idee articolate e concrete, un memorandum, delle raccomandazioni sulle quali impegnarsi per il futuro.


Copyright AIB 2008-11-06, a cura della Redazione AIB-WEB.
URL: <https://www.aib.it/aib/congr/c54/jf.htm3>