[AIB]

54º Congresso nazionale AIB

Le politiche delle biblioteche in Italia
Il sistema bibliotecario nazionale

Firenze, Palazzo dei Congressi
6–8 novembre 2007


Programma 54º Congresso AIB

Sistemi bibliotecari di ateneo : evoluzione degli strumenti e della professione

Antonio Scolari

Abstract

Le biblioteche accademiche hanno negli scorsi anni realizzato in parte significativa il passaggio a biblioteche ibride: in numerosi settori disciplinari la biblioteca digitale come strumento per la ricerca e per la didattica è oramai una realtà consolidata. Lo dimostrano l'uso importante da parte degli utenti della informazione in rete e degli strumenti organizzativi che le biblioteche possono offrire (portali, sistemi di linking, citation manager, sistemi di autenticazione, ecc.). I sistemi bibliotecari di ateneo hanno dovuto affrontare un rapido adeguamento dei servizi, conformandoli agli standard internazionali consolidati ed emergenti.

La necessità di gestire in modo adeguato questo nuovo tipo di biblioteca, di rispondere alle attese degli organismi degli atenei, di soddisfare le richieste che provengono dagli utenti porta a un cambiamento profondo della professione del bibliotecario, arricchendola di competenze fino a poco tempo fa dei soli informatici. Già da parecchi anni atenei di area anglosassone hanno sperimentato la fusione – almeno dal punto di vista gestionale – della biblioteca e del centro di calcolo, con esiti per altro non sempre soddisfacenti.

Le competenze dei bibliotecari nei sistemi bibliotecari delle università sono ora assai differenti da quelle richieste ancora pochi anni or sono e ancora indicate nei tradizionali profili. Accanto alla conoscenza biblioteconomica diventano di primaria importanza competenze quali la conoscenza applicativa degli standard e degli strumenti della e-library, la capacità di gestire strumenti quali siti web e portali specializzati, la conoscenza delle nuove dinamiche del mercato delle pubblicazioni elettroniche, unite a una forte flessibilità e disponibilità alla continua innovazione.

Professionalità di questo tipo sono oramai presenti negli atenei, ma spesso nell'ambito dei sistemi bibliotecari manca un organico quadro delle competenze, queste professionalità sono considerate come un fenomeno di nicchia ed è ancora in itinere il reale riconoscimento della necessità di tali professionalità.

 


Le tradizionali funzioni svolte dalle biblioteche accademiche sono il supporto alla ricerca e alla di-dattica all'interno della mission individuata dall'Ente di appartenenza. In questi anni ricerca e didattica sono in forte evoluzione, hanno inciso infatti in modo pesante sia le nuove tecnologie, che hanno pro-fondamente cambiato il modo di fare ricerca e quindi di considerare il servizio offerto delle biblioteche per la ricerca, sia la importante e anche convulsa revisione della didattica nel sistema universitario ita-liano, che ha portato a un utilizzo diverso delle biblioteche e delle loro raccolte da parte degli studenti. Per assolvere alla loro missione biblioteche e bibliotecari devono quindi evolvere e accompagnare l'evoluzione in corso.

Negli Atenei oramai la biblioteca ibrida / digitale è una realtà; nell'area STM (Scienze Tecnologia Medicina) la maggior parte delle risorse disponibili per la ricerca sono di tipo digitale, specie per quan-to concerne le pubblicazioni più recenti; l'area Umanistica è ancora più legata alla biblioteca cartacea, ma una rapida evoluzione è in atto anche in questi settori disciplinari, per i quali spesso l'open access rappresenta un modo non secondario di diffusione dei risultati delle ricerche.

In un tempo non molto lungo le biblioteche fisiche negli atenei sono destinate ad evolvere verso quello che si sta definendo come un learning space, cioè uno spazio di biblioteca anch'esso ibrido in cui accanto al tradizionale utilizzo del materiale cartaceo, uso per altro che ci dobbiamo figurare in co-stante diminuzione, si vanno affermando altre forme di fruizione dello spazio sociale che è rappresenta-to dalla biblioteca, spazio di studio e di formazione, in cui il classico servizio di fornitura del documen-to tenderà ad essere via via meno centrale e significativo. In un ambito di tipo digitale e a fronte dei nuovi metodi della formazione, basati sulle comunità e la condivisione nella formazione, "our purpose is not to circulate books, but to ensure that the circulation of knowledge produces learning" [1]. Da questi punto di vista diventa anche urgente ripensare l'organizzazione degli spazi nelle biblioteche e quindi del rapporto con gli utenti.

La maggiore diffusione di strumenti per la ricerca porta, almeno per certe aree disciplinari, a una diminuzione del tradizionale accesso al catalogo della biblioteca, infatti i ricercatori tendono a privile-giare strumenti di ricerca in un modello di ricerca D2D (Discovery to delivery), di cui Google è l'esempio più noto. Il problema però è poi accedere davvero al testo pieno dei riferimenti bibliografici trovati (è il cosiddetto "problema dell'ultimo miglio"); le biblioteche accademiche negli ultimi anni hanno moltiplicato gli investimenti nella direzione di utilizzare strumenti che consentano di affrontare questo problema e di risolverlo almeno per quanto concerne l'accesso alla copia appropriata, nel caso che la biblioteca la possa rendere disponibile.

Il catalogo resta ancora il primo strumento di conoscenza del posseduto dalla biblioteca e rappresen-ta uno dei servizi su cui abbiamo maggiormente investito nel corso degli anni (si pensi soltanto alle campagne di recupero di pregresso), ma può rispondere alle esigenze di reperimento di dati digitali a testo pieno se integrato (non più solo arricchito, come si diceva ancora qualche tempo fa) tramite altri strumenti e legami ad ulteriori servizi sia messi a disposizione dalla biblioteca, sia esterni, anche di tipo commerciale. Malgrado se ne parli oramai da anni, siamo ancora in generale abbastanza indietro: i no-stri Opac, nati in un'epoca in cui esisteva praticamente solo la carta, restano legati solo al reperimento, più o meno efficace, di informazioni su materiali cartacei. Possibili integrazioni, quali inserimento di descrizioni di risorse elettroniche (periodici, e-books) direttamente collegati al full-text, collegamenti a siti di editori, offerta di servizi di social web sono ancora l'eccezione piuttosto che la regola: ad esem-pio, quanti sono i cataloghi che consentono agli utilizzatori di inserire un giudizio o un commento su una pubblicazione? Eppure si tratta di una funzione da tempo presente nei siti di librerie in rete e che forse potrebbe essere utile proprio in un ambito di biblioteche accademiche. è stato osservato che "Dobbiamo reinserire (re-embedding) il catalogo in contesti multipli di ricerca … che comprendono si-stemi di ricerca per altri tipi di collezioni (ad es. depositi istituzionali), l'emergenza di un livello gene-rale di ricerca e risoluzione nella biblioteca; diversi ambienti esterni quali Google, Amazon, RSS o il sistema di gestione dei corsi" [2].

Accanto al catalogo le biblioteche accademiche hanno in questi ultimi anni messo a disposizione dei propri utenti numerosi altri strumenti di reperimento, gestione, pubblicazione delle informazioni scien-tifiche, citando un pò alla rinfusa: sistemi di hyperlinking basati su OpenUrl per consentire di rag-giungere la copia a testo pieno cui l'utente ha diritto o per offrire servizi alternativi, quali la ricerca au-tomatica sul catalogo locale o su cataloghi nazionali o la possibilità di inviare alla biblioteca una richie-sta di Document Deluvery; portali di ricerca per permettere ricerche cumulative su risorse differenti (fe-derate search) basati su standard quali Z39.50, html, xml; siti istituzionali ad accesso aperto per il de-posito della produzione scientifica dell'Ateneo, di tesi, di pre-print; sistemi di gestione delle citazioni, ora disponibili anche in rete; ancora, sebbene in minor misura, sistemi di autenticazione (single sign on) e di proxy per l'accesso alle risorse elettroniche da postazioni esterne all'ateneo, applicazioni di strumenti web community, sistemi di e-learning. Si sta poi tentando di integrare questi vari servizi in modo che, idealmente, qualunque servizio l'utente stia utilizzando, anche gli altri servizi siano sempre a sua disposizione . Ma siamo ancora all'inizio, infatti ancora Dempsey osservava che "storicamente gli utenti hanno adattato il proprio flusso di lavoro alla biblioteca. Con la crescita di importanza della rete, le biblioteche devono adattare i propri servizi ai flussi di lavoro dei loro utenti … Le biblioteche devono riflettere con molta maggiore attenzione su come progettare servizi all'interno di questi flussi di lavoro … I dati sono inserti nei nostri sistemi" [3]. Un esempio interessante potrebbe essere quello dei siti istituzionali di e-print: una delle difficoltà per il loro popolamento con risultati delle ricerche è pro-babilmente rappresentata dal fatto che sono al di fuori del flusso di lavoro di chi fa ricerca e quindi rap-presentano un in più, un aggiunta di lavoro, sentita come estranea o non utile dal ricercatore.

Queste considerazioni, qui accennate molto rapidamente , mostrano che i sistemi bibliotecari di A-teneo hanno dovuto e devono affrontare un rapido adeguamento dei servizi, conformandoli agli stan-dard internazionali consolidati ed emergenti, se vogliono ancora rispondere alla mission cui si accenna-va poc'anzi e che rappresenta la loro ragione d'essere.

Ora questi nuovi strumenti hanno in comune di essere costituiti da un insieme di specifiche tecno-logiche e contenuti informativi che richiedono competenze differenziate per essere gestiti in modo fun-zionale e con positivi risultati. Infatti sono per lo più basati su tecnologia web, anche per quanto riguar-da la gestione, non richiedono quindi di norma competenze specifiche di programmazione, poichè per lo più necessitano di interventi di personalizzazione che presuppongono una buona conoscenza degli standard applicativi su sui si basano, una approfondita conoscenza dei servizi di biblioteca digitale e della loro organizzazione, una altrettanto seria conoscenza degli utenti e dei modi di operare all'interno della rete. Soltanto tenendo conto di questi diversi aspetti è possibile per un sistema bibliotecario acqui-sire prodotti avanzati per la gestione della biblioteca ibrida / digitale e poi metterne a frutto le potenzia-lità a vantaggio sia dell'utenza più esperta dei ricercatori sia dell'utenza più immediata rappresentata dagli studenti. Le caratteristiche qui indicate mostrano che tali strumenti non rivestono un particolare interesse per centri di calcolo o per informatici puri, a parte specifici sviluppi che possano essere ri-chiesti, specie nel caso di prodotti open-sources; infatti sono creati per essere gestiti da personale in grado da porsi come tramite con l'utenza finale, necessitano di personalizzazioni anche molto approfondite delle interfacce rivolte agli utenti. Il cuore centrale di alcuni di questi servizi è la gestione di knowledge bases, cioè di archivi in cui sono catalogate e quindi organizzate, per lo più da terzi, le in-formazioni bibliografiche su singole risorse o collezioni digitali, la loro disponibilità, gli standard di in-teroperabilità che si possono utilizzare per interagire con diversi sistemi. I gestori tipici di questi servizi sono quindi bibliotecari, che oltre alle classiche conoscenze biblioteconomiche dispongano anche di competenze informatiche di tipo applicativo.

Emerge quindi la necessità di nuove professionalità nei bibliotecari di ambito accademico, ma non solo, poichè servizi ad alto contenuto tecnologico sono richiesti anche da utenti di altre tipologie di bi-blioteche; tali professionalità debbono comprendere tra l'altro competenze e conoscenze nella

  • ricerca e selezione di risorse elettroniche, anche in ambito consortile;
  • descrizione e organizzazione di risorse elettroniche in knowledge base e loro organizzazione;
  • attivazione delle risorse digitali all'interno di portali, di sistemi di hyperlinking, di servizi citazionali;
  • organizzazione di siti web, compresa la personalizzazione di cataloghi in linea;
  • personalizzazione di sistemi di automazione dedicati a servizi informativi (dal classico sistema di automazione integrato ai portali di accesso alle risorse);
  • competenze su diritti dei dati digitali: diritti di accesso, di autore, copyright;
  • conoscenze degli strumenti di e-learning;
  • approccio all'information technology orientato all'utente.

In un recente contributo Anna Maria Tammaro [4], che offre una analisi dei risultati del progetto "European Curriculum Reflections on Library and Information Science Education", pubblica un possi-bile curriculum formativo per "digital librarian", discusso nell'ambito del progetto. Si tratta di una ma-trice in cui vengono identificate una serie di competenze necessarie: accanto alla tecnologia dell'informazione (IT) e all'organizzazione della conoscenza e dell'informazione, vengono individuate competenze quali la "comprensione multiculturale", che comprende anche aspetti di cooperazione in consorzi o la gestione di risorse umane, l'epistemologia, il knowledge management, la promozione di processi sociali, che comprende fra l'altro l'educazione degli utenti e l'information literacy, la media-zione in ambiente basato sul web, che comprende aspetti quali l'editoria elettronica e il diritto d'autore. Si vede si tratta di un complesso di competenze che vanno ad incrociarsi con i ruoli differenziati che sono sottesi a questo tipo di professionalità.

Se però guardiamo la realtà dei nostri sistemi bibliotecari possiamo notare che si tratta ancora di professionalità minoritarie dal punto di visto numerico, in qualche caso presenti presso servizi centrali di sistema bibliotecario, molto meno presenti presso i punti di servizio in ateneo; sono inoltre profes-sionalità che si stenta ancora ad inserire nei curricula formativi, se si escludono proposte avanzate co-me quella citata di Tammaro, e quindi nei profili per il reclutamento del personale, infatti per lo più, anche per il reclutamento di quelle poche nuove unità di personale che entrano nelle nostre biblioteche, si tendono a riproporre curricula consolidati, più tranquillizzati, ma forse con minori prospettive di arricchimento per un sistema bibliotecario. Eppure queste nuove figure professionali sono destinate ad assumere rapidamente un peso sempre maggiore nelle biblioteche accademiche e non solo in questo ambito, ma più in generale nel "sistema bibliotecario italiano".

è interessante verificare, per quanto possibile, queste osservazioni passando, per così dire, dall'altra parte dello "sportello", cioè esaminare il tipo di percezione che si sta affermando negli utenti delle bi-blioteche di università. Un utile strumento di analisi è il recente rapporto Researchers' Use of Acade-mic Libraries and their Services commissionato dal Research Information Network e dal Consortium of Research Libraries (Curl) allo scopo di analizzare come i ricercatori interagiscono con le biblioteche accademiche in Inghilterra [5]. Lo studio è basato su un questionario a cui hanno risposto 2250 ricerca-tori e 300 bibliotecari e si propone di offrire alle biblioteche indicazioni per il prossimo futuro a fronte dell'aumento della ricerca in rete, delle ricerche interdisciplinari, della collaborazione fra istituzioni e dei prodotti della ricerca in forma digitale.

Nel contesto di quanto stiamo esaminando è di particolare interesse la sezione dedicata alla identifi-cazione di ruoli chiave dei bibliotecari nel prossimo quinquennio secondo i ricercatori [5, p. 43-46]. Secondo i ricercatori i ruoli che emergeranno in modo netto saranno quelli di conservatori di archivi e collezioni speciali a stampa o digitalizzate, gestori di archivi istituzionali di informazione digitale, ge-stori delle acquisizioni e della distribuzione del'informazione digitale; solo per l'area umanistica e di scienze sociali sarà ancora significativo il ruolo dei bibliotecari come esperti delle materie (subject li-brarians) presenti nelle loro biblioteche, molto meno per le aree STM; maggiormente differenziate sono le opinioni circa il ruolo dei bibliotecari come docenti di information literacy, di gestori di data sets risultanti da ricerche effettuate in ambito digitale , di esperti di tecnologia in grado di facilitare l'accesso alle risorse informative. Circa quest'ultimo ruolo sono stati effettuati alcuni approfondimenti in focus groups e interviste, dalle quali è emersa la visione di un "digital library integrator", inteso co-me un esperto della gestione e delle esigenze della biblioteca in grado metterle in relazione con i biso-gni della comunità di ricerca. Queste le sette aree che, secondo i ricercatori inglesi intervistati, saranno di maggiore importanza per la professione dei bibliotecari. è interessante osservare che i bibliotecari che hanno risposto al questionario hanno offerto risposte simili a quelle dei ricercatori per alcune delle aree, ma si è riscontrata una significativa differenza fra le due classi in quattro ruoli, quelli dell'insegnamento dell'information literacy, dell'esperienza nella materia, della gestione di metadati e della facilitazione nell'e-learning; tutti questi ruoli vengono considerati come centrali della professione da parte dei bibliotecari, di minore centralità dai ricercatori [5, p. 47-48].

Anche da questa analisi emerge chiaramente che la rapidissima evoluzione degli strumenti della bi-blioteca sta portando e deve portare a un cambiamento profondo della professione dei bibliotecari. Non sempre i possibili ruoli e attività dei bibliotecari nella biblioteca ibrida / digitale sono chiaramente defi-niti, ma è chiaro che se si vuole che la professione possa giocare un ruolo importante in questo ambito è necessario conoscerne a fondo i metodi e le caratteristiche, condividere con gli utenti i nuovi approcci alla ricerca ed essere in grado di proporsi come organizzatori credibili dei contenuti e degli strumenti di accesso qualificati.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] Scott Bennett. The choice for learning. "The journal of academic librarianship", 32 (2006), n. 1, p. 3–13. DOI:10.1016/j.acalib.2005.10.013
[2] Lorcan Dempsey. The library catalogue in the new discovery environment: some thoughts. "Ariad-ne", n. 48 (July 2006). http://www.ariadne.ac.uk/issue48/dempsey/
[3] Lorcan Dempsey. The (digital) library environment: ten years after. "Ariadne", n. 46 (February 2006). http://www.ariadne.ac.uk/issue46/dempsey/intro.html
[4] Anna Maria Tammaro. A curriculum for digital librarians: a reflection on the European debate. "New Library World". 108 (2007), n.5/6, p. 229-246. DOI: 10.1108/03074800710748795
[5] Researchers' use of academic libraries and their services: a report commissioned by the Research Information Network and the Consortium of Research Libraries. London: Research Information Net-work, 2007. http://www.rin.ac.uk/researchers-use-libraries

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