[AIB]

54º Congresso nazionale AIB

Le politiche delle biblioteche in Italia
Il sistema bibliotecario nazionale

Firenze, Palazzo dei Congressi
6–8 novembre 2007


Programma 54º Congresso AIB

Repositories istituzionali e valutazione della ricerca

Paolo Bellini

Abstract

Alla luce degli studi piu' recenti in materia di accesso aperto, bibliometria e "webometrics", nonche' dell'attuale situazione italiana nel campo della valutazione della ricerca scientifica, risulta sempre piu' chiara la necessita' di una efficace sinergia fra archivi istituzionali e valutazione della ricerca. L'evoluzione delle modalita' di "pubblicazione" e l'attestazione e il successo di nuove modalita' di comunicazione scientifica rendono piu' che mai urgente e non dilazionabile un aggiornamento delle procedure e dei criteri legati all'assegnazione dei fondi di ricerca e della valutazione della produzione scientifica negli atenei italiani, anche prendendo in considerazione quanto sta accadendo sullo scenario internazionale. In tale contesto, possono fungere da elementi catalizzatori il formarsi e l'evoluzione di strumenti di misurazione dell'impatto sempre piu' raffinati, paralleli e conseguenti all'affermazione delle nuove modalita' di diffusione della conoscenza.

Per cio' che concerne l'ambito piu' strettamente biblioteconomico, la gestione di un archivio istituzionale da parte dei sistemi bibliotecari di ateneo, che appaiono il naturale ambito di sviluppo di una repository istituzionale, necessita di adeguate soluzioni dal punto di vista amministrativo, organizzativo ed economico. Ne deriva la nascita di nuovi compiti e nuove professionalita' in biblioteca, un aumento di visibilita' e impatto delle strutture bibliotecarie, un maggiore utilizzo delle repository da parte di tutta l'utenza, secondo varie modalita' e bisogni, anche grazie all'integrazione degli archivi con gli OPAC di ultima generazione. Affinche' cio' si realizzi e' indispensabile tuttavia una stretta sinergia tra il Sistema Bibliotecario e altri ambiti dell'amministrazione dell'ateneo, quali il Nucleo di Valutazione, la Divisione Supporto alla ricerca scientifica, i Liaison Offices, che deve trovare rispondenza nella nascita e nell'utilizzo di software gestionali integrati per la governance dell'ateneo.

 


*Ringrazio la dott.ssa Francesca Valentini per la disponibilita' e competenza con le quali ha contribuito alla stesura del presente lavoro.

0. Introduzione

Questo intervento si propone di rimarcare l'importanza dell'inclusione delle pubblicazioni referate ad accesso aperto nei processi di valutazione della ricerca scientifica. A tale argomento e' sotteso un altro tema, e cioe' la necessita' di fare sistema tra biblioteche universitarie in quanto fatto utile in se' e come premessa indispensabile per contribuire maggiormente alla formazione di un sistema bibliotecario nazionale.

Visto in questa prospettiva, il mio intervento e' dedicato a un settore ancora molto specialistico e circoscritto, anche se va notato che la CRUI si e' gia' attivata in merito a queste problematiche, precorrendo i tempi. Infatti fin dal 2004 la CRUI ha dato vita, all'interno della Commissione per i sistemi bibliotecari, a un Gruppo di lavoro specificamente dedicato all'editoria elettronica. Il gruppo di lavoro individuo' a suo tempo 5 ambiti da presidiare in questo settore, che e' da ritenere molto vasto nel senso che al suo interno le problematiche concernono campi che richiedono competenze assai diverse e nello stesso tempo molto specializzate. I 5 sottotemi individuati dal gruppo di lavoro sull'editoria elettronica furono:

  • formati, identificatori, metadati e accessibilita';
  • diritto d'autore e contrattualistica;
  • deposito legale e volontario delle pubblicazioni elettroniche;
  • pubblicazioni ad accesso aperto;
  • valutazione delle pubblicazioni elettroniche.

Un primo risultato visibile del lavoro di tale gruppo e' stata la pubblicazione di un volumetto di "raccomandazioni" per lo sviluppo dell'editoria elettronica negli atenei italiani, sotto l'egida, appunto, della CRUI e per i tipi della Firenze University Press [1]. All'interno del gruppo di lavoro, il compito di approfondire il tema del rapporto fra editoria elettronica e valutazione della ricerca scientifica fu assegnato all'Universita' di Trento. Il lavoro fu affidato a Francesca Valentini, responsabile della repository istituzionale (http://eprints.biblio.unitn.it/ ) e dell'anagrafe della ricerca POLARiS (http://polaris.unitn.it/) presso l'ateneo trentino.

In continuita' con tale contributo, questo intervento cerchera' di mettere in evidenza cosa e' cambiato ed e' avvenuto dal 2006 a oggi, modificando pero' l'approccio all'argomento: punto focale sara' non il rapporto fra valutazione e pubblicazioni in formato elettronico in senso generale, ma la valutazione e le repository istituzionali, quindi la valutazione di pubblicazioni ad accesso aperto. Si tratta di un settore in notevole fermento e in effetti in questo frattempo lo scenario si e' molto evoluto.

La questione della valutazione delle pubblicazioni elettroniche risulta problematica per quanto riguarda le pubblicazioni ad accesso aperto prive di Impact Factor e che pertanto sono escluse dai processi valutativi, visto che tuttora - per quanto criticato - l'Impact Factor resta il criterio a cui tutti i progetti di valutazione compiuti in Italia si sono implicitamente richiamati. Mi riferisco al programma VPS del 1999 e al progetto Valutazione Triennale della Ricerca coordinato dal CIVR (Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca) [2] e attuato per la prima volta in riferimento al triennio 2001-2003. [3] Il CIVR e' stato recentemente confermato, [4] in attesa della completa operativita' dell'ANVUR, [5] e incaricato di effettuare una nuova VTR per il periodo 2004-2006.

Sappiamo bene che l'Impact Factor e' stato oggetto di molte e fondate critiche. [6] Le novita' maggiori riguardano l'individuazione di metodi di valutazione bibliometrici alternativi all'Impact Factor.[7] Il RAE (Research Assessment Exercise, http://www.rae.ac.uk/), effettuato in Gran Bretagna e considerato il piu' accreditato metodo di valutazione presso la comunita' accademica, non prevede tanto automatismi numerici quanto la presenza di panelists (vedi par. 2). Questo metodo e' in sostanza stato recepito anche dal CIVR, con la differenza che in Italia si e' sfruttata molto piu' ampiamente la telematica. Per quello che riguarda il RAE, da piu' parti era stato osservato come sarebbe stato necessario estenderlo alle pubblicazioni Open Access non solo per il valore di tale produzione ma anche adottando metodi e tecnologie del mondo Open Access, per rendere piu' agevole la trasmissione e l'aggiornamento dei dati, al fine di permettere una valutazione continuativa piu' efficace ed efficiente anche dal punto di vista organizzativo ed economico. [8]

1. L'accesso aperto oggi: archivi, riviste e nuova bibliometria

Cominciamo con l'esaminare quale sia oggi la situazione degli archivi aperti a livello internazionale, almeno da un punto di vista quantitativo. Le cifre delle tabelle 1. e 2. sono fornite da un'interrogazione di OpenDOAR (http://www.opendoar.org/ ) fatta a fine ottobre 2007. OpenDOAR e' una directory di repository ad accesso aperto. Il quadro che emerge da questi dati e' abbastanza soddisfacente: risulta che quasi la meta' degli archivi aperti e' in Europa, e che c'e' una netta prevalenza numerica degli archivi istituzionali su quelli disciplinari. Per quello che riguarda l'Italia, secondo OpenDOAR il nostro paese possiede attualmente 28 repository (di cui 22 istituzionali). I contenuti ad accesso aperto sono perlopiu' (cioe' nell'85% dei casi) in inglese, mentre l'italiano e' al 7° posto (pari al 2%). Il 52% delle repository e' multidisciplinare (e questo non sorprende visto che si tratta soprattutto di archivi istituzionali), ma colpisce che le percentuali degli archivi disciplinari relativi ad alcune materie umanistiche siano diverse da quelle di pochi anni fa: vi sono infatti 73 archivi di storia e archeologia, 65 di scienze sociali, 54 di geografia, 45 di giurisprudenza, per fare solo alcuni esempi. Questi numeri mostrano che l'accesso aperto non e' piu' un oggetto sconosciuto nei settori disciplinari umanistici, con l'eccezione forse delle lingue e letterature.

  N. REPOSITORY % ESEMPI
nel mondo 986 -  
in Europa 476 48% 117 Germania (12%), 108 UK (11%), 28 Italia (2,8%)
in America del Nord 297 30% 263 in USA (27%)
tipologia 796 istituzionali e 122 disciplinari 81% e 12% -
lingua utilizzata - 85% inglese; 13% tedesco; 6% francese e giapponese; 2% italiano -
software usato - 24% DSpace e 20% EPrints -

Tab. 1. Dati da OpenDOAR al 31-10-07.

DISCIPLINE N. %
Multidisciplinary 513 52%
Health and Medicine 77 7%
Computers and IT 76 7%
Science general 73 7%
History and Archeology 73 7%
Social sciences general 65 6%
Business and Economics 56 5%
Geography 54 5%
Law 45 4%
Biology and Biochemistry 43 4%
Physics and Astronomy 42 4%
Mathematics 39 3%
Arts and Humanities general 27 2%
Mechanical engineering 26 2%
Philosophy and Religion 25 2%
Language and Literature 23 2%

Tab. 2. Dati da OpenDOAR al 31-10-07.

Il quadro non sarebbe completo senza uno sguardo alle riviste ad accesso aperto. Secondo la Directory of Open Access Journals (http://www.doaj.org/), le riviste OA oggi sono quasi 3000, di cui il 45% e' dedicato a discipline umanistiche. Bisogna sottolineare che tutte le riviste censite in questa directory sono peer-reviewed o quanto meno prevedono un controllo di qualita' editoriale sui contenuti. Cio' va rimarcato perche' negli esercizi di valutazione della ricerca al referaggio e' riservata una grande importanza. Questo aspetto assume quindi un grande rilievo in prospettiva dell'ingresso delle pubblicazioni ad accesso aperto nei processi di valutazione, perche' contrasta il pregiudizio di fondo secondo il quale accesso aperto significa automaticamente scarsa qualita' e/o incompatibilita' con il peer review. [9]

Ma oltre a questa critica di fondo, viene anche messo in dubbio [10] da parte di molti che le pubblicazioni ad accesso aperto abbiano davvero un impatto superiore a quelle pubblicate secondo modalita' piu' tradizionali, cosa peraltro dimostrata negli ultimi anni da una letteratura piuttosto ampia. [11] Questo spiega perche' vi sia oggi uno sviluppo e un'evoluzione costante di nuovi indici bibliometrici e "webometrici" [12] che intendono raffinare in modo sempre piu' preciso e pertinente gli aspetti quantitativi dell'uso della produzione scientifica in riferimento alle pubblicazioni elettroniche, di cui si vuole misurare qualita' e impatto. Non e' certo questa la sede per riassumere i limiti degli indicatori ISI, [13] limiti che in molti hanno evidenziato. [14] Qui e' importante sottolineare che cio' che i sostenitori dell'accesso aperto propugnano non e' tanto l'abbandono degli indicatori ISI, quanto il loro affiancamento con nuovi indici, la cui ragion d'essere nasce tra l'altro proprio dalle dinamiche del web. Tali indici da un lato - come dimostrano alcuni studi pionieristici - non sembrano rivoluzionare radicalmente i risultati ISI (e questa dovrebbe essere una prima garanzia della qualita' sostanziale del sistema) [15], ma dall'altro permettono di estendere le procedure di analisi a tutto il mondo non-ISI (il Science Citation Index, per quanto abbia una buona copertura, non esaurisce le riviste pubblicate nel mondo e non comprende tutte le tipologie documentali gia' attualmente oggetto di valutazione, come ad esempio gli atti dei convegni e le monografie). Con l'uso di nuovi indici le analisi verrebbero articolate secondo criteri piu' numerosi (nella Tabella 3. sono riportati solo alcuni tra gli indici attualmente piu' famosi, tutti basati sulle citazioni ma secondo diversa e crescente raffinatezza) e mantenute piu' aggiornate e costanti rispetto alla realta'.

Probabilmente nessuno di tali indicatori e' esente da errori ne' puo' esaurire da solo le esigenze valutative. Sicuramente (e giustamente) nessuno di essi puo' sostituire la valutazione qualitativa basata sul peer review; ma sarebbe miope e anacronistico non tener conto della loro esistenza e della presenza di strumenti che ne permettono l'applicazione (mi riferisco a CiteSeer, CiteBase, a iniziative come COUNTER e SUSHI) [16].

indici note
H-INDEX proposto da J.E. Hirsch in "An index to quantify an individual's scientific research output" arXiv:physics/0508025 (29 Sep 2005).
G-INDEX proposto da Leo Egghe in "Theory and practice of the g-index", Scientometrics, v. 69, n. 1 (2006), p. 131-152.
CONTEMPORARY H-INDEX proposto da A. Sidiropoulos, D. Katsaros, and Y. Manolopoulos in "Generalized h-index for disclosing latent facts in citation networks", arXiv:cs.DL/0607066, v.1, (13 Jul 2006).
H-B-INDEX proposto da Michael G. Banks in "An extension of the Hirsch Index: Indexing scientific topics and compounds", Scientometrics v. 69 (2006), p. 161-168.
A-INDEX proposto da Jin BiHui in "H-index: an evaluation indicator proposed by scientist" in Science Focus (in Chinese), v.1., n.1. (2006) p. 8-9.
R-INDEX proposto da Jin BiHui, Liang LiMing, Ronald Rousseau e Leo Egghe in "The R- and AR-indices: complementing the h-index" in Chinese Science Bulletin, v. 52, n. 6 (mar. 2007), p. 855-863.
WIF e UF Il termine "Web Impact Factor" si deve a Peter Ingwersen (1998), mentre lo Usage Factor e' riconducibile all'iniziativa COUNTER e all'UK Serials Group (UKSG).
INDIVIDUAL H-INDEX proposto da P.D. Batista, M.G. Campiteli, O. Kinouchi e A.S. Martinez in "Is it possible to compare researchers with different scientific interests?", Scientometrics, v. 68, n. 1 (2006), p. 179-189.
M-INDEX proposto da J.E. Hirsch in "An index to quantify an individual's scientific research output" arXiv:physics/0508025 (29 Sep 2005).
EIGENFACTOR iniziativa dell' Universita' di Washington (http://www.eigenfactor.org/index.php).
AW-INDEX ispirati dall'articolo di BiHui Jin "The AR-index: complementing the h-index", ISSI Newsletter, 2007, v. 3, n. 1, p. 6.
AWCR  
AWCR P. A.  

Tab. 3. I principali nuovi indici bibliometrici e "webometrici".

La tabella rende pero' anche evidente come i nuovi indicatori siano molto numerosi. La loro interpretazione non e' sempre semplice, e nemmeno e' facile comprendere cosa implichi adottarne uno invece che un altro. I nuovi indici hanno ancora un carattere sperimentale che e' sicuramente un limite, almeno per il momento, all'ingresso delle pubblicazioni open access negli esercizi di valutazione ufficiali. Di qui l'importanza di due iniziative che ancora una volta riguardano la Gran Bretagna e che riassumero' nel paragrafo 2.

2. L'accesso aperto e l'anagrafe della ricerca scientifica

La presenza di anagrafi della ricerca scientifica negli atenei italiani e' ancora oggi tutt'altro che omogenea: infatti, non tutti gli atenei italiani posseggono un sistema anagrafico e, qualora esso sia presente, non sempre i criteri di registrazione e i metadati sono standardizzati e condivisi. [17] E cio' nonostante il fatto che la necessita' di un'anagrafe digitale della ricerca sia comunque stata affermata con forza anche da vari pronunciamenti governativi [18].

Nel 2004 ha avuto luogo l'esercizio di Valutazione Triennale della Ricerca per il periodo 2001-2003, secondo quanto previsto dal DM 146/2004. Gli attori principali di questo processo sono stati il Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (CIVR), i Panel di area, i Nuclei e i Comitati di valutazione degli atenei, i dipartimenti di ciascun ateneo e il Cineca, che collabora con il MIUR fornendo l'infrastruttura tecnologica. I Panel di area sono composti da gruppi di specialisti (da 5 a 7) nelle varie discipline che, adottando la metodologia del peer review, valutano la qualita', la rilevanza, il carattere innovativo e l'internazionalizzazione dei prodotti scelti e a loro presentati. Altri parametri presi in considerazione sono stati il grado medio di proprieta' del prodotto e l'autorevolezza della casa editrice e/o della rivista contenente l'articolo.

Per quello che riguarda l'analisi quantitativa, CIVR si e' basato espressamente su IF e citation analysis. La richiesta di un testo pieno in formato elettronico per ogni opera ha costretto molti atenei a digitalizzare mediante scanner opere originariamente prodotte nella sola versione cartacea. Da parte sua pero' CIVR non sembra aver utilizzato questi files sfruttandone le potenzialita' bibliometriche e "webometriche": nel caso di pubblicazioni cartacee digitalizzate, i dati non erano ovviamente disponibili, non essendo mai apparse sul web tali versioni digitali; e laddove i dati erano e sono disponibili (soprattutto per i settori scientifico-disciplinari scientifici), l'analisi sembra essere andata poco oltre l'IF. E' chiaro come, a partire dalla fornitura del testo pieno in formato digitale, l'intero processo si gioverebbe di una repository istituzionale, dei metadati e delle analisi citazionali e "webometriche" che sarebbe in grado di generare. E' necessario pero' che a tale consapevolezza non giungano solamente i tecnici, offrendo soluzioni puramente locali, ma anche gli stakeholder "politici" e accademici, sostenendo una standardizzazione delle infrastrutture e procedure di massima, dei metadati e dei dati analitici da raccogliere.

Rispetto alla situazione italiana, la Gran Bretagna ha fatto un grande passo avanti. In Gran Bretagna il processo di valutazione e' il Research Assessment Exercise che lo stesso ministro Moratti nella passata legislatura ha qualificato il come il sistema di valutazione piu' accreditato nel mondo accademico. [19] Sul sito ufficiale del RAE 2008 c'e' una sezione dedicata alla raccolta dei dati per il nuovo esercizio di valutazione (2001-2007) [20]. Grazie al progetto IRRA (Institutional Repositories & Research Assessment) [21] finanziato dal JISC (Joint Information System Committee), [22] sono state sviluppate soluzioni pratiche per agevolare l'interoperabilita' tra i requisiti RAE e i software DSpace e Eprints (le due tipologie di repository piu' diffuse), il cui utilizzo e' previsto dalle procedure di raccolta dati RAE per facilitare la sottomissione automatica (e continuativa) delle pubblicazioni (gia') archiviate nei depositi istituzionali britannici. Va sottolineato come tutto cio' faccia parte di un workflow previsto e supportato a livello nazionale e governativo, e come tale workflow non modifichi le modalita' di valutazione, che resta comunque basata sul peer review; si tratta semplicemente di una procedura preferenziale che consente alle istituzioni che intendono farlo di sottomettere al giudizio valutativo anche le pubblicazioni elettroniche presenti nel repository istituzionale in modo del tutto integrato anche dal punto di vista della sottomissione materiale del documento. Si tratta quindi di un riconoscimento importante di questa nuova realta' [23] che apre virtualmente la strada all'utilizzo dei dati biblio- e "webometrici" che possono essere raccolti dalle repository.

E' infatti recente la notizia che sempre in Gran Bretagna e' stato finanziato un progetto di sperimentazione e validazione di nuovi indici scientometrici [24]. Gli indici alternativi sono stati e saranno testati e confrontati proprio con i dati che emergeranno dall'utilizzo della metrica tradizionale ISI e dai panel rankings della RAE. I risultati offriranno una prima buona valutazione del rapporto tra i criteri tradizionali e la nuova scientometria. Questo atteggiamento, basato sulla sperimentazione e il confronto, sembra insieme indice di apertura e serieta' e non puo' che giovare alle procedure di valutazione.

Affidare alle repository un ruolo nel processo della valutazione e riconoscere l'esistenza di metrica alternativa da sottoporre a sperimentazione e confronto e' un passo avanti ma anche il livello minimo che si richiede in Italia agli attori che sono coinvolti nel processo.

Affinche' questo possa realizzarsi, occorre un impegno parallelo sulla diffusione del digitale come modalita' standard o alternativa alla pubblicazione cartacea. E questo comporta a sua volta un grande impegno governativo (e non solo) per risolvere molti problemi legati al diritto d'autore. [25] Un'altra novita' che viene dalla Gran Bretagna e' che l'esercizio di valutazione inglese del 2008 prevede la valutazione di "transient outputs; outputs with changing research content" [26], ossia di prodotti della ricerca diffusi anche tramite Internet e il cui contenuto e' passibile di cambiamento nel tempo. Una sorta di "pubblicazione liquida", dunque, che e' ancora un caso limite nella ricerca accademica italiana [27]. E' un fatto che evidenzia l'impatto dell'evoluzione tecnologica sul nostro vocabolario accademico, editoriale e biblioteconomico tradizionale.

Con l'avvento del web il concetto tradizionale di pubblicazione e' entrato in crisi e i confini tra pubblicazione e diffusione di un contenuto scientifico sono diventati labili. Lo stesso prodotto accademico potrebbe non essere piu' qualcosa di confezionato e definitivo, ma una sorta di work in progress frutto, magari, di una collaborazione diciamo cosi' dinamica fra autori. Questo di fatto accade gia' in alcuni settori scientifico-disciplinari, e non si puo' non tenerne conto. Non si tratta soltanto di scegliere la forma piu' rapida e comoda per la sottomissione dei prodotti (digitali invece che cartacei), ma di valorizzare tutte le potenzialita' del nuovo supporto. La stessa valutazione potrebbe divenire permanente, con grande risparmio di tempo e procedure, se si avvalesse della "webometria" e dei suoi strumenti d'analisi, usati non in contrasto ma in parallelo al peer review [28].

Ecco perche' e' necessario uno "svecchiamento" dei processi di valutazione che non intende minare cio' che la tradizione ha verificato come efficace, ma che aggiorna i metodi di valutazione, rendendoli congruenti con i modi e con i mezzi della ricerca scientifica di oggi. Solo cosi' sara' possibile valorizzare cio' che al momento resta necessariamente al di fuori dei processi valutativi, con grave penalizzazione prima di tutto delle strutture di ricerca e dei ricercatori.

3. Le sinergie necessarie

La sessione del congresso AIB in cui e' collocato questo intervento e' dedicata ai servizi bibliotecari per la didattica e la ricerca, a sottolineare il ruolo che i Sistemi Bibliotecari di Ateneo gia' svolgono, spesso come avanguardia, nel supporto alla ricerca, alla sua diffusione e valutazione. Anche se non e' del tutto appropriato lasciare ai soli SBA la funzione di advocacy a sostegno dell'accesso aperto, i sistemi bibliotecari rimangono l'ambito naturale per lo sviluppo delle repository istituzionali, perche' e' all'interno di essi che risiedono le insostituibili competenze per la corretta gestione e per la qualita' delle anagrafi e degli archivi, oltre che per stabilire una corretta relazione fra anagrafe e archivio. I bibliotecari hanno le competenze di base che consentono di addentrarsi in settori molto specifici, quali la bibliometria, la scientometria, il diritto d'autore, l'interoperabilita' o comunque hanno le competenze per comunicare nel modo opportuno con gli specialisti cui sono demandati questi singoli aspetti. La figura del bibliotecario e' protagonista di una grande trasformazione, con l'acquisizione di nuove professionalita', e questo ha reso i sistemi bibliotecari piu' visibili e centrali nell'economia generale della governance di ateneo, perche' i sistemi bibliotecari possono diventano gestori e fornitori di dati di qualita' per la disseminazione e la valutazione della ricerca.

Implementare, mantenere e sviluppare un archivio istituzionale comporta, naturalmente, un aggravio di responsabilita' per il Sistema Bibliotecario, da un punto di vista amministrativo, organizzativo ed economico: mi riferisco allo stanziamento di nuovi fondi, all'utilizzo di risorse umane ad u' hoc sia per l'aspetto bibliografico che informatico, allo sforzo organizzativo necessario per personalizzare, aggiornare, ammodernare e diffondere stabilmente il servizio nei confronti di docenti e dipartimenti.

Informativa e telecomunicazioni 500
Matematica 104
Economia 70
CEEL (Computable and Experimental Economics Laboratory 46
Informatica e studi aziendali 33
ISSAN (Istituto Studi Sviluppo Aziendale Noprofit) 23
Sociologia e ricerca sociale 20
Transcrime (Research Centre on Transnational Crime) 18
Scienze Giuridiche 16
Ingegneria Civile e Ambientale 1
Studi Letterari, linguistici e filologici 0
Scienze Umane e Sociali 0
Scienze della Cognizione e della Formazione 0
Ingegneria Meccanica e strutturale 0
Ingegneria dei Materiali e Tecnologie Industriali 0
Fisica 0
Filosofia, Storia e Beni Culturali 0

Tab. 4 . Dati Unitn-eprints al 31 ottobre 2007.

La tabella 4. mostra il numero di e-prints per ciascun dipartimento e centro di ricerca in Unitn-eprints, archivio cui si dedicano un bibliotecario a tempo indeterminato e un informatico part-time e che conta 606 utenti registrati, 12 collane dipartimentali, 831 articoli in archivio, 6 in attesa di validazione e 120 nei workspace degli autori (dati aggiornati al 31 ottobre 2007).

Gli accessi sono lusinghieri, nonostante le dimensioni ancora piccole dell'archivio (vedi tabella 5.), e il grande lavoro di harvesting da parte di Google (con i benefici che ne derivano in termini di visibilita') comincia ad attrarre anche nuovi dipartimenti.

DATI Unitn-eprints 2007   n.
accessi   1.432.991
  da Italia 352.667
  da U.S.A. 587.341
visite   99.453
banda usata   37,94 GB
accessi Robot e Spider    
  Yahoo Slurp 410.870
  Googlebot 109.792
  MSNBot 65.695
accessi diretti   277.184
accessi da motore di ricerca   62.260
  da Google 58.514

Tab. 5. Statistiche accessi Unitn-eprints al 31 ottobre 2007.

E' fondamentale pero' che vi sia un progetto condiviso a livello di ateneo, un supporto "politico" centrale che preveda la collaborazione con i singoli docenti e i dipartimenti per la diffusione e la personalizzazione del servizio. Alla repository istituzionale deve essere pure riconosciuto un ruolo centrale per la conservazione e la persistenza dell'informazione scientifica, per l'assegnazione dei fondi dipartimentali e anche per la comunicazione sui "fronti caldi" della ricerca svolta nell'ateneo verso il mondo produttivo con il quale si vogliono stabilire rapporti privilegiati. A supporto di tale ruolo sarebbe auspicabile vi fosse un'interazione sinergica con strutture di ateneo quali il Nucleo di Valutazione, la Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica, i Liaison Office. Inoltre sarebbe opportuna l'integrazione delle repository con gli OPAC e i MetaOPAC di ultima generazione (es. AquaBrowser Library) di cui dispone lo SBA per rendere visibile la produzione scientifica dell'ateneo perche', come ci sforziamo di dare la massima visibilita' alle risorse acquisite a pagamento, altrettanto dovremmo fare (come minimo) con le pubblicazioni ad accesso aperto.

Queste sinergie devono concretizzarsi nell'implementazione di un data warehouse globale di ateneo che semplifichi la governance a livello di anagrafica e gestione del personale docente e non docente, strutturato e non strutturato; degli stipendi e delle carriere, dei progetti, dei gruppi e dei fondi dedicati alla ricerca e, ovviamente, dei prodotti della ricerca scientifica, messi a disposizione per la statistica e la valutazione, a livello di dipartimento, di Nucleo di valutazione e di Ministero.

Cominciano a nascere in Italia alcuni prodotti per questa gestione globale e modulare della vita dell'ateneo, ma non tutti prendono in considerazione gli archivi istituzionali (o, piu' in generale, le risorse compatibili con il protocollo OAI-PMH). Sarebbe importante che tutti i soggetti in gioco (dal Ministero ai fornitori di soluzioni integrate per gli atenei, dalla CRUI alle associazioni dei bibliotecari) affermassero l'importanza del ruolo delle repository istituzionali nella governance di ateneo, inserendole di diritto nei processi di disseminazione e valutazione della ricerca. L'azione dovrebbe essere concreta, univoca, e di reciproco impegno e stimolo tra le parti.

Volendo riassumere, in conclusione, alcune date importanti nel cammino dell'Open Access in Italia nell'ultimo periodo, e' necessario ricordare la stipula della Berlin Declaration (2003), sottoscritta da 75 atenei italiani tramite la Dichiarazione di Messina (2004); e' del 2005 la nascita del primo Gruppo di Lavoro CRUI sull'editoria elettronica, in parte dedicato anche all'accesso aperto, i cui lavori sono proseguiti grazie alla costituzione nel 2006 del piu' specifico Gruppo di Lavoro CRUI sull'Open Access. Nel settembre 2007 Padova e' stata la sede della quinta conferenza del "ciclo Berlin", intitolata non a caso "From Practice to Impact: Consequences of Knowledge Dissemination", a sottolineare la direzione della roadmap futura che i vari soggetti e le istituzioni sono chiamati a costruire e percorrere sfruttando al meglio le rispettive competenze tramite azioni coordinate mirate ad aumentare la consapevolezza di tutti. Tale roadmap puo' essere riassunta in una sorta di "decalogo" che i bibliotecari, gli specialisti di settore, gli accademici e tutti gli interessati al dibattito sono invitati a integrare, affinche' sia messo poi a disposizione del Ministero, della CRUI e dalla stessa AIB per un'analisi piu' approfondita, una presa di posizione piu' efficace, un'azione politica congiunta a sostegno dell'accesso aperto e del suo valore aggiunto per la ricerca e la produzione scientifica.

Roadmap OA 2007-

  1. abolizione dei preconcetti (es.: Open Access incompatibile con peer review);
  2. estensione della valutazione alle pubblicazioni ad accesso aperto con peer review;
  3. sperimentazione (e applicazione) di indici bibliometrici alternativi;
  4. creazione di Gruppi di Lavoro a livello AIB, CRUI, MIUR, CIVR/ANVUR aperti anche a tecnici, bibliotecari, specialisti di settore;
  5. raccomandazione/obbligo di creare una repository in ciascun ateneo;
  6. previsione e facilitazione dell'interoperabilita' tra le varie institutional repository, gli strumenti di governance dell'ateneo, i database ministeriali e l'anagrafe nazionale dei prodotti di ricerca;
  7. analisi della situazione peculiare relativa ai settori disciplinari umanistici (azione su normativa diritto d'autore, estensione del digitale, identificazione indici bibliometrici specifici, …);
  8. standardizzazione dei metadati;
  9. standardizzazione del curriculum vitae;
  10. estensione del modello Open Access per le riviste: supporto e incentivi (e revisione della legge per l'editoria).

[1] Conferenza dei Rettori delle Universita' Italiane. Commissione CRUI dei Delegati Rettorali per le Biblioteche di Ateneo. Gruppo di lavoro sull'Editoria Elettronica; Cotoneschi, Patrizia e Pepeu, Giancarlo (a cura di), Raccomandazioni per lo sviluppo dell'editoria elettronica negli Atenei italiani, Firenze, Firenze University Press, 2006 (disponibile anche online: http://eprints.unifi.it/archive/00001341/ e http://www.crui.it//data/allegati/links/3290/pubblicazione_raccomandazioni_editoria.pdf).

[2] .

[3] http://www.civr.it/stampa/news%5F26%5F1%5F06/.

[4] http://www.civr.it/comunicato7_9_07.htm, con delibera del Consiglio dei Ministri del 7 settembre 2007.

[5] Si veda il DPR "Regolamento recante disposizioni relative alla struttura ed al funzionamento dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universita' e ricerca (ANVUR), a norma dell'articolo 2, comma 140, del DL 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286", esame preliminare del Consiglio dei Ministri n. 45 del 5 aprile 2007.

[6] Si veda, ad esempio, A. FIGA' TALAMANCA, "L'Impact Factor nella valutazione della ricerca e nello sviluppo dell'editoria scientifica", in IV seminario Sistema informativo nazionale per la matematica: SINM 2000: un modello di sistema informativo nazionale per aree disciplinari, Lecce, 2 ottobre 2000, http://siba2.unile.it/sinm/4sinm/interventi/fig-talam.htm; la letteratura che evidenzia le pecche dell'IF come criterio unico di valutazione e' molto vasta, sia a livello nazionale (Comba, Tammaro, Figa' Talamanca tra gli altri) che internazionale (per citare i piu' noti, Seglen, Walter, Bloch, Hunt e Fisher, ecc.).

[7] Alcuni tra i contributi piu' significativi sono: J. BOLLEN, H. Van de SOMPEL, J.A. SMITH, R. LUCE, "Toward alternative metrics of journal u'impact: a comparison of download and citation data", http://arxiv.org/abs/cs.DL/0503007; T. BRODY, S. HARNAD, "Earlier Web usage Statistics as Predictors of later Citation Impact", Tecnical report ECS, University of Southampton, http://arxiv.org/abs/cs.IR/0503020; S. HARNAD, L. CARR, T. BRODY, C. OPPENHEIM, "Mandated online RAE CVs Linked to University Eprint Archives", Ariadne 35 (30 apr. 2003), http://www.ariadne.ac.uk/issue35/harnad/intro.htm; Leeds University Library, "Interpreting Journal Impact Factors" (15th March 2005) http://www.leeds.ac.uk/library/teams/rae/imp.htm; S. HARNAD, "UK Research Assessment Exercise (RAE) review", http://www.ecs.soton.ac.uk/~harnad/Hypermail/Amsci/2377.html; un'importante analisi panoramica della piu' recente bibliometria e webometria e' fornita da A. DE ROBBIO nel suo recente articolo "Analisi citazionale e indicatori bibliometrici nel modello Open Access", in Bollettino AIB, v. 47, n. 3 (sett. 2007), p. 257-289 (abstract disponibile all'indirizzo https://www.aib.it/aib/boll/2007/0703287.htm). Per un argomentato elenco degli attuali indici citazionali piu' dibattuti e diffusi, si vedano le pagine http://www.harzing.com/resources.htm#/pop.htm, http://www.harzing.com/pophelp/metrics.htm, http://www.harzing.com/pophelp/accuracy.htm e http://www.harzing.com/resources.htm#/pop_gs.htm.

[8] Si vedano a questo proposito HARNAD, CARR, BRODY, OPPENHEIM, "Mandated…" [cit.]; HARNAD, "UK Research Assessment…" [cit.]; HARNAD, S., "Open Access Scientometrics and the UK Research Assessment Exercise", preprint of invited keynote address to 11th Annual Meeting of the International Society for Scientometrics and Informetrics, Madrid, Spain, 25-27 June 2007 (http://issi2007.cindoc.csic.es/), arXiv:cs/0703131v1; S. HARNAD, "Validating Open Access Metrics for RAE 2008", http://openaccess.eprints.org/index.php?/archives/278_Validating-Open-Access-Metrics-for-RAE-2008.html.

[9] Si veda ad esempio la class-action intrapresa dagli editori commerciali parallelamente al convegno "Scientific Publishing in the European Research Area: Access, Dissemination, and Preservation in the Digital Age" (ospitato a Bruxelles dalla Comunita' Europea il 15-16 febbraio 2007) e sfociata nella "Brussels Declaration on STM Publishing" (http://www.stm-assoc.org/brussels-declaration/); la campagna anti-open access di Eric Denzenhall riportata da Nature il 25 gennaio 2007, http://www.nature.com/nature/journal/v445/n7126/full/445347a.html) o la relazione critica del Publishing Research Consortium "Do Open Access Articles Have Greater Citation Impact? A critical review of the literature" (mag. 2007, http://www.publishingresearch.net/documents/Citations-finalversion.pdf), i cui autori sono Iain D. Craig (Wiley-Blackwell), Andrew M. Plume (Elsevier), Marie E. McVeigh (Thomson Scientific), James Pringle (Thomson Scientific) e Mayur Amin (Elsevier).

[10] Si veda, tra i piu' recenti, l'articolo di M.J. KURTZ. e E.A. HENNEKEN "Open Access does not increase citations for research articles from The Astrophysical Journal" (set. 2007, http://arxiv.org/abs/0709.0896)

[11] Tra i contributi piu' noti e' possible citare C. HAJJEM e S. HARNAD, "Citation Advantage For OA Self-Archiving Is Independent of Journal Impact Factor, Article Age, and Number of Co-Authors" (2007), http://openaccess.eprints.org/index.php?/archives/192-guid.html; C.J. MACCALLUM, H.G. PARTHASARATHY, "Open Access increases citation rate", in PLoS Biology v. 4, n. 5 (2006), e176 doi:10.1371/journal.pbio.0040176; G. EYSENBACH, "Citation Advantage of Open Access Articles", in PLoS Biology v. 4, n. 5 (2006), e157 doi:10.1371/journal.pbio.0040157; J. BOLLEN, H. Van de SOMPEL, J.A. SMITH, R. LUCE, "Toward alternative metrics…" [cit.]; T. BRODY, S. HARNAD, "Earlier Web usage Statistics…" [cit.]; S. HARNAD, T. BRODY, "Comparing the Impact of Open Access (OA) vs. Non-OA Articles in the Same Journals", D-Lib Magazine v. 10, n. 6 (giu. 2004); K. ANTELMAN, "Do Open Access Articles Have a Greater Research Impact?", College & Research Libraries v. 65, n. 5 (2004), p. 372-382; T. BRODY [et al.], "The Effect of Open Access on Citation Impact", Poster presentation at National Policies on Open Access (OA) Provision for University Research Output: an International meeting, Southampton, 19 February 2004; S. LAWRENCE, "Free online availability substantially increases a paper's impact" (2003), http://www.nature.com/nature/debates/e-access/Articles/lawrence.html.

[12] Oltre al gia' citato articolo di A. DE ROBBIO, vedi anche R. MORIELLO, "L'indice di Hirsch (h-index) e altri indici citazionali dopo l'impact factor" in Biblioteche Oggi, v. 25, n. 1 (2007), p. 23-31.

[13] Mi riferisco in particolare a Impact Factor, Immediacy Index, Cited Half-Life, Rate of Cited Index, Citation Impact.

[14] Oltre ai lavori menzionati alla nota 6 e al gia' citato lavoro di DE ROBBIO, si vedano ad es.: G.H., WHITEHOUSE "Impact factors: facts and myths", in European Radiology, n. 12 (2002), p. 715-717; H.F. MOED, "The impact-factors debate: the ISI's uses and limits", in Nature n. 415, p. 731-732 (14 feb. 2002), doi:10.1038/415731a; R. ALEIXANDRE-BENAVENT, J.C. VALDERRAMA-ZURIÁN, G. GONZÁLEZ-ALCAIDE, "El factor de impacto de las revistas científicas: limitaciones e indicadores alternativos", in El profesional de la información, v. 16, n. 1 (2007), p. 4-11; J. BOLLEN, H. van de SOMPEL, J.A. SMITH, R. LUCE, "Toward alternative metrics…" [cit.].

[15] BRODY, HARNAD, "Earlier Web usage Statistics as Predictors…" [cit.]; HARNAD, CARR, BRODY, OPPENHEIM, ""Mandated…" [cit.]; A. SMITH, M. EYSENCK, "The correlation between RAE ratings and citation counts in psychology" (giu. 2002) http://psyserver.pc.rhbnc.ac.uk/citations.pdf.

[16] CiteSeer: http://citeseer.ist.psu.edu; CiteBase: http://www.citebase.org/; COUNTER: http://www.projectcounter.org; SUSHI: http://www.niso.org/committees/SUSHI/SUSHI_comm.html.

[17] Per una breve panoramica si veda F. VALENTINI, "L'editoria elettronica e i sistemi di valutazione della ricerca nelle universita'", in CRUI, Raccomandazioni per lo sviluppo dell'editoria elettronica… [cit.], p. 87-90.

[18] Vedi, ad es., DPR 382/1980 art. 63; L 59/1997 art. 18.3; DM 146/2004.

[19] Vedi la Conferenza stampa "Presentazione dei risultati di valutazione della ricerca 2001-2003: Intervento del Ministro Letizia Moratti", Roma, 26 gennaio 2006, p. 5 (disponibile alla pagina: http://www.civr.it/stampa/news_26_1_06/moratti2006.pdf).

[20] Si veda la pagina http://www.rae.ac.uk/datacoll/ e, in particolare per gli archivi istituzionali, http://www.rae.ac.uk/datacoll/repos/.

[21] http://irra.eprints.org/.

[22] http://www.jisc.ac.uk/.

[23] Va comunque osservato che, come sottolinea Harnad in una sua recente comunicazione (http://listserver.sigmaxi.org/sc/wa.exe?A2=ind07&L=american-scientist-open-access-forum&P=86807), non tutti i problemi sono risolti: RAE non procedera' immediatamente alla validazione di tutta la metrica alternativa; per l'esercizio 2008 richiedera' ancora la sottomissione del .pdf "pubblicato", e non del .pdf "preprint" o comunque nella versione dell'autore, con tutti i problemi di copyright che ne derivano. Vedi anche HARNAD, "Validating Open Access Metrics…" [cit.].

[24] Il 28 maggio 2007 Harnad scrive: "We have funding for a major research project in developing new scientometric measures for evaluating research impact using the ISI database as well as Open Access web content. The project is very timely and exciting and the research will have a high profile." (http://listserver.sigmaxi.org/sc/wa.exe?A2=ind07&L=american-scientist-open-access-forum&P=64471). Gia' nel 2002 Harnad dichiarava: "We at Southampton are currently harvesting the RAE submissions data and putting them in an Eprint Archive to provide a "demo" of the sorts of possibilities an online, open-access research corpus opens up for research visibility, accessibility, uptake, usage, citation, impact and assessability." ()http://listserver.sigmaxi.org/sc/wa.exe?A2=ind02&L=american-scientist-open-access-forum&D=1&F=l&P=78703. Si vedano inoltre: HARNAD, "Open Access Scientometrics…" [cit.]; HARNAD, "Online, Continuous, Metrics-Based Research Assessment: Future UK Research Assessment Exercise (RAE) to be Metrics-Based", Technical Report, ECS, University of Southampton, http://eprints.ecs.soton.ac.uk/12130/; L. CARR, S. HITCHCOCK, C. OPPENHEIM, J.W. MCDONALD, T. CHAMPION, S. HARNAD, "Extending journal-based research impact assessment to book-based disciplines (Research Proposal)", http://users.ecs.soton.ac.uk/harnad/Temp/bookcite.htm.

[25] Si veda, ad esempio, il contributo di A. DE ROBBIO, "Accesso Aperto e copyright: il copyright scientifico nelle produzioni intellettuali di ricerca", in Bibliotime, a. 10, n. 2 (lug. 2007).

[26] Cfr. "RAE 2008: Guidance on Research Outputs", punti 9-13, http://www.rae.ac.uk/aboutus/policies/outputs/resoutputs.pdf

[27] Cfr. F. CASATI, F. GIUNCHIGLIA, M. MARCHESE, "Liquid Publications: Scientific Publications meet the Web: Changing the way scientific knowledge is produced, disseminated, evaluated, and consumed" (disponibile alle pagine http://www.liquidpub.org/attachment/wiki/WikiStart/2007%2009%2010%20LiquidPub%20paper.docx e http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00001313/), evoluzione dell'articolo di CASATI, GIUNCHIGLIA, MARCHESE "Publish and perish: why the current publication and review model is killing research and wasting your money", ACM Ubiquity v. 8 n. 3 (feb. 2007), http://www.acm.org/ubiquity/views/v8i03_fabio.html e http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00001086/ .

[28] Per una panoramica sulla percezione del peer review da parte dei ricercatori, si veda il recente studio della Mark Ware Consulting "Peer review in scholarly journals: perspective of the scholarly community: an international study" (http://www.publishingresearch.net/documents/PeerReviewFullPRCReport-final.pdf), e anche il dibattito che Nature ha dedicato al problema (consultabile alla pagina http://www.nature.com/nature/peerreview/debate/).


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