[AIB]

54º Congresso nazionale AIB

Le politiche delle biblioteche in Italia
Il sistema bibliotecario nazionale

Firenze, Palazzo dei Congressi
6–8 novembre 2007


Programma 54º Congresso AIB

Verso un sistema bibliotecario italiano

La sessione plenaria è stata aperta da Chiara Silla, che ha posto l'accento su alcuni temi emersi nel corso delle precedenti sessioni.

è stata evidenziata l'assenza delle biblioteche dal dibattito nazionale, ma, d'altro canto, emerge anche la necessità di inquadrarne le problematiche nel più vasto sistema dell'educazione. Vengono spesso citati i dati insoddisfacenti relativi alla lettura in Italia, ma le statistiche mostrano anche i livelli ancora sensibili dell'analfabetismo, della mancanza di scolarizzazione, di abitudini culturali in genere: nonostante la sua assoluta rilevanza, il tema della qualificazione del capitale umano è di fatto il grande assente dall'agenda politica italiana.

Si è spesso ripetuto che "la principale caratteristica del sistema bibliotecario italiano è quella di non essere un sistema".

Le biblioteche si richiamano con forza all'idea di servizio pubblico e alla centralità dell'utente, che ha il diritto di poter accedere alle informazioni e ai documenti in qualunque parte del territorio nazionale, a prescindere dall'appartenenza giuridica delle istituzioni. Questo rende inevitabile ragionare in termini di sistema, implica l'esigenza di un forte coordinamento, che fornisca indirizzi comuni e standard per l'integrazione fra amministrazioni diverse, e porta con sè la necessità di disporre di servizi nazionali validi, che forniscano l'infrastruttura di riferimento per l'intero sistema.

SBN, che costituisce senza dubbio una esperienza di cooperazione interbibliotecaria di assoluto rilievo, sta entrando in una fase estremamente importante: l'apertura ai software non nativi non solo darà nuovo slancio al progetto (solo in Toscana stanno per entrare in SBN circa 150 biblioteche) ma, auspicabilmente, consentirà di riportare l'attenzione dalle problematiche dell'automazione a quelle dei servizi collegati.

Tema fondamentale anche quello del digitale: in attesa della definizione di una politica nazionale in questo settore, occorre evitare il rischio della dispersione di risorse, di autoreferenzialità, di investimenti non calibrati sulle effettive possibilità di mantenimento dei prodotti nel tempo. Si avverte la necessità di un'infrastruttura nazionale per la conservazione digitale che operi in un forte collegamento con i livelli regionali (ad iniziare dal progetto di magazzini digitali che stanno sviluppando le Biblioteche nazionali).

Può essere inoltre utile richiamare l'architettura disegnata dalla legge sul deposito legale che, nonostante le farraginosità, introduce un modello importante di condivisione di funzioni nazionali tra livelli istituzionali diversi, che sta avendo declinazioni anche più articolate nelle diverse Regioni.

Se queste sono alcune delle problematiche del livello nazionale, non meno complesse sono quelle relative alla cooperazione a livello territoriale, dato che esistono ancora Regioni prive di una legge sulle biblioteche . La disomogeneità dei sistemi locali è un problema che chiede di essere affrontato, non dimenticando che la cooperazione non è un dato scontato, anche tra biblioteche omogenee come quelle pubbliche.

Va infine ricordato il documento sulle Linee di politica bibliotecaria per le autonomie, che individua in maniera chiara e definita i livelli della programmazione e gli strumenti sottostanti. Da tempo non è più attivo il Comitato nazionale che era stato istituito e aveva anche dato vita a gruppi di lavoro su argomenti rilevanti (in particolare sui profili professionali e sulla formazione, un tema determinante per l'intero sistema nazionale, dato il processo di "estinzione" dei bibliotecari tanto nelle biblioteche statali che in quelle pubbliche). Appare necessario rimettere in funzione il Comitato, superando le impasse di carattere esclusivamente procedurale che sembrano averlo bloccato.

Claudio Leombroni, per affrontare il tema del sistema nazionale bibliotecario, è partito da un richiamo al lessico: non si deve dimenticare che "nazionale" non vuol dire "statale" e che "sistema" non coincide con"servizio": il sistema fa riferimento a un ambiente, implica una condivisione di obiettivi, una infrastruttura, un insieme di servizi erogati a vantaggio dell'utente. Questo tipo di sistema è caratterizzato dalla compresenza di autonomie e identità , da forti complessità – che appartengono anche a ciascuno dei singoli attori – e richiede politiche pubbliche coerenti con questa impostazione, focalizzate essenzialmente su tre obiettivi:

  1. mettere in grado i bibliotecari di fare efficacemente il loro lavoro, senza essere imbrigliati da lacci e lacciuoli;
  2. assecondare la cooperazione bibliotecaria, che ha spesso dinamiche autonome, che non devono essere irrigidite da confini amministrativi ma essere correlate a specificità ed esigenze degli utenti;
  3. porre l'utente al centro di tutto.

I temi di maggior rilievo per lo sviluppo del sistema bibliotecario nazionale possono essere così sinteticamente individuati:

  • finanziamenti: non è pensabile che si possano istituire nuovi servizi senza maggiori oneri (valga ad esempio per tutti la legge sul deposito legale);
  • il comparto locale: le biblioteche pubbliche sono a carico dei Comuni, le cui difficoltà finanziarie sono ampiamente note; le Regioni, a loro volta, non dispongono di risorse sufficienti. è quindi indispensabile attivare forme e meccanismi di concertazione e, a questo proposito, appare necessario rilanciare in maniera convinta gli strumenti individuati dalle Linee di politica bibliotecaria per le autonomie;
  • un nuovo patto costitutivo di SBN: è necessario corresponsabilizzare tutti i livelli istituzionali e quindi chiamare negli organi di governo SBN anche gli Enti locali nelle loro espressioni associative;
  • razionalizzazione: è indubbio che vi sia un problema sui servizi nazionali gestiti dalle Biblioteche nazionali, ma – dal momento che l'attività di questi istituti riguarda funzioni nazionali che interessano tutte le biblioteche – sarebbe necessario che il tema fosse oggetto di un dibattito pubblico. L'intervento di razionalizzazione più rilevante dovrebbe riguardare proprio le due Biblioteche nazionali: è necessario valutare quali servizi è utile e opportuno gestire a livello centrale e in che modo, e quali invece assegnare a livelli diversi del sistema. Per quanto concerne i servizi locali, l'attenzione alle esigenze di razionalizzazione tende ad essere più diffusa; a questo proposito, vanno ricordati i buoni risultati prodotti dalle "gestioni associate", che meritano di essere incentivate;
  • biblioteche scolastiche: rappresentano un tema di grandissima importanza; non è degno di un paese civile che non siano previste istituzionalmente le figure dei bibliotecari scolastici;
  • campagna nazionale per le biblioteche: anche questo è un tema che riguarda l'intero sistema bibliotecario, e che occorre presidiare attentamente;
  • riorganizzazione di SBN: si chiede che consista in una struttura di servizi e non in un agglomerato di software, e che integri pienamente il digitale.

Concludendo, va sempre fortemente richiamata l'idea del servizio e quella della centralità dell'utente, che postulano la definizione di una policy di accesso ai servizi del sistema nazionale così come è stato fin qui delineato.

Luciano Scala è intervenuto, in un primo giro di tavolo, asserendo di non condividere l'impostazione pessimista di chi sembra prospettare un'immagine del sistema bibliotecario italiano come quello di una congerie di strutture incapaci di lavorare insieme. Non bisogna dimenticare quanti progressi sono stati fatti negli ultimi venti anni – a cominciare dal numero di nuove biblioteche che sono state realizzate - e quali positivi risultati siano stati raggiunti mettendo a frutto le modeste risorse disponibili. L'Italia si presenta al convegno IFLA con standard di servizi elevati, perchè la nostra capacità organizzativa è stata molto superiore a quella di altre nazioni, e con un modello di sistema nazionale non centralizzato e fortemente diffuso, capace anche di supportare e valorizzare tante piccole biblioteche. In relazione alla campagna nazionale di promozione, rileva che non solo esiste già e sta dando ottimi risultati, ma è anche il frutto di un grande lavoro di coordinamento, soprattutto con i Comuni.

Vincenzo Santoro ha concentrato gran parte del suo intervento sul tema della promozione. Ha esordito affermando che il nostro sembra, a volte, un Paese surreale: non si leggono libri, ma poi si organizzano festival che drenano risorse, fanno guadagnare il territorio, alimentano gruppi di operatori, in assenza di una riflessione approfondita e di un dibattito politico sulla opportunità di finanziare l'infrastrutturazione piuttosto che il "movimentismo".

"Piovono libri" ha avuto successo perchè ha messo in moto una sorta di competizione all'interno di un grande contenitore nazionale, ma è necessario sviluppare un maggior coordinamento. è anche necessario comprendere meglio gli assetti del costituendo Centro per il libro e la lettura, con riferimento, da un lato, alle dichiarazioni del Ministro Rutelli, che ne ha parlato come di un luogo pubblico e, dall'altro, alla presenza e al ruolo egli editori.

Santoro ha anche sottolineato l'importanza di dotare il settore delle biblioteche di uno strumento finanziario capace di stimolare il protagonismo locale. Ricordando come esistano dei fondi nazionali di cofinanziamento per lo spettacolo e le politiche giovanili, lancia l'idea di sollecitare la costituzione di un analogo fondo per le biblioteche. Infine, ha anch'egli convenuto sulla necessità di rimettere in funzione il Comitato nazionale delle autonomie locali.

Laura Tallandini ha illustrato, in un ampio e articolato intervento, la situazione del Sistema bibliotecario acacdemico, contraddistinto, in questa fase, da un processo di cambiamento ed evoluzione, oltre che di contaminazione con gli altri sistemi bibliotecari. Lo studente oggi vuole poter studiare sia nella biblioteca accademica che in quella locale e, anche se vi sono dei limiti, ve n'è anche la possibilità. I bisogni informativi sono in continua evoluzione, così che si annullano le tradizionali suddivisioni e le biblioteche sempre più si caratterizzano come reti di accesso alle risorse informative organizzate in modo dinamico.

Le biblioteche universitarie sono circa 1350, con circa 200 addetti e un'utenza di 47.000 docenti e 1.700.000 studenti. Ogni anno investono circa 115 milioni di euro, soprattutto in acquisti di risorse informative avanzate: è una funzione che nessun altro settore di biblioteche svolge, nè avrebbe la possibilità di svolgere, e che va a beneficio dell'intero sistema-Paese. Purtroppo si registrano notevoli problemi di risorse, e in particolare squilibri del nuovo sistema di finanziamento, che si è cercato di riequilibrare. I problemi finanziari incidono in modo particolare sull'acquisto dei periodici. Per questo è stato costituito un gruppo di coordinamento per l'accesso alle risorse elettroniche (CARE) , che si occupa della stipula di licenze con editori di livello nazionale e sta ora promuovendo incontri con gli enti interessati al rinnovo del contratto Elsevier (circa 25 milioni di euro); inoltre ben 74 atenei su 77 hanno finora sottoscritto la dichiarazione di Berlino sull'Open Access.

Il tema della cooperazione è quindi determinante sia nei rapporti tra le biblioteche accademiche, sia in quelli con le reti territoriali e fa sì che il Sistema bibliotecario accademico costituisca una parte fondamentale del Sistema bibliotecario nazionale.

Michele Durante, nel portare il saluto del Coordinamento tecnico per i Beni e le Attività Culturali della Conferenza delle Regioni, ne ha brevemente illustrato l'attività nel settore delle biblioteche, rinnovandola piena disponibilità a collaborare con l'AIB. In relazione alla sospensione dei lavori del Comitato nazionale sulle linee di politiche bibliotecarie, dovuta alla mancata sostituzione prima di uno e poi di un altro dei suoi membri, informa che tutti i passi necessari sono stati compiuti e che al massimo entro il mese di Gennaio 2008 si potrà, d'intesa con l'ANCI, fissare la data della ripresa dei lavori. Ha quindi illustrato il ruolo delle Regioni nello sviluppo del Sistema Bibliotecario Nazionale. Spetta alle Regioni la promozione di forme incisive di collaborazione con altre istituzioni culturali pubbliche e private e il raccordo con le realtà scolastico-bibliotecarie presenti sul territorio, al fine di favorire un'armonica crescita dei servizi bibliotecari. In quest'ottica assume considerevole importanza l'esperienza SBN, l'unico progetto a dimensione nazionale basato sulla cooperazione tra biblioteche di diversa titolarità. Le Regioni vi sono particolarmente coinvolte con un ruolo di coordinamento di fondamentale importanza, teso a rafforzare la tendenza delle moderne reti bibliotecarie verso l'integrazione e il coordinamento dei servizi centralizzati, che deve sempre più esplicarsi nella definizione di standard comuni, protocolli condivisi, controlli di uniformità e qualità, nell'ottica di una sempre maggiore integrazione a livello europeo e di cooperazione internazionale. è compito delle Regioni, inoltre:

  • assicurare, nel rispetto dell'autonomia e del decentramento, idonee funzioni di indirizzo, coordinamento, consulenza e assistenza in concorso con gli Enti Locali territoriali
  • coordinare sul territorio nazionale l'informazione bibliografica, definendo criteri e procedure,
  • garantire l'ordinamento dei sistemi bibliotecari,
  • promuovere iniziative di interscambio tra i sistemi informativi.

In un momento storico in cui è messo in discussione il modello tradizionale di biblioteca, occorre approfondire in particolare alcuni temi: il rapporto tra le biblioteche e sistema scolastico; le biblioteche locali come espressioni di un capitale sociale particolarmente ricco nella società ma anche nella tradizione italiana; le biblioteche locali come gangli vitali e luoghi privilegiati della circolazione dell'informazione.

SBN registra senza dubbio situazioni di diversità da superare, risorse economiche da recuperare, e problemi di natura tecnica ancora da risolvere, ma rappresenta anche un fondamentale volano di crescita, di formazione e di scambio. E il sostegno delle Regioni alle biblioteche, al di là delle competenze istituzionali, deve scaturire sempre più dalla consapevolezza che esse svolgono un ruolo essenziale, nell'epoca della globalizzazione e dell'omologazione culturale, cioè quello di tenere insieme le ragioni del territorio con lo sguardo rivolto oltre gli "angusti confini nazionali", traghettando le proprie popolazioni verso la cittadinanza universale e mantenendo, al contempo, l'ancoraggio sicuro alle radici della propria identità storica.

Giuseppe Rinaldi ha illustrato il punto di vista delle Province, che sentono molto il tema del "sistema", dato il gran numero di piccoli Comuni che registrano gravi carenze sia di risorse economiche che umane e professionali, e che quindi hanno bisogno di un particolare supporto. Il tema della cooperazione tra Comuni, in parti c o l a re di minori dimensioni demografiche, è oggi di grande attualità ed è una possibile soluzione per sviluppare al meglio funzioni e servizi che, in molti casi, questi Enti non riuscirebbero da soli a garantire. . Lo sviluppo di sinergie tra le Amministrazioni locali può consentire a un piccolo Comune di garantire un servizio a volte al pari di una grande città, spesso anche con consistenti economie di scala. Sarebbero quindi necessarie politiche, sia nazionali che regionali, che sostengano il "fare sistema", ad esempio incentivando – molto più di quanto non accada attualmente - le gestioni associate e tutte le forme di associazionismo e cooperazione.

Si dichiara d'accordo con l'idea di puntare ad ottenere un fondo nazionale per le biblioteche, suggerendo che la proposta parta ufficialmente da questo tavolo del Convegno. Invita tuttavia a considerare con particolare attenzione e realismo il problema – fondamentale – del personale. Oggi è di fatto impossibile per i Comuni dare risposte serie in termini di occupazione: le Amministrazioni locali non hanno la possibilità di assumere, e lo Stato non eroga fondi a questo scopo.

Dopo alcuni brevi interventi del pubblico, Luciano Scala riprende la parola per completare il suo intervento. Illustra dettagliatamente i contenuti della riforma del Ministero, appena approvata. Rileva come la Direzione generale per i beni librari abbia acquisito l'importante, nuova competenza sul diritto d'autore, un diritto che va difeso, ma che richiede anche una riforma legislativa per ampliare l'accesso alle informazioni. Le due Biblioteche nazionali hanno acquisito lo status di istituti ad autonomia speciale, così come il Centro per il libro e la lettura. A questo proposito, rispondendo ad un precedente intervento, osserva che il Centro raccoglierà tutti i soggetti interessati, ma che non si può dimenticare che il rapporto con gli editori è disciplinato da uno specifico protocollo d'intesa.

è stato inoltre istituito l'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, mentre sono stati unificati l'Istituto per la patologia del libro e il Centro di fotoriproduzione, legatoria e restauro degli Archivi di Stato. Vi sono dunque tutti gli strumenti per un coordinamento più stretto sulle politiche per le biblioteche. Riprende infine alcuni punti emersi negli interventi precedenti. Accoglie senz'altro la proposta di un dibattito pubblico al fine di evitare sovrapposizioni e duplicazioni nell'ambito dei servizi nazionali. Per quanto riguarda la Biblioteca digitale Italiana, fa presente che ne è già prevista l'integrazione in SBN, così come è gia stato previsto che nei suoi organi siano rappresentati ANCI e UPI. Conclude richiamando la necessità che a questo tavolo sia portato, in futuro, anche il Ministero della Pubblica istruzione, il cui ruolo è essenziale affinchè le 800 biblioteche scolastiche italiane entrino concretamente in SBN.


Copyright AIB 2008-11-06, a cura della Redazione AIB-WEB.
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