| ||||||||||
Programma = Programme [EN]Iscrizioni (entro 2008-10-11)Comitato scientificoPatrociniPoster session (entro 2008-09-22)Bibliocom 2008Annuncio, 2008-02-25Accoglienza e alberghiSede del Congresso [Firenze fiera]Come arrivare [Firenze fiera] |
Abstract degli interventi
Sessione introduttiva
|
Giovedì 30 ottobre |
Mercoledì 29 | Venerdì 31 |
Carlo Bianchini, Rassegna critica dei recenti sviluppi della catalogazione in ambito internazionale
Si offre una rassegna critica dei più recenti sviluppi della catalogazione a livello internazionale. In particolare, la rassegna comprende i principi di catalogazione internazionali (risultato dell'IME ICC, IFLA Meetings of Experts on an International Cataloguing Code), le nuove regole di catalogazione di origine anglo-americana che sostituiranno del AACR (RDA - Resource Description and Access), il testo dell'ISBD consolidated edition e il modello FRBR, con l'elaborazione in corso dei modelli per l'authority work (FRAR) e per la catalogazione per soggetto (FRSAR) e con il nuovo modello basato sull'analisi object oriented. I processi di cambiamento in corso vengono presentati nel quadro generale, caratterizzato da una situazione di generale evoluzione, e vengono evidenziate alcune criticità.
Alberto Petrucciani, Nuove regole per nuovi (buoni) cataloghi
I lavori di rifacimento del codice italiano di catalogazione sono ormai in vista del traguardo: intorno ai giorni del Congresso dovrebbe essere diffusa in rete l'ultima bozza complessiva, riveduta e integrata, del testo, ed entro la fine del 2008 il codice dovrebbe andare in stampa, per vedere la luce al principio del 2009. Tra gli strumenti professionali le norme di catalogazione rimangono uno di quelli più importanti, che meglio rappresentano il sapere specifico della professione e quindi la funzione che la professione si candida a svolgere nella società.
Il rifacimento del codice e la programmazione della sua introduzione e applicazione nelle biblioteche e nei sistemi rappresentano un'occasione importante per ripensare al catalogo, alle sue funzioni e ai requisiti che dovrebbe soddisfare, in un contesto molto differente dal passato: cataloghi quasi sempre collettivi, grandi o grandissimi, consultabili a distanza da ogni parte del mondo, e sempre più spesso utilizzati come strumenti di ricerca bibliografica (senza competitori di rilievo sia dal lato della bibliografia istituzionale che da quello della bibliografia commerciale).
Le nuove norme intendono quindi raggiungere l'obiettivo di dare ai bibliotecari italiani un codice completo e integrato (per tutti i tipi di materiali o generi di pubblicazioni), di cui il nostro paese manca da decenni (e forse da sempre), e un codice per la cooperazione, funzionale alla realtà operativa di oggi e alla prospettiva di una rete nazionale di servizi bibliotecari e bibliografici sempre più integrata ed efficace, con minori duplicazioni di sforzi e maggiore qualità delle informazioni.
Le nuove norme ribadiscono la funzione del catalogo come strumento d'informazione il più possibile completa, culturalmente corretta e praticamente efficace, per tutta l'utenza, locale e remota, "generale" e specializzata. Non c'è dubbio che l'esigenza di strumenti d'informazione con queste caratteristiche sia oggi fortemente sentita e in crescita.
L'applicazione delle nuove norme in maniera completa e il più possibile efficiente ed economica richiederà anche ripensamenti e interventi nei programmi di catalogazione, non sempre funzionali alla precisione e rapidità del lavoro, e in quelli per la consultazione del catalogo, complessivamente molto arretrati, nonostante i fronzoli esteriori, anche rispetto a funzionalità che erano abituali nei cataloghi su carta (p.es. la gestione di richiami, prospetti, informazioni di orientamento, ecc.), e a maggior ragione sono necessarie oggi con l'enorme incremento della quantità, della "densità" e della complessità delle informazioni bibliografiche da gestire e mettere a disposizione del pubblico.
Anna Lucarelli, Crescita, sostenibilità, prospettive del Nuovo soggettario
Gli strumenti per l'indicizzazione semantica vengono sempre più indagati in relazione al trattamento di risorse digitali e al ruolo che rivestono per l'organizzazione della conoscenza. A questi strumenti non si chiede solo di facilitare il recupero dell'informazione sul contenuto dei documenti, ma anche di gestire modelli concettuali nel web, costruire ontologie e valorizzare funzionalità tipiche dei motori di ricerca. I vocabolari controllati, ad esempio, hanno accresciuto la loro utilità in relazione alla generazione automatica di metadati, la cui efficacia è maggiore se messa in connessione con strutture thesaurali predisposte dall'uomo. A livello internazionale, l'interesse è rivolto a linguaggi fondati su standard condivisi, esperienze allineabili, interoperabili, suscettibili di mappature, concordanze incrociate e equivalenze multilingue. Ma anche a sistemi adatti a descrizioni di risorse museali, archivistiche, ecc. "Richiamo" e "precisione", concetti tutt'altro che invecchiati, ridefiniscono la loro importanza a seconda degli scenari di ricerca e delle opportunità offerte dai cataloghi di ultima generazione. Nello stesso tempo, ci si interroga su questioni che hanno origine da esigenze concrete (riduzione dei costi della catalogazione, applicazione di differenti livelli descrittivi nell'ambito di sistemi cooperativi), come dimostra il dibattito suscitato dal rapporto della Library of Congress su Pre- vs. Post-Coordination and related issues. Un rapporto che vorrebbe chiarire se sufficienti benefici giustifichino tanti investimenti, se sia possibile ridurre tempi e risorse semplificando regole o ottimizzando tecnologie.
E' tenendo conto di ciò che vanno analizzate le modalità con cui si sta implementando il Nuovo soggettario, per evidenziarne il grado di aderenza scientifica e culturale a questo contesto, le caratteristiche della sua crescita, i margini della sua sostenibilità economica, le prospettive del suo sviluppo. Non c'è dubbio che si tratti di uno strumento in progress. A partire dai primi mesi del 2007, e nel corso del 2008, si è trasformato gradualmente da un prototipo a un sistema. La consistenza del Thesaurus è raddoppiata. La Bibliografia nazionale italiana ne ha intrapreso l'impiego, altre biblioteche ne stanno avviando l'applicazione. Ma esistono delle criticità. E' interessante fare il punto su: fasi e attività realizzate, in corso di realizzazione e da realizzare; finanziamenti (pubblici e privati) di cui ha potuto disporre; tecnologie necessarie al suo sviluppo, possibilità di integrazione con gli Opac. La Biblioteca nazionale centrale di Firenze ha avviato collaborazioni con altre istituzioni e biblioteche con l'intento di favorire cooperazione nell'arricchimento del vocabolario, sperimentare integrazioni con thesauri specializzati, ma anche per accogliere istanze diverse e con l'ottica di far evolvere il Nuovo soggettario nella direzione di un servizio pubblico davvero nazionale.
Emanuela Casson e Claudio Gnoli, OPAC semantici: nuove tendenze e vecchi problemi
Tra le funzioni che concorrono a determinare la qualità dei cataloghi, un ruolo importante hanno gli accessi ai dati bibliografici di tipo semantico, per soggetti e per classi. è noto infatti che una significativa porzione dei lettori parte da una necessità generica di informazioni su un argomento, per soddisfare la quale non sono sufficienti gli accessi per autori e titoli.
Nel passaggio ai cataloghi in rete (OPAC), gli accessi semantici sono stati spesso penalizzati, sia per la priorità assunta dal lavoro di recupero retrospettivo delle informazioni descrittive di base, sia per varie complessità tecniche e organizzative. Questa situazione rischia di condurre a perdite nella ricchezza informativa dei cataloghi e in alcune loro funzioni fondamentali.
L'indagine Opac semantici <http://www-dimat.unipv.it/biblio/sem/>, avviata nel 2003 con il coordinamento di Claudio Gnoli, Riccardo Ridi e Giulia Visintin e la collaborazione del Gruppo di ricerca sull'indicizzazione per soggetto (GRIS), si propone di valutare la situazione degli accessi semantici in un campione largamente rappresentativo di cataloghi italiani.
Una nuova serie di rilevamenti è stata effettuata nella primavera del 2008 da 15 volontari con esperienza di servizi bibliotecari o di informazione, allo scopo di valutare l'evoluzione degli accessi semantici rispetto ai dati rilevati con lo stesso metodo nel 2004. I risultati, in corso di elaborazione, mostrano che la semanticità dei nostri cataloghi è mediamente migliorata in alcune funzioni (accessi per classi, ausilii nella ricerca semantica, visualizzazione nelle schede analitiche, navigabilità a partire dalle schede) ma al contempo mediamente peggiorata in altre (visualizzazione sintetica dei risultati). Nell'arco di 5 anni, molti cataloghi hanno cambiato le loro interfacce per gli utenti, talvolta in seguito all'adozione di un diverso software o all'accorpamento entro un diverso insieme di biblioteche. Queste variazioni, motivate anche da scelte strategiche o amministrative, non sembrano avere sempre una diretta relazione con le funzioni offerte, tanto che in alcuni casi funzioni semantiche prima disponibili sono ora scomparse. Tale instabilità, se da un lato è indice di un costante interesse delle biblioteche all'evoluzione del loro catalogo, dall'altro suggerisce la necessità che nei processi decisionali assumano un peso maggiore gli aspetti tecnici e pratici. Infatti, a dispetto delle evoluzioni tecnologiche, gli accessi semantici restano largamente carenti in funzioni fondamentali per l'usabilità e il recupero, come l'informazione sulla porzione di collezione catalogata semanticamente, la distinzione fra parole, termini e stringhe, i rinvii da voci non preferite, la disponibilità di equivalenti verbali dei simboli di classificazione.
Al contempo, è possibile osservare alcune nuove realizzazioni che si propongono come esempi interessanti di ciò che sarebbe realizzabile su più vasta scala: ricerca per termine e stringa (Provincia di Treviso), proposta di rinvii di tipo "vedi anche", talvolta sulla base di un tesauro nascosto (Goethe Institut), interfacce di ricerca classificata (Biblioteca nazionale di Firenze, Biblioteche scolastiche di Foggia), interfacce grafiche a faccette per ragazzi (Rete bibliotecaria di Romagna), acquisizioni recenti raggruppate per CDD (Provincia di Prato).
Le possibilità di arricchire gli opac con funzionalità dinamiche tipiche del Web 2.0 (social tagging, recensioni, copertine, classifiche di prestito) hanno ultimamente affascinato anche alcune biblioteche italiane: molto avanti si è spinta in questa direzione la Provincia di Verona, che però al contempo pare aver abbandonato la sua pregevole interfaccia per lo scorrimento sistematico. Sembra quindi che l'innovazione nei cataloghi continui a riguardare prevalentemente gli aspetti tecnologici, trascurando invece i tradizionali capisaldi della professione legati ai principi dell'indicizzazione.
Venerdì 31 ottobre |
Mercoledì 29 | Giovedì 30 |
Silvia Dal Negro, Diversità linguistica e diversità sociolinguistica
Partendo dalla tematica, oggi attualissima, dell'estinzione di un grande numero di lingue del mondo e della conseguenza che questo fatto ha sul patrimonio linguistico e culturale del pianeta e sul valore della diversità linguistica, verrà introdotto il concetto di diversità sociolinguistica. In prospettiva sociolinguistica, infatti, non sono le lingue in sé (o non solo) al centro dell'attenzione, ma le lingue con i loro parlanti, cioè le comunità linguistiche che possono essere anche abbastanza complesse per la compresenza di più lingue, dialetti e/o varietà linguistiche. La diversità sociolinguistica consiste dunque nella diversa disposizione e nel reciproco ordinamento delle lingue che dà luogo all'ampia casistica degli scenari sociolinguistici che ci circondano. Per orientarsi occorre conoscere alcuni strumenti teorici e metodologici e alcune categorie atte a ricondurre il particolare al generale.
Nello studio di repertori linguistici complessi, alcuni aspetti di particolare interesse che verranno considerati sono quelli del diverso grado di elaborazione di cui godono le lingue, un concetto che si intreccia con quelli di status e di prestigio, di natura più sociale che linguistica, e della rispettiva distanza (reale o percepita) fra le lingue a contatto. Qui si mostreranno le tecniche di indagine e alcuni risultati recenti dell'approccio di studio del paesaggio linguistico (linguistic landscaping) prendendo in considerazione soprattutto situazioni di contatto presenti nell'Italia contemporanea.
Barbara Poli, Le scritture del catalogo: uno sguardo alle esperienze straniere
Fin da quando nei primi anni Ottanta i grandi cataloghi collettivi nordamericani cominciarono ad inserire registrazioni bibliografiche in alfabeti non latini, la catalogazione di materiali in lingue che utilizzano altre scritture ha posto una varietà di problemi ancora lontani dall'essere risolti. L'intervento intende, senza pretesa di esaustività, passare in rassegna alcuni cataloghi stranieri e le modalità con cui vi vengono gestite e fatte convivere le diverse scritture.
Silvia Dessì, Cataloghi multiculturali: uno sguardo all'esperienza italiana
L'intervento si articola in due parti: i cataloghi e le norme catalografiche. Relativamente alla prima parte, si affronta una disamina delle principali esperienze di cataloghi multiculturali italiani, illustrandone le scelte operative spesso molto diverse l'una dall'altra, perché condizionate dalle svariate problematiche tecniche da affrontare non sempre risolvibili in modo ottimale. In particolare è sottolineata l'attuale quasi totale impossibilità di gestire negli applicativi i caratteri afferenti ad alfabeti non latini.
Nella seconda parte si affronta la tematica della trascrizione e della traslitterazione alla luce anche di quanto previsto dalla bozza delle nuove regole di catalogazione in corso di definizione. Conclusioni e prospettive.
Karen Coyle, Formati dei record e cataloghi di nuova generazione
Per creare un nuovo catalogo bibliografico usando i principi del web semantico, bisogna ripensare i dati di base, le strutture del record, e il concetto stesso di catalogo. Saranno presentate le iniziative in corso che cercano di creare le strutture di fondo per esplorare questa nuova direzione nel mondo bibliografico.
Klaus Kempf e Gabriele Meßmer, Il catalogo della Bayerische Staatsbibliothek e Google
I compiti tradizionali di un Catalogo di biblioteca possono essere così enucleati:
Questi compiti permangono d'attualità anche nell'epoca dei motori di ricerca (es.Google), ma la qualità dei cataloghi di biblioteca si misura ormai da parte degli utenti secondo le prestazioni offerte dai motori di ricerca. Ci si aspetta:
Le biblioteche consentono un diretto ed immediato accesso al documento ,o, nel caso del materiale protetto dal copy right, avendo le licenze d'accesso alle edizioni attuali di e-books e e-journals o, nel caso del materiale svincolato del diritto d'autore (= materiale storico) che la biblioteca possiede digitalizzandolo. In entrambi i casi ne deriva la indicazione del titolo nel catalogo/OPAC della biblioteca.
La biblioteca nazionale bavarese ha iniziato da circa due anni grossi progetti di digitalizzazione a pieno ritmo, cioè da un lato con le proprie risorse e la proprio infrastruttura organizzativa-tecnica la digitalizzazione di 10.000 incunaboli e di 37.000 cinqucentine della lingua tedesca (= materiale contenuto nel cc.dd. VD16) e dall'altro lato la digitalizzazione di circa un 1 milione di opere (dal 600 in avanti, cioè fino alla fine del 800) non soggette al diritto d'autore insieme con Google.
Queste enormi quantità impongono una registrazione dei relativi titoli in catalogo altamente efficiente ed economica. A tale proposito vale una regola ferrea: nessun record digitale senza prima un record catalografico! Per risparmiare tempo e danaro la Biblioteca Nazionale Bavarese ha elaborato un cosiddetto"modello di un record bibliografico unico ed integrato" per la indicazione del digitalizzato sull'OPAC, ossia la registrazione dei documenti digitalizzati e l'accesso a questi ultimi non deriva da un nuovo record messo sulll'OPAC, ma tramite un link che viene aggiunto ai relativi record già esistenti sul catalogo, cioè quelli che indicano l'originale ovvero la versione stampata del documento. Tutti gli altri metadati ( strutturali,amministrative e tecnici) di cui si ha bisogno per la gestione della versione digitale di un documento vengono invece trattenuti nella banca dati di produzione.
Dato il rapidissimo sviluppo nel mondo digitale il catalogo di biblioteca nei prossimi anni è destinato a conoscere nuovi cambiamenti. Il link diretto ed integrato nel record bibliografico (sul proprio OPAC) alla relativa versione digitale del documento rappresenta un primo ma importantissimo passo nella nuova "Realtà dei cataloghi".
Copyright AIB
2008-10,
aggiornamento 2008-10-20
a cura
di Andrea Marchitelli.
URL: <https://www.aib.it/aib/congr/c55/abst.htm3>