[AIB] Associazione italiana biblioteche. Congresso 1998 

Associazione Italiana Biblioteche. Congresso 1998 - XLIV Congresso nazionale AIB
Sessione: INTERNET (A) : il nuovo verso l'antico

 

Risorse in rete per le ricerche di storia del libro, Angela Nuovo, Universita' degli studi di Udine *

Premessa
Oggi si parla sempre più frequentemente di valutazione qualitativa delle risorse accessibile in Internet.1 Ogni utente che si avvicini alla rete è immediatamente colpito dalla difficoltà di orientarsi in un mondo che non solo si presenta come un caotico eccesso di informazioni, ma la cui assenza di organizzazione e di gerarchia facilita l'emergere di informazioni inutilmente duplicate, non controllate e spesso assolutamente inutili. Alla fase di espansione incontrollata di Internet, ancora in corso, succede e si affianca allora di necessità la fase in cui coloro che devono avvalersi della rete per sé o per le istituzioni presso le quali lavorano devono per forza costruirsi delle mappe e delle guide in grado di disegnare i possibili percorsi informativi entro i quali costruire la ricerca. La Bibliografia, come habitus mentale e come metodo di strutturazione dei data, si rivela allora la disciplina in grado di allestire una lettura sistematica delle risorse di rete, mentre già si approntano griglie e strumenti interpretativi per la valutazione del contenuto di ogni singola risorsa informativa.2 Tuttavia, anche qualora si potessero e volessero utilizzare strumenti molto rigorosi, la valutazione, per la sua stessa delicata natura, conserva delle zone d'ombra che si possono illuminare solo mediante esperienze soggettive e "militanti", vale a dire mettendo alla prova le risorse durante un definito e preciso iter di ricerca. E' quanto mi accingo a esporre in questo intervento, in cui le risorse in rete finalizzabili a ricerche di storia del libro sono valutate non secondo criteri formalizzati di analisi, ma nella prospettiva individuale della ricerca pura e di tipo tradizionale, il cui esito è un contributo, monografico o meno, a stampa.
Il primo approccio con Internet è per me avvenuto nel corso di una lunga indagine sul commercio librario nel Rinascimento,3 e di un più breve censimento delle edizioni in volgare di Gershom Soncino4. Ho potuto perciò attingere alle risorse elettroniche sia in vista di una ricerca storica, di storia del libro, sia in vista di un tipico problema di bibliografia retrospettiva. E' da premettersi che le risorse di Internet si sono presentate alla mia ricerca sempre e solo come fonti di importanza secondaria. Le fonti principali erano naturalmente quelle tradizionali: i documenti d'archivio, le edizioni antiche esaminate autopticamente , il recupero, l'analisi e l'utilizzazione dell'erudizione e degli studi precedenti. La preponderanza delle fonti tradizionali era imposta dal tipo di tema investigato, dal periodo storico, dalla novità stessa degli argomenti (precedentemente mai indagati in modo sistematico); le risorse reperibili su Internet (fonti e strumenti) si venivano affiancando ai materiali tradizionali, senza che, ovviamente, queste ultime perdessero la loro centralità e importanza. Del resto, lo storico del libro è, come tanti altri storici, abituato a lavorare confrontando documenti di natura differente, e il computer è da tempo divenuto il compagno ineliminabile di ogni percorso di ricerca umanistica.5 Pur attingendo in parte a testi e strumenti su supporto elettronico, la natura delle mie ricerche imponeva in partenza un esito tradizionale, cioè pubblicazioni a stampa, anche se per almeno una di queste pubblicazioni la forma elettronica avrebbe presentato alcuni vantaggi.6 Infatti, la ricostruzione offerta nel volume dedicato al commercio librario nell'Italia del Rinascimento è solo una prima panoramica del problema, una proposta interpretativa di fatti documentari che potrebbero (potranno) essere moltiplicati, modificando il quadro.
Ecco quindi che qui il testo elettronico, sotto forma di archivio critico estensibile, rivedibile, partecipabile, avrebbe offerto grandi vantaggi al riguardo della completezza dei dati. Ma naturalmente esso non si presenterebbe né con la piacevole leggibilità di un libro universitario, né avrebbe con la sua autrice quel legame diretto e assoluto che siamo abituati a considerare il gratificante coronamento delle fatiche della ricerca. Solo il supporto cartaceo consente poi quella narratività dell'esposizione storica, che è parte qualificante della rielaborazione dei dati.
Anche gli esperti di Internet e della nuova realtà virtuale prendono in seria considerazione l'evidente resistenza del mondo accademico e degli studi umanistici a questo tipo di esito, vale a dire al testo elettronico, guardato con sospetto per la fragilità, non tangibilità e aleatorietà temporale da cui è afflitto. Il testo elettronico ha infatti il suo punto di forza nella dinamicità, nell'impallidimento progressivo della figura dell'autore (Stanley Chodorow ha parlato di una situazione medievale di ritorno),7 nella partecipazione e nella correggibilità, il che non può piacere a una comunità come quella accademica molto legata, anche di necessità, al bisogno di riconoscere l'individualità dell'autore. Ancora: la fluidità, il cambiamento del testo, la sua dimensione collettiva sono tutti elementi che portano come conseguenza la non fissità, dunque il mutamento e l'impossibilità della citazione esatta in caso di discussione: difetti già molto evidenti nei documenti elettronici in Internet, che francamente non si desidererebbe veder estesi a quegli apporti che ancora possono conoscere la certezza della carta stampata.

Per una tipologia delle risorse in rete
Nella realizzazione di una ricerca tradizionale, in cui le risorse di Internet si sono semplicemente affiancate alle principali, i maggiori apporti sono venuti dalle seguenti categorie di strumenti.
1. OPAC. Grazie agli OPAC si realizza la possibilità di fare ricerche bibliografiche non più solo sui cataloghi delle biblioteche fisicamente frequentate, ma di estendere tali indagini a dimensioni mondiali. Qui, l'elettronica e Internet hanno svuotato le tradizionali distinzioni tra bibliografia e catalogo, visto che i cataloghi delle immense biblioteche americane si presentano indiscutibilmente come eccellenti repertori di bibliografia internazionale. Direi che per la ricerca bibliografica gli OPAC rappresentano l'ossatura, la struttura più valida e solida che sia rintracciabile in Internet: qui combaciano al massimo grado la qualità dell'informazione (quella dei cataloghi bibliotecari, costituiti di informazioni estremamente controllate) e la sua stabilità, resa tale da istituzioni secolarmente proposte proprio a tale responsabilità, oggi più estesa e globale di ieri. Vero è che l'informazione reale non sta nella sola notizia bibliografica, ed è quindi giusto che le biblioteche studino, come ora stanno studiando, la possibilità di fornire l'accesso diretto al documento (testo, immagine o base di dati che sia) con la stessa tecnologia elettronica. Ma l'ampliamento straordinario della ricerca bibliografica fornito dagli OPAC è già un salto qualitativo per tutti noi, al punto che il "nuovo" problema del ricercatore è selezionare, fare delle scelte, per non farsi travolgere da tutto quello che oggi è possibile trovare.8 Nella mia esperienza concreta, ho potuto constatare ben presto come la biblioteca più ricca di fondi relativi al mio settore di interesse (stampa e Rinascimento italiano soprattutto) era quella dell'Università di Harvard, il cui sistema Hollis è di praticissimo e semplicissimo uso. Vorrei limitarmi qui a parlare dell'uso bibliografico di questi strumenti, ma ricorderei anche che ottenere fotocopie e riproduzioni dalla biblioteca dell'Università di Harvard non è certo difficile. Bibliograficamente, ho interrogato questo e altri cataloghi americani o europei impostando:
a) ricerche per voci di soggetto, al fine di costruire bibliografie pertinenti su cui lavorare in Italia, nelle biblioteche abitualmente frequentate: qui l'unica difficoltà, facilmente superabile, è quella di conoscere la formulazione di tali voci nelle varie lingue e culture
b) ricerche per parole-chiave, una espansione tipicamente elettronica della modalità precedente (però con molto "rumore")
c) ricerche per stampatore, per lo più impossibili. Infatti alla diffusione degli OPAC non corrisponde per il momento da parte della cultura catalografica un reale sfruttamento delle possibilità di indicizzazione capillare dell'informazione offerta dall'elettronica. I cataloghi elettronici, almeno come possibilità di accesso, sembrano ancora molto tributari alla tradizionale logica cartacea.10 Esistono e vengono proposte in verità nuove categorie di ricerca, ad esempio per tipologia dei materiali (broadsides a Harvard, per esempio), ma evidentemente l'accesso al nome dello stampatore non viene considerato un percorso di ricerca abbastanza richiesto (mentre è normale, naturalmente, per i cataloghi in CD-ROM e per le basi di dati come IISTC).

2. Le liste di discussione. Sono a ragione ritenute una delle grandi creazioni di Internet: esse infatti spezzano, con i tempi rapidissimi della comunicazione elettronica, l'individualismo tipico della ricerca, in favore di una collaborazione tanto più generosa e aperta in quanto si svolge tra persone che non si conoscono affatto. La loro internazionalità, e l'atmosfera chiaramente informale e antigerarchica che vi si respira, rendono possibile un vero confronto, agevolato dalla netta sensazione che le opinioni espresse vengono giudicate in relazione al oro contenuto e non a colui che le esprime.
Ma, a un primo e precedente livello, le liste di discussione, a partire da AIB-cur fino ad arrivare alle grandi liste internazionali, si prestano a essere usate come una sorta di introduzione alle risorse elettroniche pertinenti agli interessi di coloro che aderiscono alla lista, i quali molto spesso segnalano siti, progetti, iniziative, interni o esterni alla rete. L'uso delle liste come "visita guidata" a Internet può essere fondamentale per il principiante, stante l'indiscriminato procedere dei motori di ricerca: e stante pure la natura stessa della rete che come è stato detto "assomiglia più a un bazar (con composite raccolte di fonti informative vecchie, nuove, usate, duplicate, riassemblate e riciclate) che non a una biblioteca".11
L'iscrizione alle liste è inoltre fondamentale per il ricercatore allo scopo di informarsi sulla situazione mondiale della propria materia, e sui temi di più frequente dibattito, in modo assai più vivo ed efficace che non tramite la tradizionale consultazione delle riviste del settore: la maggior parte dei temi emergenti nella discussione elettronica non troverebbe mai ospitalità su una rivista , e rimanendo a un livello informale ed estemporaneo offre al partecipante un quadro più mosso e aderente al vero di fortune e sfortune, passioni e idiosincrasie ¾ fermo restando che questo è indubbiamente pure il limite delle liste, ove assai raramente si leggono idee nuove, ben esposte e frutto di una lunga riflessione. La più celebre lista internazionale di storia del libro è senza dubbio SHARP (Society for the History of Authorship, Reading and Publishing, fondata nel 1991, non moderata, il cui sito si trova all'indirizzo http://www.indiana.edu/~sharp ), ove si possono seguire, anche tramite l'informazione sui convegni annuali, i temi e i filoni di ricerca più frequentati all'interno della disciplina nell'area angloamericana, ivi comprese le assai attive aree canadesi, australiane e neozelandesi. Di fatto, però, gli storici di SHARP risalgono assai difficilmente più indietro del secolo XVIII, come implica l'impostazione nazionale (o di area) delle loro ricerche: e, certamente, l'editoria del primo Ottocento è negli Stati Uniti il punto di partenza per una disciplina che presenta in gran numero aspetti e problemi molto differenti dagli europei. Più aderente alla storia del libro come si e' consolidata in Europa si presenta invece la discussione svolta all'interno della lista Ex-libris (An electronic news and discussion group for those interested in rare books, manuscripts, special collections and librarianship in special collections)12, i cui aderenti sono (non a caso) più bibliotecari e librai antiquari che ricercatori e professori universitari. Risulta infatti evidente come negli Stati Uniti lo studio del libro dal XV al XVII secolo sia considerato, a ragione, un settore della storia europea, da affidarsi quindi a specialisti, o a operatori che quotidianamente siano alle prese con il materiale bibliografico pertinente: dunque i bibliotecari delle grandi istituzioni, e i maggiori librai antiquari, entrambe categorie di altissimo livello scientifico in quell'area. Si spiega anche come la maggior parte dei temi dibattuti si inscrivano in un approccio di bibliografia analitica e testuale, oppure riguardino problemi biblioteconomici o catalografici.13 La bibliografia, cioè prevale qui sulla storia ¾ e il problema concreto sulle speculazioni teoriche. Ex-libris dunque si presta perfettamente al lancio di bibliografici messaggi di aiuto, come ho potuto constatare chiedendo collaborazione nel corso del censimento delle edizioni in volgare di Gershom Soncino. Il gran numero delle risposte (sembra incredibile, ma si rispondeva da numerose biblioteche americane anche per comunicare che nella tal istituzione non c'era alcuna delle edizioni da me ricercate) mi ha consentito non solo l'ampliamento dell'elenco, ma anche l'immediata localizzazione di importanti collezioni pubbliche, come quella dello Jewish Theological Seminary of America a New York, il cui bibliotecario, Seth Jerchower, e' diventato un vero punto di riferimento per i numerosi controlli che sempre sono necessari nei lavori di questo genere.

3. La posta elettronica. Dal punto di vista della ricerca si e' configurata come sviluppo naturale dell'approccio alle liste di discussione. Molti di coloro che mi hanno risposto sono diventati corrispondenti fissi, con i quali scambiarsi pareri, lavori e favori. In un caso i rapporti sono diventati così stretti che sono stata persino coinvolta nel comitato editoriale di una nuova rivista elettronica di storia del libro (PRHB: "Penn Reviews in the History of Book", mantenuto dalla University of Pennsylvania). Ho individuato dei corrispondenti preziosissimi all'interno delle grandi biblioteche, come Martin Davies alla British Library, James Davis alla Biblioteca dell'UCLA o Daniel Traister della Van Pelt-Dietrich Library di Philadelphia.
Ancora più intense le relazioni con i colleghi italiani, spesso indispensabili per ottenere dalle varie istituzioni servizi o fotocopie. La posta elettronica e' un mezzo la cui simultaneità rende possibile un vero e proprio salto, quantitativo e qualitativo, della comunicazione: e anche se gli scambi sono molto secchi e stringati, essi si presentano come la versione odierna del carteggio tra studiosi, per secoli il mezzo privilegiato della collaborazione dotta. Internet di per sé induce più alla condivisione e alla collaborazione che alla competizione e all'individualismo. Ma la posta elettronica non e' priva di rischi, e quindi va usata attenendosi all'essenziale. Al di fuori di questi ristretti confini, pone questioni delicate e per le quali non esiste ancora una adeguata riflessione collettiva. Secondo Jacques Derrida, infatti, "la posta elettronica oggi, più del fax, sta trasformando lo spazio pubblico e privato dell'uomo, e prima di tutto sta cambiando il limite tra il privato, il segreto (privato e pubblico) e il pubblico. La e-mail non e' solo una tecnica: a un ritmo senza precedenti, in modo quasi istantaneo, questa possibilità strumentale di produzione, di stampa, di conservazione e di distruzione di archivi della comunicazione dovrà essere inevitabilmente accompagnata da trasformazioni giuridiche, politiche e sul diritto d'autore...".14

4. Le banche dati. Qui la mia esperienza e' molto limitata dal fatto che ho sperimentato con risultati utili solo su Uncover,15 ma credo che l'impressione ricavata sia applicabile ad altre banche a pagamento. Non discuto tanto l'organizzazione e il recupero dei dati resi possibili da questi strumenti, quanto il corpus di fonti a stampa dai quali i dati sono tratti: infatti, l'assenza totale dei periodici italiani rende quasi inutile la consultazione di queste risorse per la ricercatrice di storia del libro italiano. C'e' però da aggiungere che una banca di dati sull'argomento dovrebbe essere approntata localmente, superando tutti i repertori a stampa fin qui disponibili, e magari fornendo singolo lemma di un abstract. Questa e' un'impresa che certamente varrebbe la pena di compiere e che ormai può essere programmata solo su un supporto non cartaceo, meglio ancora se resa disponibile a tutti gratuitamente in rete.

5. I siti web. Valutandone l'apporto all'interno della mia personale prospettiva di ricerca, si sono rivelati in effetti molto secondari. I siti sono naturalmente di diversa qualità, e per di più non possono essere considerati una fonte stabile finche' un'istituzione non si assume la responsabilità di renderli tali: ma anche in questo caso, e' nella loro natura cambiare ed evolvere, per la loro consultazione, a distanza di tempo, genera immancabili sorprese. Sia il ritrovamento dei siti che la loro consultazione hanno perciò un carattere talvolta accentuato di aleatorietà, e proprio per le loro difficoltà specifiche sarebbe desiderabile che le biblioteche approntassero quelle focused virtual collections16 da proporre al lettore come fonte da affiancarsi alle tradizionali nel suo ambito di ricerca, nel contempo prendendo delle decisioni (che sono d'altronde costitutive del lavoro bibliotecario) sulla necessità di rendere tali fonti elettroniche permanenti, registrandole. I siti, infatti, sono da considerarsi fonti sia in quanto indicizzano e propongono collegamenti ad altre fonti collocate altrove, sia in quanto propongono testi e documenti originali.
Non vi e' dubbio che l'allestimento di siti e guide specializzati sarà il banco di prova del mondo bibliotecario e universitario nel prossimo futuro, perché solo con questi strumenti si potrà organizzare in modo davvero produttivo Internet (a patto di riuscirci):17 e in questo settore si registra un ritardo che si va facendo sempre più visibile.18 Tuttavia, anche la pubblicazione a stampa di guide tematiche alle risorse elettroniche inizia a infittirsi, con indubbio vantaggio per la ricerca, perché ciò che nella guida a stampa si perde in fatto di aggiornamento e tempestività (rinunciando sia chiaro a ogni esaustività, ormai fuori luogo: e' anzi la selettività il compito di chi allestisce questi strumenti) si guadagna in fatto di esposizione, valutazione e critica del contenuto di ogni risorsa: Il che non può e non deve andare disgiunto dall'inserimento comparativo delle risorse elettroniche nel quadro delle risorse tradizionali.19
Come per altre materie, ad esempio la storia,20 anche per la storia del libro e, in generale, per le discipline del libro sono stati approntati siti che funzionano da guida tra le risorse in rete. Citando ad esempio tra i migliori, ricordo il già menzionato SHARP, oppure History of the Book at Oxford dell'Università di Oxford /http://users.ox.ac.ik/(pemb0049/bkintro.html). Non mancano naturalmente siti scadenti, non aggiornati, e che propongono sullo stesso piano risorse di valore molto differente; e siti che, rimandandosi eternamente tra loro, danno la sensazione di navigare inconcludentemente dall'uno all'altro senza mai incontrare veri contenuti o informazioni di rilievo. Pur documentando, in gran parte, temi e problemi di ricerca che e' interessante conoscere ma decisamente distanti dai nostri, alcuni siti si impongono per l'esemplare capacità di mettere a disposizione dell'utente le informazioni utili, strutturandole efficacemente e aggiornandole continuamente: così quello che non e' solo il migliore reference desk per il catalogatore del materiale antico e raro, ma, stante il particolare spessore scientifico di questa attività, e' anche un'ampia guida alle risorse per il libro antico in Internet, cioe' Resources for the rare material cataloger della Rare Books and Manuscripts Section (RBMS) dell'Association of College ans Research Libraries dell'ALA.21 Nazioni e aree linguistiche che, come la nostra, sono poco presenti in Internet, iniziano a rendere disponibili in linea almeno delle bibliografie specializzate. Così fa Bibliologie et histoire du livre, Bibliographie, una semplice lista di contributi a stampa organizzata per soggetto, allestita da Jacques Lamblin e disponibile prima a stampa e poi in linea.22 Un difetto però evidente dei siti (più di quelli personali che degli istituzionali),23 e' che quanto vi viene fatto filtrare del dibattito accademico risulta molto spesso improntato a quella uniformità di obiettivi tipica della ricerca statunitense, e può incoraggiare qualche conformismo: vedi la frequenza, davvero eclatante, con cui sono citati studiosi in voga come Chartier, Darnton, McKenzie ed Eisenstein (e il silenzio assoluto che circonda il lavoro di molti altri). La marginalità dei temi di ricerca che non seguano i filoni più fortunati, l'invisibilità degli studiosi indipendenti da determinate scuole, l'irrilevanza delle lingue e culture minoritarie come la nostra: tutto questo fa parte della realtà in cui viviamo, amplificata più che corretta o combattuta da Internet ¾ che questo non divenga l'esito inevitabile della comunicazione in rete e' obiettivo che richiede al nostro mondo universitario e bibliotecario un grande sforzo propositivo.

Note



* Ringrazio Giorgio Montecchi per i preziosi consigli e Graziano Ruffini per l'approfondito dialogo elettronico.
1 In italiano, si vedano almeno i seguenti interventi: Francesco Giacanelli, Valutare Internet per migliorare la ricerca: una rassegna dei criteri per l'analisi delle risorse di rete, "Biblioteche oggi ", 14 (1996), pp. 35-39; Elena Boretti, Primi elementi di "webografia", "Bollettino AIB", 38 (1998), n. 1, pp. 29-40.
2 Particolarmente ben costruita mi e' parsa la griglia proposta da Alastair G. Smith. (VUW Department of Library and 1Information Studies, New Zealand) nel suo intervento Criteria for evaluation of Internet Information Resources, Last modified 2.3.1997, http://www.vuw.ac.nz/~agsmith/evaln/ (ultima consultazione: 20.9.1998), anche consultabile presso "The Public-Access Computer System Review", 8, n. 3, http://info.lib.uh.edu/pr/v8/n3/smit8n3.html>. Più semplice, ma sempre utile, il questionario preparato da Esther Grassian, Thinking Critically about Disciplined-Based World Wide Web Resources, UCLA College Library, 10 Oct. 1997, Last update 13.11.1997 (ultima consultazione: 20.9.1998), http://www.library.ucla.edu/libraries/college/instruct/critical.htm
3 Si vedano i volumi Il commercio librario nell'Italia del Rinascimento, Milano, Franco Angeli , 1997 ("Storia dell'editoria", 2) e Il commercio librario a Ferrara tra XV e XVI secolo. La bottega di Domenico Sivieri, Firenze, Olschki, 1998 ("Storia della tipografia e del commercio librario", 3).
4 Le schede sono leggibili in coda all'articolo La parte volgare del catalogo di Gershom Soncino nel volume L'attività editoriale di Gershom soncino 1502-1527. Atti del convegno (Soncino, 17 settembre 1995), a cura di Giuliano Tamani, Soncino , Edizioni del Soncino, 1997.
5 Ricordo qui almeno l'attività dell'internazionale History and Computing Association , la cui sezione americana ha varato nel giugno 1998 il giornale elettronico "The Journal of the Association for History and Computing", a cura di Jeffrey G. Barlow (si consulti il numero inaugurale all'indirizzo: http://ssd1.cas.pacificu.edu/history/jahc/jahcindex.htm). Come espansione ulteriore della "rivoluzione informatica" che (attraverso i CD-ROM, le basi di dati in linea e così via) ha già tanto mutato il lavoro dello storico e' vista Internet da Christine Ducortieux, L'Internet et l'Historien, "Revue Informatique et Statistique dans le Science humaines", 32, 1996, pp. 99-114.
6 Oltre naturalmente al vantaggio principale, che qui accenno solamente, cioe' l'annullamento dei costi sempre più alti che l'editoria scientifica impone all'autore di coprire, tramite il reperimento di finanziamenti pubblici e privati.
7 Secondo Chodorow "the new medium ... will change scholary discourse and ... we will retrace our steps to the intellectual culture of the Middle Ages ... Works of scholarship produced in and through the electronic medium will have the same fluidity ¾ the same seamless growth and alteration and the same de-emphasisis of authorship ¾ as medieval works had ... A work of scholarship mounted on the Internet will belong to the field it serves and will be improved by many of its users. Scholar-user will add to the work, annotate it and correct it and share it with those with whom they are working ..." ("Newsletter of the Association of Research Libraries", dic. 1996).
8 "Electronic media introduce into research not only a new methodology but also a new discipline. Through databases [e aggiungerei: e Opac] it has become possible to obtain access to a range of information far beyond what was feasible before the era of technology. Whether he (or she) likes it or not, the researcher il obliged to live in a larger world, or to travel, map in hand, in a much extended landscape... he will have to reconcile himself to the idea that he will have to leave many places unvisited, many stones unturned, although perfectly aware that they are there...", così Lotte Hellinga recentemente, nel saggio Press and text in the first decade of printing, in Libri tipografi bilioteche. Ricerche storiche dedicate a Luigi Balsamo, a cura dell'Istituto di Biblioteconomia e Paleografia, Università degli Studi, Parma, Firenze, Olschki, 1997 ("Biblioteca di Bibliografia italiana", 148), I, pp. 1-2.
9 Ricorderei almeno COPAC, il catalogo collettivo delle università di Cambridge, Edimburgo, Glasgow, Leeds, Oxford e del Trinity College di Dublino (http://www.copac.ac.uk/copac), e il catalogo della Bibliote'que Nationale di Parigi, sistema Opale (telnet:// 193.50.133.201).
10 Lo dichiara a chiare lettere (addossandone la responsabilità alla formulazione del MARC) anche Michael Gorman in un recente intervento, Il futuro della catalogazione nell'era elettronica, "Bollettino AIB", 38 (1998), n. 2, pp. 138-149:146.
11 S. Michael Malinconico, Biblioteche virtuali, bibliotecari reali, "Biblioteche oggi", 16 (1998), pp. 12-20:14.
12 Fondata nel 1990 presso la Rutgers University, dal 1995 si e' trasferita presso l'Università di Berkeley, California. Per iscriversi, mandare allindirizzo il seguente messaggio: SUBSCRIBE EXLIBRIS [nome cognome istituzione]. Il moderatore della lista e' Everett C. Wilkie, Head Librarian della Connecticut Historical Society di Hartford, email: ewilkie@ix.netcom.com
13 Rimarchevole e assolutamente da imitare appare l'uso costante della lista per segnalare furti di materiale raro avvenuti nelle biblioteche, nonché per informare a riguardo dello svolgimento legale delle denunce e dei processi relativi.
14 Jacques Derrida , Mal d'archive: une impressione freudienne, Paris, Galilée, 1995
15 Raggiugibile tramite l'indirizzo telnet://database.carl.org.
16 Così le definisce M. Malinconico nell'intervento citato più sopra, sottolineando come "mentre non e' possibile organizzare l'intera Internet, e' nondimeno possibile organizzare una varietà di raccolte virtuali specializzate per disciplina ... il valore delle focused virtual collections e' precisamente la loro dimensione contenuta" (p.15).
17 Il punto della situazione (con un'interessante indagine sulla situazione nelle biblioteche universitarie inglesi) nel contributo di Colin Askew, University library provision of subject guides to the Internet, "The New Review of Information and Library Research", 2, 1996, pp. 73-96, contributo nato in margine all'importante convegno Information superhighway: the role of librarians, information scientist, and intermediaries: 17th International Essen Symposium, 24-27 October 1994. Festschrift in honor of Frederick Wilfrid Lancaster, edited by Ahmed H. Helal, Joachim W. Weiss, Essen, Universitaetsbliothek Essen, 1995. Con le parole di Askew, "librarians have a crucial task: to provide comprehensible an comprehensive guides to Internet resources for their communities" (p.73)
18 I cui effetti negativi "non cadono sui responsabili ma sugli utilizzatori del sistema" come già sottolineava Alfredo Serrai alcuni anni fa, aggiungendo saggiamente "il consiglio ad abbandonare le utopie di una soluzione esclusivamente informatica, e l'invito a riconsiderare ed a studiare le complessità della indicizzazione catalografica, ovviamente con il più largo sussidio prostetico degli elaboratori elettronici [...] il requisito dell'efficienza imporrà, prima o poi, il rispetto dei vincoli e delle condizioni di una sempre più- stringente organizzazione indicale" (Lettere al Direttore, "Il Bibliotecario", 1995/2, p. 332).
19 Si veda, quale esempio concreto, il volume "The Reference Librarian", nn. 61/62 (1998) dedicato a The Holocaust: Memories, Research, Reference , ove la terza parte (Reference) comprende i seguenti contributi: Judy Anderson, Expand Reference Resources: research the Holocaust Through the Internet; Jackie C. Shane, Locating Holocaust Information on the Internet; Scott A. Mellendorf, Holocaust Resources on the Internet: A Presence and Usage Survey.
20 Cito ad esempio, per la storia, il sito History WWW-VL http://kuttp.cc.ukans.edu/history/index.html un po' grezzo ma veramente massiccio (più di 3.000 links), e il veramente eccellente sito allestito da Alessandro Cristofori, la Rassegna degli Strumenti Informatici per lo Studio dell'Antichità Classica, aggiornato quasi quotidianamente (la mia ultima consultazione e' del 21.9.1998), http://www.economia.unibo.it/dipartim/stoan/rassegna1/intro.html: 2.200 links, anche CD-ROM, ognuno corredato di una scheda critica e valutativa.
21 Consultabile all'URL http://www.library.upenn.edu/ipc/index.html, Last update: 4.9.1998 (ultima consultazione: 21.9.1998). Proposto nel 1997 durante un seminario della RBMS da due studiosi di grande esperienza come Eric Holzenberg, direttore della Biblioteca del Grolier Club, e Larry Creider, Capo dell'Original Cataloging Department in the Information Processing Center presso il Van Pelt-Dietrich Library Center Delle Biblioteche Dell'University of Pennsylvania, il sito dopo una prima fase sperimentale e' divenuto una pagian ufficiale della RBMS, mutando l'indirizzo nell'attuale. Da qualche tempo comprende (tra i suoi numerosissimi links) anche il collegamento:" Istituto Centrale per il catalogo unico. You can limit the search to 'Libro antico'".
22 Disponibile all'URL http://13av01.univ.lille3.fr/www/idist/dfmld/BIBLIOLOGIE.htm, versione del giugno 1998 (ultima consultazione: 10.9.1998). Citando ad ogni modo solo monografie, e' chiaro che tale risorsa non necessita di un aggiornamento assiduo.
23 Ma tra i siti personali fa eccezione per completezza e obiettività l'ottima Home page di Daniel Traister, http://dept.english.upenn.edu/~traister (Last update 15.9.1998; ultima consultazione 22.9.1998), in particolare la sua compilazione delle Resources for the history of books and printing (http://dept.english.upenn.edu/~traister/hbp.html) ricchissime di notizie da tutto il mondo del libro antico, di testi, di annunci, di progetti di ricerca, con un'attenzione non comune al mondo europeo, e una generosa messa a disposizione di materiali didattici originali.


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