[AIB-WEB] Associazione italiana biblioteche. Congresso 1999

 

Igino Poggial , presidente dell'AIB
Relazione introduttiva

Autorità, gentili ospiti, care colleghe, cari colleghi,

l’organizzazione di questo XLV° Congresso coincide con il 70° anniversario della Conferenza Internazionale di un folto gruppo di Associazioni bibliotecarie tenutasi in questa città nel .giugno.del 1929 durante la quale venne fondata l’IFLA, la Federazione Internazionale delle Associazioni e delle Istituzioni Bibliotecarie che oggi raccoglie le Associazioni di oltre 150 Paesi. E’ un’organizzazione non governativa riconosciuta dall’ONU e dall’UNESCO alla quale aderisce ovviamente l’AIB. Come sapete siamo in corsa per ottenere la realizzazione della Conferenza IFLA del 2005 a Roma.

Credo di interpretare il pensiero di tutti i presenti nel rivolgere un cordiale saluto da parte dei partecipanti a questo Congresso al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi eletto al primo scrutinio giovedì scorso e mi fa piacere rammentare che era lui Ministro del Tesoro quando le biblioteche trovarono posto per la prima volta nella storia di questo Paese, a pagina 112 del Documento di Programmazione Economica a finanziaria del 1998.

Salutiamo con uguale soddisfazione anche la nomina dell’On. Romano Prodi alla Presidenza della Commissione Europea. Noi lo abbiamo avuto ospite al nostro Congresso di Rimini e tutti ricordiamo la sua appassionata perorazione a favore delle biblioteche come strumento per l’investimento sull’intelligenza.

Non posso iniziare il mio intervento senza prima ringraziare il Ministro per i beni e le Attività Culturali Giovanna Melandri che pur non potendo essere qui oggi tra noi ci farà visita nei prossimi giorni. Altre visite sono preannunciate e ve ne daremo notizia non appena saranno confermate

Molte delle Autorità che avevano preannunciato la loro presenza sono in questo momento impegnate nella "Marcia della Pace- Perugia Assisi" una amnifestazione alla quale idealmente aderiamo tutti noi.

Hanno inviato messaggi di saluto e di adesione il Presidente del Consiglio, On. Massimo .d’Alema, il Ministro della Pubblica Istruzione On. Luigi Berlinguer, Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio On. Franco Bassanini, il Sindaco di Roma, On. Francesco Rutelli, l’Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma dott. Gianni Borgna, il Presidente del Consiglio Comunale di Roma d.ssa Luisa Laurelli, il Gen. Roberto Conforti. Li ringraziamo tutti.

Ringrazio infine Radio Radicale che sta riprendendo questo evento e lo sta rendendo accessibile in diretta su INTERNET.

Avevamo detto che i Congressi AIB si sarebbero svolti di preferenza in città nelle quali si inaugurassero o si stessero realizzando progetti di infrastrutturazione culturale e bibliotecaria di particolare rilievo o dove almeno vi fossero progetti significativi in corso di attuazione. Roma è un caso particolare ed unico come tutti sanno per storia e memoria, per vastità e ricchezza di biblioteche di ogni tipologia ed è anche la sede di una parte delle organizzazioni centrali dei nostri servizi bibliografici nazionali. Anche in questa città sono in corso di realizzazione immensi investimenti sul fronte delle infrastrutture culturali, con l’apertura di nuovi musei, la realizzazione dell’Auditorium, la nuova sede della Galleria Comunale d’Arte Moderna, senza contare il miglioramento radicale della vivibilità della città che ci si aspetta dai 700 cantieri del Giubileo. E’ in corso un processo di valorizzazione e potenziamento dei servizi di biblioteca pubblica affidato all’opera ed all’impegno dell’Istituzione "Biblioteche di Roma".

In occasione dell’apertura del Congresso dell’AIB la città celebra la "Giornata della lettura" attraverso l’apertura straordinaria di numerose biblioteche della rete comunale e di Palazzo Valentini sede della Biblioteca Provinciale, con letture da parte di attori, scrittori ed intellettuali tra i quali ricordo il Premio Nobel Rita Levi Montalcini, Giobbe Covatta, Fulco Pratesi, Sergio Rubini e molti altri che abbiamo invitato poi a raggiungerci qui.

Ha superato ogni precedente la rassegna di prodotti per biblioteca e servizi di informazione e documentazione Bibliotexpo che tradizionalmente accompagna i nostri Congressi: essa giunge così alla sua tredicesima edizione e si conferma la più importante e la più antica manifestazione di questo tipo nel nostro Paese. E ciò anche grazie alla qualità delle proposte ed all’impegno dei nostri espositori.

Come già vi è stato illustrato, il Congresso ha assunto anche in questa occasione la caratteristica di una Conferenza sullo stile di quelle dell’IFLA e ci aspettiamo che la ricchezza delle occasioni di incontro la qualità delle strutture nella cornice unica della più bella città del mondo ci faccia trascorrere giorni piacevoli e pieni di progettualità per il futuro.

L’anno abbondante che ci separa dal Congresso di Genova ha visto una quantità di eventi e di situazioni nella storia dell’Associazione, delle organizzazioni di riferimento, della Pubblica Amministrazione centrale e locale che sarebbe lungo enumerare ed analizzare in questa sede.

Cercherò quindi di toccare in sintesi le questioni più rilevanti selezionando tra esse quelle con le quali ci dovremo misurare nei prossimi mesi.

Anche se l’attenzione del sistema mediatico tende fatalmente, come avevamo previsto, a spostare sempre più indietro nella gerarchia delle "notizie" la guerra balcanica, non posso avviare le mie considerazioni senza testimoniare il turbamento, lo sconcerto e l’inquietudine che tocca le nostre coscienze di professionisti operanti in istituzioni che sono al servizio della pace.

All’inevitabile domanda sul "che fare" , su quali giudizi pronunciare, quali scelte adottare noi abbiamo ritenuto di individuare alcune risposte che non solo potevamo dare, ma anzi ci chiamavano in causa proprio come operatori dell’informazione, con la tremenda responsabilità di chi deve comunque consolidare le condizioni che consentono il massimo livello di agibilità dei percorsi che portano a conoscere più da vicino la verità. Quella verità che, si dice, sia la prima vittima di ogni guerra.

Il dibattito aperto nella professione ha portato in primo piano le questioni della delicatezza del nostro ruolo e dell’etica professionale che non viene mai meno ma che di fronte a situazioni così clamorose viene messa inevitabilmente alla prova. Tale sensibilità sta crescendo anche a livello internazionale ed abbiamo voluto darne un segno pubblicando su AIB Notizie alcune prese di posizione utili ad orientare le nostre riflessioni.

Anche il nostro sito WEB si sta attrezzando per consentire la gestione autonoma di un percorso di crescita professionale che accompagni la competenza tecnico scientifica, comunque imprescindibile e sostanziale, con gli strumenti di orientamento etico e deontologico che condividiamo con le organizzazioni professionali degli altri Paesi.

Le biblioteche come supporto per l’affermazione dei diritti umani

L’affermazione dei servizi di biblioteca ed informazione come risposta concreta al diritto teorico all’accesso alla conoscenza che era già contenuto negli articoli 3 e 9 della nostra Costituzione costituiva l'architrave del nostro progetto di Legge Quadro la cui bozza abbiamo inviato al Governo già dal marzo 1998. Su di essa pare stia lavorando l’ufficio legislativo del Ministero, purtroppo con un ritardo di oltre un anno rispetto agli impegni assunti dalla precedente gestione Veltroni-La Volpe.

I percorsi intellettuali dei cittadini, la loro possibilità di farsi liberamente opinioni e consapevolezze critiche su tutti i temi, da quelli filosofici alle questioni della vita quotidiana vengono ormai annoverati tra i diritti umani fondamentali.

Il nostro impegno non è quindi da intendere solo come battaglia intellettuale o come crescita di spessore della professione ma come scelta di campo tra libertà e oppressione, tra coscienza critica ed omologazione, tra dignità e degrado.

Le dichiarazioni dell’ONU, dell’UNESCO, del Consiglio d’Europa in tema di diritti umani sono rimaste finora in secondo piano rispetto al realismo politico e ad un approccio alle strategie economiche ancora primitivo ed incapace di contemplare il valore che il rispetto dei diritti umani e la libertà intellettuale giocano sulla stabilità dei sistemi economici.

Non sappiamo quando finirà la guerra ma sappiamo che la via verso la pace, qui come in tutte le aree calde del pianeta, passa solo attraverso un forte potenziamento delle organizzazioni internazionali nate per la composizione negoziale dei conflitti - e cioè dell’ONU - e da un mutamento radicale delle politiche che le agenzie economiche internazionali quali la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale hanno imposto finora ai paesi in via di sviluppo. Non ci stancheremo mai di dire che non c’è pace senza giustizia e la giustizia non esiste là dove la dignità dell’uomo è violata dalla mancanza delle condizioni minime di esistenza. Il fallimento delle agenzie internazionali - o spesso il danno che provocano - dovrebbe indurre a dare sempre più spazio alle organizzazioni non governative che essendo gestite all’insegna di princìpi etici e sottoposte al controllo dell’opinione pubblica possono rispondere meglio all’esigenza di flessibilità e di attenzione alla realtà che un organismo burocratico raramente possiede tra i suoi criteri comportamentali.

Tra le strategie di inclusione nel processo di sviluppo, ripetiamo anche in questa sede, occorre contemplare in linea prioritaria, insieme ai beni di prima necessità, la condivisione della piattaforma tecnologica e delle infrastrutture della conoscenza.

Vorrei ricordare che sarebbe irresponsabile cullarsi nell’illusione che tali valori e tali diritti siano violati solo dai regimi clamorosamente autoritari. Le libertà fondamentali sono di fatto compromesse in ogni luogo nel quale le burocrazie, la complessità della legislazione e la mancanza di reali possibilità di accesso alla conoscenza si frappongano al libero dispiegarsi dell’intelligenza umana sia sul piano dell’imprenditorialità economica che su quello della crescita intellettuale, due piani che sono sempre più strettamente interdipendenti se è vero che l’attuale fase dello sviluppo viene ormai comunemente individuata con l’espressione "Società della Conoscenza".

Ognuno di noi può, anzi ha il dovere di esercitarsi nell’applicare questa semplice griglia di analisi al suo contesto quotidiano. La lotta per i diritti umani comincia nella propria casa, nel quartiere, nella città, nel proprio Paese. Dobbiamo certamente indignarci ogni qualvolta di tali violazioni in qualche parte del mondo ci informano i media, ma come possiamo considerare naturale che intere aree del nostro Paese, delle nostre Aree Metropolitane siano prive di infrastrutture culturali, di luoghi dove i bambini e gli adulti possano mettere in atto quelle pratiche del leggere, dello sperimentarsi nell’espressione estetica e creativa, nello scambiarsi esperienze e conoscenze al di fuori di ogni impianto burocratico e di ogni condizionamento, in una parola di biblioteche intese nel modello ormai da decenni consolidato anche in Paesi meno ricchi del nostro e già diffuso in diverse regioni?. E come possiamo tollerare che si istituiscano nuove Università o si continuino a gestire spesso anche quelle di lunga tradizione, fatte naturalmente le dovute eccezioni, senza che le biblioteche vi giochino un ruolo strategico, preliminare, imprescindibile? E le biblioteche scolastiche?

Temo che dietro tutto ciò vi sia una concezione profondamente autoritaria della società che connota in modo trasversale le classi dirigenti, intellettuali, imprenditoriali di questo Paese nonostante i grandi progressi raggiunti in molti campi: una concezione che porta a temere, a considerare pericoloso e da contenere ogni libero approccio che si discosti dalle linee di quello che "si vuole che si pensi" che consenta ai cittadini di non subire le conseguenze della tremenda tentazione di "orientare" le opinioni che è connessa all’esercizio del potere anche in democrazia .

Non è un caso, credo, se accade molto raramente di trovare alleati tra gli intellettuali, i giornalisti, gli insegnanti, gli imprenditori, i sindacalisti e le stesse Associazioni culturali e che oltre ai bibliotecari in molte parti del Paese siano ancora pochi a mobilitarsi per questi obiettivi.

Abbiamo un’occasione imminente, il 13 giugno, per misurare la coerenza dei nostri amministratori locali rispetto alla loro affidabilità sulla questione fondamentale della loro capacità di creare le condizioni che consentono l’affermarsi dei diritti umani per ciò che attiene le libertà intellettuali: interrogate pubblicamente al vostro ritorno a casa i vostri candidati a sindaco e non votateli, per il bene delle vostre città, se saranno esitanti rispetto a queste questioni: non votateli e non fateli votare perchè hanno già svenduto parti rilevanti del vostro futuro, di quello dei vostri concittadini e di quello del Paese! Queste scelte sono possibili e scaturiscono in gran parte dalla sensibilità nel porre questi bisogni nella corretta graduatoria rispetto agli altri. Genova ha inaugurato l’anno scorso la Nuova Biblioteca Berio alla presenza del Presidente Scalfaro. Bologna sta realizzando adesso in Palazzo d’Accursio la Biblioteca Multimediale di Sala Borsa, 22.000 mq. di spazi, centinaia di migliaia di nuovi volumi, oltre trecento postazioni multimediali collegate in rete, una grande sezione ragazzi; a tutto questo si aggiungerà poi la nuova sede della Biblioteca Nazionale delle Donne nel Monastero di Santa Cristina. Milano sta lavorando alla Grande Biblioteca Europea, Torino ha già avviato il progetto di una grande biblioteca civica, Mantova ha appena inaugurato la nuova biblioteca comunale nell’ex macello, restituendo alla città uno spazio degradato e potrei continuare con decine di piccoli comuni.

Questo movimento attende un cenno di consenso politico ed un flusso di incentivi finanziari per crescere in maniera molto più convinta creando ad un tempo il miglioramento della qualità della vita nelle città e posti di lavoro veri.

Anche nell’eleggere il nostro deputato Europeo dovremo essere molto guardinghi: quel Parlamento di Strasburgo che ha approvato il rapporto concernente il Libro Verde sul Ruolo delle Biblioteche nella Società dell’Informazione subisce pressioni fortissime da parte degli aventi diritto in materia di copyright, che rischiano di compromettere gli spazi di azione delle stesse biblioteche. Noi stiamo facendo attraverso EBLIDA, l’Associazione che ci raggruppa a livello europeo e della quale siamo stati come AIB tra i fondatori, una battaglia che dura da anni, ma credo sia importante scegliere bene chi poi dovrà votare norme che ci riguardano.

Nella scorsa estate abbiamo rivolto un appello al Governo, al Parlamento ed alle organizzazioni delle Autonomie Locali segnalando l’allarmante ritardo col quale si affrontava la messa a punto di una politica nazionale e la creazione di condizioni, di incentivi, di convenienze che superassero l’episodicità, l’incoerenza e soprattutto l’insufficienza degli interventi volti all’affermazione delle condizioni più favorevoli per lo sviluppo della Società dell’Informazione.

Abbiamo avuto risposte ed adesioni da parte di numerosi parlamentari, l’apprezzamento del Presidente della Camera dei Deputati, un pronunciamento da parte delle Regioni. Nel frattempo la Presidenza del Consiglio ha dato vita al Forum per la Società dell’Informazione, il cui sito WEB è stato aperto in questi giorni.

Finalmente anche l’Italia si dà una struttura di coordinamento che consente di portare ad una visione unitaria le varie iniziative promosse in questo campo ormai da centinaia di soggetti pubblici e privati. Se qualcuno rammenta le ripetute richieste che l’AIB ha avanzato in questa direzione può considerare questa iniziativa una nostra vittoria, almeno sul piano morale. In fondo questa era proprio una delle funzioni del Governo che costituivano il presupposto di MEDIATECA 2000.

I rapporti col Governo

Tra i Ministeri più coinvolti in questi processi si conta quello per i Beni e le Attività Culturali guidato dall’On. Giovanna Melandri, un Ministro che ha manifestato un’alta considerazione verso le professioni della cultura impegnandosi in prima persona per il riconoscimento, all’interno del contratto di comparto, delle professioni recniche, scientifiche e di ricerca. Già più volte ho potuto incontrarla registrando una capacità di ascolto ed una volontà di interlocuzione che mai avevamo avuto in precedenza. Il nuovo Ministero, lo abbiamo già detto in molte sedi, non presenta sul piano istituzionale grosse novità. Il Ministro dovrà quindi impegnarsi molto per far emergere, nonostante l’assetto burocratico, la funzione - propria del Ministero - di indirizzo, di individuazione delle politiche comuni tra i vari livelli istituzionali, di intercettazione delle risorse nell’ambito della gestione dei programmi di investimento: funzione necessaria per giungere a realizzare quella rete di infrastrutture che sola consente l’esercizio continuo di tutte le pratiche culturali, tra cui la lettura e l’accesso alla conoscenza giocano un ruolo imprescindibile.

Può addirittura divenire un vantaggio il fatto che la legislazione non entri nel dettaglio delle competenze, ma a condizione che il Ministro sappia - e voglia - esercitare tutto il peso "politico" di indirizzo verso gli obiettivi comuni e condivisi a livello nazionale e locale derivante dal nuovo modello di Stato "leggero"che nel frattempo le riforme stanno, anche se troppo lentamente, definendo.

E’ un Ministero che si può affiancare, non sovrastandoli, ai sistemi culturali del Paese, con atteggiamento ispirato al principio della sussidiarietà, capace di individuare e di sostenere gli obiettivi riconosciuti prioritari di concerto con le autorità locali, gli altri Ministeri, il sistema delle imprese. Da questa posizione, che nessuna legge potrebbe definire (per fortuna) poiché risiede in una concezione alta della politica, il Ministro può orientare le nuove Direzioni generali ad uno stretto coordinamento tra loro e ad un atteggiamento volto prima di tutto al supporto della politica in relazione ad esse e poi anche all’attività di gestione della propria parte di procedure.

In questa logica di sistema che ci è parsa chiaramente delineata nella bella lettera agli artisti contemporanei uscita venerdì su Repubblica vorremmo che venisse concepita anche la funzione di promozione del libro e della lettura che la legge assegna al nuovo Ministero. Il Ministro deve sapere che tutta la rete delle biblioteche esistenti nel Paese mette a sua disposizione punti di contatto con il pubblico per veicolare risorse, per sostenere campagne di sensibilizzazione e programmi di formazione degli utenti, per sostenere i processi educativi della scuola, ma anche le attività promosse in collaborazione con l’associazionismo.

Il Ministro può negoziare per conto della rete le migliori condizioni per la fornitura di beni e servizi e può consolidare le linee di investimento nel Documento di programmazione Economico finanziaria che si sta scrivendo in questi giorni, estendendo le opportunità a tutto il territorio nazionale e non solo al sud.

Combinando l’azione della Direzione per l’arte e l’architettura contemporanea e quella della promozione della lettura, può stimolare la costruzione di nuove biblioteche che siano ad un tempo spazi estremamente funzionali e vivibili e segni inconfondibili di alto valore simbolico nel paesaggio urbano.

In questa cornice anche i compiti ministeriali riconfermati dalla legge di riforma, nel nostro caso specifico quelli relativi ai servizi bibliografici nazionali, si potranno rileggere come finalizzati ad un rilancio su nuove basi del Servizio Bibliotecario Nazionale e ad un rimodellamento continuo delle funzioni e delle responsabilità alla luce della massima efficienza ed efficacia.

Se il Ministero dovesse avere questa capacità di intrecciare relazioni di cooperazione

ci aspettiamo che le Regioni sappiano rischiare questo approccio politico che impone anche a loro la rinuncia ad una gestione secondo la sola logica della competenza, logica che è causa determinante della sostanziale negazione del servizio in gran parte del territorio nazionale.

La via maestra, conviene ripeterlo fino alla nausea, sarà quella di ascoltare, a livello nazionale e locale, le biblioteche e di dare loro quel ruolo di protagonismo che solo può collegare in presa diretta le esigenze del pubblico e le scelte nell’impiego delle risorse.

Le biblioteche sono infatti un sistema organico per definizione, sono come i neuroni del cervello, sanno trovare le relazioni tra di loro sulla base delle sollecitazioni che provengono dagli utilizzatori, sono quindi la vera sede del decentramento in materia di politiche della lettura.

Sulla base di questi criteri sarà possibile riprendere il Piano d’Azione MEDIATECA 2000 rinunciando a persistere negli errori che hanno portato un’iniziativa concettualmente innovativa a doversi adattare alle logiche burocratiche per un verso ed all’improvvisazione dall’altro, procurando disagi immensi a tutti quelli che vi hanno partecipato, a partire dalle nostre Sezioni regionali. Vi sono anche qui, tuttavia, dei risultati positivi da raccogliere e valorizzare e tra questi, lo ricordo al Ministro ed agli amministratori locali, vanno annoverate le piccole aziende nate dai corsi effettuati da Italia Lavoro.

La coerenza vorrebbe che l’investimento formativo venisse ora speso proprio nell’azione di promozione del libro, della lettura e dell’uso della multimedialità che in quelle regioni necessita di un particolare impulso e di investimenti coordinati.

Siamo in attesa di conoscere i nomi dei responsabili delle nuove Direzioni Generali

e ci auguriamo di veder dispiegarsi un modello di governo ispirato ai princìpi delle riforme in corso.

Per quanto ci riguarda penso di poter confermare al Ministro che l’AIB è pronta a collaborare su tutti i progetti e le iniziative che giudicheremo adeguate a spostare in avanti il livello di qualità dei servizi e di partecipazione ad essi da parte di tutti i cittadini.

La stessa disponibilità abbiamo già manifestato al Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, il quale in un recente incontro ha sollecitato l’AIB a proporgli un protocollo d’intesa sulla base del quale coordinare il processo di sviluppo in materia di biblioteche scolastiche. A tale documento sta lavorando l’apposita Commissione AIB e contiamo di sottoscriverlo in tempi brevi. Questa apertura inaspettata ci consente di discutere sull’utilizzo delle risorse che in questo ambito il Ministro intende impiegare e di contribuire a realizzare anche nel nostro paese una rete di infrastrutture che pur collocate nella scuola siano inserite fin dal concepimento nel sistema locale delle strutture di accesso.

Ci sembra invece abbastanza fermo il Ministero dell’Università, che invece sotto il precedente Governo, con la costituzione del Gruppo di Lavoro sulle Biblioteche dell’Università, aveva avviato un processo molto interessante di compattamento di una rete di servizi assolutamente strategica per la qualità della ricerca e quindi per lo sviluppo del Paese.

Il ruolo dell’AIB

Affinchè qualcuno non ci accusi di limitarci a dire ciò che devono fare il Governo, i poteri locali, il sistema imprenditoriale, credo sia giusto sottolineare qui l’impegno che l’AIB sta profondendo nel far crescere una classe di operatori sempre più all’altezza delle sfide che il nostro Paese deve vincere.

Oltre alle numerose attività editoriali delle quali potrete trovare le numerose novità nel nostro stand, sia in forma tradizionale che elettronica, all’attività di formazione rivolta ai soci sia a livello centrale che a livello di Sezioni, al sostegno e all’orientamento ai giovani aspiranti alla professione, si annovera ora la piena funzionalità dell’Albo Professionale gestito secondo i dettami del regolamento apposito approvato dall’Assemblea di Genova.

Come sappiamo, il nostro Albo è già in linea con i princìpi delle direttive comunitarie sulla base delle quali il Parlamento sta riordinando le norme per l’esercizio delle professioni. Siamo entrati a far parte stabilmente della Consulta del CNEL per le professioni non riconosciute e siamo tra le organizzazioni consultate dal Presidente del Consiglio nella fase di affinamento del Disegno di Legge che dovrà regolare tutta la materia.

La nostra esperienza è seguita con molto interesse da altre associazioni professionali affini che stanno pensando di seguire il nostro esempio. Alcune sono in rapporto con noi anche sul piano dell’attività politica e culturale e stanno esaminando l’ipotesi di dar vita insieme a noi a forme di federazione di associazioni che consentano di dare più forza e visibilità al nostro settore inteso in senso allargato. Tra queste ricordo il GIDIF, BIARTE, lo IAML. Siamo certi che molti altri seguiranno tale strada.

Un’occasione per far emergere il nuovo comparto produttivo che sta prendendo forma nelle società avanzate sarà costituita dalla Conferenza del Consiglio d’Europa sul Lavoro Culturale nella Società dell’Informazione, che si terrà a Roma nel prossimo ottobre su iniziativa del Comune e dei Ministeri degli Esteri e dei Beni e Attività Culturali e che vedrà un forte coinvolgimento delle Associazioni professionali a livello internazionale.

Le nostre Commissioni ed i Gruppi di Lavoro stanno dando un supporto determinante nella messa a punto di strumenti di orientamento tecnico e gestionale oltre che di elaborazioni utili alla presa di posizione dell’AIB rispetto ad una serie di richieste sui nostri orientamenti che stanno diventando sempre più frequenti.

L’Associazione sta rispondendo bene e con riconosciuti livelli di affidabilità. La dimensione dello sforzo è però diventata tale da richiedere una messa punto della macchina organizzativa che consenta il pieno dispiegamento dell’operatività delle Sezioni regionali ed una loro ulteriore valorizzazione quali interlocutori dei sistemi culturali locali. E’ urgente rileggere la struttura dei rapporti e la divisione dei compiti tra centro e articolazioni territoriali e credo che questo diventi uno degli impegni fondamentali da affrontare da qui alla fine del nostro mandato affinché il fisiologico cambio di guardia si trovi con un’impalcatura consolidata e

Diventa sempre più urgente anche nel nostro settore allargare la base dei soci giovani, attribuire ai migliori compiti di responsabilità, offrirci come laboratorio per la sperimentazione della dimensione del lavoro. Per avviare l’esperimento abbiamo lanciato un bando per stage presso la nostra biblioteca AIB da parte di giovani aspiranti alla professione. E’ poco, ma se venisse fatto sistematicamente come era negli auspici da parte di molte biblioteche sparse sul territorio, a partire dalle strutture in cui ciascuno di noi lavora, il rapporto tra attività associativa e attività professionale si porrebbe in termini diversi e più concreti. Certo vi sono problemi, ma abbiamo ancora molti spazi ed opportunità da esplorare.

Nell’Assemblea di domani discuteremo il programma di attività dell’Associazione ed in ogni caso gli spazi per la progettualità e la rilettura continua da parte di ognuno degli obiettivi devono far parte del nostro modo ordinario di gestire l’Associazione.

Mi sembra giunto il momento di chiudere questa introduzione non prima di aver ringraziato tutti gli amici della Segreteria Nazionale che si è fatta carico dell’organizzazione di questo Congresso continuando a gestire l’attività ordinaria.

Ringrazio in particolare il Comitato Scientifico presieduto dal Prof. Mauro Guerrini.

Grazie a anche a tutti i soci ed ai volontari per l’assistenza ai congressisti. E grazie infine a tutti voi per la partecipazione.


Copyright AIB 1999-06-05 a cura di Susanna Giaccai

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