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Citazioni bibliografiche

secondo il Chicago manual of style
(e con appunti da Come si fa una tesi di laurea di Umberto Eco)

di Francesco Dell'Orso


Avvertenza all'edizione in rete

Il presente lavoro è disponibile anche in edizione a stampa come:

Citazioni bibliografiche : indicazioni per la redazione di riferimenti e liste secondo il Chicago Manual of Style : e con appunti da Come si fa una tesi di laurea di Umberto Eco / a cura di Francesco Dell'Orso. - Perugia : Università degli studi, Facoltà di Scienze della formazione, Servizio per la documentazione bibliografica, 1997. - 24 p. - (Sussidi per la documentazione bibliografica ; 4). - Fuori commercio.
Questa guida è elettivamente rivolta a studenti, ricercatori, professori e in genere a quanti intendono usare il "Chicago style" senza cimentarsi con l'edizione completa del relativo manuale.

La pubblicazione può venire liberamente copiata e diffusa purché non se ne alterino le parti e ne siano riconosciute le responsabilità di redazione e di diffusione.


Sommario

1 : Introduzione

2 : Informatizzare gli stili di citazione

3 : Chicago manual of style
3.1 : Premessa
3.2 : Lingua e numeri
3.3 : Stile generale delle note a pié di pagina o in fondo a capitolo, parte, volume

4 : Sistema ChicagoB "autore-data"
4.1 : Citazione nel testo
4.2 : Lista finale dei riferimenti bibliografici

5 : Sistema ChicagoA "citazione in nota e in bibliografia"
5.1 : Avvertenza per le sequenze
5.2 : Citazione nelle note al testo
5.3 : Citazione nella bibliografia
5.4 : Libri (monografie)
5.4.1 : Autore ; 5.4.2 : Ente come autore ; 5.4.3 : Titolo e sottotitolo ; 5.4.4 : Titolo tradotto ; 5.4.5 : Edizione ; 5.4.6 : Titolo di serie ; 5.4.7 : Pubblicazione ; 5.4.8 : Pagine ; 5.4.9 : Note

5.5 : Parti, capitoli, relazioni, saggi, contributi all'interno di un documento ospite (atti di convegni e miscellanee incluse)
5.6 : Pubblicazioni in più volumi
5.7 : Esempi di varie combinazioni autore, curatore, titolo
5.8 : Articoli
5.9 : Classici, repertori, opere di consultazione
5.10 : Documenti non a stampa o non pubblicati: microforme, tesi, comunicazioni a convegni...
5.11 : Recensioni (reviews)
5.12 : Citazioni indirette, da fonte secondaria

6 : Bibliografia finale
6.1 : Ordinamento interno

7 : Umberto Eco: Come si fa una tesi di laurea

8 : Osservazione sulla indicazione dell'edizione

9 : Glossario

10 : Abbreviazioni

Note al testo


1 : Introduzione

Redigendo bibliografie per libri, articoli, programmi di esame, seminari, tesi, letture consigliate, ricerche in corso etc. etc. si seguiranno criteri, talora dettati dallo stesso autore, talaltra dalla casa editrice o da società scientifiche, oppure si aderirà a standard comunemente accettati nell'area disciplinare di riferimento. Non è comune che questi criteri di riferimento siano uguali per tutti.

Nelle note che seguono si illustrano le modalità di descrizione degli elementi componenti una citazione bibliografica dettate da uno standard di riferimento di livello mondiale: il Chicago Manual of Style della University of Chicago Press e da Umberto Eco nel suo Come si fa una tesi di laurea [1]. Si tratta dunque palesemente di riferimenti ben diversi fra loro, per più di una caratteristica, e comunque accomunati dal fatto sostanziale che entrambi -- tra altre -- fanno una stessa cosa: citano per un pubblico che, per professione o interesse primario, ha a che fare con documenti scritti e danno indicazioni in merito.

Si è preferito qui astenersi da varie possibilità: (a) tradurre per intero uno standard, (b) presentare standard usati per i cataloghi di biblioteca, (c) assumerne uno di dimensioni locali o individuali, (d) redigerne uno proprio, ex-novo o dal collage di altri esistenti. Questi appunti volutamente mostrano soprattutto un assetto già raggiunto ed utilizzato e non lo sostituiscono o scavalcano. Si è cercato di fornire uno strumento diretto soprattutto agli studenti: (1) in italiano, (2) appoggiato a uno standard autorevole, (3) gratuito, (4) breve [2], (5) comprensivo di una casistica abbastanza ampia, (6) con schematizzazioni, sintesi e note non fornite dall'originale.

Maggiore estensione ed analisi sono state dedicate al CMS, perché non è tradotto in italiano, ha lunga e consolidata tradizione, è di riconosciuta autorevolezza e ha diffusione mondiale. Le indicazioni contenute nel testo di Eco, facilmente reperibile in commercio in edizione economica, sono state qui molto schematizzate ed usate soprattutto per presentare e mostrare sequenze e stili: sono state omesse le spiegazioni e le giustificazioni dell'autore, a cui dunque converrà rifarsi. Le indicazioni di Eco vanno anzitutto lette all'interno dei limiti che definiscono la natura delle stesse: meditate e fornite in vista di un lavoro di tesi, tenendo anche conto che non tutte le tesi sono uguali e dunque non tutte richiedono le stesse modalità di studio, di compulsazione e di citazione delle fonti.

Anche questi assetti normativi per le citazioni sono delle convenzioni, importanti e superabili in quanto tali. Creare delle convenzioni in proprio sembra perlopiù la soluzione migliore, all'inizio: immediata, semplice, adeguata alle esigenze, economica; svilupparle poi e seguirle fino in fondo altera profondamente quella convinzione iniziale: provare per credere non è né un consiglio né una provocazione che mi va di offrire. Si ricordi comunque che strumenti simili, come gli standard per le citazioni bibliografiche, sono il risultato cui pervengono associazioni scientifiche, case editrici, organismi professionali, esperti del settore, dopo anni di lavoro di elaborazione e redazione, riunioni, documenti provvisori e votazioni.

Si presentano così solo due convenzioni, fra le centinaia che ne esistono, con delle esemplificazioni, anche con l'intento di mostrare che quasi nulla è facile, né immediato, né risolvibile in un'unica maniera: su tutto si può discutere e si deve decidere, dopodiché l'uso di un programma software per microelaboratori, usato accortamente, può aiutare il lavoro che ne discende.

Vari degli esempi dati qui di seguito sono, almeno in parte, di fantasia.


2 : Informatizzare gli stili di citazione

Se i criteri per citare, praticamente da sempre, non sono gli stessi in tutti gli ambienti ed in tutto il mondo, e tuttavia si basano su un ampio piedistallo comune, è probabile che nella carriera di uno studioso accada di doversi confrontare con stili e criteri diversi e d'altra parte è altamente probabile che gli stessi testi da citare ricorrano molte volte all'interno dei lavori che redige. Ciò imporrebbe, per ogni diversa presentazione (output) dei dati, un diverso assetto dei dati registrati (input). Anche un word processor non risolve il problema di evitare la riscrittura, seppure parziale, dei dati. Un programma generico per database è senz'altro più vicino all'obiettivo, ma se di tipo generico, lascia non poco lavoro da fare a chi se ne serve (per la creazione ex-novo dei formati di presentazione dei dati etc.). Invece, da tempo, programmi specifici come i cosiddetti personal citation o personal bibliography managers, detti anche bibliography formatting software (Papyrus, Library Master, ProCite, Reference Manager, EndNote, Citation, Bookends etc. etc. per sistemi DOS, Windows, Macintosh) si incaricano di fare fronte, fra altri, a tale problema, tenendo un solo dato in input (un record, ossia una "scheda", con vari campi adatti a vari tipi di pubblicazione: articoli, libri, congressi etc.) ed offrendo un ampio ventaglio già pronto di numerosi stili di presentazione dei dati per l'output, senza richiedere l'alterazione dei dati in input.

Accettando quest'impostazione, invece di moltiplicare l'input, si tratterà di organizzare il medesimo in modo che con nessuno, o minimo, sforzo si ottengano diversi output. Il principio generale che guida un'attività così finalizzata è quello di individuare le entità suscettibili di manipolazioni diverse e di ridurle il più possibile in unità discrete (campi e sottocampi). In quest'ambito quanto è diviso si potrà agevolmente unire in modo vario, mentre non vale affatto l'inverso.

Rimarrà certo da adattare ai dati il software che ciascuno avrà potuto scegliere di usare: quali tipi di record selezionare per i vari generi di documenti (libri, articoli, parti, lettere...) ed in essi quali campi, e perfino se e come aggiustare e definire gli stili di output già preparati per il "Chicago".


3 : Chicago manual of style

3.1 : Premessa

In generale le citazioni di opere, pubblicazioni, documenti non pubblicati etc., fatte all'interno di un testo dovrebbero servire a mettere il lettore in condizione di ritrovare l'opera nei cataloghi di biblioteca e, quando è il caso, nelle bibliografie nazionali.

Anche il CMS riconosce che è in vigore più di un sistema di citazione per i riferimenti bibliografici, sia nel testo che, corrispondentemente, nella bibliografia finale; ne individua due principali e li propone come standard:

Sistema A: "nota e bibliografia": tradizionalmente seguito nel settore umanistico e noto come "ChicagoA". In esso le citazioni nel testo vengono date in nota (a pié di pagina o a fine testo, ossia fine capitolo o parte -- UCP preferisce, per economia, quelle a fine testo), in fondo al lavoro segue la bibliografia. Quindi nel testo, in nota, si avrà:

15. George Eliot, Middlemarch, Norton Critical Editions (New York: W. W. Norton, 1977).

e nella bibliografia si avrà:

Eliot, George. Middlemarch. Norton Critical Editions. New York: W. W. Norton, 1977.

Sistema B: "citazione dentro al testo: autore-data e lista finale dei riferimenti (bibliografia)": tradizionalmente seguito nel settore delle scienze pure ed applicate e sempre più in quelle sociali ed anche, progressivamente, nel settore umanistico e noto come "ChicagoB". La citazione viene data come "author-date text citation" nel testo e non in nota, in fondo al lavoro segue la lista completa dei riferimenti bibliografici; quindi nel testo si avrà:

(Eliot 1977)

e nella lista finale:

Eliot, George. 1977. Middlemarch. Norton Critical Editions. New York: W. W. Norton.

Un altro diffuso sistema consiste nell'inserire all'interno del testo un riferimento numerico (ad es. [1], [3-4]), che rimanda ad una lista finale, questa può essere in ordine alfabetico oppure in ordine di apparizione nel documento: UCP vi ravvisa lo svantaggio per cui ogni alterazione scardina la sequenza.

Quali le maggiori differenze fra i due sistemi prescelti? Il sistema A è quello che è stato tradizionalmente più in uso finora, mentre il B è quello che sta guadagnando terreno. Con l'A, e usando le note a pié di pagina, si vede subito, lì dove si sta leggendo, il riferimento bibliografico: non c'è bisogno di andare in fondo al testo. Ogni citazione è ripetuta, a gradi diversi di completezza, almeno due volte in un testo. La forma generale della citazione è comunemente usata, anche in contesti diversi: è leggibile da sé secondo canoni correnti. Il B alleggerisce notevolmente il testo, non ci sono citazioni in nota, la citazione è fatta una sola volta, leggendo si dà un riferimento all'opera che, agli addetti ai lavori, dovrebbe risultare perlopiù perspicuo [3].

Quali le differenze di stile nell'arrangiare più o meno gli stessi dati? In generale, nello A il prenome (Monique), di un nome personale (Monique Streiff), è dato per esteso e nel B perlopiù solo l'iniziale (M.); la data segue l'editore di un libro o il volume di un periodico, nel B la data segue subito il nome e con esso costituisce la chiave di identificazione e di ordinamento nella lista bibliografica finale; i titoli in inglese nello A hanno tutte le parole in iniziali maiuscole (headline capitalization style, cfr. 5.4.3) mentre nel B va in maiuscolo solo l'inizio di un elemento come nome, titolo, luogo... (sentence capitalization style). Nel B si omette spesso il sottotitolo (se non perfino l'intero titolo della parte: articolo, capitolo). Nello A gli articoli di riviste e parti di libri vanno fra virgolette, nel B no. Il B tende a favorire l'abbreviazione di nomi di editori e di riviste.

Le indicazioni che occuperanno la parte principale di questi appunti saranno quelle relative alla redazione di citazioni per la bibliografia finale, col sistema di richiamo nelle note al testo detto "ChicagoA", e non "autore-data" "ChicagoB", ma la differenza si riduce sostanzialmente solo alla posizione della data che nel ChicagoB segue subito l'autore e non viene più ripetuta. Queste prescrizioni costituiscono il nerbo di tutte le altre, che ne sono derivabili tenendo presenti le distinzioni comparative sopra indicate ed ancora richiamate in seguito.

Inizialmente, comunque, viene data un'illustrazione proprio del ChicagoB.


3.2 : Lingua e numeri

Tutte le interpolazioni e abbreviazioni sono normalmente standardizzate e date nella lingua in cui si pubblica: in inglese nel CMS, qui in italiano, visto che è la lingua in cui sono redatte queste indicazioni funzionali a pubblicazioni in lingua italiana.

Indicazioni relative a tipo del contributo fornito dagli autori (compilazione, cura, traduzione, introduzione, recensione, edizione etc.), a componenti fisiche del documento (volume, parte, pagine etc.), anche quando tratte dal documento in esame, sono date nella lingua in cui si scrive purché si sia in grado di tradurre sicuramente e costantemente [4]. Per una lista di alcune abbreviazioni si cfr. 10.

Le cifre romane sono ridotte a cifre arabe ("vol. 7" e non "vol. VII"), fatta salva una numerazione di pagine in cifre romane seguita da una in arabe, che viene registrata come tale:

xiv, 372

È buona norma porre fra parentesi quadre i dati bibliografici che vengono aggiunti perché desunti da fonti diverse dal documento in esame (una indicazione di data o di edizione desunte da repertori et sim.) e trascritti nel corpo della citazione, invece la zona delle note è fatta apposta per annotazioni e non richiede le parentesi quadre per segnalare le aggiunte.


3.3 : Stile generale delle note a pié di pagina o in fondo a capitolo, parte, volume

Le note a figure, schemi e tabelle dovrebbero avere ciascuna distinta numerazione rispetto a quelle al testo.

La numerazione delle note -- a pié di pagina o fine testo -- non ricomincia ad ogni pagina (come ammesso in passato da UCP), ma ad ogni capitolo.

La posizione della chiamata di una nota non è mai dentro ad una frase, né in esergo, ad es. legata al titolo (la si potrebbe rendere con una nota non numerata iniziale). Quindi l'esponente della nota sta di norma dopo ogni interpunzione:

"...intensive."2
.)3

Né sono ammesse due note appiccicate, es.: 14-15, che andranno piuttosto fuse in una sola. È invece possibile fare consistere una nota esclusivamente del riferimento ad un'altra, es.:

16. Cfr. nota 7.

Un passo citato in nota verrà posto fra virgolette e seguito dalla citazione bibliografica del documento che lo contiene.


4 : Sistema ChicagoB "autore-data"

Il sistema è quello del richiamo per "autore-data": sempre più consigliato, come già accennato, da UCP anche nel settore umanistico -- dove tuttavia è stimato ancora molto meno diffuso. Viene considerato chiaro, breve, semplice per chi scrive, per chi legge, per chi pubblica. Si basa su due elementi: la citazione -- il richiamo -- nel corpo del testo, perlopiù non in nota dunque, e la lista finale dei riferimenti, molto simile alla bibliografia del ChicagoA.

I richiami vanno posti in modo che non interrompano, ma integrino adeguatamente, la lettura del testo. I richiami possono venire fatti anche nel testo delle note, ma di norma una nota non consiste soltanto di uno o più richiami.


4.1 : Citazione nel testo

Il termine "autore" corrisponde al "nome" sotto cui la corrispondente citazione completa, è ordinata nella lista finale: pertanto può venire denominato "autore" anche chi agisce come traduttore, o prefatore, o curatore ed anche un ente collettivo. Abbreviazioni come "ed." o "cur." qui non vengono riportate. Non c'è punteggiatura fra nome e data. La data da usare è la data di pubblicazione del documento in esame e non la data di composizione o prima edizione originale.

Se ci sono omonimi, con date di pubblicazioni coincidenti, allora i richiami dovranno includere le iniziali atte a distinguerli, es.:

(Blinksworth 1987)
(Cimmino 1978)
(N. Cimmino 1979)
(EPA 1986)

"EPA" potrà ricomparire nella lista bibliografica finale come "Environmental Protection Agency (EPA)" o sotto "EPA (Environmental Protection Agency)": meglio, a mio avviso, visto che l'ordinamento alfabetico si basa sulle lettere che compaiono e vengono usate e non su ciò che esse rappresentano.

Se ci sono due o tre autori, li si cita tutti, oltre si abbrevia:

(Finburn e Cosby 1990)
(Smith, Wessen, e Gunless 1988)
(Cimmino e Cimmino 1997)
(Zanette et al. 1976)
(Federal Reserve Bank of Boston 1976)

È ammessa la riduzione di più nomi di familiari ad uno:

Come dicono i Rossini (1997) "chi c'ha i figli, poi se ne accorge"

In inglese è tollerato anche il plurale: "The Rossinis". Ma opere di più di tre autori diversi, il primo in comune e gli altri diversi, e con la stessa data, ad es.:

Zipursky, Hull, White e Israels 1959

e

Zipursky, Smith, Jones, e Brown 1959
verrebbero così abbreviate allo stesso modo, equivoco:
(Zipursky et al. 1959)

In questo caso si deve invece dare o l'indicazione estesa di tutti i nomi, oppure un breve titolo:

(Zipursky et al., Brief notes, 1958)

Quando l'opera è anonima si usa il titolo, o parte di esso, non si usano dunque espressioni come: Anon., Anonimo, Autori vari, AA. VV.:

(Burden of anonimity 1948)

o

(Burden 1948)

Riferimento alla pagina, viene indicato il numero della pagina senza "p." o "pp." né i due punti ":" -- usati in altri stili e qui riservati a separare, quando è il caso, l'indicazione del volume dal riferimento alla/e pagina/e. Sezioni, note, appendici et sim. vanno indicati, es.:

(Blindsworth 1987, 125)
(Foley 1955, 23, 43, 46-51)
(Foley 1955, app. A)
(McAndrew 1989, 246 n. 4)
(Wazinski 1989, 3.114)
(García 1987, 2:168, 3:119-23)
(García 1987, vol. 2)

Un richiamo può contenere più riferimenti, separati da punto e virgola.

All'interno dello stesso paragrafo di testo più richiami allo stesso autore vanno ridotti ad uno, in una sola coppia di parentesi dunque, e gli elementi identici non vengono ripetuti. Pertanto: se l'autore è lo stesso, ma cambiano le date, il nome non si ripete e la virgola separa gli anni; se l'opera è la medesima, ma cambiano le pagine, il primo riferimento interno allo stesso richiamo ha autore, data e pagine, i successivi solo le pagine.

Più entrate nello stesso anno reclamano un distintivo, nella forma di un esponente alfabetico attaccato alla data:

(Light 1972; Light e Wong 1975)
(García 1987, 1989)
(García 1987, 45-49; 1989, 105)
(García 1987, 45-49, 53)
(Knight e Belinsky 1987a, 1987b)
(Keller 1896a, 1896b, 1907)

anche:

(Keller 1896a,b, 1907)

Si dànno casi in cui parte della o tutta la citazione viene assorbita nel testo in quanto il suo contenuto ne è parte integrante. Quanto è assorbito (in genere, come nell'esempio, i nomi degli autori) non va più fra parentesi, l'eventuale residuo (nell'esempio, la data) sì:

Jones e Carter (1980) riferiscono scoperte che io sostengo già presenti in altri

4.2 : Lista finale dei riferimenti bibliografici

La lista finale deve contenere riferimenti per tutte le citazioni date nel testo. Il suo stile si differenzia dallo stile adottato per la bibliografia del ChicagoA, cfr. 5.3 per la sequenza degli elementi, perché la data deve subito seguire, per una pronta identificazione, il nome dell'autore e, perlopiù, perché i titoli degli articoli non vanno fra virgolette.

Secondo lo stile comune in ambito angloamericano, è sempre possibile evitare la ripetizione di intestazioni uguali usando la lunga linea orizzontale (data da tre em-dash, cfr. nota 16, o da sei trattini): si tratti di un nome di autore, anche se cambia ruolo (autore, curatore, traduttore), o di un nome di ente, o di più autori -- cfr. 6.1.

Vanno integrati gli esponenti alfabetici attaccati alle date per distinguere più occorrenze all'interno dello stesso anno:

Daynard, Richard A. 1979. Recensione a Watergate and the Constitution, by Philip B. Kurland. American Journal of Legal History 23:368-70.
------, cur. 1987. Speculations. Chicago: Tintern Press.
Jacobs, James B. 1989. Introduzione a Drunk Driving: An American Dilemma. Chicago: University of Chicago Press.
Kaiser, Ernest. 1964. The literature of Harlem. In Harlem: A community in transition, a cura di J. H. Clarke. New York: Citadel Press.
Langston, W. Jr., 1965a. Fossil crocodilians from Colombia and the Cenozoic history of the Crocodila in South America. Univ. Calif. Publ. Geol. Sci. 52:1-157.
------. Oedaleops campi (Reptilia: Pelycosauria): A new genus and species from the Lower Permian of New Mexico, and the family Eothyridiae. Bull. Tex. Mem. Mus. 9:1-47.
Wolfe, Alan. 1980. Recensione a Free to Choose, di Milton Friedman e Rose Friedman. Saturday Review, 2 February, 35.


5 : Sistema ChicagoA "citazione in nota e in bibliografia"

Secondo questo stile i riferimenti bibliografici hanno forma diversa a seconda che siano nelle note del testo o nella bibliografia finale. La citazione nelle note è considerata discorsiva.

Quali le differenze maggiori? Nella bibliografia l'elemento ordinante è il cognome, in nota non c'è "elemento ordinante": quindi dopo il numero della nota seguono, in ordine diretto: nome e cognome. Nella bibliografia tutte le zone sono separate dal punto, mentre in nota dalla virgola. In nota i dati della pubblicazione stanno fra parentesi tonde "(Milano: Mondadori, 1986)", mentre in bibliografia no. Le pagine indicate in nota sono quelle relative al passo, riferimento del caso, mentre in bibliografia sono quelle comprensive di tutto il lavoro (articolo, parte di un volume), mentre per i libri in genere non vengono indicate. In nota il titolo di collana viene facilmente omesso.

Inoltre, di norma, anche le citazioni in nota sono diverse a seconda che si tratti della prima, completa, e delle successive abbreviate che comunque ripetono parte degli elementi, cfr. 5.2.

La bibliografia finale può anche mancare integralmente se le citazioni in nota sono complete, ma quando le opere citate sono molte e comunque per offrire al lettore una panoramica generale ordinata, è senza paragone il vantaggio offerto da una bibliografia finale completa.

Per contro la presenza di una bibliografia finale completa può autorizzare altri due assetti diversi da quello indicato e opposti fra di loro: (a) anche la citazione in nota può essere fatta nella forma usata per la bibliografia finale; (b) anche la prima citazione in nota è già abbreviata.


5.1 : Avvertenza per le sequenze

Con "sequenza" si indica lo schema che cumulativamente comprende la elencazione degli elementi, il loro ordine di disposizione, la punteggiatura che li separa e lo stile tipografico che può caratterizzarli (corsivo, tondo). Una sequenza dà comunque un quadro di massima e non contempla tutti i casi.

Con "Curatore" si intende: Nome del curatore, compilatore o traduttore ed indicazione del contributo da egli dato, ovvero del ruolo da egli svolto, e con "Nome" si intende un nome dato in forma diretta "prenome cognome".

Con "Reprint" si intende data dell'edizione originale e l'indicazione standard "Reprint".

Con "Titolo di serie, curatore, numero" si intende il titolo della collana editoriale, il nome dell'eventuale direttore/curatore ed il numero del singolo volume all'interno della collana.

Con "Parte" si intende l'indicazione della designazione della parte: capitolo, sezione, parte, tomo, volume e sua numerazione, seguita da eventuale titolo come accade spesso con le pubblicazioni in più volumi (il titolo sarà il generale o il particolare a seconda, rispettivamente, che la citazione sia incentrata sul particolare o sul generale).

Per "documento ospite" cfr. il Glossario in fine.

Per un'illustrazione dettagliata delle sequenze e degli elementi da descrivere, soprattutto nella bibliografia finale, si cfr. 5.4, 5.5, 5.6, 5.8, 5.9, 5.10, 5.11, piuttosto che 5.2, decisamente più sommario.


5.2 : Citazione nelle note al testo

Libri:

Autore, Titolo: Sottotitolo (Titolo tradotto), Curatore, Reprint/Edizione, Titolo di serie, curatore, numero (Luogo: editore, data), Pagine, [Note].
Parti:
Autore, "Titolo: Sottotitolo" (Titolo tradotto), parte, in Titolo documento ospite, Curatore, Reprint/Edizione, Titolo di serie, curatore, numero, (Luogo: editore, data), Pagine di riferimento, [Note].
Pubblicazioni in più volumi:
Autore [5], Titolo: Sottotitolo (Titolo tradotto), parte e titolo, Reprint/Edizione, Titolo di serie, curatore, numero (Luogo: editore, data), [Note].
Articoli:
Autore, "Titolo articolo" (Titolo tradotto), Titolo rivista volume, numero (anno): pagine, [Note].

La prima citazione di un documento è completa -- o pressoché tale -- e viene data in nota:

1. John Trent, introduzione a Education in Colonial America (Cleveland: Arc Light, 1987), xi-xvi.

2. David Ogilvy, "The Creative Chef," in The Creative Organization, a cura di Gary A. Steiner (Chicago: University of Chicago Press, 1965), 199-213.

Quando gli autori sono più di tre si abbrevia dando il primo seguito da "e altri" o "et al.":

7. Wanda Ketchum e altri, Battering Husbands, Cornered Wives (Cincinnati: Justice and Daughters, 1990).

Un riferimento a passi specifici si completa di norma con l'indicazione delle pagine che, dopo una virgola, segue i dati di pubblicazione, di norma senza l'abbreviazione p. o pp.:

1. John Trent, Education in Colonial America (Cleveland: Arc Light, 1987), 214, 301-21.

È preferibile indicare con precisione anche più punti ed è invece sconsigliato l'uso di "s." per "seguente" e "ss." per "seguenti" (f. ff. "following page(s)"); "passim", non in corsivo, è ammesso, se usato con parsimonia, solo dopo un'indicazione puntuale e comprensiva di una sezione; nel caso di reprint (ristampe facsimilari, cfr. 5.4.5 e 5.4.7), il riferimento alle pagine deve indicare se si riferisce al reprint o all'edizione originale:

29. Michael David, Toward Honesty in Public Relations, (Chicago: Candor Publications, 1968. Reprint, New York: B. Y. Jove, 1990), 134-56 (le pagine indicate sono quelle dell'edizione reprint).

Per le successive citazioni si usa una forma abbreviata (shortened) ancora in nota (ma l'elenco bibliografico finale presenterà comunque la forma più completa). Se c'è l'elenco finale completo ordinato alfabeticamente per nome di autore, anche la prima citazione in nota può essere abbreviata.

Il nome dell'autore si riduce al cognome -- a meno che le iniziali non servano a disambiguare omonimi; indicazioni del tipo di contributo intellettuale come "cur." "comp." "trad." scompaiono; se gli autori sono più di 3 si dà, anche qui, il primo seguito dall'abbreviazione et al. (o "e altri" in corsivo).

I titoli si abbreviano, ma non se sono composti di meno di 5 parole, si omettono articoli iniziali, si può abbreviare anche non alla prima parola, ma a quella/e considerata chiave:

"A Brief Account of the Reconstruction of Aristotle's Protrepticus"

diventa:

"Aristotle's Protrepticus" o Aristotele, Protrepticus

The Culture of Ancient Egypt
diventa:
Ancient Egypt

Health Progress in the United States
diventa:
Health Progress

Se si fa riferimento ad un articolo o recensione o ad un capitolo o parte di un volume con un suo titolo, nella citazione abbreviata si riporterà solo detto riferimento, fra virgolette, senza il titolo del volume o del periodico, es.:

prima citazione:

5. J. H. Hexter, "The Loom of Language and the Fabric of Imperatives: The Case of Il Principe and Utopia," American Historical Review 69(1964): 945-68.

citazione successiva abbreviata:

15. Hexter, "Loom of Language," 948, 950.

Utilizzare un'abbreviazione standard in luogo di un titolo (es. Info. Log.), è diverso rispetto ad abbreviarlo in termini di lunghezza, partendo dall'inizio. L'abbreviazione può essere coniata da chi scrive (generalmente non per i classici et sim.) in sigla, con parole tronche etc., con una discreta libertà. Va comunque introdotta dopo la prima citazione completa dell'opera:

2. Ralph H. Johnson e J. Anthony Blair, cur. New Essays in Informal Logic, (Windsor, Ontario: 1994), (da qui in poi citato come: Info. Log.).

"Op. cit." e "Loc. cit." sono da evitare, preferendo la forma abbreviata del riferimento. Ibidem è consentito, ma non composto con autore etc., bensì unicamente per rifarsi alla nota precedente che resta invariata, tranne la paginazione, se è il caso [6]:

Ibid., 314.
Ibid.

ma se ciò desse luogo ad una ghirlanda di Ibid. -- magari col riferimento in chiaro indicato alcune pagine prima -- sarebbe preferibile dare discorsivamente, nel testo, e non in nota, le indicazioni delle pagine.


5.3 : Citazione nella bibliografia


5.4 : Libri (monografie)

Sequenza:

Autore. Titolo: Sottotitolo (Titolo tradotto). Curatore. Reprint/Edizione. Titolo di serie, curatore, numero. Luogo: editore, data. [Note].

5.4.1 : Autore

Nome dell'autore: siccome il cognome funge da prima chiave di ordinamento alfabetico, la forma è invertita ("Cognome, Nome") e chiusa da punto:

Annas, Julia. The Modes of Scepticism. Cambridge, Mass.: Cambridge University Press, 1985.

Per decidere la forma dei nomi, in lingua originale o italianizzata -- es. autori classici, rinascimentali etc. -- trattamento dei prefissi nelle varie lingue, scelta di un nome quando ci sono varie forme -- pre/post matrimonio, pseudonimi etc. -- i bibliotecari italiani dispongono di direttive analitiche e prescrittive nelle Regole italiane di catalogazione per autori, note anche come RICA [7]. Negli altri paesi esistono analoghi codici di regole.

Se c'è più di un autore e meno di quattro, quelli successivi al primo sono scritti nella forma "nome cognome", con la congiunzione coordinata in lingua di redazione, preceduta da virgola:

Biro, John, e Peter Kotatko, cur. Sense and Reference One Hundred Years Later. Dordrecht e Boston: Kluwer Academic Publishers, 1995.

Se ci sono più di tre autori, si possono citare tutti -- è la forma preferita, mentre in nota si abbrevia necessariamente -- oppure solo il primo seguito da "et al." o "e altri", non in corsivo:

Ketchum, Wanda, e altri. Battering Husbands, Cornered Wives. Cincinnati: Justice and Daughters, 1990.

Quando il nome fa parte del titolo lo si lascia anche in questo:

Thackeray, William Makepeace. The Complete Works of William Makepeace Thackeray. Vol. 13, The English Humorists of the Eighteenth Century. Boston, 1889.

Quando l'autore manca, ("opera anonima"), e non c'è altri che il nome del curatore, o compilatore o traduttore (ma non illustratore, prefatore... a meno che il contributo dato da questi non costituisca l'oggetto principale della citazione), questi prende il posto dell'autore, seguito da virgola e dall'abbreviazione che ne indica il ruolo "trad." "cur."... ossia il tipo di contributo:

Cimmino, Luigi, trad. Fondamenti di sociologia...

Quando ci sono sia l'autore che il contributo subordinato (traduzione, cura del testo, introduzione...), l'espressione che indica il contributo viene standardizzata -- in italiano all'interno di un lavoro in italiano -- e segue il titolo:

Mill, John Stuart. Autobiography. Tradotto da Paul Blackburn

Quando invece si intende citare proprio il contributo subordinato, privo di un titolo vero e proprio (altrimenti cfr. 5.5), l'autore di questo è assunto come elemento ordinante. Seguono l'indicazione della natura del contributo o la descrizione generica di questo, il titolo dell'opera di cui fa parte e l'autore di questa indicato discorsivamente, separato da virgola, nella forma nome e cognome :

Eliot, T. S., cur. Literary Essays, di Ezra Pound. New York: New Directions, 1953.
Harris, Mark. Introduzione a With the Procession, di Henry B. Fuller...

Uno pseudonimo comunemente accettato è assunto come tale.

L'autore di un'opera presentata come anonima è indicato fra parentesi quadre, con l'aggiunta di un punto interrogativo se l'attribuzione è incerta:

[Doe, Jane]. The Burden of Anonymity

Ma se l'opera è considerata anonima, è citata e ordinata direttamente sotto il titolo:

The Burden of Anonimity. Nowhere: Nonesuch Press, 1948.

Non si usano dunque espressioni come: Anon., Anonimo, Autori vari, AA. VV.


5.4.2 : Ente come autore

Un nome di autore-ente, viene riportato come tale anche se compare in altre parti come titolo, serie, editore: quindi va ripetuto. La fonte per la forma del nome è la pubblicazione stessa [8]:

International Monetary Fund. Surveys...

5.4.3 : Titolo e sottotitolo

Il titolo di un libro viene indicato in corsivo.

Si usano le maiuscole nei titoli inglesi, secondo lo stile detto "headline capitalization style", ossia per tutte le parole, tranne: articoli; preposizioni; congiunzioni coordinate... [9], a meno che non siano la prima o l'ultima parola del titolo o del sottotitolo.

Per titoli non in inglese l'uso delle maiuscole si conforma a quello della lingua del caso.

Il sottotitolo viene separato dal titolo con "due punti spazio" ": "

Skating on Thin Ice: A Study of Honesty in Political Campaigning

Quando un'introduzione et sim., non dell'autore, viene segnalata (perlopiù vengono omesse), essa segue normalmente il titolo:

Hammarskjold, Dag. Markings. Prefazione di W. H. Auden. New York: Knopf, 1964

Se invece l'introduzione, prefazione et sim., costituisce l'oggetto principale della citazione, va indicata per prima, come se fosse il titolo, non in corsivo e in forma standardizzata nella lingua di redazione del saggio:

Jacobs, James B. Introduzione a Drunk Driving: An American Dilemma. Chicago: University of Chicago Press, 1989

In questo esempio l'autore dell'introduzione è anche autore dell'opera complessiva (che però avrebbe potuto essere anonima).


5.4.4 : Titolo tradotto

Volendo, il titolo tradotto segue quello vero e proprio, fra parentesi, con lettera maiuscola solo per l'inizio. È il caso in cui si traduce nella lingua di redazione un titolo in una lingua non conosciuta:

Gross, Natan, Itamar Yaoz-Kest, e Rinah Klinov, cur. Ha-Shoah Be-Shirah Ha-Ivrit: Mivhar (L'Olocausto nella poesia ebraica: antologia). Ha-Kibbutz ha-Me'uhad, 1974.

Se -- comunque descrivendo l'originale e non la traduzione --, si semplifica, indicando solo il titolo tradotto, ciò va obbligatoriamente segnalato, e lo si fa indicando poi la lingua originale fra parentesi tonde:

Pirumova, N.M. The Zemstvo Liberal Movement: Its Social Roots... (in russo). Moscow: ...

5.4.5 : Edizione

Normalmente nella citazione si descrive l'edizione che si ha in mano e si riportano le indicazioni (numeri, locuzioni di aggiunta, revisione etc.) che eventualmente designano la particolare edizione. Tuttavia l'indicazione di "prima edizione" viene comunemente omessa, e le reimpressioni inalterate, ossia ristampe non facsimilari (cfr. Glossario) vengono ignorate. Ogni indicazione di edizione è abbreviata e normalmente standardizzata e tradotta nella lingua di redazione:

Oaklander, Nathan L., e Quentin Smith, cur. The New Theory of Time. Ed. riv. New Haven; London: Yale University Press, 1994.

I reprint sono considerati distintamente, verosimilmente come riproduzioni facsimilari (sono dunque altra cosa dalle edizioni successive e dalle ristampe in formato tascabile, in altra collana o comunque dalla ristampa inalterata). Sono distinti quelli di "libri molto vecchi" da quelli di "libri più recenti" (sic). Per i primi la data dell'edizione riprodotta viene data dopo il titolo, preceduta e seguita da un punto e dal termine standard "Reprint" -- con eventuali indicazioni di novità -- poi separato, solo da virgola, dai dati di pubblicazione:

Schweitzer, Albert. J. S. Bach. 1911. Reprint, New York: Dover Publications, 1966.
Small, Robert. An Account of the Astronomical Discoveries of Kepler. 1804. Reprint, con una prefazione di William D. Stahlman, Madison: University of Wisconsin Press, 1963

Per i reprint di edizioni più recenti si preferisce citare l'originale e descrivere in nota la nuova edizione facsimilare, cfr. 5.4.7 e, per un caso diverso, 5.2.


5.4.6 : Titolo di serie

È elemento opzionale. Il titolo della serie, collana, editoriale è complessivamente preceduto da punto-spazio e seguito da punto fermo:

. Middle American Research record, vol. 1, n. 14.

Può anche venire indicato il direttore, curatore della serie:

. Publications of the Center for Middle Eastern Studies, dir. Richard L. Chambers, n. 13. Chicago: University ...

Se il titolo include il nome dell'editore, questo può non venire ripetuto nella zona dei dati della pubblicazione, cfr. 5.4.7.

È consigliato di riportare l'eventuale indicazione di "nuova", "seconda"... serie, tra virgole, dopo il titolo e prima dell'indicazione del volume:

Hakluyt Society Publications, 2. ser., vol. 106

Le collane "non a soggetto", ma meramente editoriali, come i reprints, paperbacks, text-fiche series etc. (Midway Reprints, Phoenix Fiction...) vengono considerate come dati della pubblicazione.


5.4.7 : Pubblicazione

I dati relativi alla pubblicazione consistono di: luogo, nome dell'editore, data di pubblicazione:

Boston: Revere Publications, 1991.

Si osservi la punteggiatura standard fra gli elementi:

luogo: editore, data.

Anche solo "luogo e data" sono accettati, es.:

Chicago, 1968.

Anche solo la data è accettata, es.:

1997.

Anzi, entrambe queste forme brevi sono preferite per edizioni di secoli passati.

Luogo: il luogo non è il luogo di stampa, ma di edizione. Uno solo può bastare. Quando esiste, viene usata la versione nella propria lingua (qui italianizzata) del nome di luogo, es.:

Vienna Colonia Monaco Parigi Londra.
Mentre ciò non vale mai per il nome dell'editore. "S.l." per "sine loco" (senza luogo) è ammesso. Si disambiguano nomi usati in più luoghi. Due luoghi per lo stesso editore si possono indicare:

S.l.: Evanescent Press
[Roma]: Laterza, 1978
(parentesi quadre per luogo desunto da fonte esterna)
Cambridge, Mass.
Chicago e Londra

Editore: è ammesso anche l'editore non certo, sempre fra parentesi quadre; in assenza di indicazione di editore si dà l'abbreviazione "s.e." (senza editore) o "s.n." (sine nomine):

[Evanescent Press?]
Cleveland: s.n., 1889

È ammesso registrare due luoghi e due editori, con questa punteggiatura:

Luogo: Editore; Luogo: Editore, data

Data: generalmente si dà la data dell'edizione in mano; si ignorano quelle delle mere ristampe, reimpressioni, inalterate. Come già mostrato illustrando l'indicazione di edizione, nel caso di reprint di edizioni "vecchie" la data dell'edizione originale segue il titolo e precede l'indicazione standard "Reprint", prima dei dati della pubblicazione:

Schweitzer, Albert. J. S. Bach. 1911. Reprint, New York: Dover Publications, 1966.

Altro trattamento è previsto per reprint di edizioni più recenti, dove si può descrivere in primo luogo l'originale e poi l'edizione reprint.

"s.d." per "senza data" è accettato, così come una data desunta da fonte esterna fra [], es.: [1846] e una data incerta anche con il punto interrogativo, es.: [1846?]. Per opere che sono in corso di stampa, la data viene rimpiazzata dalla dicitura "in corso di stampa", luogo ed editore si indicano se noti, altrimenti sono omessi senz'altro:

Burton, John. A Deadline to Remember. S.l., s.d.
Mitchell, Viola. The Historian as Prophet. Chicago: Blackstone Publishers, in corso di stampa.

Reprint: le edizioni reprint, facsimilari, di edizioni stimate comunque recenti vengono indicate solo nella zona delle note, la citazione quindi è incentrata sull'originale e i dati di pubblicazione vengono registrati per entrambe le edizioni:

David, Michael. Toward Honesty in Public Relations. Chicago: Candor Publications, 1968. Reprint, New York: B. Y. Jove, 1990.

Per i reprint di edizioni più antiche cfr. 5.4.5.


5.4.8 : Pagine

Nella bibliografia normalmente non si dà indicazione delle pagine dei volumi interi.


5.4.9 Note

Una cosiddetta zona delle note [10] segue le altre e chiude la descrizione, ospitando dati di vario tipo che appunto non trovano collocazione nelle altre zone.

Traduzioni, precedenti edizioni

Se si danno come citazione primaria gli estremi della traduzione, allora nella zona delle note della citazione si registrano i dati relativi all'"originariamente pubblicato come":

... Ediz. orig. col tit. L'écriture et la différence (Paris: Editions du Seuil, 1967).
Ogilvy, David. "The Creative Chef." In The Creative Organization, a cura di Gary A. Steiner, 199-213. Chicago: University of Chicago Press, 1965. Già pubbl. in North American Political Review 18 (1988):627-42.
Wallowitz, Kazimir. "The Series Paintings of Monet." In Claude Monet and Light: New Perspectives, a cura di Wallingford Moribundi. Boston: Teztel and Schumacher, 1989. Ediz. orig. in Kazimir Wallowitz, Varieties of Impressionism (Boston: Revere Publications, 1987).

Si osservi che i dati della pubblicazione -- cfr. 5.4.7 -- sono inclusi fra parentesi "( )" perché, essendo questa la zona delle note, segue lo stile della citazione in nota -- cfr. 5.2 --, anche se all'interno della bibliografia finale.

Se invece si indica solo l'originale nella citazione, allora si dà notizia della traduzione come annotazione finale:

Derrida, Jacques. L'écriture et la différence. Paris: Editions du Seuil, 1967. Tradotto da Alan Bass col tit. Writing and Difference (Chicago: University of Chicago Press, 1978).

5.5 : Parti, capitoli, relazioni, saggi, contributi all'interno di un documento ospite (atti di convegni e miscellanee incluse)

Per una descrizione degli elementi qui non trattati valgono le indicazioni già fornite per i libri in 5.4.

Si dice "documento ospite" un documento che ne contiene un altro come sua parte; la parte nei casi qui considerati ha un suo titolo distintivo, non generico (introduzione, capitolo et sim., per cui cfr. 5.4.3). È la parte che viene citata direttamente: una rivista contiene un articolo, una monografia contiene un capitolo, una sezione etc., una miscellanea contiene un contributo. La descrizione comincerà rispettivamente con l'articolo, il capitolo, il contributo.

Sequenza:

Autore. "Titolo: Sottotitolo" (Titolo tradotto). Indic. della parte In Titolo documento ospite, Curatore. Reprint/Edizione. Titolo di serie, curatore, numero. Paginazione. Luogo: editore, data. [Note].

I titoli non vanno in corsivo, ma fra virgolette e seguiti da "In" (notare l'iniziale maiuscola e vedi sotto per l'indicazione della parte e la lettera minuscola), es.:

"La Via Flaminia." In

Il titolo particolare però va in corsivo se si tratta di un'opera con suo titolo autonomo, quantomeno di "un'entità testuale a sé e non una parte":

Nietzsche, Friedrich. The Case Wagner. In The Birth of Tragedy and The Case Wagner, tradotto da Walter Kaufmann. New York: Vintage Books, 1967.

Il titolo della parte può essere seguito dalla sua designazione di capitolo, parte etc.: "Cap." "Pt.", allora "in" sarà minuscolo:

Thomson, Virgil. "Cage and the Collage of Noises." Cap. 8 in American Music since 1910. New York: Holt, Rinehart, and Winston, 1971.

Se il documento ospite ha un curatore, il nome di questo segue, dopo una virgola, il titolo del documento ospite con il ruolo del curatore prima del nome:

Kaiser, Ernest. "The Literature of Harlem." In Harlem: A Community in Transition, a cura di J. H. Clarke. New York: Citadel Press, 1964.

Se si vuole dare nella bibliografia l'indicazione complessiva della paginazione della parte, capitolo et sim. -- CMS ritiene che l'indice del volume sia sufficiente ad individuare le parti -- la si pone prima dei dati della pubblicazione:

Ogilvy, David. "The Creative Chef." In The Creative Organization, a cura di Gary A. Steiner, 199-213. Chicago: University of Chicago Press, 1965.

Come parti di libro si trattano anche gli scritti contenuti in atti di convegno pubblicati:

Spadoni Cerroni, Maria Carla. "Bibliografia sull'Umbria antica (1975-1995)." In Assisi e gli Umbri nell'antichità: Atti del Convegno internazionale, Assisi 18-21 dicembre 1991, a cura di Giorgio Bonamente e Filippo Coarelli, 603-655. Assisi: Società editrice Minerva, 1996.

Per l'abbreviazione delle cifre il CMS dà indicazioni che si possono esemplificare come segue:

5-17, 32-38, 100-107, 105-9, 132-38, 121-53, 1113-21.

Indicazione del documento ospite

Le situazioni che seguono non sono sufficientemente esplicitate, a mio avviso, nel CMS e corredate di prescrizioni, tuttavia penso si possano ricavare dagli esempi dati, dal contesto e dal confronto di altri standard.

Il documento ospite potrebbe essere:

(a) anonimo [cfr. sopra l'es. Thomson]: dopo "In" seguirà direttamente il titolo del documento ospite;

(b) anonimo con curatore [cfr. sopra gli es. Kaiser e Ogilvy]: il curatore del documento ospite, che nella citazione diretta dell'intera opera priva di autore, è il primo elemento, qui comunque segue il titolo, dopo una virgola;

(c) di altro autore, con o senza curatore: come (b)

(d) dello stesso autore, con o senza curatore: il nome dell'autore non viene ripetuto [11], né indicato come Id. (per "idem"), un eventuale curatore seguirà.

Bettelheim, Bruno. "The Frame Story of Thousand and One Nights." Cap. in The Uses of Enchantment: The meaning and Importance of Fairy Tales. 87-132. New York: Vintage Books, a Division of Random House, 1976.
Milton, John. Paradise Lost. In Complete Poetical Works, a cura di Douglas Bush. Cambridge Edition. Boston: Houghton Mifflin, 1965.

5.6 : Pubblicazioni in più volumi

Sequenza: Generale -> Particolare

Autore. Titolo generale: Sottotitolo (Titolo tradotto). Curatore. Parte, titolo, Autore etc. di questo. Reprint/Edizione. Titolo di serie, curatore, numero. Luogo: editore, data. [Note].

Sequenza: Particolare -> Generale

Autore. Titolo particolare: Sottotitolo (Titolo tradotto). Curatore. Parte di titolo generale, autore, curatore di questo. Reprint/Edizione. Titolo di serie, curatore, numero. Luogo: editore, data. [Note].

Per una descrizione degli elementi qui non trattati valgono le indicazioni già fornite per i libri in 5.4.

Le pubblicazioni in più volumi non sono collane di monografie, possono o no avere titoli e autori particolari per i singoli volumi.

Quando si cita l'opera nel suo insieme, l'indicazione complessiva del numero dei volumi viene standardizzata e data subito dopo il titolo; eventuali date inclusive si dànno come tali:

Byrne, Muriel St. Clare, cur. The Lisle Letters. 6 vol. Chicago: University of Chicago Press, 1990-93.

Quando si dà anche il titolo particolare, questo può seguire o precedere quello generale secondo lo schema:

Titolo generale. Vol. 2, titolo particolare
Titolo particolare. Vol. 2 di titolo generale

es.:

Farmwinkle, William. Humor of the American Midwest. Vol. 2 di Survey of American Humor. Boston: Plenum Press, 1983.

oppure:

Farmwinkle, William. Survey of American Humor. Vol. 2, Humor of the American Midwest. Boston: Plenum Press, 1983.
Ray, Gordon N., cur. An Introduction to Literature. Vol. 2, The Nature of Drama, di Hubert Hefner. Boston: Houghton Mifflin, 1959.

oppure:

Hefner, Hubert. The Nature of Drama. Vol. 2 di An Introduction to Literature, a cura di Gordon N. Ray. Boston: Houghton Mifflin, 1959.

Il curatore di un singolo volume di opera in più volumi è preceduto da virgola e non da punto.

Citando un singolo volume senza titolo particolare, viene dato solo il titolo generale con l'indicazione numerica del particolare, omettendo l'indicazione complessiva del numero dei volumi:

Banicek, Edward. A History of Indonesia. Vol. 2. Philadelphia: Ross and Kittredge, 1988.

Il titolo di serie può essere dato, dopo il numero del volume:

Mummerstone, Broderick. An Introduction to Inca Sports and Rituals. Vol. 1. Ancient American Culture series. Houston: H. D. Dobbs, 1990.

La citazione di parte di un'opera in più volumi segue le regole della citazioni delle parti, cfr. 5.5. La data del volume particolare non viene generalmente indicata. La paginazione particolare normalmente viene data solo nelle citazioni in nota e non nella bibliografia, ma in tal caso essa è l'ultimo elemento:

Banicek, Edward. "Pakistanian Independence." In A History of India, Vol. 2:237-39. Philadelphia: Ross and Kittredge, 1988.

5.7 : Esempi di varie combinazioni autore, curatore, titolo

Visti i casi illustrati in precedenza, varie sono le combinazioni in cui possono venire a trovarsi autore, curatore, titolo, ad es. [12]:

- Annas, Julia. The Modes of Scepticism... -> autore, titolo
- Mill, John Stuart. Autobiography. Tradotto da Paul Blackburn... -> autore, titolo, curatore
- International Monetary Fund. Surveys... -> ente come autore, titolo
- The Burden of Anonimity... -> solo titolo di opera anonima
- Hammarskjold, Dag. Markings. Prefazione di W. H. Auden... -> autore, titolo, contributo secondario e nome
- Eliot, T. S., cur. Literary Essays, di Ezra Pound... -> curatore, titolo, autore
- Harris, Mark. Introduzione a With the Procession, di Henry B. Fuller... -> autore di contributo subordinato e titolo generico di questo, titolo principale, autore di questo
- Shakespeare. Hamlet. Arden edition. A cura di Harold Jenkins... -> autore, titolo, edizione, curatore
- Gross, Natan, Itamar Yaoz-Kest, cur. e Rinah Klinov, cur. Ha-Shoah Be-Shirah Ha-Ivrit: Mivhar (L'Olocausto nella poesia ebraica: antologia)... -> autore, titolo, titolo tradotto
- Nietzsche, Friedrich. The Case Wagner. In The Birth of Tragedy and The Case Wagner, tradotto da Walter Kaufmann -> titolo specifico di una parte all'interno di un documento ospite dello stesso autore con traduttore
- Thomson, Virgil. "Cage and the Collage of Noises." Cap. 8 in American Music since 1910. -> titolo della parte con indicazione della sua numerazione
- Kaiser, Ernest. "The Literature of Harlem." In Harlem: A Community in Transition, a cura di J. H. Clarke. -> titolo della parte e curatore del documento ospite
- Farmwinkle, William. Humor of the American Midwest. Vol. 2 di Survey of American Humor... -> autore, titolo particolare, sua indicazione di volume, titolo generale
- Farmwinkle, William. Survey of American Humor. Vol. 2, Humor of the American Midwest... -> autore, titolo generale, numero del volume particolare, titolo di questo

5.8 : Articoli

Sequenza:

Autore. "Titolo articolo." Titolo rivista volume, numero (anno): pagine. [Note].
Nozick, Robert. "Invisible-Hand Explanations." The American Economic Review 84, n. 2 (1994): 314-328.

L'indicazione del volume segue il titolo del documento ospite senza punteggiatura, sempre in cifre arabe. Il numero del fascicolo segue, preceduto da ", n. " [oppure trattato come (2), ma allora va seguito dalle pagine e non dalla data (con eventuali indicazioni di mesi in italiano), per non accostare due coppie di parentesi: The American Economic Review 84 (2): 314-328 (1994).].

Le cifre sono comunque arabe:

7, n. 6 (1990): 89-94
[e non:
VII, n. 6...]

Il fascicolo viene perlopiù omesso se la numerazione delle pagine è continua attraverso i fascicoli:

Cuyahoga Review 24 (1988): 6-10. ["24" è numero di volume]

Se manca il volume, o come elemento identificante vale il fascicolo, perché la sua numerazione prosegue attraverso gli anni, allora una virgola separa il titolo dall'indicazione del fascicolo, che viene preceduta da "n.":

Diogenes, n. 25 (1959): 84-117.

Se invece la numerazione si riazzera, l'elemento numerante è l'anno, e questo allora guida l'indicazione:

Journal of Urban Renewal, 1989, n. 3: 141-62.

Nella bibliografia finale si dà l'indicazione complessiva delle pagine.

Nel campo delle scienze umane normalmente i titoli dei periodici non vengono abbreviati.

Articoli in parti, puntate, recano l'indicazione pertinente e l'ubicazione cumulativa:

Patch, C. Ross. "The Next to Last Angry Man." Parti 1-3. World's End Review 8 (1985): 315-30; 9 (1986): 27-52, 125-42.

Quando un articolo è stato pubblicato precedentemente o successivamente in altra forma, in volume o in altra rivista, atteso che si cita il documento che si usa, un'annotazione (nella bibliografia e non in nota), può segnalare quest'altra edizione:

McKeon, Richard. "Dialogue and Controversy in Philosophy." Philosophy and Phenomenological Research (17) (1955): 143-63. Ed. orig.: Entretiens philosophiques d'Athènes, 161-78. (Athens: Institut International de Philosophie, 1955).

È possibile indicare il luogo di pubblicazione per periodici non noti, stranieri o per omonimi:

....Historia (Parigi)

Se si dà una traduzione del titolo, questa -- come per i libri -- va fra parentesi tonde dopo il titolo dell'articolo e prima del documento ospite. Se si dà solamente il titolo tradotto, fra parentesi si specifica la lingua originale ("in giapponese"):

Bouchard, Gérard. "Un essai d'anthropologie régionale...(A study in regional anthropology...)." Annales: Economies, Sociétés, Civilisations 34 (1979): 106-25.

Un'indicazione come "nuova serie" et sim. segue il titolo del documento ospite e precede numero e data:

Asiatic Society, n.s. 26(1950): 279-313.

Settimanali et sim. possono avere citazione tramite la data, senza volume e fascicolo. Se le pagine vengono indicate, sono precedute da virgola e non da due punti:

Harper's, Maggio 1979, 16-19

Pagine con numerazione che salta (comune nei settimanali la ripresa di un articolo oltre pubblicità etc.) non vengono date come inclusive e dunque sono indicate solo in nota a pié di pagina:

1. Editorial, New York Times Magazine, 18 Maggio 1980, 1, 4.

Rubriche regolari, senza titolo particolare, valgono come titoli anonimi, e sono trascritte senza virgolette:

Currents in the News. News and World Report, 11 febbraio 1980, 5.

Per i quotidiani la data è essenziale e rimpiazza la numerazione; può essere seguita dall'edizione; quando funzionale all'identificazione si fornisce anche l'indicazione di una sezione:

Editorial. Philadelphia Inquirer, 30 luglio 1990, edizione della sera.

5.9 : Classici, repertori, opere di consultazione

Repertori ed opere di consultazione normalmente non vengono elencati nella bibliografia finale. Nella citazione in nota si omettono i dati di pubblicazione (luogo, editore e data), ma edizioni che non siano la prima vengono indicate, col numero o con l'anno. Riferimenti a dizionari, dizionari enciclopedici e ad opere simili, comunque strutturate in voci alfabeticamente ordinate, includono, non il volume né la pagina o colonna, ma la voce a cui si rimanda, preceduta da "s.v." (sub voce, o sub verbo) vedi alla voce:

Il nuovo Zingarelli: vocabolario della lingua italiana, 11. ed., s.v. "charango".
Dictionary of American Biography, s.v. "Wadsworth, Jeremiah".

Non mi pare che il CMS espliciti il caso [13], ma una voce può essere stata redatta da un autore e potrebbe anche venire citata come tale: seguendo l'esempio dato, il nome seguirebbe il titolo fra virgolette, alternativamente la voce potrebbe costituire l'oggetto principale di citazione, rientrando nel caso di descrizione delle parti, senza bisogno di aggiungere "[Voce]":

1. J. W. Cosyns-Carr, "Blake, William," in Encyclopaedia Britannica, 11. ed.

Volendo citare l'opera anche in bibliografia, si potranno aggiungere i dati di pubblicazione.

Citazioni della Bibbia e di altri testi della tradizione ebraico-cristiana vengono di solito fatte nel testo o in nota, includono l'indicazione abbreviata del libro, capitolo, versetto (non si indicano la pagina o colonna). Per separare capitolo e versetti si interpongono i due punti o il punto (senza spazi).

Il CMS 14.34-35 elenca le abbreviazioni per le varie edizioni della Bibbia e delle sue parti [14]. L'edizione cui si fa riferimento va indicata in nota, la prima volta che si fa una citazione; quando ci si rivolge ad un pubblico di specialisti può bastare un'abbreviazione comunemente nota e condivisa:

Genesi 25.19-37.1.
Giovanni 3:5-6 Bibbia di Gerusalemme.

Del pari ci si comporta con altre opere religiose e liturgiche.

Simile è il trattamento per i classici della letteratura. Per le abbreviazioni è meglio comunque non coniarle in proprio e rifarsi ad una fonte autorevole (nota e condivisa: ad es., per i classici dell'antichità greco-romana un riferimento d'autorità per le abbreviazioni è l'Oxford Classical Dictionary). Tuttavia, non disponendo di un tale riferimento, si può arrivare a premettere una legenda delle abbreviazioni usate, anche abbreviando considerevolememte in ragione di citazioni molto frequenti che allora verranno fatte preferibilmente nel corpo del testo e non in nota. Se si ritiene che l'edizione usata per le citazioni abbia peso nell'esame che viene fatto dei testi, la si cita non solo in nota, ma anche nella bibliografia:

2. Hamlet, Arden edition, a cura di Harold Jenkins (London: Methuen, 1982), 1.2.129-32
3. Hamlet, 1.5.29-31 (Arden).

Se questa citazione in bibliografia andrà ordinata a: "Shakespeare", a "Shakespeare, William", oppure sarà inclusa in una sezione a parte per tutte le opere di Shakespeare, senza indicazione del nome, dipenderà dall'organizzazione del lavoro e della lista.

La prima citazione indicherà anche l'edizione usata. Le edizioni curate in epoca moderna vengono indicate anche in bibliografia. Anche qui non si indicano né pagine né colonne (salvo quando si riferiscono alle parti redatte dal curatore di un'edizione moderna). Le parti si scandiscono con il punto, senza spazi:

17. Aristotele Metafisica 3.2.996b5-8.
18. Empedocle framm. 115 Diels-Kranz.
19. Platone Repubblica 360E-361B.

analogamente per i classici medioevali:

3. Beowulf versi 2401-7.

5.10 : Documenti non a stampa o non pubblicati: microforme, tesi, comunicazioni a convegni...

Microformati, come microfilms e microfiches, pubblicati e distribuiti (ossia non frutto di riproduzione personale o comunque domestica) sono descritti come il materiale a stampa: non viene dunque direttamente descritto il materiale in essi riprodotto (cioè: il microfilm di un volume non ha pagine e non ha la data di pubblicazione del testo, ma la sua). In aggiunta, un'indicazione specifica del tipo di materiale viene data dopo la zona della pubblicazione: microfiche, microfilm etc.

Se oltre all'editore è nominato un altro ente, promotore et sim., questo precede (in una zona della descrizione non identificata dal CMS con una designazione specifica) separato da un punto, i dati della pubblicazione:

Peale, Charles Willson. The Collected Papers of Charles Willson Peale and His Family. A cura di Lillian B. Miller. National Portrait Gallery, Smithsonian Institution, Washington, D.C. Millwood, N.Y.: Kraus-Thomson Organization, 1980. Microfiche.
2. The Collected Papers of Charles Willson Peale and His Family, a cura di Lillian B. Miller (National Portrait Gallery, Smithsonian Institution, Washington, D.C.; Millwood, N.Y.: Kraus-Thomson Organization, 1980), microfiche.

Quando si cita una riproduzione fatta per fini personali, si cita l'originale su cui questa è basata. Se la riproduzione è posseduta e messa a disposizione da una biblioteca si citano, alla fine, gli estremi di localizzazione: ente che possiede la copia e forma della duplicazione.

Nel caso di tesi, l'indicazione del tipo di tesi segue il titolo e l'università presso cui è discussa vale come editore, segue l'anno (non c'è menzione del relatore):

Ross, Dorothy. "The Irish-Catholic Immigrant, 1880-1900: A Study in Social Mobility." Tesi di 'Master', Columbia University, s.d.
Fantastichini, Luigi. "Destra e Sinistra oggi." Comunicazione presentata al convegno annuale della Società italiana di filosofia politica, Assisi, Marzo 1987.

Un documento non pubblicato (es. dattiloscritto) viene descritto secondo lo stile proprio degli articoli, con il titolo fra virgolette; non c'è bisogno -- sempre secondo il CMS -- di aggiungere "Non pubblicato".


5.11 : Recensioni

Sequenza:

Autore della recensione. "Titolo della recensione". L'espressione "Recensione a" Titolo dell'opera recensita, indicazione d'autore dell'opera recensita. Titolo del documento ospite ed estremi di paginazione in esso.

es.:

Kastan, David Scott. Recensione a Jonson's Gypsies Unmasked: Background and Theme of "The Gypsies Metamorphos'd," di Dale B. J. Randall. Modern Philology 76 (Maggio 1979): 391-94.
Lardner, Susan. "Third Eye Open." Recensione a The Salt Eaters, di Toni Cade Bambara. New Yorker, 5 Maggio 1980, 169.

autore e/o titolo della recensione possono mancare, comunque si porrà "Recensione a " (o "Recensione di" quando più appropriato)

Spitzer, Steven. Recensione a The Limits of Law Enforcement, di Hans Ziesel. American Journal of Sociology 91 (1985): 726-29.
Recensione a True West, di Sam Shepard, versione televisiva. New York Times, 31 Gennaio 1984, 22(N).

"Recensione a" può essere seguito da: "concerto" et sim., o altre specificazioni se si tratta di film, programma televisivo etc.

Recensione del concerto de I Vespri siciliani...

Attenzione: in questi altri esempi aggiungo una variante non UCP, cioè la data dell'edizione dell'opera recensita:

Montrose, Louis Adrian. "A Poetics of Renaissance Culture." Recensione a Renaissance Self-Fashioning: From More to Shakespeare (1980), di Stephen Greenblatt. Criticism 23 (1981): 349-359.
Patterson, Annabel. Recensione a Authorizing Words (1989), di Martin Elsky. Modern Philology 90, n. 1 (August 1992): 107-111.
Thompson, E. P. "Anthropology and the Discipline of Historical Context." Recensione a Religion and the Decline of Magic (1971), di Keith Thomas, e a The Family Life of Ralph Josselin, A Seventeenth-Century Clergyman (1970), di Alan Macfarlane. Midland History 1, n. 3 (1972): 41-55.

5.12 : Citazioni indirette, da fonte secondaria

Citazioni di un'opera fatte indirettamente, a partire da un'altra opera -- e volgarmente dette anche "di seconda mano" -- vengono correttamente integrate con l'indicazione della fonte usata come intermediario e dunque descrivono entrambe le opere. La seconda citazione è nella cosiddetta zona delle note:

Zufkosky, Louis. "Sincerity and Objectification." Poetry 37 (Febbraio 1931): 269. Citato in Bonnie Costello, Marianne Moore: Imaginary Possessions (Cambridge: Harvard, 1981), 78.

Quale sia la prima opera da citare dipende dall'intenzione di chi scrive: può mettere l'accento sull'opera citata oppure sulla fonte intermedia che la cita. In quest'ultimo caso, si invertirà l'ordine degli elementi rispetto all'esempio dato.


6 : Bibliografia finale

La lista finale di tutti i riferimenti bibliografici può essere un unico corpo o può essere divisa in sezioni basate su distinzioni di tipi di documenti (fonti archivistiche, a stampa etc.) di natura del contenuto (opere dell'autore studiato, saggi etc.) o altri criteri. La lista può avere la forma di una bibliografia annotata o di un saggio bibliografico. Normalmente un'unica lista ordinata alfabeticamente e non numerata è considerata sufficiente.

Quanto al legame fra citazioni, rimandi, nel testo e le "entrate" nella bibliografia, il sistema della citazione in nota non indica direttamente qual è l'entrata della bibliografia corrispondente alla nota, perché in quella l'ordine è per cognome ed in nota la citazione comincia col prenome, ma la chiarezza e relativa completezza della citazione in nota deve bastare a reperire il riferimento nella lista. Nel sistema "autore-data" la citazione nel testo coincide con l'elemento assunto per l'ordinamento nella lista, inclusi eventuali esponenti alfabetici alle date per disambiguare più occorrenze dello stesso autore nello stesso anno (1965a, 1965b).

Si può senz'altro citare un volume collettaneo in ragione di un solo saggio e dunque gli estremi del documento ospite, titolo del volume etc., si leggeranno nella bibliografia una sola volta, subordinatamente a quelli della parte. Non mi sembra esplicitato ed esemplificato nel CMS che la bibliografia finale possa anche citare uno stesso testo più volte, in due maniere diverse: una volta per l'insieme, ovvero il documento ospite a sé, un'altra volta, o svariate volte, per le parti in esso contenute quando si fa riferimento puntuale e distinto a contributi contenuti in un volume. Se in entrambe le circostanze si fanno descrizioni complete (ripetendo tutti i dati concernenti il documento ospite), si dà senz'altro un'informazione sufficiente e corretta, ma anche ridondante, il che significa più spazio, maggiore lunghezza del testo. Un'alternativa è quella di descrivere compiutamente il documento ospite una volta e abbreviarne poi la descrizione quando si citano i contributi in esso contenuti. L'abbreviazione può ridursi ad un rimando alla descrizione completa del volume d'insieme, "cfr." per "confronta" o "v." per "vedi", "q.v." per "quod vide":

Lakoff, George. "On Generative Semantics." In Steinberg, D.D. (cfr.)
Steinberg, D.D. e L. A. Jakobovits, cur. Semantics: An Interdisciplnary Reader in Philosophy, Linguistics and Psychology. Cambridge: Cambridge University Press, 1971.

Lo "In" che precede il documento ospite, nella citazione di Lakoff non è seguito dagli elementi in ordine normale, come per la citazione di parti, cioè, nel caso, "titolo e curatori", ma subito dall'elemento di entrata, ordinante nella lista. Il rimando qui infatti non serve a descrivere ma a guidare verso una descrizione.

Potrebbe rendersi necessario estendere la forma del riferimento, la voce d'entrata, a:

...Steinberg, D.D. e L. A. Jakobovits

oppure a:

...Steinberg, D.D. e L. A. Jakobovits, cur. Semantics

per indicare con precisione l'entrata a cui si rimanda, qualora ci fossero più di una citazione di Steinberg o più di una di Steinberg e Jakobovits.

Di questa circostanza si occupa invece direttamente Eco risolvendolo come qui sopra esemplificato [15].


6.1 : Ordinamento interno

Criteri di ordinamento alfabetico: anzitutto si pone la questione di ordinare "lettera-per-lettera" o "parola-per-parola". Tutti e due i sistemi certamente procedono alfabeticamente da una lettera alla successiva etc., ma è diverso l'elemento (intestazione) che viene preso in considerazione per paragonare la sequenza alfabetica in intestazioni diverse.

Entrambi i sistemi ignorano: trattini, barre, apostrofi e virgole di scansione e non di inversione: vengono ignorati, non sostituiti con spazi.

Nel sistema "lettera-per-lettera", che UCP preferisce, si ignorano anche gli spazi e l'intestazione viene identificata e misurata come unità non appena si incontra una virgola di inversione o un altro elemento (es. titolo):

Del Lago Tirsi, Antonio (= dellagotirsi)
Della Robbia, Luca (= dellarobbia)
New, Arthur
newborn
New Deal
new-fashioned

Nel sistema "parola-per-parola" invece gli spazi vengono considerati, ognuno di essi scandisce un'unità da confrontare con un'altra, e quindi il confronto avviene fra singole parole:

Del Lago Tirsi, Antonio (= del)
Della Robbia, Luca (= della)
New, Arthur
New Deal
newborn
new-fashioned

Negli omonimi personali, un prenome puntato precede uno scritto per esteso. Gli acronimi (nomi di enti) vengono ordinati per come si presentano, non vanno considerati come se fossero scritti per esteso, la forma estesa può essere aggiunta fra parentesi, e possono essere forniti rinvii. Anche i numeri vengono considerati come se scritti per intero (e dovrebbe venire letto e trattato nella lingua in cui è scritto il titolo: "I 3 uomini che ... " = "Tre" ; "2 Kings" = "Two"). I segni diacritici non influenzano l'ordinamento.

Opere di un solo autore precedono quelle dello stesso autore con altri; normalmente le opere scritte da un autore precedono quelle da lui curate, tradotte etc. A parità di intestazioni si potranno fare valere sottordinamenti cronologici o alfabetici di titolo (senza considerare l'articolo iniziale).

CMS propone, come è comune nella tradizione anglosassone, di non ripetere, graficamente, un'intera intestazione identica alla precedente (un nome di autore, anche se cambia ruolo -- autore, curatore, traduttore --, un nome di ente, più autori) e di sostituirla invece con una linea fatta di tre "em-dash" [16], che per convenzione, in dattiloscrittura, viene resa con sei trattini: ------


7 : Umberto Eco: Come si fa una tesi di laurea

Molto sinteticamente seguono qui schemi ed esempi tratti dal citato testo di Umberto Eco. La punteggiatura che separa gli elementi è la virgola, seguita da spazio. L'asterisco "*" nelle sequenze marca i dati indispensabili.

Per la citazione nel testo anche Eco illustra il sistema della citazione in nota e quello detto "autore-data".

La citazione in nota non esime dal compilare anche la lista bibliografica finale completa: indica gli autori per nome e cognome, tollera abbreviazioni come l'ellissi del sottotitolo, della traduzione e delle pagine complessive di un volume, trascura i particolari delle vicende bibliografiche (precedenti edizioni et sim.); gli elementi sono comunque separati da virgole.

Il sistema "autore-data" porta a citazioni nella forma "(Corigliano, 1969:73)", dove la data è quella della prima edizione.

La lista bibliografica finale ha ordinamento secondo:

(a) autore-titolo, quando corrisponde al sistema di citazione in nota [17], oppure secondo

(b) "autore-data" (con esponente alfabetico per più occorrenze in uno stesso anno) nel caso di citazione nel testo con autore-data [18].

Nella lista finale e nei richiami nel testo col sistema "autore-data", le opere collettanee non vengono intestate a "AAVV" ma al curatore: altrimenti la citazione nel testo dovrebe essere "(AAVV, 1971)" e nella sua vaghezza di riferimento ad un'opera negherebbe proprio a questo stile il suo scopo specifico di rapida identificazione. Nel sistema nota + bibliografia questo tipo di indicazione rimane.

Le sequenze e gli esempi completi sono qui riportati nella forma: citazione in nota + lista bibliografica (corrispondente allo stile al ChicagoA), e si riferiscono alla lista bibliografica.

Sequenze

Libri:

1* Autore o curatore: cognome, nome o AAVV,

2* Titolo: sottotitolo (ulteriori complementi del titolo -- es.: sede e data di un convegno... non in corsivo),

3* Curatore: cognome, nome

4 "Collana e numero del volume",

5 Numero dell'edizione,

6* Luogo di edizione (in lingua originale) oppure s.l.,

7* Editore,

8* Data (della 1. ed.) oppure "s.d.",

9 Dati dell'edizione più recente che eventualmente si è usata,

10 Numero delle pagine e volumi

11 (Dati della traduzione in italiano o riedizione: numero edizione, nuovo titolo, traduttore o autore, titolo traduzione..., curatore, luogo, editore, data di edizione, pagine).


Articoli di riviste:

1* Autore: cognome, nome,

2* "Titolo: sottotitolo dell'articolo",

3* Titolo della rivista

4* Volume (Nuova Serie et sim.), numero del fascicolo,

5 Mese e anno,

6 Pagine in cui compare l'articolo

7 (Note, ad es. di storia bibliografica per successive edizioni: "ora in" seguito da una sequenza come quella indicata in Libri 10) [19].


Capitoli di libri, atti di congressi, saggi in opere collettive:

1* Autore: cognome, nome,

2* "Titolo e sottotitolo del capitolo o saggio",

3* in

4* Curatore (cognome, nome) o AAVV,

5* Titolo dell'opera collettiva: sottotitolo (complementi del titolo non in corsivo),

6 Nome del curatore se in 4 c'è AAVV,

7* Numero del volume in cui si trova lo scritto,

8* Luogo, editore, data, pagine. (come nel caso di libri di un solo autore: sono da intendersi gli estremi della paginazione)


Esempi nell'ordine per: articoli di riviste (1), articoli di giornali (2), contributi in atti di congressi (3), parti di una pubblicazione in più volumi (4), parti di una monografia (5), monografie (6-10), tesi di laurea (11).

1 Anceschi, Luciano, "Orizzonte della poesia", Il Verri 1 (NS), febbraio 1962:6-21.
2 Nascimbeni, Giulio, "Come l'Italiano santo e navigatore è diventato bipolare", Corriere della Sera, 25.6.1976, p. 1. col. 9.
3 Morpurgo-Tagliabue, Guido, "Aristotelismo e Barocco" in AAVV, Retorica e Barocco. Atti del III Congresso Internazionale di Studi Umanistici, Venezia, 15-18 giugno 1954, a cura di Enrico Castelli, Roma, Bocca, pp. 119-196.
4 Hymes, Dell, "Anthropology and Sociology", in Sebeok, Thomas A., ed., Current Trends in Linguistics, vol. XII, Linguistics and Adjacent Arts and Sciences, t. 3, The Hague, Mouton, 1974, pp. 1445-1475.
5 Rossi-Landi, Ferruccio, "Ideologia come progettazione sociale", in Il linguaggio come lavoro e come mercato, Milano, Bompiani, 1968, pp. 193-224.
6 Searle, John R., Speech Acts: An Essay in the Philosophy of Language, 1a ed., Cambridge, Cambridge University Press, 1969 (5a ed., 1974), pp. VIII-204.
7 Corigliano, Giorgio, Marketing-Strategie e tecniche, Milano, Etas Kompass, 1969 (2a ed., 1973 Etas Kompass Libri), pp. 304.
8 Mack Smith, Denis, Italy. A Modern History, Ann Arbor, The University of Michigan Press, 1959 (tr. it. di Alberto Acquarone, Storia d'Italia - Dal 1851 al 1858, Bari, Laterza, 1959).
9 Rossi-Landi, Ferruccio, Il linguaggio come lavoro e come mercato, "Nuovi Saggi Italiani 2", Milano, Bompiani, 1968, pp. 242.
10 AAVV, Semantics: An Interdisciplinary Reader in Philosophy, Linguistics and Psychology, a cura di Steinberg, D.D. e Jakobovits, L.A., Cambridge, Cambridge University Press, 1971, pp. X-604.
11 La Porta, Andrea, Aspetti di una teoria dell'esecuzione nel linguaggio naturale, Tesi discussa alla Facoltà di Lettere e Filosofia, Bologna, A.A. 1975-76.


8 : Osservazione sulla indicazione dell'edizione

Il riferimento della citazione cardinale alla prima edizione in lingua originale, data inclusa, anche quando si cita da una traduzione e da un'edizione successiva è molto in vigore, anche in Italia, specie nelle scienze umane. È senz'altro sostenuta da Eco, con l'aggiunta dei dati relativi all'edizione da cui si cita direttamente.

Per la teoria e la prassi biblioteconomiche, però, si cita l'esemplare che si ha in mano e che si usa: non si cita la data di composizione dell'opera, o quella della prima edizione nota e non usata, queste informazioni sono riconsegnate alla biografia dell'autore, ad annotazioni della bibliografia e non alla descrizione bibliografica.

Citare la prima edizione avendo compulsato la terza è comunque rischioso e di frequente fuorviante: si citerà la terza, indicando che la data della prima -- spesso non direttamente verificata -- è diversa ed è la tale.

Se la data della prima edizione -- non costituente la fonte diretta della citazione attinta invece da una successiva -- viene posta in esponente nel sistema di citazione "autore-data", va chiarito a quale citazione descrittiva ci si riferisce e quindi va comunque indicata anche l'edizione che si ha in mano.

Secondo la norma catalografica vigente per le biblioteche sarebbe in nota, dopo la descrizione concernente la pubblicazione usata e citata, che verrebbero date tutte le indicazioni relative, ad esempio, a: data ed estremi della prima edizione; data ed estremi di successive edizioni; riferimenti ad altre pubblicazioni, es.: già pubbl. nella rivista / negli atti di un convegno... poi pubbl. come articolo / come parte del volume, come volume ... traduzioni...


9 : Glossario

Si dànno delle indicazioni minime funzionali alla comprensione di questo testo.

Citazione: inteso come "riferimento bibliografico" -- e non come passo citato -- posto nel corpo del testo o in nota, a pié di pagina o a fine testo

Documento ospite: documento che contiene un'altra unità testuale identificata come tale con proprio titolo particolare e consistenza fisica definita: un libro rispetto ad un suo capitolo, ad una sua parte; un fascicolo di rivista rispetto ad un articolo in esso contenuto. La parte, con calco dall'inglese gergale del settore, è detta "parte componente"

Editore: chi pone in commercio e diffonde la pubblicazione, non il curatore come editor

Facsimile: sinonimo di Reprint, riproduzione facsimilare, sottospecie delle ristampe: riproduzione fotografica, anastatica di un originale

Indicazione di responsabilità: indicazione dei nomi di persona o di ente responsabili del contenuto intellettuale, artistico etc. del documento

Pubblicazione: come "Dati di pubblicazione" raggruppa il luogo di edizione, l'editore e la data di pubblicazione

Pubblicazioni in più volumi: opere (enciclopedie, manuali, profili storici etc.) pubblicate in numero finito di volumi, fisicamente distinti, quasi sempre con un'indicazione numerica identificante questa distinzione, editi simultaneamente o nel corso di anni. Possono avere titolo ed autori/curatori generali diversi da quelli particolari dei singoli volumi che possono anche essere opere di più autori. È una categoria di pubblicazioni distinta dalle serie (collane)

Serie: collana editoriale di monografie, tendenzialmente a continuazione indefinita

Sottotitolo: come "complemento del titolo" segue il titolo vero e proprio, lo completa, chiarisce, dà indicazioni sul contenuto, sul tipo, sull'occasione della pubblicazione.


10 : Abbreviazioni

allegatoalleg.
annoa.
appendiceapp.
aumentatoaum.
autoreA.
bianco e nerob. e n.
bibliografiabibliogr.
capitolocap.
cartac.
centimetricm
collaboratorecollab.
copertinacop.
curatorecur.
datad.
edizioneed.
esempioes.
et aliiet al.
et ceteraetc.
illustrazioneill.
numeron.
nuova serien.s.
originaleorig.
paragrafopar.
partept.
prefazionepref.
reprintrepr.
revisionerev.
riproduzioneripr.
ristamparist.
rivedutoriv.
seguentes.
seguentiss.
senza datas.d.
senza editores.e. (o s.e.: sine nomine)
senza luogos.l.
serieser.
sezionesez.
tomot.
volumevol.


Note al testo

1. Chicago Manual of Style, 14. ed. (Chicago e Londra: The University of Chicago Press, 1993) da ora in poi indicati come CMS e UCP -- queste del CMS sono anche le prescrizioni che segue chi intende pubblicare con la UCP; Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea, 7. ed. (Milano: Tascabili Bompiani, 1983).

2. Le sezioni del CMS che coprono, naturalmente con ben altra completezza ed accuratezza, gli argomenti a cui si riferiscono questi appunti, sono costituite principalmente dai capitoli 15 e 16, con riferimenti anche al 17, per un totale superiore alle 250 pagine. Ho comunque optato per non dare i riferimenti ai singoli paragrafi del CMS.

3. La validità di questa particolare caratteristica è apprezzata come tale fra quanti conoscono già, praticamente a memoria, la letteratura citata.

4. Nei cataloghi di biblioteca perlopiù non si traduce affatto, riproducendo, ed anche integrando, i dati nella lingua del documento.

5. Quando il nome dell'autore fa parte del titolo di un'opera in più volumi, il suo nome è il primo elemento della citazione in nota solo quando il titolo particolare precede quello generale, cfr. l'esempio di Collected papers of Charles Wilson in 5.10 per il caso opposto.

6. Non dando così spazio anche la distinzione fra ivi (pagina diversa della stessa opera appena citata, sulla stessa pagina in cui ci si trova), e ibidem (stessa pagina della stessa opera appena citata), dove ibidem può anche seguire ivi, cfr. Nereo Vianello, La citazione di opere a stampa e manoscritti (Firenze: Olschki, 1970), 126-7.

7. Cfr. Regole italiane di catalogazione per autori, (Roma: Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, 1979), pt. 2, 72-119.

8. Criteri per la standardizzazione dei nomi degli enti, in Italia, sono regolati in RICA, 64-81.

9. "...articles (the, a, an), and coordinating conjunctions (and, or, for, nor)...", il "to" che regge gli infiniti, recita CMS 15.104.

10. "Cosiddetta" perché il CMS non la delimita né denomina così, e dunque io me ne assumo la responsabilità.

11. Cfr. Kate L. Turabian, A Manual for Writers of Term Papers, Theses, and Dissertation, 5. ed. rivista ed aumentata da Bonnie Birtwistle Honigsblum (Chicago e Londra: The University of Chicago Press, 1987), 11.27, 186, comunque anche il CMS 15.129 mostra un esempio -- cfr. "Jacobs" qui riportato in 5.4.3  -- in cui l'autore implicato in due contributi contenuti nella stessa opera non viene citato due volte.

12. Un software di bibliography management dovrà misurarsi anche con questo spettro di combinazioni per attuare lo stile di citazione Chicago.

13. Cfr. invece Kate L. Turabian, A Manual for Writers, 9.96, 145 e 11.42-43, 193.

14. In ambito italiano esiste un elenco, senza abbreviazioni, redatto con lo scopo di fornire la forma adatta ad intestazioni di opere nel catalogo per autori di biblioteche e quindi non da usare così per le citazioni, se non per avere un riferimento quanto a partizione ed elencazione, cfr. RICA, app. 1, 173-79.

15. Eco, Come si fa una tesi di laurea, 187, 191, 193.

16. Il trattino (hyphen) è più corto di un en-dash (che tipicamente separa due date) che è la metà di un em-dash (indicato tout court come "dash"): tuttavia nei dattiloscritti, se si dispone di un solo carattere, un trattino singolo rimpiazza lo en-dash e due trattini rimpiazzano lo em-dash. Un uso dello em-dash, secondo le prescrizioni del CMS, è quello di segnalare gli incisi del discorso, con stacco maggiore rispetto alle virgole.

17. Eco, Come si fa una tesi di laurea, Tabella 16 e 17, 186-7.

18. Ibid., Tabella 18 e 19, 192-3.

19. Ibid., 85.


Copyright AIB 2000-02-09, ultimo aggiornamento 2007-11-07, testo di Francesco Dell'Orso, a cura di Claudio Gnoli.
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