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Documentazione di fonte pubblica e biblioteche

Una nota di commento (...molto a freddo) sull'indagine nazionale AIB-ISTAT

di Fernando Venturini


Il titolo (o meglio: il complemento del titolo) di questa nota deriva dal fatto che si andranno ad analizzare, brevemente, i risultati dell'indagine statistica sulla diffusione della documentazione di fonte pubblica svoltasi nell'autunno del 2001, quasi tre anni fa. Solo da alcuni mesi tutti i risultati dell'indagine sono disponibili sul sito dell'Associazione italiana biblioteche: <https://www.aib.it/aib/cen/q0106a/q0106a.htm>.

La storia dell'indagine e le ragioni del ritardo nella disponibilità dei dati credo interessino poco in questa sede. In breve, si può dire che l'idea è nata all'interno del Gruppo di lavoro dell'AIB sulle pubblicazioni ufficiali. Ha ottenuto un finanziamento nell'ambito della ricerca di interesse nazionale L'informazione amministrativa e la comunicazione pubblica nei rapporti fra pubblica amministrazione e cittadini, cofinanziata dal MURST e svolta presso le Università di Firenze, Trento e Perugia. Ha ottenuto infine la collaborazione dell'ISTAT, soprattutto in virtù dell'entusiasmo e della capacità di lavoro di Paola Geretto che ne dirige la biblioteca. L'idea era quella di "conoscere meglio il ruolo e le potenzialità della rete di biblioteche pubbliche italiane nel fornire accesso alla documentazione prodotta dalle amministrazioni, con riferimento alle esigenze dei cittadini, delle imprese, delle associazioni e dei gruppi di interesse locali" (cito dal questionario inviato). Utilizzando l'anagrafe ICCU sono stati estratti gli indirizzi di tutte le biblioteche pubbliche statali e di quelle appartenenti agli enti locali, per un totale di 6330 biblioteche e ad esse è stato inviato un questionario abbastanza semplice. È stato ottenuto il 38,6 % di risposte, percentuale del tutto insperata da chi aveva organizzato l'indagine, considerando che si trattava di una somministrazione tramite un unico invio postale. L'ISTAT, al momento dell'elaborazione dei dati, non ha ritenuto sufficiente tale percentuale per un'indagine di tipo censuario. Tuttavia, le biblioteche rispondenti, sia per classe di grandezza del patrimonio che per appartenenza alle diverse regioni, potevano essere considerate rappresentative della situazione nazionale. L'indagine è stata quindi considerata di tipo "campionario" ed è stata iscritta dall'ISTAT nel "Piano statistico nazionale" [1].

Il questionario inviato è costituito da una breve sezione sulle Caratteristiche della biblioteca dove si chiedevano alcune informazioni di carattere molto generale sulle attrezzature, l'utenza, il patrimonio e da una sezione di 10 domande Utilizzazione della documentazione di fonte pubblica. La sezione sulle caratteristiche della biblioteca aveva, nelle intenzioni degli estensori del questionario, un carattere "ausiliario": si riteneva, cioè, che potesse fornire informazioni di contesto e utili per "incrociare" i dati raccolti relativamente all'utilizzazione della documentazione di fonte pubblica.

I primi risultati -- relativi alla sezione Caratteristiche della biblioteca -- sono stati presentati a Bibliocom, nell'ottobre 2002, da Paola Geretto e Silvia Milozzi. Ad essi rinviamo per un'analisi in dettaglio dei risultati concernenti gli aspetti strutturali delle biblioteche censite. Un'ulteriore presentazione si è svolta a Bologna il 10 giugno 2003. Nel Rapporto sulle Biblioteche italiane 2002 [PDF 412 k], Elena Boretti ha riassunto i risultati di carattere generale in modo molto chiaro [2].

Il 20 giugno del 2003 "Il Sole 24 Ore del lunedì" (p. 21) ha dedicato una pagina ai risultati dell'indagine, sempre facendo riferimento alle elaborazioni ISTAT sui soli dati di carattere generale. Il titolo era molto a effetto: Nel deserto delle biblioteche italiane, con l'occhiello: Fallimenti nazionali: da un'indagine ISTAT emerge che il 48 % delle strutture è frequentato da circa 4 persone al giorno . Anche se il testo degli articoli era più equilibrato dell'infelice titolo, ne nascevano reazioni di molti bibliotecari, testimoniate dagli interventi in AIB-CUR, che arrivavano in alcuni casi a mettere in dubbio l'attendibilità dell'indagine. Fuori dal mondo delle biblioteche, non sono mancati interventi irresponsabili, che sono giunti ad accusare l'ISTAT di aver lasciato passare, per secondi fini, un'immagine disastrosa delle biblioteche italiane [3].

Probabilmente i dati di carattere generale -- concepiti, come si è detto, per disegnare il contesto in cui collocare il reale oggetto dell'indagine -- sono insufficienti, sia per estensione, sia per approfondimento, a fornire un'immagine nitida delle biblioteche pubbliche. E forse è stato un errore non chiarirlo adeguatamente. Tuttavia -- sia pure sfocata -- si tratta dell'immagine delle biblioteche pubbliche italiane nel 2001. In estrema sintesi si può dire che l'indagine ha fatto emergere per la prima volta un mondo di piccole e piccolissime realtà che in molti casi sono chiuse o sostanzialmente inattive. Accanto ad esse, a leggere con meno superficialità i dati, emerge anche una realtà vivace e in grado di svolgere servizi di livello europeo. Ma questa realtà si muove in un contesto nazionale assai più debole di quanto si pensi.

Ma veniamo ai risultati relativi alla diffusione e alla domanda di documentazione pubblica. Il questionario ha un carattere che potremmo definire circolare, cioè molte domande chiedono la stessa cosa, da punti di vista diversi: quanto sono usate le biblioteche di base per avere informazioni di fonte pubblica? Per questo motivo, vi sono domande che possono essere usate come controprova di altre. Si cercherà, con una breve analisi delle risposte a ciascuno degli otto quesiti proposti, di mettere in evidenza i risultati che sembrano più interessanti.

Bisogna premettere che la conoscenza delle biblioteche pubbliche da parte di chi scrive è molto superficiale. Perciò è probabile che una lettura dei dati da parte di colleghi più esperti potrebbe portare ad altre ipotesi e analisi interpretative, nonché correggere quelle formulate in questa nota. Più in generale, appare evidente che questa indagine, anche per l'esiguità delle domande, rappresenta la prima esplorazione di un terreno in cui le biblioteche operano da sempre, anche se con un ruolo marginale e quasi inconsapevole (cioè senza il necessario background metodologico). Questo terreno si è, da pochi anni, completamente trasformato attraverso la presenza -- massiccia e disordinata -- dell'informazione pubblica in rete. I bibliotecari cominciano solo ora a rendersi conto delle potenzialità di questo patrimonio informativo. L'indagine coglie quindi un momento di passaggio che chi scrive si augura porti alla nascita di un ruolo e di professionalità specifiche dei bibliotecari italiani nell'informazione di comunità basata sulla government information [4].

La terminologia utilizzata nel questionario, soprattutto in riferimento alle diverse tipologie di materiale, è chiarita tramite un glossario allegato al questionario stesso. Ad esso rinviamo per una definizione dei vari "oggetti" citati.


Domanda 1, ovvero: l'offerta

«Relativamente alle pubblicazioni elencate, quali e su che supporto vengono offerte dalla vostra biblioteca? (Sono possibili più risposte)»

Circa la metà delle biblioteche (il 51,3 % mediamente rispetto alle diverse tipologie di documento) non è in grado di offrire alcuna fonte informativa o non riesce ad identificarla in relazione alle diverse tipologia di documento. In sostanza non risponde. Questa percentuale varia in rapporto alle tipologie di documento. È più bassa per il Materiale informativo PA (35,5), per i Documenti giuridici locali (41,9) per gli Altri documenti locali (38,5). È molto alta per i Documenti UE (53,7) per gli Altri documenti UE (69,3), per gli Altri documenti internazionali (71,0). Più la documentazione si allontana dalla realtà locale, più si abbassa l'offerta. Da notare che la documentazione comunitaria e la documentazione degli enti internazionali sono molto presenti in rete gratuitamente. Ma forse le biblioteche non conoscono tali fonti o si fermano di fronte all'ostacolo della lingua o ai tecnicismi della documentazione comunitaria. Si potrebbe dire: meno conoscono i documenti, meno conoscono le fonti per recuperarli, anche se sono a portata di mano.

Per le biblioteche che rispondono, quelle che indicano solo fonti cartacee sono la stragrande maggioranza. Anche in questo caso più i documenti sono noti e vicini, più sono offerti su carta. Evidentemente in questo caso opera anche il legame con l'ente locale e con la documentazione resa disponibile e diffusa dagli uffici dei comuni.

È significativo il numero di biblioteche che indica più di una fonte. In particolare si notano le 356 biblioteche che indicano, per la documentazione giuridica nazionale, fonti su carta, su CD-ROM e in rete, il che fa trapelare un'offerta articolata che si estende fino a fonti professionali. Ma è alto anche il numero di biblioteche che utilizza la rete (fonti gratuite) accanto alla carta: 404 per i Documenti UE, 517 per i Documenti giuridici nazionali, 627 per i Documenti giuridici locali.

Le tavole che incrociano i dati con le classi di patrimonio delle biblioteche registrano un'impennata dei valori relativi alle fonti non cartacee dopo la classe di patrimonio superiore alla fascia 2000-5000 volumi. Cioè la soglia di 5000 volumi sembra quella che consente ad una biblioteca di organizzare un minimo di servizio e di affacciarsi alle risorse di rete.

Con riferimento alla distribuzione regionale dei dati, si nota la prevalenza delle fonti cartacee nell'Italia meridionale e insulare. Ma è rilevante la percentuale di fonti su carta anche in altre regioni. In Umbria, il 66,1 % dichiara solo fonti su carta per i Documenti giuridici locali, e il 52,6 per i Documenti giuridici nazionali. Solo in Emilia Romagna le biblioteche che dichiarano la disponibilità di fonti su carta e in rete superano quelle che dispongono solo di fonti cartacee (19,8 contro 19,7 per i Documenti giuridici locali; 14,8 contro 12,0 per i Documenti giuridici nazionali) e in questa regione è molto alta la percentuale di biblioteche che indicano solo fonti in rete gratuite. Sempre per i Documenti giuridici nazionali si notano le percentuali più alte di fonti miste (carta, CD-ROM, fonti in rete) in Valle d'Aosta (17,9), in Toscana (11,3), nel Lazio (11,6). Invece carta e CD-ROM hanno valori alti in Sardegna (11,8), in Abruzzo (8,4), in Calabria (7,1). Si nota il 6 % di biblioteche del Trentino Alto Adige che, per i Documenti giuridici nazionali, dichiarano solo fonti in rete a pagamento. Per le tipologie più specifiche di materiali (Statistiche, Documenti scientifici, Altri documenti internazionali) è importante considerare la percentuale delle biblioteche che dichiarano di possedere almeno una fonte. In questo caso, i valori più alti si hanno in Valle d'Aosta, in Toscana, Veneto, ed Emilia Romagna per le statistiche; in Valle d'Aosta e Lazio per i documenti scientifici; nel Lazio, in Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Calabria per gli altri documenti internazionali.


Domanda 2, ovvero: la soddisfazione

«Relativamente alle pubblicazioni elencate, la vostra biblioteca è in grado di soddisfare le richieste?»

La domanda n. 2 ha un carattere del tutto impressionistico. Si chiedeva ai bibliotecari di esprimere la capacità di soddisfare le richieste di informazioni pubbliche tramite la scelta tra 4 avverbi (Sempre, Spesso, Qualche volta, Mai). La risposta Mai significa consapevolezza di non poter rispondere perché evidentemente non si possiede o non si conosce alcuna fonte utilizzabile: la percentuale dei Mai arriva al al valore medio di 45,1, leggermente inferiore rispetto alla media delle biblioteche che dichiarano di non possedere alcuna fonte informativa.

Per quanto riguarda le altre risposte, abbiamo considerato quasi equivalenti le risposte Sempre e Spesso, interpretandole come indicatori di una percezione di efficacia nell'attività di reference, sia pure con sfumature che è difficile valutare. Le percentuali più alte si hanno per i Documenti giuridici nazionali (14,6 e 22,4), per i Documenti giuridici locali (17,9 e 24,4). I livelli di risposta si accrescono man mano che cresce la dimensione delle biblioteche (classi di patrimonio) ma il livello più alto si registra, per alcune categorie di documenti, nella dimensione tra i 50.000 e i 100.000 volumi che probabilmente individua una fascia di biblioteche solide e radicate nel territorio: 48,8 per i documenti giuridici nazionali, 50,6 per i documenti giuridici locali, 15,2 per il materiale informativo delle amministrazioni pubbliche. Invece, per le tipologie più "difficili" (Documenti dell'Unione europea, Altri documenti internazionali) bisogna arrivare alle poche biblioteche che superano i 500.000 volumi. Sul piano geografico, si notano i livelli più alti per alcune regioni meridionali come Sicilia e Sardegna, in alcuni casi migliori delle regioni settentrionali (Documenti giuridici nazionali, Sicilia 29 e 32,0; Sardegna 22,5 e 26,9). La Sicilia ha invece i valori più bassi per la statistica (2,1 e 19,6 ; 0,6 e 21,4). Si può pensare che in molte biblioteche meridionali, dove la presenza delle fonti su carta è consistente, si abbia un livello alto di risposta dovuto anche ai caratteri elementari e ripetitivi delle domande (Gazzetta ufficiale, concorsi pubblici, ecc.). In questo caso, cioè, potrebbe trattarsi di una capacità di risposta elevata in relazione ad un livello di domanda generalmente piuttosto semplice.


Domanda 3, ovvero: l'uso

«Considerando il totale delle consultazioni che si effettuano nella vostra biblioteca, indicare la percentuale di quelle relative alle pubblicazioni elencate. (Barrare una sola casella per riga)»

La domanda 3 si pone sempre sul piano della valutazione impressionistica. Si chiedeva di quantificare la dimensione della domanda di informazioni pubbliche sul totale delle consultazioni utilizzando una scala percentuale predefinita: dal range 0-5 % ad oltre 20 %. La grande maggioranza delle biblioteche ha indicato la quota tra il 5 e il 10 % come prevalente. Per i Documenti giuridici nazionali, i Documenti giuridici locali e il Materiale informativo della PA sono relativamente numerose (intorno al 5-6 %) anche le biblioteche che indicano percentuali più alte.

Composizione percentuale
Percentuale di consultazione
Tipologia di pubblicazione 0-5 5,1-10 10,1-20 oltre 20 Totale
Documenti UE 92,5 5,1 1,9 0,5 100,0
Documenti giuridici naz. 74,2 13,6 5,5 6,6 100,0
Documenti giuridici locali 72,5 15,1 6,8 5,5 100,0
Statistiche 87,9 8,2 2,9 1,0 100,0
Documenti scientifici 78,1 12,9 5,5 3,5 100,0
Materiale informativo PA 75,7 15,4 6,4 2,5 100,0
Altri documenti int.li 95,3 3,4 1,1 0,2 100,0
Altri documenti UE 94,5 4,3 0,9 0,3 100,0
Altri documenti nazionali 85,5 9,4 3,3 1,8 100,0
Altri documenti locali 69,8 15,5 8,2 6,5 100,0

La percentuale di consultazioni cresce al crescere della dimensione delle biblioteche. Questo può voler dire che l'utente che formula questo tipo di richieste è ancora un utente marginale che interpreta come "specialistica" la propria esigenza e trascura, di conseguenza, le biblioteche meno attrezzate. Oppure può voler dire che, anche per le esigenze di base, l'utente è costretto a utilizzare strutture bibliotecarie di una certa dimensione. In questo senso, il dato può essere certamente correlato alla prevalenza delle fonti su carta: se le fonti prevalenti -- o conosciute -- sono su carta solo le biblioteche più grandi ne dispongono in quantità adeguata alle diverse tipologie di domanda.

Anche l'incrocio con i dati regionali ha qualche interesse. Relativamente alle tipologie di documenti più importanti (Documenti giuridici nazionali, Documenti giuridici locali, Materiali informativi PA) si nota che le percentuali più alte di domanda si concentrano al centro e al sud. Si notano infatti i dati della Toscana, del Lazio, della Basilicata, della Sicilia, della Sardegna:

Documenti giuridici nazionali
Percentuale di consultazione
Regioni 0-5 5,1-10 10,1-20 oltre 20 Totale
Veneto 65,4 18,7 6,9 9,0 100,0
Toscana 58,4 17,2 7,6 16,8 100,0
Lazio 61,9 19,6 9,6 9,0 100,0
Abruzzo 63,8 19,4 9,6 7,2 100,0
Basilicata 63,1 16,5 2,4 17,9 100,0
Sicilia 52,4 16,3 11,6 19,7 100,0
Sardegna 65,9 26,6 4,6 2,9 100,0


Domanda 4, ovvero: l'uso dei supporti

«Considerando il totale delle consultazioni che si effettuano nella vostra biblioteca, indicare il supporto prevalentemente utilizzato relativamente alle pubblicazioni elencate. (Barrare una sola casella per riga)»

Questa domanda è strettamente legata alla prima. Infatti l'uso del supporto prevalente dipende dall'offerta di fonti della biblioteca. Solo che nella domanda 1 era possibile la risposta plurima, in questo caso era possibile una sola risposta. Molte biblioteche hanno sovrapposto le due domande e hanno fornito risposte plurime anche a questa domanda. Cosicché dovremmo trovarci, alla fine, con dati sovrapponibili a quelli della domanda 1. In realtà i dati sono abbastanza diversi, sia perché solo una parte della biblioteche ha frainteso la risposta, sia perché evidentemente i bibliotecari hanno inteso qualcosa di diverso. Soprattutto si nota che l'utilizzo si concentra quasi completamente su fonti cartacee e fonti in rete gratuite. Al di là dell'offerta della Biblioteca che, in una buona percentuale di casi, riesce ad offrire più supporti, l'utente si rivolge alle fonti che evidentemente più conosce, quelle su carta, e, in seconda battuta, quelle disponibili in Internet con cui comincia ad acquistare confidenza.


Domanda 5, ovvero: l'orientamento verso altre biblioteche o uffici

«Se la biblioteca non è in grado di soddisfare le richieste dell'utente dove lo si riorienta prevalentemente?»

Il 18,9 in media delle biblioteche non indica alcun orientamento. Tale valore supera il 30 % -- per quasi tutte le tipologie di materiale -- nelle biblioteche al di sotto dei 2000 volumi. Si conferma che questo tipo di microrealtà bibliotecarie (ricordiamo che si tratta del 21 % delle biblioteche censite) non è in grado neanche di svolgere una funzione di orientamento. Per il resto l'orientamento si articola in modo diverso in relazione alle tipologie di documentazione pubblica

Prevale di norma l'orientamento verso altre biblioteche pubbliche. Solo nel caso dei Documenti giuridici locali prevale l'orientamento verso un ufficio pubblico (sarebbe interessante capire quali e la natura del rapporto con gli URP), mentre nel caso dei Documenti scientifici prevale l'orientamento verso biblioteche speciali o universitarie. Se questa è la tendenza nazionale, bisogna aggiungere che l'orientamento verso altre biblioteche pubbliche decresce spostandosi da nord a sud. Nell'Italia insulare si hanno le massime percentuali di orientamento verso gli uffici pubblici. Ma sono altissime anche le percentuali dirette verso le biblioteche speciali o universitarie. Evidentemente al sud sono meno frequenti le situazioni in cui le biblioteche operano all'interno di un sistema. Tra le singole regioni sono molto alte le percentuali di orientamento verso gli uffici pubblici in Liguria, in Umbria, nel Lazio, in Abruzzo, in Sardegna.


Domanda 6, ovvero: le materie

«La documentazione di fonte pubblica richiesta più frequentemente a quali ambiti disciplinari appartiene? (Barrare massimo tre caselle per colonna)»

Per quanto riguarda l'ambito disciplinare delle richieste, i dati sono piuttosto omogenei. Le materie di gran lunga più richieste sono nell'ordine: Cultura e istruzione, Ambiente e territorio, Pubblica amministrazione, Turismo, seguiti da Famiglia e aspetti sociali, Lavoro e retribuzioni, Agricoltura, Sanità, ssistenza e previdenza sociale. Si notano delle differenze interessanti mettendo in relazione questi dati con le classi di patrimonio e la collocazione geografica. Il tema dell'ambiente e del territorio e il tema del turismo diminuiscono al crescere della dimensione delle biblioteche, mentre invece aumentano i temi Lavoro e retribuzioni, Finanza pubblica, Giustizia, Edilizia e lavori pubblici, Sanità. Per quanto riguarda l'informazione statistica il dato di gran lunga più richiesto è relativo alla popolazione. Sul piano geografico si nota la prevalenza del tema Famiglia e aspetti sociali in Valle d'Aosta, del tema Ambiente e territorio in Umbria, Toscana e Sardegna, dell'Agricoltura in Basilicata, della Pubblica amministrazione e del Lavoro in Liguria. Più in generale, nell'Italia nord-occidentale i temi ambientali si attestano sugli stessi livelli delle tematiche legate a Cultura e istruzione. Nell'Italia nord orientale e nel centro la materia Amministrazione pubblica è assai più alta. Il Turismo è più alto nell'Italia nord occidentale e nelle isole.


Domanda 7, ovvero: le pubblicazioni statistiche

«Che tipo di pubblicazioni statistiche possiede la vostra biblioteca?»

Più del 69 % di tutte le biblioteche, in media, dichiara di non possedere fonti statistiche. Le tipologie di pubblicazioni più possedute sono gli Annuari generali, i Censimenti e le pubblicazioni divulgative. Più del 27 % dichiara di possedere uno o più annuari generali dell'Istat. Il legame con le classi di patrimonio non è così evidente come in altri casi. Anche per le biblioteche con un patrimonio fino a 2000 volumi, più del 30 % possiede un Annuario ISTAT e più dell' 11 % un bollettino mensile. La concentrazione più alta di fonti statistiche si ha nelle biblioteche con il patrimonio compreso tra 50.000 e 100.000 volumi. Nel possesso di fonti statistiche il divario tra nord e sud segue un andamento decrescente.


Domanda 8, ovvero: le materie delle consultazioni statistiche

«In caso di consultazione di pubblicazioni statistiche che tipo di dati vengono richiesti prevalentemente?»

Per questa ultima domanda le tabelle che seguono sono molto esplicative:

Dati territoriali
Dati assoluti %
Totale dati territoriali 4.521 100,0
Dati internazionali 45 1,0
Dati europei 38 0,8
Dati nazionali 559 12,4
Dati locali 2.228 49,3
Dati nazionali e locali 1.260 27,9
Dati europei, nazionali e locali 123 2,7
Altro 267 5,9

 
Dati temporali
Dati assoluti %
Totale dati temporali 2.756 100,0
Dati congiunturali 974,2 35,4
Serie storiche 1604,4 58,2
Dati congiunturali e serie storiche 176,96 6,4

La gran parte delle richieste, circa la metà, è riferita a dati di carattere locale e su serie storiche. Tuttavia anche i dati congiunturali hanno un peso considerevole che supera il 35 %. Questo significa un utilizzo della biblioteca per ricerche di informazione, sia pure semplice, legata alle attività economiche e alle esigenze specifiche di documentazione statistica della comunità locale. La maggiore richiesta di dati locali (fino al 61 %) si concentra nelle biblioteche delle classi di patrimonio tra i 2000 e i 10.000 volumi. Quella relativa a dati congiunturali nelle classi di patrimonio tra i 5000 e i 50.000 volumi.

A livello territoriale si nota la netta prevalenza della ricerca di serie storiche nell'Italia meridionale (71,4 %). Ma già nell'Italia insulare scende al 58 % come nelle regioni centrali. Nell'Italia nord-orientale si hanno i valori più alti per le serie congiunturali.


Note

1. Maggiori informazioni in: Fernando Venturini - Elena Boretti, La documentazione pubblica nelle biblioteche di base: un'indagine promossa da AIB e ISTAT, "Biblioteche oggi", 2001, n. 7, p. 102-103 <http://www.bibliotecheoggi.it/2001/20010710201.pdf> [PDF].

2. «Quantitativamente le biblioteche si trovano in maggioranza al Nord (57 %), il 21% si trova in Lombardia, il Centro è l'area a minore densità (13 %), mentre Sud e Isole dispongono del 29 % delle strutture. Il 93 % ha meno di 50.000 documenti, il 51% meno di 5000, il 21% meno di 2000; l'1,8 % delle biblioteche è compresa nella fascia da 100.000 a 500.000 documenti; lo 0,3 % nella fascia da 500.000 a 1.000.000; lo 0,08 % nella fascia che supera il milione. Le biblioteche rispondenti all'indagine in queste due ultime fasce sono state rispettivamente 17 e 6. L'11% riceve zero visite mensili e si può per questo presumere che siano chiuse. Il dato sembra trovare una conferma a confronto con il 12 % di biblioteche che dichiarano zero prestiti al mese. Tra le regioni dove le biblioteche sono meno chiuse si trovano Sicilia (4,5 %) e Sardegna (3 %).

L'82 % è dotata di PC, ma il 39 % ne ha uno solo. Il 21% ha un sito Web (ma ricordiamo che i questionari sono stati compilati nel 2001). Tra le regioni meno attrezzate con le tecnologie (PC, e-mail, sito Web) ci sono il Molise e la Campania, tra le più avanzate c 'è la Toscana, dove il 43 % ha anche un sito Web. Il 52 % delle biblioteche non ha seriali correnti: è possibile leggere il dato come collegato all'appartenenza di numerose biblioteche alle classi di patrimonio più piccole. Il 37 % ha fino a 50 seriali correnti e la dotazione cresce in proporzione alla classe di patrimonio. Tra le regioni più dotate di seriali correnti si trova il Trentino-Alto Adige.

Il 48 % delle biblioteche riceve meno di 100 visite al mese. Il 32 % riceve fra 100 e 1000 visitatori al mese, ma al Sud e Isole il dato sale al 45 %. Si colloca fra 500 e 5000 visite al mese il 21% delle biblioteche al Centro e il 45 % in Trentino-Alto Adige. Nel Lazio il 19 % si colloca nella fascia 1000-5000 visite medie mensili e, ancora in questa fascia, si colloca il 14 % in Umbria e il 13 % in Emilia-Romagna e Toscana. Il 68 % delle biblioteche nella classe di patrimonio 5000-10.000 documenti riceve fra 50 e 500 visite mensili. Il 50 % delle biblioteche nella classe di patrimonio 50.000-100.000 documenti riceve oltre 1000 visite mensili. Nella media nazionale invece le biblioteche che ricevono oltre 1000 visite mensili sono l'8,5 %. Il 46 % delle biblioteche eroga fino a 100 prestiti il mese, il 27 % eroga fra 100 e 500 prestiti, il 16 % oltre 500 prestiti. Significativo notare che le biblioteche nelle classi di patrimonio più alte raggiungono facilmente la fascia 1000-2500 prestiti al mese. Le biblioteche nella classe di patrimonio 5000-10.000 documenti sono al 54 % nella fascia 100-500 prestiti. Le biblioteche nella classe di patrimonio 50.000-100.000 documenti sono al 40 % sopra i 1000 prestiti. Le regioni che superano più frequentemente i 1000 prestiti medi mensili per biblioteca sono Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Lombardia.

Le visite, come i prestiti, appaiono direttamente proporzionali alla classe di patrimonio della biblioteca. L'indagine però mette in luce i dati in rapporto alle singole biblioteche, e non indaga le biblioteche che si organizzano in servizio di rete. Inoltre i dati non esaminano il servizio erogato in rapporto alla popolazione. Probabilmente la situazione della Lombardia -- che ad esempio ha molte biblioteche (21%) in gran parte piccole (il 49 % hanno meno di 5000 documenti), ma organizzate in rete -- potrebbe essere letta sotto una luce diversa se le visite e i prestiti fossero messi in rapporto alla popolazione piuttosto che alla singola struttura. L'analisi dei servizi di rete sarebbe probabilmente necessaria su aree territoriali più piccole delle regioni, come potrebbero essere le province, ma l'ISTAT non ritiene che i rispondenti potrebbero essere considerati un campione attendibile.»

3. Si veda l'articolo di Laura Cerutti, L'hanno chiamato deserto ma erano oasi, "La rivisteria", n. 128, luglio-agosto 2003, p. 4-6. Vi si afferma: «è certamente lecito domandarsi perché l'ISTAT abbia lasciato travisare -- e in parte abbia permesso che ciò succedesse -- un'indagine per scoprire la domanda dei propri prodotti editoriali [sic!], come una invece che fosse in grado di fornire un quadro generale del sistema bibliotecario pubblico [...]. Senza voler fare dietrologia, vien però da chiedersi a chi può far comodo dipingere un quadro della lettura pubblica come un deserto. Forse erano necessari degli alibi per probabili tagli ai budget dell'acquisto di libri?»

4. Mi permetto di rinviare a: Fernando Venturini, La documentazione di fonte pubblica e le biblioteche, relazione presentata al Convegno "L'informazione pubblica nella società dell'informazione", Roma, 23-24 novembre 2000 <http://www.burioni.it/forum/vent-dfp.htm>.


Copyright AIB 2004-08-06, ultimo aggiornamento 2004-08-10, testo di Fernando Venturini, a cura di Claudio Gnoli.
<https://www.aib.it/aib/contr/venturini1.htm>

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