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Estratti, stralci, ritagli? [1]

La descrizione nella catalogazione cooperativa

di Giulia Visintin


Nelle raccolte delle biblioteche può capitare, specialmente trattando fondi già in collezioni private, di trovarsi di fronte a parti staccate di pubblicazioni: fogli o gruppi di fogli separati per vari motivi dalla pubblicazione che li conteneva. Può trattarsi di una carta, di una parte di carta (anche di formato irregolare) o di un gruppo di carte, sciolte o spillate.

Anche se sovente queste carte conservano l'integrità della singola opera -- un articolo, una relazione ad un convegno, in genere uno scritto breve -- separata dalla pubblicazione originaria, essi si distinguono da ciò che in italiano viene definito estratto. L'estratto, infatti, nascendo contemporaneamente alla pubblicazione maggiore, viene prodotto espressamente per la diffusione autonoma, spesso provvisto di coperta, coperta talvolta stampata appositamente e contenente esplicita (pur se talvolta non completa) indicazione della sua condizione. Questa differenza originaria è più percettibile in altre lingue, che usano espressioni riferite all'aspetto di tiratura separata: Sonderdruck, tiré à part, offprint. Dal punto di vista della catalogazione, l'estratto non pone particolari difficoltà, presentandosi come una pubblicazione monografica, in genere provvista dei dati sufficienti a redigere una descrizione e provvedere quest'ultima degli opportuni accessi.

Una definizione convenuta delle carte staccate da una pubblicazione integra non si trova nei glossari italiani correnti di biblioteconomia (neppure in quello posto in appendice alle RICA [2]). Fra i due termini che si riferiscono più da vicino all'oggetto: stralcio [3] e ritaglio [4] si preferirà qui il secondo.

Per quel che riguarda il testo a stampa in esso compreso, il ritaglio può essere fatto coincidere con l'estratto -- in particolare per l'interesse che può avere il lettore nei confronti dell'opera contenuta. Anche dal punto di vista di chi debba descrivere il ritaglio, gli elementi sui quali si può basare la descrizione sono in gran parte gli stessi di un estratto (esistente o ipotizzabile) che contenga il medesimo gruppo di pagine, tratto dalla medesima pubblicazione.

Per quel che riguarda la pubblicazione originaria, nel ritaglio possono mancare esplicite indicazioni a stampa ad essa riferite [5]. Si trovano abbastanza sovente però note manoscritte, aggiunte al momento della separazione del ritaglio dal volume originario, che possono essere accettate dopo una verifica dell'attendibilità di esse. Può essere talvolta necessario eseguire un confronto dei dati esteriori del ritaglio: formato, impaginazione, caratteri e simili con una copia della pubblicazione integra che si possa supporre esserne stata la fonte.

Per quanto riguarda ciascun singolo esemplare di ritaglio, inoltre, possono essere interessanti le aggiunte manoscritte, dediche, sottolineature, marginalia e la stessa collocazione nella quale il ritaglio si è conservato: all'interno di un volume (anche la posizione ad una certa pagina può essere interessante), all'interno di un manoscritto, ovvero raccolto insieme ad altre carte e ritagli. Questo aspetto riguarda comunque il singolo esemplare e -- pur rivestendo notevole interesse per la conoscenza del fondo al quale il ritaglio appartiene [6] -- non influisce sulla descrizione vera e propria in un catalogo cooperativo. Può essere bensì registrato nella parte descrittiva pertinente il singolo esemplare. Se ne può anche tenere memoria per mezzo di accorgimenti specifici in fase di collocazione.

Mentre però il ritaglio non porta che la paginazione (quando c'è) della pubblicazione maggiore, talvolta l'estratto porta due paginazioni, una già presente nella pubblicazione originaria e conservata nella tiratura a parte, un'altra propria del solo estratto [7].

È sola questa differenza, dunque, che può rendere incerta la corrispondenza di un ritaglio con una descrizione di estratto, quando tutto il resto del documento corrisponda alla descrizione (e la sostanza bibliografica del documento coincida, in effetti, in particolare ai fini della ricerca da parte dei lettori). Nel contesto di un catalogo prodotto in cooperazione, dunque, i casi che possono presentarsi a chi voglia descrivere un ritaglio sono, in sintesi:

A parte i casi ai quali si è accennato più su, per i quali l'assenza di dati relativi alla fonte del ritaglio rende necessaria una identificazione più laboriosa (su una copia completa della pubblicazione originaria), in entrambi i casi A è agevole accertare la corrispondenza fra la potenziale descrizione del ritaglio e la descrizione dell'estratto, appunto verificando principalmente la coincidenza della paginazione. Nel caso A.2, in particolare, la paginazione del ritaglio si confronta con la paginazione indicata nella nota di estratto. È consigliabile infatti che questa nota comprenda anche la paginazione originaria dell'estratto, quando esso presenti una doppia paginazione. In questi casi, di solito, nell'area della descrizione fisica si preferisce registrare la paginazione propria, specifica dell'estratto [8].

Nei casi A l'esistenza in catalogo della descrizione dell'estratto corrispondente al ritaglio sconsiglia la creazione di una nuova descrizione. È invece del tutto ragionevole registrare la nuova copia -- quella in forma di ritaglio -- localizzandola sulla descrizione già esistente. La natura di ritaglio della nuova copia inserita a catalogo (cioè la sola differenza rispetto all'estratto vero e proprio, differenza più formale che sostanziale) si registra nella parte descrittiva pertinente il singolo esemplare, tipicamente nell'area delle annotazioni relative a segnatura e numero d'inventario.

Coerentemente, nei casi B si può creare una notizia in tutto e per tutto coincidente con quella che si sarebbe creata per un estratto, estratto del quale è praticamente impossibile affermare l'inesistenza. In questo caso la nota indicherà piuttosto "Ritaglio da:" con quel che segue riportato analogamente a ciò che si fa per gli estratti.

In un catalogo cooperativo, naturalmente, la notizia può in seguito essere modificata da chi -- possedendo il vero e proprio estratto -- volesse in tal modo descrivere la propria copia. È prudente dunque indicare anche in nota ai dati dell'esemplare che si tratta di un ritaglio, per conservare l'informazione quando la descrizione condivisa venisse modificata con esplicito riferimento all'estratto e non più al solo ritaglio.

Nell'ipotesi B.2, in particolare, non sarà evidentemente possibile citare entrambe le paginazioni. La descrizione seguirà comunque i criteri appena descritti. Anche qui è bene assicurarsi che l'informazione sull'esemplare di ritaglio sia data tanto in nota alla descrizione quanto in nota ai dati specifici dell'esemplare.

Si può infatti prevedere che un successivo intervento sulla descrizione -- sulla base di un vero e proprio estratto -- cambierà il testo della nota da "Ritaglio da:" a "Estratto da:", portando in nota anche la paginazione originaria (la sola disponibile a chi descrive il ritaglio) mentre la descrizione fisica si riferirà alla paginazione propria dell'estratto, ovviamente assente nel ritaglio.


Note

1. Ringrazio i bibliotecari dell'Istituto italiano per gli studi storici, che mi hanno posto la domanda.

2. Il termine è presente nelle Regole di catalogazione angloamericane. 2a ed., revisione del 1988 / a cura di Michael Gorman e Paul W. Winkler, ed. italiana / a cura di Rossella Dini e Luigi Crocetti. Ed. Bibliografica, 1997. Presenza limitata ad una sola occorrenza, comunque, nel paragrafo dedicato alla descrizione fisica di libri, opuscoli e fogli a stampa (2.5B18).

3. Stralcio: "Eliminazione di un elemento, di una parte. - In partic.: espunzione di un brano da uno scritto o di alcuni particolari da un racconto. - In senso concreto: l'elemento soppresso e, in partic., il brano eliminato, anche per opera della censura" (Grande dizionario della lingua italiana. XX: SQUI-TOG / Salvatore Battaglia. UTET, 2000, s.v., 2).

4. Ritaglio: "Articolo o fotografia ritagliata da un giornale o da una rivista e conservato per l'argomento trattato o per l'interesse che presenta.
B. Croce, III-32-303: Anche a me, se mi accade di vederne qualcosa, questa notizia è procurata unicamente dall'«Eco della stampa», mercè dei 'ritagli' che m'invia" (Grande dizionario della lingua italiana. XVI: RIB-ROBA / Salvatore Battaglia. UTET, 1993, s.v., 2).

5. Analisi / Meris Bellei. Associazione italiana biblioteche, 1998. (ET: Enciclopedia tascabile; 14), p. 39.

6. Dalla individuazione dell'opera alla descrizione dell'esemplare: il catalogo del Fondo Vanghetti della Biblioteca comunale di Empoli / di Franco Neri. (Discussioni). "Bollettino AIB", 32 (1992), n. 2, p. 185-189. Più "scarne e nebulose" (ma feconde) annotazioni si trovano in Indicizzare la libertà / Luigi Crocetti. "Biblioteche oggi", 20 (2002), n. 1, p. 8-11, anche <http://www.bibliotecheoggi.it/2002/20020100801.pdf> [in formato PDF, 100 Kbyte].

7. È certo possibile immaginare un estratto che abbia soltanto una paginazione propria, anche se in tal caso si potrebbe nutrire qualche dubbio sulla sua vera natura, giusta la definizione corrente di estratto riassunta più sopra. Dubbio che potrebbe essere chiarito dalla presenza di esplicite indicazioni a stampa, che richiamassero appunto la pubblicazione maggiore come fonte.

[2005-04-06] Una eccezione degna di nota è quella presentata da un caso venuto alla luce nel marzo 2005 nel corso di una normale transazione di reference per recuperare copia di uno scritto di Alberto Del Monte: Prime schede per l'edizione critica del De Remediis utriusque fortune (Torino, 1953). Lo scritto di Del Monte si presenta in forma di fascicolo di 38 pagine, con sola paginazione propria. La coperta porta le semplici indicazioni "Estratto | da | Filologia Romanza | Fascicolo I - Luglio-Settembre 1953 | Loescher - Chiantore - Torino". Non si trova invece alcuna indicazione relativa alla stampa dell'opuscolo. Come è emerso fin dai passi iniziali della ricerca, l'articolo di Del Monte non è mai apparso in "Filologia romanza"; non esiste peraltro un volume della rivista che porti la data del 1953: il primo numero del primo anno fa infatti riferimento al periodo gennaio-marzo 1954. L'autore stesso, alcuni anni dopo, accenna alla vicenda nell'articolo Sul testo del De Remediis petrarchesco, "Filologia romanza" (3, n. 1, p. 84-86): "Nel 1953 pubblicai un opuscolo in 25 copie [...] il quale doveva apparire nel primo numero della presente rivista [...] dopo due anni di vita di questa non vi è ancora stato pubblicato". I pochi dati di identificazione dell'opuscolo si presentano insomma come contraddittori: una dichiarazione di estratto che non trova conferma nella rivista completa, una datazione in contrasto con quella della rivista, ma una indicazione di responsabilità editoriale coincidente con quella di "Filologia romanza". Ciò che la presenza della sola paginazione propria avrebbe potuto far sospettare, dunque, trova conferma nel confronto con la pubblicazione maggiore. Ringrazio Andrea Capaccioni, Antonella Sattin e Girolamo Nalbone, oltre alla persona che ha dato inizio alla ricerca, per aver fornito ciascuno un tassello di questo piccolo rompicapo.

8. Manuale di regole di catalogazione per SBN / di Giuliana Sapori, <http://www.cilea.it/Virtual_Library/bibliot/sapori/manuale.htm>, Monografie. Parte III: Descrizione. 51.2. Estratti.


Copyright AIB 2005-01-07, ultimo aggiornamento 2005-04-06, testo di Giulia Visintin, a cura di Claudio Gnoli.
<https://www.aib.it/aib/contr/visintin4.htm>

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