di Armida Batori
La mondializzazione degli scambi, la globalizzazione
delle tecnologie, l'avvento della società dell'informazione
hanno offerto ai cittadini maggiori possibilità di accesso
alle conoscenze e al sapere, anche tramite gli strumenti multimediali
e interattivi aprendo nuovi orizzonti all'istruzione e alla formazione.
Ma nello stesso tempo questi fenomeni comportano una modificazione
delle competenze. Nel nuovo "villaggio globale", infatti,
la capacità e il livello di controllo della comunicazione
vanno costituendo sempre più il nodo intorno al quale si
stratificano nuove divisioni sociali: le nuove competenze informatiche
e telematiche possono creare nuovi luoghi di potere e accentuare
il divario che separa, privilegiandolo, il "cittadino delle
reti" dal resto del mondo. Si configura una nuova distinzione
fra un "Nord" e un "Sud" informatico, fra
paesi attrezzati e paesi poveri nel campo della telematica e dell'informazione
distribuita, nuovo rischio e anche nuova realtà da tenere
costantemente presente. Nel nostro paese questo scenario non si
configura solo nel rapporto fra regioni settentrionali e meridionali,
ma anche in vaste aree dell'Italia settentrionale e centrale,
specie nelle periferie dei grandi aggregati urbani e nei centri
fuori dai regolari circuiti di informazione.
In una situazione siffatta diviene prioritario progettare
in Italia una rete di spazi pubblici per l'alfabetizzazione e
l'accesso ai nuovi media.
Da queste premesse si è mosso il sottosegretario
ai Beni culturali, Alberto La Volpe, per redigere, su delega del
ministro Veltroni, il Piano d'azione "Mediateca 2000",
elaborato grazie anche al contributo di un gruppo di lavoro di
bibliotecari (Armida Batori, Gianni Bonazzi, Rossella Caffo, Annamaria
Mandillo, Igino Poggiali) e presentato a Roma, alla presenza del
ministro, del presidente della RAI e di numerosi addetti ai lavori
lo scorso 15 luglio.
Se è vero, come sottolineava Edith Cresson
nel libro bianco Insegnare e apprendere, che l'istruzione
e la formazione rappresentano l'unica possibilità per far
fronte alla disoccupazione e promuovere lo sviluppo civile ed
economico della società, gli strumenti informatici possono
costituire oggi un importante supporto del sistema educativo e
formativo. Mentre il governo ha promosso un'azione per rinnovare
le strutture didattiche, è necessario che gli enti locali
si rendano partecipi di iniziative capaci di integrare l'azione
della scuola, soprattutto per quanto qui si discorre, con iniziative
di alfabetizzazione informatica: qui le biblioteche pubbliche
possono già offrire un reticolato di base per avviare la
costruzione di una società dell'informazione che faciliti
i cittadini nell'avvalersi delle nuove tecnologie. È in
questa prospettiva, del resto, che la Commissione europea ha individuato
le biblioteche come strutture idonee a svolgere il ruolo di moltiplicatori
per la diffusione dell'informazione e dei prodotti multimediali.
Appare altresì evidente che un progetto di
tale portata comporta la partecipazione di altri soggetti, attori
a vario titolo della distribuzione dell'informazione.
Il Piano d'azione "Mediateca 2000" prospetta
un obiettivo ambizioso ma possibile, per il quale il Ministero
per i beni culturali si propone come interlocutore di tutti i
soggetti interessati alla realizzazione e al consolidamento di
una rete diffusa di servizi per l'accesso alle informazioni e
alla conoscenza su tutto il territorio nazionale. In questo scenario
le mediateche, o le bibliomediateche, si pongono come la naturale
evoluzione delle biblioteche tradizionali, laddove esistono, in
rapporto anche a una crescente domanda di informazione, sempre
più differenziata, disponibile su nuovi supporti. L'idea
portante è di «fare delle biblioteche luoghi capaci
di rispondere ad una complessità di domande di conoscenza
che si possono soddisfare con le nuove tecnologie», ha dichiarato
Veltroni durante la conferenza stampa. Per rafforzare il nostro
sistema di biblioteche, il modello francese, con la sua figurazione
centripeta verso Parigi, in Italia va rivisto. Bisogna entrare
in profondità nel paese, estendendo le funzioni delle strutture
che già esistono. Lo stesso slogan che accompagna il progetto
"2000 mediateche per il 2000" potrebbe non risultare
irrealizzabile se teniamo conto che nel nostro paese per 8.102
comuni esistono 13.000 biblioteche pubbliche, per gran parte delle
quali si pone oggi con urgenza la necessità di un forte
rilancio.
In questo Piano diventano attori di primaria importanza,
insieme al Ministero per i beni culturali e ambientali, regioni,
province, comuni e gli altri dicasteri, quelli del Lavoro, della
Pubblica istruzione e del Bilancio, nonché RAI, STET, GEPI,
già coinvolti nel progetto fin dalla fase della sua elaborazione.
La RAI, in considerazione anche della sua natura
di servizio pubblico, interviene con un ruolo centrale attraverso
RAI EDUCATIONAL, impegnata in una linea didattico-culturale per
l'educazione permanente e la multimedialità. Inutile peraltro
sottolineare come la RAI stessa abbia nei suoi archivi (Teche
RAI) materiali di fondamentale importanza per la storia del nostro
tempo, che costituiscono depositi di grande rilievo per progetti
educativi multimediali.
Mentre la STET fornirà le infrastrutture necessarie
per mettere in rete le future mediateche, la GEPI, che ha ora
assunto la denominazione di "Italia Lavoro", si occuperà
della formazione dei bibliotecari del futuro, cioè della
preparazione di figure professionali specifiche indispensabili
per la gestione nei territori del Mezzogiorno delle biblioteche
telematiche, utilizzando un primo finanziamento di circa cinque
miliardi messo a disposizione dal Ministero del lavoro sul Fondo
sociale europeo, grazie a un protocollo d'intesa tra Ministero
del lavoro e Ministero per i beni culturali sottoscritto di recente.
Si tratta di lavoro qualificato e con proiezioni di lavoro indotto
nella direzione dell'innovazione tecnologica raccomandata dalle
direttive europee in materia di formazione.
Il sottosegretario La Volpe ha tenuto a sottolineare
che l'85% delle risorse saranno destinate al Sud, dove saranno
realizzate le prime venti mediateche, la cui localizzazione sarà
decisa in accordo con gli enti locali, e che nella prima fase
sperimentale, della durata di tre anni, fungeranno anche da poli
formativi per il territorio circostante.
A sostegno del Piano d'azione "Mediateca 2000"
sono stati sottoscritti altri due importanti protocolli d'intesa:
uno tra l'MBCA e il Presidente del Coordinamento delle regioni,
il Presidente dell'UPI e il Presidente dell'ANCI, in forza del
quale le regioni e gli enti locali coordineranno a livello territoriale
l'attuazione del programma, individuando in particolare le aree
geografiche in cui localizzare le mediateche (con particolare
riferimento alle "zone meno favorite" del territorio
nazionale) e mettendo a disposizione locali idonei; l'altro tra
l'MBCA e l'AIB, che s'impegna a fornire il supporto tecnico e
professionale e gli indirizzi metodologici del progetto, a mettere
a disposizione le proprie relazioni a livello nazionale e internazionale
(Unesco, IFLA, Eblida) per favorire la crescita professionale
e culturale degli operatori, e a organizzarsi per svolgere le
funzioni che le direttive europee affidano alle associazioni professionali
in materia di certificazione della professionalità degli
addetti ai servizi non appena la legislazione avrà messo
a punto le relative modalità di esercizio.
Fuori da questo Piano, secondo un intervento da tempo
delineato dall'Ufficio centrale per i beni librari, il Ministero
per i beni culturali e ambientali ha promosso a Milano, ottenendo
la collaborazione di altri soggetti (Comune di Milano, Regione
Lombardia, Banca Popolare di Milano, Associazione Interessi Metropolitani),
la realizzazione della Mediateca di Santa Teresa, utilizzando
un importante edificio storico ristrutturato secondo un progetto
che potrà costituire un importante punto di riferimento
per future analoghe iniziative, frutto di un positivo rapporto
pubblico-privato.