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Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari italiani del XX secolo

[Ritratto]

Damiani, Enrico

(Roma 28 aprile 1892 – Roma 10 dicembre 1953)

Figlio di Igino, giornalista parlamentare, e Eugenia Grazioli, sin da giovane mostrò uno spiccato interesse per lo studio delle lingue straniere. Laureato in giurisprudenza nel 1914, l'anno successivo vinse un concorso alla Camera dei Deputati, per segretario addetto alla Biblioteca.
Mobilitato nella prima guerra mondiale, collaborò poi con il quotidiano «Il popolo romano», pubblicando articoli di ampio respiro su temi dell'attualità politica. All'inizio degli anni Venti, tramite il deputato del Partito popolare Egilberto Martire, entrò in contatto con la casa editrice Il Solco di Città di Castello per la quale curò la traduzione di alcuni scritti di Trockij, Zinov'ev e Lenin. Dagli interessi politici passò presto a quelli letterari: è di questi anni l'interesse per Turgenev, di cui nel corso degli anni tradusse numerose opere narrative e al quale nel 1930 dedicò uno studio monografico. Collaborò anche alla «Rivista di cultura», per la quale curò tre quaderni: Poeti bulgari, Adam Mickiewicz e Giulio Slowacki, usciti tra il 1925 e il 1926, a testimonianza della sua attenzione per le letterature polacca e bulgara, tanto da poter essere considerato il pioniere degli studi bulgaristici italiani. Nel 1926 uscì la sua traduzione della Storia della letteratura russa di Aleksej Veselovskij, corredata da un'ampia appendice bibliografica. La compilazione di repertori bibliografici relativi alla slavistica e alla diffusione della conoscenza del mondo slavo in generale e di singoli autori in Italia è un'altra delle attività che caratterizzarono sempre la sua produzione scientifica. Grazie ai rapporti instaurati con accademici bulgari, dal 1928 al 1935 ebbe l'opportunità di tenere all'Università di Sofia corsi di letteratura italiana che ne fecero un divulgatore della cultura italiana in Bulgaria così come lo era della letteratura bulgara in Italia. Questo ruolo di mediatore culturale è testimoniato anche dalla direzione della «Rivista italo-bulgara di letteratura, storia, arte (Italo-bălgarsko Spisanie za literatura, istorija, izkustvo)», bilingue, pubblicata a Sofia tra il 1931 e il 1936.

Intanto procedeva la sua carriera nella Biblioteca della Camera dei deputati, di cui divenne vicedirettore nel 1922 e direttore dal dicembre 1927, mantenendo la carica fino al luglio 1950. Svolse questo compito dando prova del suo stile di instancabile lavoratore, di persona incline allo studio e dotata di grande umanità, capace di mantenere sempre un equilibrio nei rapporti con i suoi collaboratori. Anche nei confronti del regime fascista cercò sempre di salvaguardare il carattere scientifico della Biblioteca, quale strumento di supporto all'attività parlamentare.
Ottenuta nel 1929 la libera docenza per le letterature slave all'Università di Roma, cominciò una lunga carriera accademica che lo vide insegnare anche all'Istituto Orientale di Napoli, cui fu particolarmente legato.
Socio dell'Associazione italiana biblioteche dal 1934, fu assiduamente presente ai suoi congressi e membro del Consiglio direttivo dal 1940 all'interruzione bellica; compare ancora fra i soci fino alla morte. Intervenne anche a vari congressi bibliotecari internazionali e nel 1935 fu nominato segretario del Comitato internazionale delle biblioteche parlamentari.
In campo biblioteconomico pose particolare attenzione alla traslitterazione dei caratteri cirillici, cui dedicò diversi scritti: si tratta di contributi nati dalle sue competenze linguistiche ma anche dal desiderio di praticità per favorire la diffusione della conoscenza del mondo slavo anche tramite un più semplice utilizzo dei cataloghi.
Pubblicò anche manuali e grammatiche per lo studio del polacco e del bulgaro e lo stesso fece per l'italiano in Bulgaria; numerosissime sono le sue traduzioni dal russo, dal bulgaro, dal polacco e anche dallo sloveno. Tra il 1939 e il 1943 fu redattore capo della rivista «Bulgaria», organo dell'Associazione Italia-Bulgaria.
A seguito della tragica scomparsa del figlio in un incidente di montagna nel 1947, decise di istituire il fondo Roberto Damiani presso l'Istituto Orientale di Napoli, a cui destinò la sua biblioteca. La morte del figlio segnò la sua esistenza: anche il lavoro alla Biblioteca della Camera diventò per lui un peso e non fu più in grado di affrontare serenamente i necessari mutamenti imposti dal nuovo contesto politico e amministrativo. Negli ultimi anni continuò a insegnare, mantenendo stretti contatti con il mondo della slavistica italiana.

Gabriele Mazzitelli

Gabriele Mazzitelli. Damiani, Enrico. In: Dizionario biografico degli italiani. Vol. 32. Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 1986, p. 327-328.

Gabriele Mazzitelli. Enrico Damiani: un profilo biografico. «Culture del testo», n. 5 (mag.-ago. 1996), p. 69-75.

Gabriele Mazzitelli. Slavica biblioteconomica. Firenze: Firenze University Press, 2007. 161 p. (Biblioteca di studi slavistici; 3). Contiene fra l'altro: Enrico Damiani slavista, p. 77-91 (con la bibliografia degli scritti); Enrico Damiani: un profilo biografico, p. 93-98.

Enzo Bottasso. Dizionario dei bibliotecari e bibliografi italiani dal XVI al XX secolo, a cura di Roberto Alciati. [Montevarchi]: Accademia valdarnese del Poggio, 2009, p. 155-156 (che lo dice direttore della Biblioteca della Camera dal 1921 al 1948).

Gabriele Mazzitelli. In ricordo di Enrico Damiani: una lettera inedita a Oscar Randi. «Slavia», 27 (2018), n. 3, p. 32-40.

Gabriele Mazzitelli. La Roma di Enrico Damiani. In: Roma e il mondo: scritti in onore di Rita Giuliani, a cura di Silvia Toscano, Julija Nikolaeva, Paola Buoncristiano. Roma: Lithos, 2019, p. 119-128.

Fernando Venturini. Libri, lettori e bibliotecari a Montecitorio: storia della Biblioteca della Camera dei deputati. Milano: Wolters Kluwer CEDAM, 2019.



Copyright AIB 2001-02-07, ultimo aggiornamento 2021-03-02, a cura di Simonetta Buttò e Alberto Petrucciani
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