Dell'Orso, Francesco

(Arborea OR 3 marzo 1953 – Perugia 17 maggio 2015)

Nato in Sardegna, da una famiglia umbra, crebbe fra Firenze, Venezia, la Calabria e infine Perugia, dove si laureò in filosofia nel 1975 e venne assunto nel 1977 come bibliotecario dall'Università. Perugia fu uno dei primi atenei italiani, nel 1980, a introdurre i computer nella gestione dei propri servizi bibliotecari, scegliendo il software DOBIS/LIBIS, commercializzato dall'IBM dal 1978.
Presso l'Università di Perugia si occupò prevalentemente dell'automazione bibliotecaria, prima con DOBIS/LIBIS, poi con CDS/ISIS e infine con Aleph, anche redigendo numerosi manuali, formando innumerevoli bibliotecari e trascorrendo lunghi periodi all'estero per aggiornarsi e per partecipare alle riunioni dei bibliotecari utilizzatori di quei software, ricoprendo in tale ambito anche incarichi direttivi.
Formatore e consulente anche presso altre istituzioni sia italiane che straniere – fra cui la Fondation Napoléon a Parigi, della quale fra il 1999 e il 2001 riorganizzò la biblioteca, l'Associazione nazionale ex deportati politici nei campi di sterminio nazisti a Roma, la Biblioteca di documentazione pedagogica a Firenze, l'Università Ca' Foscari di Venezia, l'Istituto agrario di San Michele all'Adige ed enti religiosi e sanitari – si interessò particolarmente, a partire dall'inizio degli anni Novanta, ai programmi informatici per la gestione, anche a livello personale, di bibliografie e citazioni. Su tali programmi scrisse una trentina di articoli, tre ampie guide a specifici prodotti e una vasta rassegna comparativa in inglese, mantenuta aggiornata online dal 1999 fino al 2010 con apprezzamenti a livello internazionale; ebbe anche contatti con i curatori dei programmi, talvolta migliorati proprio grazie alle sue segnalazioni.
Autore di numerose altre pubblicazioni professionali, prevalentemente nel campo dell'informatica documentaria, collaborò a «Biblioteche oggi», al «Bollettino AIB» e a «ESB forum» (anche come membro del comitato scientifico). I suoi testi sono sempre chiari, documentati, aggiornati, piacevoli da leggere anche se molto tecnici, mai retorici, spesso ironici e all'occorrenza caustici. Soprattutto nelle note nascondeva intuizioni e giudizi acuti e originali applicabili al di là dell'occasione specifica, che si rileggono proficuamente anche dopo l'obsolescenza dei software a cui si riferivano.