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Mariotti Zanichelli, Teresita
(Novara 25 febbraio 1861 - Bologna 23 marzo 1949)
Secondogenita di una famiglia medio borghese, nacque nel Regno di Sardegna pochi giorni prima della proclamazione dell'unità d'Italia. La carica di vicegovernatore del padre e il nome che le venne imposto (Teresita era una delle figlie di Garibaldi) rimandano ad un ambiente colto, dove con tutta probabilità circolavano idee risorgimentali e patriottiche. A Bologna, dove la famiglia si era trasferita in seguito alla morte del padre, studiò alla scuola normale conseguendo nel 1878 il diploma di maestra per le scuole elementari di grado superiore, ma non risulta abbia mai insegnato.
Nel 1886 sposò Domenico Zanichelli (figlio dell'editore Nicola), brillante conferenziere e scrittore nonché docente di diritto, che seguì a Siena, a Firenze e infine a Pisa dove, raggiunto l'ordinariato, diventerà preside della Facoltà di giurisprudenza. La carriera del giovane Zanichelli si era svolta sotto l'ala protettiva di Giosue Carducci, di cui era stato allievo; il poeta, tra l'altro, fu testimone alle nozze Mariotti-Zanichelli, salutate da diversi nuptialia, come era uso nella borghesia.
È forse in virtù di questa e di altre conoscenze importanti intrattenute dalla famiglia acquisita (nella cui corrispondenza compaiono le firme di personaggi come Sidney Sonnino, Luigi Rava, Salomone Morpurgo, Olindo Guerrini, Alessandro D'Ancona) che la Mariotti, rimasta vedova del marito nel 1908 a quarantasette anni e con due figli, in assenza di altre risorse economiche riuscì a ottenere un lavoro come "impiegata straordinaria provvisoria", dal dicembre 1910, presso la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna.
Era stato il direttore Albano Sorbelli a perorare la causa della sua assunzione, con una lettera al capo dell'Ufficio Pubblica istruzione del Comune in cui spiegava che la nuova avventizia avrebbe potuto essere utilmente adibita alla distribuzione dei libri, nonché a lavori di ordinamento, schedatura e copiatura di atti amministrativi a mano (la Mariotti non si impratichì mai dell'uso della "macchina scrivente", che la Biblioteca possedeva già da qualche tempo).
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