[AIB] AIB notizie 22 (2010), n. 3
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De Bibliotheca
Incontro con Giulio Blasi

Gabriele De Veris

Incontriamo Giulio Blasi, responsabile di Horizons Unlimited, azienda bolognese nata nel 1993 e attiva settore della multimedialità online, del marketing e della comunicazione sui new media. Dal marzo 2009 segue il progetto MediaLibrary OnLine (http://www.medialibrary.it), prima rete nazionale di biblioteche digitali di pubblica lettura: la sua assidua frequentazione delle biblioteche e dei bibliotecari (oltre che di editori) ne fa un interlocutore ideale per la nostra rubrica.

Dopo Kindle è arrivato anche in Italia il chiacchieratissimo iPad, e le persone hanno fatto la fila per acquistarlo. Sembra che la gente (perlomeno chi ha dimestichezza con le apparecchiature informatiche) abbia voglia di sperimentare anche i famosi ebook. Il mondo dell'editoria italiana è pronto per rispondere alle attese, o ci si dovrà rassegnare a leggere opere gratuite (libere da diritti commerciali) o testi in inglese o altre lingue?

E' da tempo che sto cercando di attirare l'attenzione sulla necessità di spostare il nostro focus "dalla plastica ai contenuti". Non è il Kindle che sbarca in Italia ma un catalogo di centinaia di migliaia di titoli prevalentemente in lingua inglese acquitabile attraverso il device e "triangolabili" con il mio PC di casa e con un iPhone/iPad. Idem per Google Editions che partirà in luglio, iBooks, ecc. Un cittadino di New York può leggere Italo Calvino in formato e-books, un cittadino italiano no. Il ritardo dell'editoria italiana è del tutto palese. In Germania sono partiti da anni con Libreka. In Francia la BNF ha avviato un progetto con gli editori già nel 2008 (Gallica 2) ed esistono operatori con decine di migliaia di titoli in francese. In Italia a parte lo sforzo di distributori d'avanguardia come Casalini Libri e di un gruppetto di editori piccoli e medi, il panorama è desolante. Il ritardo rispetto agli USA è di circa 10 anni.

Nei mesi scorsi si è molto parlato dell'accordo Google-Mibac per la digitalizzazione e la pubblicazione in rete di un milione di opere delle biblioteche nazionali. Una scelta inevitabile o un semplicemente un passo importante che serve a colmare una serie di ritardi? Le biblioteche italiane avranno ancora la capacità e la convenienza nel realizzare programmi di digitalizzazione dei materiali antichi e rari?

Accordarsi con Google per la mass-digitization è una scelta saggia e non esclude affatto altre iniziative. In parallelo all'accordo con Google, ad esempio, il ministero ha firmato un accordo con ProQuest per la digitalizzazione degli incubaboli della BNCF, un accordo che si basa su criteri completamente differenti. Dunque è possibile un approccio plurale. C'è poi il ruolo delle amministrazioni regionali e locali che non può essere dimenticato in una strategia di ampio respiro di digitalizzazione dei beni culturali. Credo che il vero ritardo italiano sia nella costruzione di un quadro chiaro e operativamente efficace per la gestione digitale dei contenuti protetti da copyright. Le iniziative italiane ed europee sono insufficienti a reggere l'impatto imprenditoriale di strategie globali e di ampio respiro come quelle di Google, Amazon, Apple, ecc. Il sistema dei finanziamenti europei che, a partire dalle iniziative di Jeanneney hanno condotto ai piani comunitari sul digitale, si è rivelato assolutamente non competitivo nei confronti della grande imprenditoria americana.

Come ha scritto Walter Ong una trentina di anni fa il libro a stampa non ha eliminato il manoscritto, e il computer non ha eliminato il libro a stampa, anzi, dopo l'avvento del computer si sono pubblicati ancora più libri. Il libro digitale non eliminerà quindi la carta. ma potrà aiutare a ricuperare lettori da un lato e ad avvicinare al computer le persone non informatizzate? O si allargherà la separazione tra i 'nativi digitali' e il resto del mondo?

La seconda che hai detto, senza alcun dubbio. E' triste dirlo ma non si vede alcuna ragione al mondo per cui potrebbe accadere il contrario. Su Ong, la tradizione McLuhaniana e il modo di percepire l'evoluzione dei media ci sarebbero cose interessanti da dire...ma saremmo off topic qui.

Veniamo alle biblioteche pubbliche, il cui compito è garantire a tutti l'accesso libero all'informazione. Come si stanno muovendo per rispondere alla spinta digitale, e soprattutto, cosa succede in Italia?

Negli USA biblioteche accademiche e public library hanno costituito per almeno 10 anni l'incubatore degli e-book prima di arrivare al Kindle e all'iPad. Da noi invece arriva prima la plastica. Fatta l'editoria digitale italiana, ci rimane giusto da creare i lettori digitali italiani.

Il progetto MediaLibraryOnLine come si pone in questo scenario, che è di grande vitalità ma anche di crisi economica diffusa?

Quello che cerchiamo di fare con MediaLibraryOnLine è esattamente creare una strategia nazionale di ampio respiro per il digitale nelle biblioteche pubbliche. La biblioteca digitale è un importante fattore di razionalizzazione dei costi e quindi - se realizzata in forma cooperativa - è una risposta operativa al problema in un periodo di vacche magre come quello che viviamo.

Si tratta inoltre di fare un'azione di lobbying decisa verso editori e distributori. Delle cinque principali nuove piattaforme di distribuzione digitale che si stanno prefigurando (Mondadori, Edigita, IBS-Simplicissimus, Bookrepubblic, DEA) nessuna prevede ad oggi formule di accesso per le biblioteche che consentano di offrire accesso remoto alle risorse per l'utente finale. Uno dei nostri compiti sarà quello di costruire con ognuno di questi soggetti partnership che consentano di fare quello che Overdrive (http://www.overdrive.com/) fa negli USA in oltre 7.000 biblioteche. I circa 45 editori che direttamente o indirettamente partecipano al nostro progetto hanno accettato il principio. Con un po' di lavoro convinceremo anche gli altri.

Infine: quali sarebbero le buone pratiche che un bibliotecario di oggi - che fatica a far quadrare i bilanci - dovrebbe seguire nelle "autostrade digitali" per fare bene il suo lavoro? Buttare alle ortiche manoscritti e incunaboli? Comprare "aggeggi multimediali" e relativi contenuti? Passsare più tempo a documentarsi, unendo le proprie debolezze a quelle di altri colleghi fino a farne una forza?

L'acquisto incondizionato e massiccio di hardware per la lettura di e-book sarebbe oggi un grave errore da parte delle biblioteche. Il device per la lettura di e-book in se stesso, come oggetto autoreferenziale, è ancora più statico, costoso e difficile da gestire di un libro cartaceo. Il punto dei device in biblioteca è la possibilità di accedere attraverso la rete a un repository di contenuti e caricarli direttamente sui device stessi. Bisogna quindi lavorare (come stiamo facendo con MediaLibraryOnLine) a un modello di distribuzione di rete degli e-book adatto alle biblioteche più che concentrarsi sull'hardware (che cambia alla velocità della luce). In autunno su MediaLibraryOnLine l'utente potrà filtrare attraverso il motore di ricerca cosa è disponibile per un certo dispositivo hardware specifico: cosa posso trovare per Kindle, che video abbiamo per iPad, ecc. Non sposeremo alcuna tecnologia specifica ma costruiremo una collezione basandoci sui contenuti disponibili e sulla loro qualità. Sarà quindi la plastica a ruotare attorno ai contenuti e non viceversa!

deveris@aib.it


DE VERIS, Gabriele. De Bibliotheca. Incontro con Giulio Blasi. «AIB notizie», 22 (2010), n. 3, p. 26

Copyright AIB 2010-07, ultimo aggiornamento 2010-07-16 a cura di Ilaria Fava
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n22/0322.htm3

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