«Bibliotime», anno III, numero 2 (luglio 2000)


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Domenico Bogliolo

Libri, editori e pubblico nell'era di Internet



Ministero per i beni e le attività culturali - Biblioteca universitaria Alessandrina
I Settimana della cultura - Roma, 12-19 aprile 1999


1. Cavallo & Petrucci

Il merito storico vorrebbe che questo tema venisse affidato e, spero, quanto prima, dall'editore Laterza a qualche studioso del calibro di Guglielmo Cavallo o di Armando Petrucci, per averne una trattazione ampia e approfondita. Dal canto mio, non avendo l'ardire del confronto con i due citati, che ci hanno dato analisi sul tema dei rapporti tra i libri, la scrittura, gli editori e i lettori in diverse epoche storiche, questo stesso tema, al quale non so dare risposte in relazione al tempo presente, e futuro, di Internet (mi limiterò, infatti, a porre delle domande), è oggetto di lavoro quotidiano.

Mi trovo infatti ad aver saltato la barricata fra chi organizza la fruizione dei documenti e, prima e insieme, dell'informazione su di essi, e chi, invece, ne organizza la loro creazione e diffusione: in due parole, da bibliotecario che ero (o che facevo), da tempo mi trovo a portare il mio miliardesimo contributo di utilità marginale a quell'oceano di dati, di informazioni e di documenti che è Internet.


2. Cambiamenti della comunicazione scritta

Si è parlato molto, e ancóra si parla, del supposto pericolo della "scomparsa" del libro nell'era, prima, dell'elettronica, e ora di Internet. Non mi sembra questo il vero problema. Al più, la tecnologia inventa un "book" elettronico... Come la rivoluzione di Gutenberg, invece, non ha modificato la sostanza della comunicazione scritta, ma solo i modi e le apparenze - nel senso del visibile, di ciò che appare - della sua produzione e della sua diffusione, (e con conseguenze, certo, non banali per l'economia e l'organizzazione sociale e culturale: la nascita dell'editoria come impresa industriale, lo sviluppo delle cartiere, la creazione delle macchine compositrici, e poi l'arte e la tecnologia dell'incisione, ecc.), così mi sembra che l'incognita che dobbiamo affrontare con questa seconda rivoluzione gutenberghiana che è Internet, sia quella di saper prevedere, o indovinare, o insomma divinare il senso e la direzione del cambiamento che avranno i modi e le apparenze della comunicazione scritta, nel momento in cui il suo supporto fisico diviene non tanto elettronico, quanto virtuale.

Dico: della comunicazione scritta; perché si è visto che la stragrande maggioranza di ciò che è disponibile in Rete è, ancóra e sempre, comunicazione scritta, essendo la multimedialità, pur tanto conclamata, ancora una parte minima della comunicazione totale.


3. Massa & energia

Elettronico e virtuale non sono, dicevo, la medesima cosa. Certamente, la virtualità, almeno in questo nostro mondo votato alla materialità, presuppone l'elettronica. Lo spostamento dell'energia, invece dello spostamento della massa, consente una circolazione dei documenti più veloce e più ampia: un documento inciso sulla pietra è inamovibile, e devono essere i lettori a spostarsi fisicamente nello spazio per poterlo leggere; viceversa, l'invenzione di supporti più sottili e maneggevoli ne ha consentito una maggiore e più facile diffusione a prezzo, naturalmente, della fragilità del mezzo. Nella nostra situazione, invece, chi è tendenzialmente inamovibile è il lettore, al quale i documenti vengono recapitati più o meno velocemente e, quasi, a suo piacere.


4. Fragilità del mezzo

Lo scotto da pagare è, come dicevo, la fragilità del mezzo. Chi non si è trovato a dover riscrivere un documento cancellato accidentalmente dal nostro calcolatore? E, nella trasmissione dei dati, quanti "pacchetti" d'informazione vanno perduti e quasi non ce ne accorgiamo? E quanti documenti non sono più leggibili perché la tecnologia ha inventato un modo nuovo di consentirne la lettura? Che fine hanno fatto tutti i nostri dischi incisi sul vinile? Non ci s'interroga angosciosamente sulla scomparsa delle piramidi egiziane, ma c'è chi si preoccupa di conservare in bunker sotterranei libri, dischi, fotografie, e gli apparecchi per la loro lettura: computer, fonografi, lettori di CD-ROM...


5. Corto-circuito scrittore-lettore

Ma la virtualità dei documenti aggiunge qualcosa in più alla loro esistenza elettronica pura e semplice. Internet in quanto tale è questo valore aggiunto ed è questo qualcosa di più che oggi, in qualche modo, ci stimola e, per certi versi, ci aggredisce: oltre a tutto il resto, infatti, Internet ha realizzato, o comunque promosso grandemente, attraverso la virtualità diffusa su una dimensione planetaria, un poderoso corto-circuito fra scrittore e lettore, fra chi produce e chi fruisce dei dati, delle informazioni, dei documenti.

Prima non era così. Per anni la fruizione di documenti elettronici "in linea" è stata (oltre che costosa) grandemente mediata da un corpo altamente professionalizzato di catalogatori, indicizzatori, elaboratori di sommarî, e l'utente non aveva alcuna possibilità di diventare, direttamente, anche produttore di una base di dati elettronica. (Certo, le basi di dati "serie" dispongono ancóra di questi apparati: quel che voglio dire è che, all'epoca, solo questo tipo di grande base di dati era disponibile sul mercato dell'informazione elettronica). Inoltre, mettere "in rete" una base di dati era comunque un'operazione difficile e, soprattutto, costosa. Basta pensare, per paragone, agli investimenti necessarî ancóra dieci anni fa per rendere accessibile all'esterno un catalogo di biblioteca e, in confronto, i costi e le difficoltà, entrambi minimi, di oggi.

Internet ha aggiunto all'elettronica, mediante la virtualità e la ramificazione delle Rete, questo corto-circuito, e ha stimolato la tecnologia per renderlo facile e accessibile a tutti.


6. Bibliografia dell'evanescenza

Come tutti i corto-circuiti, anche questo corto-circuito elimina l'intermediazione, e le elimina proprio tutte, meno quella del mezzo elettronico in quanto tale, ovviamente. Se chiunque può diffondere dati e informazioni senza il complesso apparato che stava dietro alle basi di dati degli anni Settanta, ciò significa che è necessario rivedere tutte le regole che avevamo assegnato alla teoria e alla pratica dell'intermediazione fra scrittore e lettore, con conseguenze non ancóra perfettamente chiare né, a maggior ragione, controllabili. In particolare, sono da rivedere tutte le certezze fin qui accumulate sul funzionamento della relazione esistente tra libri (o, comunque, documenti), indici semantici, e lettori o utenti.

Abbandonando per un istante la veste del "produttore" di Internet e tornando in quella del bibliotecario, ho trovato difficoltà nel verificare l'esistenza delle relazioni costruite sul libro (o documento), indici semantici e utente, nel caso del materiale bibliografico (ma soprattutto testuale) presente in Internet, al punto che sono tentato di teorizzare un affievolimento, o una progressiva scomparsa della suddetta relazione ternaria; con quali conseguenze per la teoria e la pratica bibliografiche? Probabilmente, più che di scomparsa della relazione, si dovrebbe parlare di scomparsa o di affievolimento d'esistenza di ciascuno dei tre termini, il che, ovviamente, non sarebbe senza conseguenze per la relazione suddetta. Propongo quindi di vederli velocemente uno per uno.


    6.1. Evanescenza del documento

Il documento elettronico e virtuale tende a scomparire, intanto, come oggetto bibliologico e, seppur in misura minore, anche come realtà intellettuale. Un documento elettronico ha un'esistenza solo virtuale, "vive" nascosto all'interno di un archivio elettronico sotto forma di molti campi magnetici di diversa dimensione, e viene alla luce solo in occasione e per iniziativa del suo lettore. A un siffatto documento non possiamo attribuire con certezza la nozione di "esemplare" perché la sua copia  corrispondente su un supporto meno evanescente di quello elettronico (come, per esempio, quello cartaceo) può non essere mai esistita. In più, ogni bibliografo analitico dovrà anche diventare bibliografo testuale: sia per la faciltà della contraffazione delle "copie" messe in circolazione (che saranno reputate "autentiche" solo se coincidenti - ma la diversità del mezzo non ne consente la verifica - con quella contenuta nell'archivio elettronico originario), sia per le eventuali lacune dovute a una cattiva trasmissione dei dati, sia ancóra per le scelte tipografiche lasciate al piacere, alla sensibilità o alla cultura del lettore. E come la mettiamo con l'analisi dell'edizione, visto che ogni variazione di un testo elettronico va a ricoprire, ordinariamente, la versione precedente?


    6.2. Evanescenza del lettore

Ma non è solo la virtualità del documento a porre degli interrogativi di non facile risposta. La medesima evanescenza che attribuiamo al documento vale anche per il lettore. Finché il documento ha una propria vita fisica, bibliologica, le biblioteche lo raccolgono e lo conservano, e il lettore che frequenta le biblioteche per leggere i documenti è un essere noto, o conoscibile, un po' come lo è l'acquirente che frequenta una libreria. Un volto, una persona che entra in relazione con noi anche attraverso forme corporee di comunicazione. Di esso conosciamo, o possiamo conoscere, quasi tutto. Il bibliotecario (o il libraio) che lavora in una biblioteca (o in una libreria) specializzata conosce i proprî utenti-clienti. La struttura e l'individuo insistono su un medesimo dominio semantico e sono reciprocamente riconoscibili. Nel gran calderone di Internet, viceversa, l'utente è quasi completamente anonimo; è conoscibile solo per quanto egli stesso decide di rivelarsi. Per chi, allora, elaborare delle idee, per chi produrre documenti, per chi diffonderli?


    6.3. Evanescenza dei rapporti indicali

Come, allora, costruire indici semantici con funzione di termini di mediazione per mettere in contatto, come voleva Ranganathan, ciascun lettore con il proprio documento, se incerto è il documento e sconosciuto il lettore? Con fatica abbiamo costruito, nella teoria e nella pratica, i nostri apparati indicali di bibliografie e di cataloghi semantici, e le stesse ricchezza e virtualità del mezzo c'impongono, oggi, di ricominciare quasi tutto da capo, consentendoci, al più, per ora, di giocare sul browsing e sulle variazioni semiotiche, onomastiche o letterali delle parole, quasi vanificando anni di ricerche raffinate sulla semantica dell'information retrieval. Mi sembra che in questo modo, però, la relazione lettore/documento vada assomigliando sempre di più a quella che intercorre fra l'acquirente e il librario...

Certo è che bisognerà trovare il modo di ripristinare, in un modo o in un altro, pur con tutte queste "evanescenze", la certezza della relazione triadica enunciata, costruire una nuova teoria bibliografica espressamente fondata sull'evanescenza dei tre termini, se non vorremo una confusione totale fra documenti rilevanti e non rilevanti, fra documenti pertinenti e non pertinenti, recuperati e quelli, soprattutto, non recuperati.

Devo dire che i lavori sono iniziati da tempo, ma più come escogitazioni informatiche per aggiungere, per esempio, "meta dati" semantici ai documenti pubblicati in Rete, o per creare nuovi e più flessibili meta-linguaggi di "marcatura" dei linguaggi elettronici, che non come serie riflessioni di bibliografi e di esperti della teoria dell'informazione e della comunicazione. Sembra di registrare, da parte dei teorici, una sorta di timidezza o impotenza a governare "ideologicamente" il fenomeno (meno, forse, qualche sporadica sortita di Umbero Eco), in una specie di totale remissività alle vulcaniche iniziative unilaterali degli informatici. Mentre è ovvio che il lavoro vada condotto insieme.


7. Trasformazione dell'editore

L'altra intermediazione che tende a scomparire così come la conosciamo o, comunque, a trasformarsi da quel che ci appare, è quella rappresentata dall'imprenditoria editoriale. Gli alti costi della produzione libraria e della sua diffusione hanno finora interposto, si sa, un filtro economico (e, quindi, un filtro culturale - spesso "virtuoso", molto più spesso "vizioso") fra l'idea da comunicare e l'idea comunicata, fra lo scrittore e lo scritto, e fra questi due e il pubblico.

Succede che il corto-circuito di cui si parlava induca un numero crescente di università a far a meno dell'editore commerciale (intermediario - spesso esoso e con basso rischio d'impresa - fra l'università e se stessa), finanziando direttamente il gruppo-dei-pari incaricato di vagliare le proposte di pubblicazione e producendo e diffondendo solo in formato elettronico le proprie riviste scientifiche. Di rivalsa, succede che molte case editrici impongano l'acquisto di una copia cartacea ogni certo numero di copie elettroniche, o pratichino aumenti di prezzi tali da consentire il finanziamento della loro trasformazione aziendale. La stampa su richiesta, per esempio, è una di queste trasformazioni che azzera le scorte di magazzino e riduce al minimo i costi di distribuzione, e quindi anche i costi del libro.

Se l'editore può essere visto come un filtro"vizioso", può però esserlo, con altrettanta certezza, come "virtuoso": da quanto materiale scritto di pessima qualità saremo invasi nelle nostre caselle elettroniche, senza quel provvidenziale filtro che cestina la spazzatura letteraria - certo, insieme con le grandi opere prodotte da genî contro-corrente?


8. Diritto d'autore & proprietà intellettuale

La mancanza di certezze sull'esemplare, la possibilità di alterare gli originali, la tendenziale scomparsa dell'editore, l'anonimicità del lettore, la stessa facilità di circolazione incontrollabile dei documenti virtuali, inducono a mettere nel conto anche un affievolimento non da poco del diritto d'autore e della proprietà intellettuale. Sappiamo da quanto tempo e con quanta difficoltà l'Unione Europea stia cercando di redigere un testo di legge equilibrato sull'argomento.

Non è, allora, difficile fantasticare di un nuovo idealismo ontologico, nel quale il corto-circuito fra due anonimi (l'autore e il lettore) porrà l'enfasi sulle cose dette (o scritte) piuttosto che sulla personalità di chi le ha prodotte. Abbiamo l'esempio delle modalità della produzione e della fruizione culturali vigenti nel nostro Medioevo e per una buona parte del nostro Umanesimo e Rinascimento (quando, a causa dell'inesistenza pressoché assoluta delle royalities derivanti dal diritto d'autore, era altrettanto pressoché impossibile, per uno scrittore, campare della propria produzione letteraria...); chissà se questo paradigma potrà essere usato per interpretare ciò che sarà il prossimo venturo?


9. I bibliotecarî nell'era di Internet

L'ultima parola è per i bibliotecarî, da sempre intermediarî fra autore e lettore e, oggi e domani, se vorranno cambiare per poter restare (questo pensato, forse, un po', alla Tomasi di Lampedusa...), chiamati, ritengo, a un fornire un grande e fondamentale contributo di chiarezza, di rigore e di una buona dose di spregiudicatezza nell'impadronirsi e nel governare, per quanto possibile, entrambi i corni della produzione d'informazione su Internet e dei modi ottimali della sua fruizione.

Infine, ciò che manca del tutto in questa sequela di domande per ora senza risposta, sono indicazioni problematiche sulla scrittura/lettura del testo interattivo, che hanno caratteristiche del tutto differenti da quelle relative a un testo lineare, includendo in questo novero anche i cosiddetti iper-testi (per non parlare dei CD-ROM "interattivi") nei quali, come in un romanzo giallo, la predisposizione dei rinvii dà ancóra un senso obbligato alla lettura, con nessuna possibilità di modifica da parte del lettore. Chissà se, forse, nella prossima Settimana della cultura...

Domenico (Ingo) Bogliolo - CICS, Centro interdipartimentale per il calcolo scientifico
Università degli studi di Roma "La Sapienza", e-mail: domenico.bogliolo@uniroma1.it



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