«Bibliotime», anno IV, numero 3 (novembre 2001)


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Antonella De Robbio

Periodici elettronici nel ciberspazio [*]



Natura e definizione di periodico elettronico

I periodici elettronici, spesso chiamati nella forma americana electronic journals o e-journals sono oggetti digitali che abitano il ciberspazio. Una discussione anche pragmatica sugli e-journals non può prescindere da assunti teorici che coinvolgano il piano delle definizioni, seppur in modo sommario.

Cos'è un periodico elettronico? In uno scenario in continuo movimento è doveroso riflettere sulla mancanza di una definizione standard che ne stabilisca ambiti, confini e ne descriva le funzionalità, ma "se una definizione non è ancora stata tracciata, questo è dovuto alla natura stessa dell'oggetto da esaminare, tanto effimera quanto difficilmente ingessabile entro definizioni ristrette" [1].

Il termine "periodico" riconduce ad un carattere di "serialità" della pubblicazione che oggi sembra non essere più adeguato all'oggetto immateriale in trasformazione, fondamentalmente molto diverso dal periodico incarnato su supporto cartaceo con il quale siamo stati abituati a trattare fino ad oggi. L'unica cosa che possiamo dire con certezza è che un periodico elettronico è una pubblicazione seriale in formato digitale, un contenitore informativo che racchiude "contenuti"; tentare di descrivere questi oggetti digitali presuppone di focalizzare l'attenzione, in primo luogo, su quattro aspetti fondamentali: il supporto, le forme di distribuzione, i formati e le versioni.

Relativamente al primo aspetto è importante operare una suddivisione tra i periodici distribuiti su CD-ROM e quelli disponibili in Internet, che sono privi di supporto in quanto rimangono allo stato di informazione astratta e immateriale, per andare a collocarsi all'interno dei server che li ospitano quali contenitori organizzati. E' importante sottolineare che l'infanzia dell'e-journal trova la sua collocazione su un supporto quale il CD-ROM o, prima ancora, su floppy disk, e tale fase risale agli anni attorno al 1970. In questa veloce panoramica ci occuperemo invece dei periodici disponibili in rete.

Parliamo di contenitori organizzati appunto perché con gli e-journals l'attenzione si sposta dall'unità fisica del fascicolo stampato, inchiodato alla sua fissità e legato alla staticità di una periodicità prefissata, all'unità intangibile del documento/informazione, quale contenuto intellettuale che può essere continuamente aggiornato all'interno di un archivio di contenuti.

Appare subito evidente come le differenze fondamentali che intervengono nell'organizzazione delle informazioni separino questi due prodotti editoriali in differenti oggetti che necessariamente richiedono una gestione diversa da parte degli addetti al settore; se parliamo di periodici elettronici dovremo quindi parlare di produttori di informazione nel mondo dell'editoria elettronica, definendo il settore produttivo ove questi contenitori si originano e si trasformano da beni/prodotti a beni/servizi quale industria di contenuto.

E' importante allora dare una connotazione esatta di contesto a oggetti digitali che racchiudono insiemi di contenuti indipendenti ma correlati, sia per l'aspetto che riconduce necessariamente alla tutela giuridica del contenitore visto e inteso come "banca dati" per la sua architettura organizzativa, o meglio forma espositiva dei dati, sia per la questione del contenuto stesso della banca dati nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale che gravano sui singoli contenuti [2].

Il secondo aspetto è relativo alla forma di distribuzione che può avvenire tramite il Web, o attraverso la posta elettronica o all'interno dei newsgroup o gruppi di discussione a livello specialistico. I numerosi titoli a disposizione possono essere accessibili all’utenza, sia essa bibliotecaria, specialistica o generale, usando differenti protocolli quali gopher, ftp, telnet, email o listserv, e in modo sempre più diffuso, a partire dal 1996 via http (Web). Risale infatti al 1996 l'ingresso massiccio dell'editoria elettronica commerciale, dapprima di ambito accademico scientifico e poi a partire dal 1997, anche a carattere generale con l'immissione nel mercato di periodici elettronici di genere popolare (quotidiani, settimanali, mensili) a larga divulgazione.

Se infatti andiamo a guardare il grafico proposto da ARL [3] ci rendiamo subito conto di come dal 1993 al 1997 la distribuzione in rete sia passata drasticamente dalla forma via e-mail, tipica dell'inizio dell'era degli e-journals, nati appunto nel contesto della posta elettronica e dei BBS (Bulletin Board Services) attorno agli anni Novanta, alla forma Web, tuttora predominante.

Grafico delle forme di distribuzione dei periodici elettronici negli anni dal 1993 al 1997

Relativamente ai formati, alcuni e-journals si trovano in formato testo ASCII, altri sono scritti in HTML e si presentano sotto forma di pagine Web, altri utilizzano formati proprietari come per esempio il PDF di Adobe (portable document format). Sussistono ancora periodici elettronici che utilizzano formati pre-PDF, quali per esempio il DVI, soprattutto in un contesto matematico, o formati particolari per discipline che richiedono l'utilizzo di formati di visualizzazioni adatti a formule o immagini.

Una buona parte dei periodici digitali ha un suo equivalente cartaceo per la trasposizione dalla carta all'on-line, e si tratta di copie più o meno fedeli all'originale a stampa; altri invece nascono puramente elettronici, con tutte le potenzialità di uno strumento munito di link ipertestuali fuori e dentro il testo, di immagini in movimento, filmati, suoni. Due quindi le grandi categorie, anche se, come vedremo in seguito in realtà sono tre:

Nascita del periodico elettronico

Affermare con certezza quale sia stato il primo periodico elettronico messo a disposizione in full-text è questione controversa: Ann Okerson ritiene si tratti di New Horizons in Adult Education, Corrado Pettenati aveva individuato invece, come primo periodico comparso in formato elettronico Psycoloquy, la pubblicazione dell'APA (American Psychological Association) diretta da Stevan Harnad. Personalmente a suo tempo individuai una rivista matematica, e precisamente Missouri Journal of Mathematical Sciences Articles, che ritengo non possa ritenersi fuori da eventuali "primati" in quanto disponibile dall'inverno 1988 nei formati DVI e PostScript.

Alcune pietre miliari nella storia dei periodici elettronici sono segnate da alcune tappe che riporto di seguito, premettendo che comunque l'origine del primo periodico elettronico è a tutt'oggi ancora controversa, anche a causa della sparizione dalla rete di quelle riviste che vantavano un qualche primato nella classifica o peggio a causa di immissioni di numeri pregressi difficilmente controllabili a posteriori.

1987 - New Horizons in Adult Education, v.1, n.1 (autunno 1987)

<http://ejournals.cic.net/journals/n/newhorizons/horizon1.n1>

E' considerato da Ann Okerson [4] il primo periodico elettronico con peer-review distribuito in Internet, creato elettronicamente al suo stesso debutto, e pubblicato dalla Syracuse University Kellogg. Era distribuito gratuitamente via rete BIBNET attraverso il servizio di list-serv. Il formato era il semplice testo ASCII e vi era la possibilità di ottenere copie stampate per gli utenti i quali non avevano accesso alla rete BITNET.

Da un controllo effettuato nel febbraio 2001 pare sia sparito dalla rete, mentre nel febbraio del 2000 era ancora presente.

1988 - Missouri Journal of Mathematical Sciences Articles

Vol. 0 Issue #1 - Winter 1988

<http://www.math-cs.cmsu.edu/~mjms/mjms.html>

A mio avviso, risulta il primo comparso tra gli 'attualmente ancora disponibili'. Presente dall'inverno 1988 nei formati DVI e PostScript, si trova infatti tuttora disponibile: è la rivista matematica di Missouri Sections of Mathematical Association of America.

1990 - Ann Okerson annovera tra i primi e-journals anche Postmoderne Culture: an electronic journal of interdisciplinary criticism, Vol. 1, Number 1, settembre 1990

<http://jefferson.village.virginia.edu/pmc/text-only/issue.990/contents.990.html>

Postmodern Culture, è un altro peer-reviewed journal sempre distribuito in Internet, apparso inizialmente in formato testo ASCII e disponibile anche su floppy disk, oltreché in distribuzione via e-mail. Attualmente è pubblicato su WWW all'interno del Progetto Muse.

Psycoloquy, individuato da Corrado Pettenati [5], Vol 1, Issues 1-7 1990 (gennaio 1990)

<ftp://ftp.princeton.edu/pub/harnad/Psycoloquy/1990.volume.1/psyc.90.index>.

E' recuperabile ancora oggi in modalità FTP dagli archivi del sito e sembrerebbe precedente a Postmoderne Culture.

1991-1995 - Progetto TULIP tra Elsevier e 10 istituzioni accademiche

<http://www.elsevier.nl:80/homepage/about/resproj/trmenu.htm>

Il progetto TULIP (The University LIcensing Project) dell'Università del Michigan è un progetto di ricerca cooperativo nato nel 1991 con lo scopo di testare la distribuzione via rete e l'uso di materiale periodico scientifico. Il Progetto ha coinvolto10 università statunitensi e un editore, Elsevier.

Il progetto cooperativo permette all'Università del Michigan di creare e gestire un servizio host per tutti i 1110 journals pubblicati dall'Elsevier

1992 - Online Journal of Current Clinical Trials (OJCCT), è il primo periodico elettronico, con peer-review che include nel testo pieno degli articoli grafici e figure, disponibile a pagamento tramite OCLC's Electronic Journals Online (EJO) project (ora Electronic Collections Online ECO). Poiché si tratta di un periodico precedente il WWW per la sua visualizzazione era richiesto un software particolare. E' il primo esempio di periodico elettronico inserito all'interno di un servizio offerto da un aggregatore di più testate, dentro una banca dati con interfaccia grafica d'accesso, che utilizzava il protocollo Z39.50 per la ricerca.

1993 - Nascita del Gopher, strumento che precede il Web e che consente di recuperare le informazioni organizzate in folder gerarchici che rendono la ricerca relativamente semplice grazie all'applicazione di un'interfaccia molto pratica ed immediata. Molti periodici elettronici, a partire da questa data, vengono distribuiti su Gopher fino al 1996

1995 - Progetto JSTOR (Journal Storage Project).

<http://index.umdl.umich.edu/>

JSTOR è un Progetto non a scopo di lucro creato dalla Andrew W. Mellon Foundation per permettere alla comunità scientifica di accedere ad un database elettronico di fascicoli di periodici elettronici pre-1990, di dieci periodici scientifici, come numero iniziale, nel campo economico e storico.

Il progetto comprendeva il recupero retrospettivo di tutti gli articoli dalla nascita del periodico fino al 1990, avendo acquisito il copyright direttamente dagli editori per le riviste scelte come set da immettere nel database a full-text. Essendo nato nel 1995, la data del 1990 si riferisce ai cinque anni precedenti il corrente, ma l'accordo con gli editori prevede la possibilità di immissione in aggiornamento di anno in anno, dei fascicoli fino al time limit dei cinque anni precedenti l'anno in corso.

1996-1997 - Ingresso nel mercato dell'editoria elettronica degli editori commerciali e, in seguito, verso il 1997, degli aggregatori. Il Web soppianta il Gopher e molti dei periodici elettronici presenti in formato testuale si convertono al Web.

Modalità di accesso, genere, tipologie

Le modalità di accesso sostanzialmente sono due:

Alcuni e-journals hanno un comitato editoriale (peer-review), mentre altri non si possono considerare di qualità controllata, anche se non sempre è vero che una rivista di qualità sia fornita di comitato editoriale e, viceversa, che tutte le riviste con peer-review siano di qualità affidabile. Occorre effettuare un'attenta analisi sui contenuti di volta in volta, tenendo anche conto della facilità con cui tali oggetti digitali si trasformano in tempi relativamente brevi. Le modalità di analisi e selezione che si operavano sui periodici tradizionali, in contesto digitale, non sono applicabili.

Due i generi che possiamo individuare:

Le categorie sono invece tre:

  1. e-journals nati dalla posta elettronica, nell'ambito delle liste di discussione e dei newsgroup
  2. versione elettronica di periodici originali a stampa
  3. periodico elettronico "postmoderno" o multimediale (come è definito da Ann Okerson)

1. E-journals nati dalla posta elettronica, nell'ambito delle liste di discussione e dei newsgroup

I primi e-journals nascono attraverso la posta elettronica, con chiamate remote in telnet, poi strutturati nelle più organizzate forme all'interno di newsgroup o in BBS (Bulletin Board System), sono prevalentemente di area STM (Scientifica Tecnica Medica). Attualmente sono raggiungibili via Web o, se si tratta di news, attraverso la configurazione del navigatore Web dell'utente. È la prima tipologia di e-journals che incontriamo e che continua ad esistere e a proliferare all'interno di università su argomenti specifici. Talvolta vi è un comitato editoriale, più o meno serio ed affidabile, altre volte questo tipo di pubblicazione non ha alcuna forma di controllo o di selezione che ne certifichi il livello qualitativo dei contenuti. La periodicità è soggetta a variabili non sempre intuibili o programmabili. Si tratta comunque di pubblicazioni seriali ad accesso gratuito.

2. Versione elettronica di periodici originali a stampa

Dal 1996 un numero sempre maggiore di editori, o aggregatori di editori, consorzi di grosse biblioteche, softwarehouse etc. hanno incominciato a mettere a disposizione i loro prodotti di contenuto in formato elettronico. Si tratta di copie più o meno fedeli dell'originale cartaceo, è presente un comitato editoriale che spesso è lo stesso della rivista su carta, ma i tempi di pubblicazione (in rete) possono essere più brevi, anche se non sempre ciò si verifica. Si tratta per la maggior parte di periodici elettronici ad accesso a pagamento, in forme di abbonamento variegate e differenziate.

3. Periodico elettronico "postmoderno"

La terza categoria nasce dalla seconda, ma in parte anche dalla prima. Si tratta di quei nuovi periodici nati di recente, di fattura per così dire "postmoderna", disponibili solo in formato elettronico in Internet. Ann Okerson li definisce muldimediali.

Sono discendenti diretti della prima categoria, cioè degli e-journals di newsgroup e newsletter, poiché hanno caratteristiche di ambito strettamente scientifico accademico, ma si riferiscono alla seconda categoria per la presenza di un comitato editoriale forte, selezione attenta degli articoli da pubblicare, periodicità regolare ed accesso a pagamento in forme di abbonamento simili a quelle di un periodico cartaceo. Di più hanno però caratteristiche che solo questa categoria di periodici può presentare: immagini visualizzate ad alta risoluzione, con possibilità di cambiare i colori (per esempio, per differenziare le colorazioni di campionature per analisi di virus in microscopia elettronica), rappresentazioni tridimensionali in movimento delle strutture di macromolecole organiche, mostrate da punti di vista differenti per un'analisi più dettagliata delle strutture e delle sequenze interne, ecc. Si tratta quindi di prodotti nuovi ad alto valore aggiunto.

I punti salienti che configurano un periodico elettronico si possono riassumere in una serie di vantaggi e in alcuni svantaggi. Vediamone innanzitutto i vantaggi:

Il principale svantaggio è che richiedono necessariamente strumenti hardware adeguati per la loro consultazione, e in ogni caso una buona infrastruttura.

Le liste: strumento di controllo

Ann Okerson è stata curatrice delle prime cinque edizioni della Directory of Electronic Journals, Newletters, and Academic Discussion List di ARL, Association of Research Libraries, di cui la prima uscita risale al 1991 e l'ultima edizione, la settima, è uscita alla fine del 1997 (<http://arl.cni.org/scomm/edir/index.html>).

La Directory di ARL è uno dei più vasti e prestigiosi repertori che, assieme al sito NewJour, rappresenta una fonte autorevole a cui attingere per ogni lavoro sul settore dei periodici elettronici: acquisizione, predisposizione di liste di e-journals settoriali, novità, etc.

Dalla fine del 2000 la Directory si è focalizzata solo sulle riviste elettroniche munite di peer-review e comunque di ambito scientifico (Directory of Scholarly Electronic Journals and Academic Discussion Lists, First Edition).

NewJour, the New Journal and Newsletter Announcement List, lista preposta agli annunci di nuovi e-journals a livello internazionale, si riferisce invece anche a periodici di carattere generale, non prettamente scientifici. Non è una directory ma una lista di discussione Dalla lista di discussione NewJour è nato il sito Web a San Diego in California, che permette la ricerca, con link ai siti dei periodici, nelle schede di annuncio tratte dall'archivio notizie. La lista è affiancata da un archivio contenente le schede con link agli e-journals: 10104 titoli (<http://gort.ucsd.edu/newjour/NewJourWel.html>,14 febbraio 2000).

Questi strumenti di controllo, di estrema utilità ai fini di un censimento, sono prevalentemente repertori o liste di ambito internazionale, ma fortemente orientate al contesto statunitense. Nulla esiste nel contesto italiano che possa fotografare in qualche modo la situazione nazionale. Tali liste ci sono peraltro assai utili per tracciare una mappatura dell'andamento nel corso di questi dieci anni, e soprattutto per verificare la situazione attuale, soprattutto in relazione alla crescita di questi oggetti digitali in mutazione.

Propongo qui di seguito alcuni grafici e tabelle che raccontano il decorso storico nel tempo in relazione a crescita e suddivisione per aree di soggetto.

 

Suddivisione per aree di soggetto

delle e-conferences

Suddivisione per aree di soggetto

degli e-jornals

Mentre per le e-conferences si ha una presenta di solo il 3% per l'area di interesse generale, la suddivisione degli e-journals registra un ampliamento di questa fetta, fino a raggiungere il 14%, in quanto dal 1997 molti editori commerciali hanno iniziato la loro attività con l'immissione nel mercato dell'editoria elettronica di quotidiani, settimanali, mensili e giornali di ambito popolare come le cosiddette electronic zine. Per una discussione sulle origini storiche, sulla crescita negli ultimi anni ci si basa soprattutto sui lavori di Ann Okerson [6].

Grafico della crescita dei periodici elettronici in dieci anni:

1991-2001 (e-journals scientifico-accademici)

Fonte ARL

Il grafico di cui sopra, desunto dalle fonti repertoriali ARL, registra l'andamento della crescita dei soli periodici elettronici di ambito scientifico, mentre non comprende quelli a carattere generale per due ragioni. La prima è dovuta alla constatazione che dal 1991 al 1997 vi era essenzialmente una presenza di soli periodici scientifici, censiti dal primo strumento repertoriale ARL. La seconda si riconduce al fatto che, a dal 1997 al 2000, periodo in cui compaiono sulla scena i primi periodici popolari a carattere generale, vi è una lacuna nel censimento, in quanto l'ultima edizione di ARL si ferma al 1997 alla settima edizione. La directory di ARL riprenderà con una nuova prima edizione, focalizzando il censimento sui soli periodici scientifici muniti di comitato editoriale, a partire dalla fine dell'anno 2000.

Il grafico di cui sopra ripropone quindi una fotografia della situazione accademico-scientifica.

La tabella riportata di sotto esplica in modo più dettagliato i vari momenti di crescita lungo questi dieci anni.

Edizioni

Directory. ARL

Luglio 1991

1. ed.

Marzo 1992

2. ed.

Aprile 1993

3. ed.

Maggio 1994

4. ed.

Maggio 1995

5. ed.

Maggio 1996

6. ed.

Dic. 1997

7. ed.

Dic. 2000

1. ed.

e-journal

27

36

45

181

306

1093

2459

3915

e-newsletter

83

97

195

262

369

596

941

 

Totale

110

133

240

443

675

1689

3400

 

Peer rewiew

         

47

1049

3915

Pagamento

         

168

708

 

Ac.disc. list, e-conf.

517

         

3807

4600

Se si vuole invece dare uno sguardo alla situazione generale a partire dal 1996 al 2001, focalizzando l'attenzione sugli ultimi cinque anni, a partire dal momenti in cui i periodici elettronici di ambito popolare, i quotidiani, le e-zine, fanno il loro primo ingresso nel mercato, la fotografia del grafico sottostante mette in luce una crescita sorprendente. In cinque anni infatti i periodici elettronici, secondo NewJour che enumera qualsiasi genere di periodico elettronico senza distinzione, passano da circa 2.000 titoli a oltre 10.000, quintuplicandosi nel numero.

 

Grafico della crescita dei periodici elettronici in dieci anni:

1996-2001

Fonte NewJour

Periodici elettronici e nuovi modelli di lavoro

Un ripensamento sul ruolo del serial librarian è quanto mai urgente, poiché la natura complessa dei periodici elettronici richiede processi non lineari nelle varie fasi di acquisizione, gestione, trattamento.

Nuove operazioni, nuovi percorsi di lavoro per nuove nature in movimento è il tema trattato in più occasioni da Thomas E. Nisonger [7], e ripreso in vari interventi e articoli da Enrico Martellini [8]. Le operazioni coinvolgono attori diversi, è necessario imparare a muoversi nel mondo delle licenze e contratti, capire le strategie che regolano le modalità di accesso, porsi il problema dell'archiviazione e conservazione. Trattare con questi oggetti digitali di natura mutevole, con una forte connotazione di instabilità, comporta notevoli difficoltà nei processi di controllo.

La trasformazione di un ruolo antico richiede un processo parallelo di trasformazione della funzione stessa della biblioteca che si riassume nella metafora "possesso versus accesso". Da deposito fisico, la biblioteca diviene strumento di accesso all'informazione, dalla registrazione catalografica del posseduto tangibile ci si muove verso la costruzione di percorsi per l'accesso alle risorse remote.

Questi i punti di cui tenere conto nella ridefinizione del ruolo:

Quest'ultimo aspetto in particolare può essere riassunto nello schema proposto da Ellen Finnie Duranceau (MIT Libraries)

STAMPA

ONLINE

  • lavoro singolo
  • competenze di livello medio
  • poco coordinamento
  • processo lineare
  • poca documentazione
  • poche variazioni nel processo
  • solo personale interno alla biblioteca
  • lavoro di équipe
  • competenze di livello alto
  • comunicazione e coordinamento
  • processo ciclico
  • molta documentazione
  • numerose e imprevedibili variazioni
  • anche personale esterno alla biblioteca

 

La fase dell'acquisto per esempio presuppone un modello assolutamente non standardizzabile in quanto intervengono vari fattori di cui tener conto:

Le scelte degli ambiti, cioè dei luoghi dai quali partire per accedere alle informazioni, è un processo di valutazione strategico e che va valutato di volta in volta, risorsa per risorsa, o meglio servizio per servizio. Due le possibili opzioni:

La scelta solitamente è legata a politiche organizzative in relazione alla possibilità di effettuare acquisti condivisi o in cooperazione, alla disponibilità di risorse tecniche e finanziarie e di personale e comunque si confronta coi processi legati all'accesso. Si tratta sempre di un modello variabile e rivedibile che si adatta alle clausole contrattuali di volta in volta negoziate. Le potenzialità tecniche dei siti che offrono i servizi sono uno dei fattori determinanti nella scelta del produttore o aggregatore. In questo ambito va ricondotta anche la modalità di accesso al sito/servizio (password o riconoscimento IP per dominio). La definizione dell'utente autorizzato non è una questione secondaria, ma strettamente legata al concetto di servizio della biblioteca o del sistema bibliotecario o del consorzio.

Se da una parte si "evita" il problema della carta relativamente all'aspetto conservazione e gestione degli spazi, dall'altra si pone il problema della gestione, manutenzione e conservazione di archivi di riviste che, sebbene elettroniche, comportano comunque dei problemi non indifferenti sotto molti punti di vista. Se una definizione quindi è cosa improba, la stessa natura dell'oggetto da definire, in questo caso, natura in evoluzione, ne complica i meccanismi per un suo trattamento a più dimensioni.

Mauro Guerrini in Catalogare le risorse elettroniche: Lo standard ISBD(ER) [9], riconduce i periodici elettronici entro la categoria "risorse elettroniche ad accesso remoto" tracciando un quadro di problematiche non indifferenti, non solo di tipo gestionale o di controllo:

La risorsa elettronica ad accesso remoto (p. e., una base di dati, un periodico elettronico, una versione elettronica di un periodico cartaceo, un servizio in linea) è mutevole: può avere un aggiornamento con frequenza alta, anche più volte al giorno. Cambia, pertanto, status (grafica, informazioni, dimensione, ...) ripetutamente, fino a divenire altro rispetto alla sua origine; talvolta cambia URL (Uniform Resource Locator) e diviene irreperibile, ovvero diviene disponibile a un nuovo indirizzo; la manutenzione e l'aggiornamento sono caratteristiche così distintive che, se cessano, provocano la "morte" della risorsa (Internet è pieno di "cadaveri").

Funzione e concetto di catalogo tradizionale vanno oggi ripensati alla luce di questi nuovi oggetti ancora in fase di transizione evolutiva. Il catalogo, così come noi oggi lo conosciamo, ci è familiare in quanto:

Il catalogo tradizionale gestionale, come oggi è concepito, è una struttura non adattabile a rappresentare risorse effimere quali risorse elettroniche remote e, in particolare, i periodici elettronici. Il catalogo tradizionale, pur tradotto nella sua nuova veste in OPAC di tutto rispetto, per sua funzione storica, segna la proprietà attraverso le procedure inventariali per la gestione dei beni patrimoniali, descrivendone i beni fisici tangibili posseduti. L'alienazione e lo scarico inventariale dei beni richiedono procedure complesse e i periodici elettronici sono materiale non posseduto ma "in accesso", alle volte locale, ma più spesso remoto. L'entrare/uscire di titoli dal catalogo, la creazione di titoli che poi svaniscono, l'inventare inventari che poi si devono cancellare con complesse procedure, la modifica dei dati descrittivi, l'aggiornamento continuo di localizzazioni migranti, le variazioni dei dati di accesso alla risorsa, l'impossibilità di garantire un controllo puntuale attraverso l'OPAC stesso, sono tutte condizioni che ci devono far riflettere pesantemente [10].

La costruzione delle raccolte digitali

Attualmente esiste un forte scarto tra:

Nuovi modelli economici per le biblioteche vanno individuati al fine di:

Inoltre sarà necessario porsi il problema dell'archiviazione e soprattutto non trascurare gli aspetti relativi alla proprietà intellettuale che riguardano i contenuti. La biblioteca dovrà passare dal vecchio modello definito come "Repository Model" a un nuovo modello definito "Gateway Model" e questo trasferimento organizzativo comporterà necessariamente nuove competenze, di alto livello, che comunque presuppongono un forte background tradizionale di esperienza nel settore gestione periodici. Tali requisiti si possono riassumere in:

"Muoversi oltre il periodico elettronico: il futuro arriva con un crash". Con questa eloquente metafora Tony Delamothe, editorialista del British Medical Journal - uno dei più prestigiosi periodici elettronici ad accesso gratuito presenti in rete - commenta lo scenario in cui l'informazione si sta muovendo e sta trasformando i modelli di comunicazione. Questo processo evolutivo, che ha coinvolto dapprima gli ambiti accademico-scientifici, sta raggiungendo anche le altre sfere sociali: ai bibliotecari l'augurio di saper cogliere sfide e opportunità che questo momento di transito ci offre.


Antonella De Robbio, Biblioteca del Seminario Matematico - Università di Padova, e-mail: derobbio@math.unipd.it


Note

[1] Antonella De Robbio, I periodici elettronici e la persistenza della memoria cartacea: un problema di definizioni, "Bibliotime", 3 (2000) 2, <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-2/derobbio.htm>, lavoro che precede l'intervento al convegno I periodici elettronici: nuova frontiera o terra promessa? (Bologna, 28 febbraio 2000) e che precede la stesura della relazione Evoluzione e rivoluzione dei periodici elettronici, "Bibliotime", 2 (2000) 1, <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-1/derobbio.htm>

[2] Antonella De Robbio, Evoluzione e rivoluzione dei periodici elettronici, cit.

[3] Association Research Libraries.

[4] I lavori di Ann Shumelda Okerson, dal 1995 associata alla Biblioteca Universitaria di Yale, hanno segnato una nuova era nel contesto dell'acquisizione di materiale periodico digitale con contratti in licenze consortili.

[5] Direttore della Biblioteca del CERN di Ginevra.

[6] Remo Badoer - Antonella De Robbio, On the road of e-journals: Paesaggi in movimento nell'evoluzione dei periodici elettronici, "Bibliotime" 2 (1999) 3, <http://spbo.unibo.it/bibliotime/num-ii-3/badodero.htm>.

[7] <http://www-slis.lib.indiana.edu/Faculty/nisonge.html>.

[8] Enrico Martellini, Ritorno al futuro: i periodici elettronici dal Web al catalogo della Scuola Normale Superiore, <http://www.burioni.it/forum/pi99-mart.htm>; Id., Il ruolo del serials librarian nell'era dei periodici elettronici, <http://www.burioni.it/forum/mart-per.htm>, entrambi su Forum Burioni.

[9] Su Forum Burioni, <http://www.burioni.it/forum/isbder.htm>, pubblicato anche a stampa, in versione arricchita da immagini ed esempi di catalogazione, in "Biblioteche oggi", 17 (1999) 1, p. 46-70.

[10] Vedi nota 1.



[*] Questo articolo riprende il testo della relazione presentata in occasione del Convegno di studio su Reti, cooperazione, biblioteche, tenutosi ad Aviano il 24 febbraio 2001, organizzato dall'AIB Sezione Friuli-Venezia Giulia e dal Comune di Aviano, con il patrocinio della Provincia di Pordenone.

«Bibliotime», anno IV, numero 3 (novembre 2001)


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