«Bibliotime», anno XI, numero 2 (luglio 2008)

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Anna Giulia Cavagna

Barbara Sghiavetta, Editoria a testa alta. Le quarte di copertina de 'Gli Struzzi'



Barbara Sghiavetta, Editoria a testa alta. Le quarte di copertina de "Gli Struzzi", Bologna, Pàtron, 2008, (Lyceum, Collana di Archivistica, Bibliografia e biblioteconomia diretta da Maria Gioia Tavoni, n° 9), 157 p.


La ragguardevole carriera percorsa, con tenacia, senza fastosità mediatiche né, presumibilmente, molti sussidi, dalla collana di studi Lyceum giunta al nono contributo, consente oramai al lettore di considerare questa "palestra" didattica e di ricerca quale luogo da visitare periodicamente, quale "sito" di cui seguire il tracciamento cartaceo, con la certezza di poter cogliere novità documentarie o metodologiche, articolate esegesi, aggiornamenti disciplinari.

Confermando all'Editore l'effettivo interesse del mercato per simili tematiche, e dunque la validità della primaria scommessa editoriale (in un tempo in cui il multiverso cultural-librario lo percepiamo cangiante se non periclitante) la collana, con la sua consolidata anzianità, dovrebbe rinfrancare proprio l'Editore sui percorsi futuri. L'apprezzamento per vicende di biblioteche locali, eruditi, poligrafi regionali, educatori che lasciano tracce librarie o elaborano documenti e memorie bibliografiche, nella frammentata geografia della letteratura (e cultura) italiana trapassa il valore territoriale, per assurgere ad un significato generale, sovra-istituzionale. Anche i temi trattati dalla collana si dilatano progressivamente, lambendo interessi sempre più articolati, allargandosi via via a coprire questioni di grande respiro, con dirette e complesse implicazioni, richiami, coinvolgimenti, nella storia libraria e editoriale nazionale.

Quest'ultimo studio appena uscito è un interessante segmento di storia dell'editoria italiana, focalizzato sulla casa editrice Einaudi, che segnò il rinnovamento culturale italiano del dopoguerra e connotò buona parte della cultura nazionale degli anni Sessanta e Settanta del Novecento. È dedicato alle quarte di copertina, alla loro storia e genesi, con approfondito esame di quelle prime 100, composte dal gruppo di collaboratori, intellettuali, consiglieri di lettura, membri del consiglio editoriale della casa editrice torinese, nel periodo 1970-1976.

Il lavoro è diviso in tre paragrafi, rispettivamente dedicati: al concetto di paratesto con analisi delle origini delle quarte di copertina e il loro configurarsi nel libro contemporaneo; ad una sintetica ma precisa descrizione delle vicende della casa editrice Einaudi e del progetto culturale intrapreso, soprattutto quello che prese forma nella collana oggetto del presente studio; infine alla descrizione contenutistica e analisi concettuale delle quarte di copertina. Un'appendice finale elenca i titoli esaminati; segue l'indice dei nomi. La scrittura espositiva è di gradevole lettura, precisa e concisa, sa rendere in modo chiaro ma penetrante concetti, dati e giudizi a volte complessi. Il volume presenta due illustrazioni di frontespizi (ma, chissà perché, nessuna riproduzione di quarta!).

Nella prima parte, la letteratura di riferimento ormai divenuta "classica" (G. Genette, McKenzie, S. Hansen, J. Tschicold, le recenti pubblicazioni convegnistiche italiane e straniere in materia di paratesto, le monografie su Munari, Steiner, Penguin), è usata per individuare, nella copertina moderna, "il luogo paratestuale di competenza editoriale che ha destato maggiori attenzioni" nella critica; l'analisi si affianca, utilizzandoli, a precedenti e pionieristici studi analoghi (per esempio sui risvolti: studiati da Vittorini o scritti da Calvino). Di questo strumento di mediazione editoriale vengono ricostruite la genesi ottocentesca (una particolare tipologia di presentazione commerciale a sua volta metamorfosi di pratiche settecentesche); la moderna vocazione comunicativa, (che sembra lambire critica letteraria e storia culturale, almeno in certe tesi di R. Chartier); la sua parentela col marketing aziendale nel caso di editoria commerciale.

Nella parte centrale del lavoro viene esposta, sulla scorta dei cataloghi storici della Casa, e di una consistente letteratura critica ben padroneggiata, la genesi, conduzione e organizzazione delle varie collane (direi vere cartine al tornasole dell'intentio editionis), allestite secondo linee guida che risalivano all'immediato dopoguerra e al fervore dei generosi programmi allora concepiti. Fa bene l'autrice a sottolineare, in un'epoca di sterile individualismo, la collegialità che volutamente presiedette la scelta degli scrittori da pubblicare, sempre decisi dopo un riscontro dialettico fra i vari intellettuali-collaboratori della Casa.

Anche attraverso interviste dirette svolte dall'autrice a personaggi coinvolti nell'allora consiglio dell'Einaudi, la terza parte dell'indagine, la più originale, studia infine quelle porzioni testuali, calibrate e composte, stampate in chiusura del volume, ultime pagine del libro. L'autrice indaga contenuto (elevato), redazione (raffinata, elegante, incisiva), finalità (mai promozionale), effetti (culturali), delle quarte di copertina pubblicate nella collana de Gli Struzzi, di cui sono riportate e analizzate, ampie porzioni ben esemplificative.

La tesi di fondo, che sorregge tutta l'indagine, è quella di un continuo, costante, magistero educativo dell'editore nei confronti del pubblico, attuato attraverso la pubblicazione di contenuti "di rottura", oppure, se classici, riproposti alla luce di una diversa cifra interpretativa e commentati, postillati, allusi, nella prosa esplicativa delle copertine, con chiarezza di enunciato, sobrietà di stile, in modo problematico, anticonvenzionale e innovativo. In breve, si potrebbe dire che quei pezzi di prosa, "d'Autore" nel vero senso della parola, anche se autore collettivo, date le consuetudini vigenti in Casa Editrice, sono espressione di un novecentesco umanesimo civile, di una passione culturale e sociale, politica ed educativa, ideale e disinteressata, che ha connotato il meglio della cultura italiana di tutti i tempi. Quasi piccolo saggio con funzioni critico-evocative, dialogo, la quarta è il ragionamento di chi sceglie "per pubblicare" indirizzato a chi, interagendo con l'editore in chiave monetaria, sceglie "per comprare e leggere".

Meriterebbe forse ulteriore risalto il fatto che l'editore, pur in un progetto così articolato, non sembri aver voluto enfatizzare in senso grafico la propria prosa di copertina. Lo spazio fisico predeterminato della quarta, credo, rende inutili altri espedienti grafici distintivi: font o corpi diversi, stili differenti oppure colori, come talora pur accade in altre collane della stessa casa editrice, là dove si danno le notizie biografiche degli autori.

Sembra cioè, ma il tema esula dalle finalità del presente studio, che l'omogeneità grafica fra le parti del libro (interne/esterne) sia non solo perseguita per l'innato senso di low profile, che a lungo caratterizzò il team editoriale della Casa, ma anche per l'intima convinzione che le due parti (messaggio autorale e messaggio editoriale) siano in certo qual modo "simili", equivalenti, non per contenuti ma per dignità speculativa e consapevolezza: cioè determinazione culturale ed editoriale.

L'autrice, con garbo elegante, sintetizza comunque questa tensione intellettuale dialettica in exergo - p.[5] - riproponendo due suggestive citazioni. Una di Giulio Einaudi sui libri che devono coinvolgere "al massimo l'intelligenza del lettore"; l'altra di Vilmo Ferri, per cui non c'è "nessun vento che potrà portarti lontano se non sai dove andare" (ma a dir il vero il concetto è millenario, risalendo ad un pensiero di Seneca, Lettere a Lucilio, 71, 3: "Nessun vento è favorevole per chi non sa a quale porto vuol dirigersi").

Anna Giulia Cavagna, Dipartimento di Storia DISMEC - Università di Genova, e-mail: cavagna@unige.it





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