«Bibliotime», anno XIV, numero 3 (novembre 2011)

Precedente Home Successiva



Silvia Rebeschini e Rina Camporese

Gli Open Data ambientali



Abstract

Open Data are usually offered by public bodies so as to be freely used by the community. Some restrictions can be placed, but they are mainly related to the attribution of the work. A key point is, then, the re-use of the data that can be explored and linked to other data in order to create a synergy of information. This is particularly relevant for environmental open data, which don’t usually suffer from privacy problems and can be easily integrated by using geographical techniques.
Last month, October 2011, a lot of news was brought to this field, both at national and local level. Public bodies and also private businesses have started to opt more and more for transparency and information sharing. In Italy, however, Open Data on the environment are still in the embryo stage. On the other hand, a strong positive signal is coming from the European Environment Agency which has paved the way towards the provision of information services based on participation and information sharing.

Quello degli Open Data è un tema certamente attuale, un argomento trasversale che riguarda diversi soggetti come le pubbliche amministrazioni, le imprese e le associazioni ma che, in un'ottica più ampia, riguarda tutti noi in qualità di cittadini.

Il termine Open Data (dati aperti o liberi) si riferisce a quei "dati che possono essere liberamente utilizzati, riutilizzati e ridistribuiti da chiunque, soggetti eventualmente alla necessità di citarne la fonte (diritto di paternità) e di condividerli con lo stesso tipo di licenza con cui sono stati originariamente rilasciati" [1]. Questa breve definizione contiene numerosi requisiti impliciti che devono essere rispettati da un set di dati "aperto". Tra i più significativi, vi è la possibilità per chiunque di accedere ai dati, di riutilizzarli, anche in combinazione con altri di fonte diversa, e di ridistribuirli ricavandone eventualmente anche un beneficio economico.

Alla base della "filosofia" degli Open Data vi sono i valori principali dell'Open Government, il modello di governo scelto dalle amministrazioni pubbliche, che si impegnano a costruire con i cittadini un rapporto basato sui concetti di trasparenza, accessibilità, condivisione, collaborazione e partecipazione. Non è un caso, infatti, se solitamente i dati che per primi vengono resi liberi dalle amministrazioni pubbliche sono quelli dei bilanci: conoscere le modalità con cui l'ente spende il denaro dei cittadini è un modo per valutare l'operato dei politici. A questo proposito, una delle prime applicazioni realizzate è Where Does My Money Go, diventata presto famosa per aver mostrato l'altissimo valore informativo e sociale degli Open Data. [2]

Un altro aspetto positivo degli Open Data consiste nella possibilità di riutilizzarli per ricavarne nuove elaborazioni e interpretazioni, o per creare nuova informazione mescolando e incrociando set di dati aperti provenienti da fonti diverse. Per questo motivo, quanto più viene incentivato l'uso combinato delle diverse basi di dati, tanto più si realizza una delle principali potenzialità degli Open Data: realizzare nuovi servizi e prodotti a vantaggio della collettività attraverso la combinazione di dati diversi.

Nell'ottobre scorso abbiamo assistito ad un crescendo di iniziative attorno a questo tema. Mentre a Varsavia si svolgeva l'Open Government Data Camp 2011, un importante appuntamento a livello mondiale che ha visto la partecipazione di oltre 40 Paesi [3], in Italia veniva inaugurato il portale dei dati aperti della pubblica amministrazione "dati.gov.it" [4], contenente oltre 160 dataset prodotti da 36 enti, contemporaneamente al lancio del concorso AppsforItaly per incentivare lo sviluppo di applicazioni software a partire dai dati liberati dalle amministrazioni pubbliche. [5]

Nello stesso mese la Regione Emilia-Romagna ha inaugurato il proprio portale degli Open Data [6], pubblicando alcuni dataset in formati aperti e con licenze Creative Commons CC0 e CC-BY [7]. Questa iniziativa si è realizzata anche grazie al supporto della Regione Piemonte, che per prima in Italia ha deciso di pubblicare i propri dati on line rilasciandoli secondo il modello Open Data, e inaugurando nel maggio del 2010 il portale "dati.piemonte.it" [8]. Anche a livello locale cresce il numero delle amministrazioni che stanno intraprendendo la strada della trasparenza, della condivisione delle informazioni e dell'adozione di licenze d'uso più permissive nei confronti degli utenti.

Attenzione però a non classificare come Open Data tutti i dataset disponibili online e scaricabili gratuitamente dalla rete. Infatti, nonostante vada certamente apprezzato l'impegno delle amministrazioni di rendere visibili e scaricabili i dati di propria competenza, va evidenziato con altrettanta chiarezza che in assenza di alcuni requisiti fondamentali, non è corretto parlare di Open Data. Per fare qualche esempio, la mancata esplicitazione della licenza d'uso dei dati esposti in rete li rende soggetti, per la legge italiana, alla formula "tutti i diritti riservati", così come il divieto di utilizzare i dati per fini commerciali contrasta con uno dei vantaggi più significativi di questa filosofia, quello di incentivare lo sviluppo di nuove attività, fondate sulla capacità di utilizzare, mescolare, rielaborare i dati, unendo una buone dose di creatività alla capacità e opportunità di fare business.

Alcuni casi di questo tipo riguardano i dati ambientali e le risorse informative di tipo geografico utilizzate per l'analisi territoriale, condivisi in rete da alcune amministrazioni regionali. A titolo di esempio, si citano i portali delle Regioni Lombardia [9] e Puglia [10] che, pur mettendo a disposizione degli utenti una mole notevole di dati, limitano il riuso degli stessi in modo più o meno esplicito. Anche i dati pubblicati nel geoportale della Regione Veneto "possono essere consultati e scaricati gratuitamente, mentre ne è vietata la vendita e la cessione a terzi" [11]; così come le banche dati statistiche per settore definite "patrimonio della collettività", per le quali è autorizzata la riproduzione a fini non commerciali [12].

Il portale geografico della Regione Sardegna [13] si differenzia, rispetto ai casi precedenti, per la maggior apertura dell'amministrazione nei confronti del riuso dei dati rilasciati; questo aspetto si concretizza nella parziale concessione all'utilizzo commerciale dei dati prevista dalla licenza d'uso [14].

Su scala locale, l'amministrazione provinciale di Lodi [15] rilascia i dati geografici con licenza Creative Commons BY-NC-SA [7]. Il geoportale contiene la cartografia di base, quella tematica e una sezione specifica dedicata agli strati informativi ambientali; per citarne alcuni: flora e vegetazione, Rete Natura 2000, aree protette, reti di comunicazione ed idrografia. Anche il Comune di Pavia [16] ha pubblicato i dataset geografici contenuti all'interno del proprio portale cartografico comunale, adottando una licenza Creative Commons BY-NC-SA [7]; l'amministrazione ha tuttavia aggiornato recentemente la licenza adottandone un'altra più permissiva, la Creative Commons Legal Code - Attribuzione 3.0 Italia (CC BY 3.0) [17].

Proseguendo nell'analisi delle amministrazioni locali che in Italia stanno percorrendo la strada verso gli Open Data, va citato il Comune di Udine. Alla pagina web del sito dedicata agli Open Data [18], oltre ai dati relativi ai bilanci dell'ente, è disponibile il Catalogo dei dati Ambiente e Energia, che mette a disposizione, con licenza Italian Open Data License (IODL) versione 1.0 [19], alcuni dati ambientali raccolti ed elaborati dal Comune stesso. Si tratta di dati aggregati, riferiti agli anni 2008, 2009 e 2010, suddivisi in base ai settori ambientali: acqua, aria, elettromagnetismo, mobilità, randagismo, derattizzazione, lotta alla zanzara tigre, rifiuti e verde pubblico urbano.

Anche la città di Torino, in occasione dell'evento pubblico Biennale Democrazia 2011 [20], ha autorizzato la libera e gratuita consultazione, estrazione, riproduzione e modifica dei dati da parte di chiunque sia interessato per qualunque fine, secondo i termini della licenza Creative Commons - CC0 1.0 Universal [7]. Nell'ambito dell'evento è stato promosso Torino Open Data, un concorso per la realizzazione di un progetto pilota che prevedeva per gli sviluppatori l'accesso libero e la possibilità di riuso di alcuni dataset del comune di Torino. Tra i dati liberati quelli relativi alla qualità dell'aria, ai dati sulla raccolta differenziata dei rifiuti, ai parchi e alle aree verdi, agli impianti fotovoltaici e alla mobilità urbana. Quest'ultimo tema ha riscosso particolare successo: tre su quattro premi sono stati assegnati a progetti sul tema della mobilità.

Seguitando a scorrere la lista delle amministrazioni locali virtuose, ricordiamo il recente ingresso del Comune di Firenze [21] che ha pubblicato un primo set di dati, suddivisi in base a nove aree tematiche, con licenza Creative Commons CC-BY 3.0 [7]. Alla voce Ambiente troviamo al momento solamente due dataset: il primo, piuttosto specifico, contiene la localizzazione puntuale delle colonie feline presenti sul territorio comunale, mentre il secondo contiene più strati informativi correlati tra loro riguardanti la localizzazione territoriale delle aree verdi, sportive, destinate ai giochi e ai cani, tutte gestite dall'amministrazione comunale.

Quando si parla di Open Data ci si riferisce principalmente ai dati prodotti dalle amministrazioni pubbliche che, per tradizione culturale, vincoli normativi, gestione del potere o altre motivazioni, hanno sempre limitato l'accesso ai propri archivi, evitando di pubblicarli oppure rendendoli disponibili ad utenti esterni all'ente secondo propri criteri e procedure. Ma come è stato inizialmente affermato, poiché alla base della filosofia Open Data c'è la volontà dell'ente di guadagnare la fiducia dei cittadini attraverso la trasparenza del proprio operato, non sorprende se anche grandi aziende come l'ENEL abbiano intrapreso questo percorso di apertura per diminuire la distanza con i propri clienti, attuali e potenziali. Con l'avvio del progetto sperimentale "data.enel.com" [22], l'azienda ha pubblicato alcuni dataset relativi all'ambito economico-finanziario e a quello della sostenibilità con licenza Creative Commons – Attribuzione (CC-BY) versione 3.0. [7] e disponibili in formati aperti. I dataset di interesse ambientale riguardanti i consumi di combustibile, la spesa ambientale, le emissioni di sostanze inquinanti nell'aria e nell'acqua e la gestione dei rifiuti, pur essendo disponibili online e scaricabili in formati aperti, non sono attualmente riutilizzabili perchè soggetti a "tutti i diritti riservati" [23].

Un'altra iniziativa sugli Open Data realizzata in un contesto diverso da quello istituzionale è il progetto BuioMetria Partecipativa [24] che distribuisce i dati raccolti dal monitoraggio partecipato con la licenza Open Database License versione 1.0 (ODbL) [25]. In questo caso si tratta di dati sull'inquinamento luminoso, rilevati da personale volontario accomunato dalla passione per l'osservazione del cielo ma con una formazione molto variabile sul tema. Il progetto è nato nel 2008 con il duplice scopo di sensibilizzare il pubblico sulla questione dell'inquinamento luminoso, che ha un impatto negativo sull'ambiente e sulla salute, e di creare una banca dati accessibile e disponibile per chiunque ne abbia interesse.

Dagli esempi citati fin qui si evince che in Italia gli Open data ambientali sono ancora in una fase embrionale. Nonostante siano presenti i riferimenti normativi per incentivare l'accesso, la diffusione e il riuso dell'informazione ambientale prodotta dalle pubbliche amministrazioni [26], non vi sono al momento esempi di enti istituzionali deputati alla definizione e valutazione dello stato dell'ambiente che possano rappresentare un modello a cui fare riferimento.

I dati sullo stato dell'ambiente derivanti dalle attività di monitoraggio svolte dagli enti istituzionali, il Sistema delle Agenzie Ambientali - ARPA e APPA - in primis, dovrebbero essere pubblicati secondo il modello degli Open Data in quanto si può dire che essi "nascono liberi". La natura stessa del dato ambientale, riferito ad esempio alla qualità dell'aria, delle acque dei fiumi, dei laghi o del mare, mostra che si tratta di informazioni non riconducibili a persone, e quindi non soggetti alla normativa sulla privacy [27] derivanti da attività finanziate con i fondi pubblici e di indiscusso interesse per i cittadini.

Inoltre i dati ambientali si prestano a numerose elaborazioni incrociate con dati di diversa natura (si pensi ad esempio ai dati sanitari), e quindi un modello di tipo aperto permetterebbe non solo l'accesso e la consultazione dei dati da parte dei cittadini, ma anche il loro libero riuso per produrre applicazioni utili alla collettività.

Alcune Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell'Ambiente (ARPA e APPA), pubblicano in rete i dati risultanti dal monitoraggio ambientale, fornendo anche degli strumenti per la ricerca, la selezione e il download delle informazioni. Altre Agenzie, invece, espongono sul proprio sito i risultati delle elaborazioni effettuate sui dataset, utilizzando gli indicatori e gli indici ambientali. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il riutilizzo dei dati non è consentito o perché la licenza scelta non lo permette o perché, non essendo esplicitata la licenza d'uso dei dati, vale l'indicazione implicita "tutti i diritti riservati".

Un forte segnale positivo per lo sviluppo di questo modello culturale arriva invece dall'Europa. L'Agenzia Europea per l'Ambiente (AEA), organismo referente per gli Stati membri nelle materie ambientali, ha iniziato da qualche anno un percorso di avvicinamento al cittadino attraverso la predisposizione di servizi informativi basati sulla partecipazione e sulla condivisione delle informazioni [28]. In questo contesto, orientato alla trasparenza e al riutilizzo dell'informazione del settore pubblico (Direttiva europea 2003/98/CE), l'Agenzia europea mette a disposizione numerosi dati ambientali, ricevuti dalle Agenzie nazionali dei diversi Stati membri (in Italia è l'ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), con licenza Creative Commons Attribution 2.5 Denmark (CC BY 2.5). Nella pagina delle note legali del sito dell'Agenzia si legge che "eccetto dove diversamente indicato, il riutilizzo del contenuto riportato nel sito Internet dell'AEA per ragioni commerciali e non commerciali è consentito a titolo gratuito, purché sia citata la fonte" [29].

L'Agenzia Europea, oltre a pubblicare i dati che riceve dalle agenzie nazionali e che derivano da misurazioni strumentali sullo stato dell'ambiente, apre i propri portali web ai commenti dei cittadini che possono esprimere valutazioni personali sull'ambiente intorno a loro. Si veda, ad esempio, il sito EyeOnEarth nel quale vengono pubblicati dati sulle concentrazioni di inquinanti in aria e acqua [30], nel quale sono poste a confronto la valutazione oggettiva – strumentale – della qualità di aria e acqua con la valutazione soggettiva delle persone.

Vi è, infatti, un tipo di dati ambientali che non proviene da strumenti di misurazione delle caratteristiche fisiche e oggettive dell'ambiente. Si tratta delle percezioni e delle opinioni dei cittadini su alcuni aspetti dell'ambiente che li circonda. E' un punto di vista espresso in forma qualitativa, verbale, interpretato da persone e non misurato da strumenti. Dati di questa natura provengono dalla tradizione degli studi sociali legati alla qualità della vita, con attenzione particolare alla vita urbana; in gergo inglese è chiamata QOUL: Quality Of Urban Life. Tali studi, iniziati negli anni '60, hanno visto affiancarsi due approcci: uno che approfondisce le misure oggettive su aspetti quantitativi dell'ambiente (ad esempio, la concentrazione di inquinanti nell'aria), l'altro rivolto alle valutazioni soggettive, ai comportamenti e alle opinioni espresse dalle persone. Di recente i due approcci tendono a integrarsi in una visione più completa dei fenomeni ambientali [31].

Dal 1993 l'Istituto Nazionale di Statistica svolge un'indagine campionaria, detta Multiscopo, intervistando ogni anno circa 20.000 famiglie italiane su vari aspetti della vita quotidiana. Tra i numerosi temi del corposo questionario, ve ne sono alcuni relativi alla soddisfazione dei cittadini per determinati aspetti della zona in cui vivono [32]. Una domanda cardine è "La zona in cui abita la famiglia presenta", seguita da una serie di problemi ricorrenti nelle aree urbane: sporcizia nelle strade, difficoltà di parcheggio, difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici, traffico, inquinamento dell'aria, rumore, rischio di criminalità, odori sgradevoli, scarsa illuminazione delle strade, cattive condizioni della pavimentazione stradale. Per ciascun problema, i rispondenti possono esprimere una valutazione verbale su quattro livelli: molto, abbastanza, poco, per niente. Vi sono, poi, alcuni quesiti su comportamenti collegati ai temi ambientali: abitudine a bere l'acqua di rubinetto o motivi per cui non la si beve, abitudine alla raccolta differenziata dei rifiuti e comodità del servizio di smaltimento [33].

La zona cui si riferiscono le risposte è definibile come un intorno dell'abitazione di residenza, ritenuto rilevante dai rispondenti secondo criteri soggettivi; la scala di misura delle variabili è qualitativa ordinabile. I dati vengono rilevati con cadenza annuale e le stime sono significative a livello regionale. Nel febbraio 2010, ad esempio, sono state intervistate in tutta Italia 19.720 famiglie, pari a quasi 49.000 individui [34].

Da quest'indagine si può venire a sapere, ad esempio, che il problema dell'inquinamento dell'aria è percepito meno nelle isole (il 28% delle famiglie lo dichiara molto o abbastanza presente) e maggiormente nel nord ovest (45,3%). Il ché va d'accordo con il quadro che si ottiene dalle mappe di qualità dell'aria dell'Agenzia Europea per l'Ambiente [35] e dal sito "La mia Aria" [36], che pubblica quotidianamente un indice sintetico della qualità dell'aria elaborato a partire dai dati delle centraline di monitoraggio delle Agenzie Regionali per l'Ambiente [37].

I microdati, cioè le risposte delle singole famiglie, sono sempre stati resi disponibili dall'Istat, ma a pagamento. A breve saranno rilasciati gratuitamente sul portale I.Stat, nel quale sono già disponibili molti altri dati statistici di varia natura prodotti dall'Istituto [38]. I record individuali con le risposte delle famiglie campione, quindi, saranno disponibili per elaborazioni libere, diverse da quelle preconfezionate dall'Istat.

L'accesso ai microdati originari, anziché a sole elaborazioni sintetiche, è di grande valore per chi fa ricerca. Il Rettore dell'Università di Bologna ha affermato nel giugno scorso, al convegno della Società Italiana di Statistica, che "impedire l'accesso ai microdati significa impedire processi di ricerca di elevata qualità". E' indiscutibile, quindi, l'importanza di aprire tali dati al riuso da parte di ricercatori di varie discipline, in modo che essi possano sfruttare a pieno il potenziale informativo del dato originario, attraverso analisi innovative e personalizzate. Infatti, la ricchezza del questionario che contiene i quesiti descritti sopra consente di mettere in relazione le percezioni e i comportamenti legati all'ambiente con altre caratteristiche delle famiglie, quali la zona di residenza, la tipologia, la situazione socio-economica e così via.

Liberare dati così potenti, però, pone alcune sfide di metodo legate alla natura dei dati stessi e alla complessità della loro elaborazione. Innanzitutto, poiché le informazioni provengono da cittadini con i quali l'Istat ha suggellato un patto di riservatezza, è fondamentale garantire l'anonimato dei rispondenti. Ciò non è sempre un impresa facile; tuttavia esistono numerose strategie per farvi fronte.

Le soluzioni al problema della riservatezza che vanno finora per la maggiore sono piuttosto drastiche: impedire l'accesso ai dati, limitarlo ad una stretta cerchia di ricercatori eletti sulla base di progetti di ricerca, cancellare qualsiasi informazione che consenta di identificare la persona che ha fornito le risposte. In questo modo si limita molto la possibilità di elaborazioni interessanti. Ad esempio, allo stato attuale, l'unico riferimento geografico dei dati è la regione, poiché in questo modo diventa impossibile identificare i rispondenti, e perché la regione costituisce il dominio minimo di significatività delle stime (cioè il tipo di campione non consente stime al di sotto di quest'area, ad esempio provinciali o comunali). L'indirizzo dei rispondenti, però, costituirebbe un'informazione fondamentale per poter agganciare le risposte al contesto territoriale da cui provengono e sarebbe una chiave di accesso ad altre informazioni sulla stessa zona. La posizione geografica dettagliata, infatti, consente di agganciare tra di loro informazioni provenienti da fonti diverse, disparate, senza alcuna parte comune se non il riferirsi alla stessa porzione di territorio. Sarebbe possibile, ad esempio, mettere in relazione i comportamenti dei cittadini riguardo alla raccolta differenziata con le politiche locali di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

In Italia, al momento, l'interpretazione delle norme sulla riservatezza è tale da restringere l'accesso a qualsiasi informazione che possa in qualche modo identificare il rispondente, mentre in altri contesti - pochi, per la verità - il problema viene affrontato in modo diverso. L'European Union Joint Situation Centre, ad esempio, adotta una prospettiva interessante per diffondere i dati spaziali: nel decidere se rilasciarli o meno in seguito a una richiesta, vengono valutati i rischi derivanti dalla particolare 'transazione' effettuata sui dati, anziché il rischio connaturato al dato in quanto tale. Per transazione si intende la particolare elaborazione dei dati, tenendo conto delle capacità professionali di chi la effettuerà, dei processi utilizzati e del tipo di risultati che verranno pubblicati. Di conseguenza, transazioni non rischiose effettuate su dati a rischio vengono consentite [39].

L'elaborazione di microdati, tuttavia, richiede esperienza, capacità e piena comprensione del significato degli infiniti numerini che compongono un file quale quello sopra descritto: 50.000 record individuali, raggruppati in 20.000 insiemi familiari, ciascuno con più di centinaia, a volte migliaia, di variabili; ogni variabile, poi, ha i suoi codici specifici. Si tratta, inoltre, di un'indagine campionaria, in cui le risposte degli intervistati debbono essere opportunamente 'pesate' per rappresentare l'intero universo delle famiglie italiane. Per non parlare delle naturali imperfezioni presenti in file di questo tipo: rifiuto a compilare il questionario, mancate risposte a qualche quesito, incompatibilità tra risposte a domande collegate. Sono cose che accadono nella realtà delle indagini statistiche, si tratta dell'insieme degli errori non campionari di cui è importante conoscere la natura e valutare la portata prima di trarre delle conclusioni dai dati elaborati.

I metadati, allora, assumono un ruolo da protagonisti. Non basta, quindi, liberare i dati, ma è necessario renderli fruibili liberando anche tutte le informazioni accessorie alla loro piena comprensione.

C'è gran fermento internazionale per la definizione di standard per i metadati. Per i dati statistici, il riferimento principale è l'iniziativa "Statistical Data and Metadata Exchange" [40] promossa, tra gli altri, da Eurostat (l'Istituzione Statistica dell'Unione Europea) e Nazioni Unite. Tuttavia, se per i dati aggregati gli standard sui metadati hanno raggiunto un buon grado di maturità e condivisione, per i dati micro vi è ancora della strada da fare. Ciò perché, per poter elaborare i dati individuali, non è sufficiente conoscere le caratteristiche intrinseche al dato stesso (tipo di variabile, valori possibili, anno e zona geografica di riferimento, ecc.), ma sono fondamentali altre informazioni relative al processo con cui quei dati sono stati prodotti. Nel caso di indagini campionarie, ad esempio, per il calcolo delle stime è necessaria la conoscenza della strategia campionaria utilizzata, dei pesi di riporto all'universo, del livello minimo di significatività territoriale, ecc.

Alle stime campionarie, poi, è sempre associato un livello di incertezza e di errore, poiché si usano le risposte di pochi per stimare anche quelle di coloro che non sono stati intervistati. Servono allora informazioni per il calcolo dell'errore di stima. Inoltre, come accennato in precedenza, nell'effettuare indagini sociali si corrono numerosi rischi di commettere errori non campionari; questi devono essere documentati e valutati per poter comprendere l'affidabilità complessiva del data set e delle elaborazioni che se ne possono trarre. Si potrebbe continuare con altri dettagli, ma il messaggio generale è: i microdati aperti necessitano di un corredo di numerose informazioni accessorie, che documentino l'intero processo con cui sono stati prodotti e definiscano le procedure per la loro elaborazione; soltanto in questo modo li si rende pronti a un riutilizzo consapevole.

Vi sono certamente numerosi problemi da affrontare in questo campo, ma la soluzione non risiede nell'impedire l'accesso ai dati, quanto piuttosto nel predisporre degli strumenti adatti a far fronte alle difficoltà, con lo spirito di chi si occupa di sicurezza negli ambienti di lavoro: non si smette di svolgere un'attività pericolosa, ci si attrezza per farla in sicurezza.

Silvia Rebeschini, Agenzia Regionale per la Prevenzione e protezione Ambientale del Veneto - Università IUAV di Venezia, e-mail: srebeschini@gmail.com
Rina Camporese, Istituto Nazionale di Statistica - Università IUAV di Venezia, e-mail: rina.camporese@gmail.com


Note

[1] Open Definition in Open Data Manual, a cura della Open Knowledge Foundation, <http://opendatamanual.org/it/what-is-open-data/what-is-open-data.html#open-definition>; e <http://opendefinition.org/okd/>.

[2] Sito realizzato dalla Open Knowledge Foundation che consente di monitorare la spesa pubblica della Gran Bretagna, http://wheredoesmymoneygo.org/.

[3] Sito ufficiale del Open Government Data Camp 2011, < http://ogdcamp.org/>.

[4] Sito ufficiale del Governo Italiano, <http://dati.gov.it/>.

[5] Sito del contest Apps4Italy, < http://appsforitaly.org/>.

[6] Portale degli Open Data della Regione Emilia-Romagna, <http://dati.emilia-romagna.it/>.

[7] Sito Creative Commons Italia, <http://www.creativecommons.it/Licenze>.

[8] Portale Open Data della Regione Piemonte, <http://www.dati.piemonte.it/>.

[9] Pagina per il download dei dati del portale della Regione Lombardia, <http://www.cartografia.regione.lombardia.it/rlregisdownload/help/index.html>.

[10] Pagina per il download dei dati del portale SIT della Regione Puglia, <http://webgis.sit.puglia.it/sit-help/SIT-Puglia/Guida/Sit-Cittadino/Download/Dati-Disponibili-Download.html>.

[11] Pagina delle condizioni d'uso dei dati dal sito del GeoPortale della regione Veneto, <http://www.regione.veneto.it/Ambiente+e+Territorio/Territorio/Sistema+Informativo+Territoriale+e+Cartografia/Infrastruttura+Dati+Territoriali/Distribuzione+dei+prodotti/GeoPortale+Regionale/Note+per+uso+corretto+dei+dati+del+GeoPortale.htm>.

[12] Banche dati dal sito della Regione Veneto, <http://statistica.regione.veneto.it/dati_settoriali.jsp>.

[13] Sito del geoportale della Regione Sardegna, <http://www.sardegnaterritorio.it/geografia/scaricacartografia.html>.

[14] Condizioni d'uso e distribuzione dei dati cartografici della Regione Sardegna, <http://www.sardegnaterritorio.it/documenti/6_348_20110302100852.pdf>.

[15] Sito del geoportale della Provincia di Lodi <http://cartografia.provincia.lodi.it/index.php/notizie/184-licenzacreativecommons.html>.

[16] Comune di Pavia, <http://www.comune.pv.it/site/home/dai-settori-e-servizi/servizio-informatico-comunale/s.i.t.-sistema-informativo-territoriale/articolo10109.html>.

[17] Articolo che riporta l'aggiornamento della licenza del Comune di Pavia, <http://www.rivistageomedia.it/201110113608/Notizie/licenza-aggiornata-per-i-dati-geografici-liberi-del-comune-di-pavia.html>.

[18] Dal sito del Comune di Udine la pagina del catalogo ambiente e energia, <http://www.comune.udine.it/opencms/opencms/release/ComuneUdine/progetti/open_data/ambiente/?style=1>.

[19] Italian Open Data License v1.0, <http://www.formez.it/iodl/>.

[20] <http://biennaledemocrazia.it/dataset/>.

[21] Pagina degli Open Data nel sito del Comune di Firenze, <http://www.comune.fi.it/opencms/export/sites/retecivica/amm/atti_e_documenti/open_data/index.html>.

[22] Enel Open Data <http://data.enel.com/>.

[23] Dati ambientali pubblicati da ENEL, <http://data.enel.com/it/dati-sostenibilita/sfide-dellambiente>.

[24] Sito di Buiometria Partecipativa, <http://www.pibinko.org/bmp2/>.

[25] Open Data Commons, licenza Open Database License (ODbL), <http://opendatacommons.org/licenses/odbl/1.0/>.

[26] Si fa riferimento al Decreto Legislativo 36/2006 che ha recepito Direttiva europea 2003/98/CE sul riutilizzo dell'informazione del settore pubblico; al Decreto Legislativo 82/2005 (Codice dell'Amministrazione Digitale) che ha sancito il principio di disponibilità dei dati pubblici, affermando la possibilità "di accedere ai dati senza restrizioni non riconducibili a esplicite norme di legge" sia per i soggetti pubblici che privati; al Decreto legislativo 195/2005, che ha recepito la Direttiva europea 2003/4/CE, che promuove l'accesso e diffusione dell'informazione ambientale anche attraverso mezzi di telecomunicazione e strumenti informatici, in forme e formati facilmente consultabili.

[27] Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 "Codice in materia di protezione dei dati personali"

[28] sezione Data and Maps del sito dell'Agenzia Europea per l'Ambiente, <http://www.eea.europa.eu/data-and-maps>.

[29] Note legali del sito dell'Agenzia Europea per l'Ambiente, <http://www.eea.europa.eu/legal/copyright>.

[30] EyeOnEarth, <http://www.eyeonearth.eu/>.

[31] Investigating Quality of Urban Life. Theory, Methods, and Empirical Research, edited by Robert W. Marans and Robert J. Stimson, "Social Indicator Research Series", 45, 2011.

[32] Dal sito Istat - Indagine Multiscopo Aspetti della Vita Quotidiana, <http://www3.istat.it/strumenti/rispondenti/indagini/famiglia_societa/vitaquotidiana/>.

[33] Dal sito Istat - Questionario Indagine Multiscopo Aspetti della Vita Quotidiana 2010, <http://www3.istat.it/strumenti/rispondenti/indagini/famiglia_societa/vitaquotidiana/Mod_ISTAT_IMF7A_10.pdf>.

[34] Dal sito Istat - Risultati Indagine Multiscopo Aspetti della Vita Quotidiana 2010, <http://www3.istat.it/dati/dataset/20110810_00/>.

[35] Dal sito dell'Agenzia Europea per l'Ambiente - Air quality maps of Europe, <http://www.eea.europa.eu/themes/air/airbase/interpolated>.

[36] Dal sito La Mia Aria, <http://www.lamiaaria.it/>.

[37] Dal sito La Mia Aria - L'indice di qualità dell'aria, <http://www.lamiaaria.it/rubriche/lamiaaria/l'indice-di-qualità-dell'aria.aspx>.

[38] Datawarehouse delle statistiche prodotte dall'Istat, <http://dati.istat.it>.

[39] C. Claeys, Ensuring security whilst keeping access. Principles of security for the European space tools. International Conference on Data Flow from Space to Earth, Venice, 21-23 March 2011.

[40] Dal sito Statistical Data and Metadata Exchange, <http://sdmx.org>.




«Bibliotime», anno XIV, numero 3 (novembre 2011)

Precedente Home Successiva


URL: http://static.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xiv-3/rebeschini.htm