«Bibliotime», anno XVIII, numero 1 (marzo 2015)


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E pluribus unum



La recente riforma del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha suscitato un ampio dibattito che ha coinvolto attivamente i bibliotecari (i quali hanno espresso le loro opinioni specie attraverso la lista di discussione Aib-Cur) ed ha anche determinato una chiara presa di posizione da parte dell'Associazione Italiana Biblioteche.

In effetti la nuova normativa, emanata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 agosto 2014 n. 171, ha ricadute assai rilevanti sulle biblioteche, se è vero che esse vedranno ulteriormente ridimensionato il proprio ruolo, già piuttosto marginale nel contesto dei beni e delle attività culturali.

Su questo argomento il presente numero di Bibliotime ospita due interventi di rilievo: il primo di un bibliotecario e il secondo di un giurista e consulente del Senato, oltre che saggista sui temi della cultura nella Costituzione. Nel loro insieme, i due articoli costituiscono un'approfondita riflessione sulla riforma del MiBACT e sui risultati che ne possono derivare per le biblioteche del nostro paese.

Il primo contributo, a firma di Giannandrea Eroli, esamina proprio le conseguenze della riforma sulle biblioteche e sui sistemi integrati degli istituti culturali, ma anche sul più ampio sistema di governance della cultura, ed offre un'interessante analisi della "coerenza normativa" fra il provvedimento in questione e la Costituzione italiana.

Il secondo, di cui è autore Andrea Colelli, riprende il discorso della coerenza giuridica tra il dettato costituzionale in campo culturale e le riforme che si sono susseguite, ponendo particolare attenzione agli intendimenti dei Padri Costituenti in materia di legislazione sulla cultura, ed affronta poi i temi della tutela e della valorizzazione, in un confronto fra le finalità proprie dell'Assemblea Costituente e quelle che caratterizzano le normative attuali.

Ma, a dimostrazione del fatto che il dibattito odierno investe una pluralità di tematiche, il numero corrente di Bibliotime propone altri contributi di particolare interesse. E ciò a partire dalla riflessione di Chiara Faggiolani e Anna Galluzzi sull'identità percepita delle biblioteche o, se si vuole, sulla biblioteconomia sociale, termine con il quale si indica quella metodologia di ricerca qualitativa applicata all'analisi dell'utenza, e che tiene conto delle dinamiche legate agli aspetti soggettivi, alle motivazioni, ai bisogni e alle percezioni degli utenti stessi. Altrettanto significativa è l'indagine di Tommaso Paiano sulle capacità di accesso ed uso dell'informazione fra le comunità che, nel nostro paese, hanno dato vita ad attività di coworking, ossia quello "stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, mantenendo un'attività indipendente" [1].

Di notevole rilievo appare poi l'articolo di Paolo Perna sulla situazione delle biblioteche a L'Aquila a distanza di sei anni dal terremoto del 6 aprile 2009, ed in cui l'autore - attraverso interviste a figure professionali qualificate e responsabili - mette in luce la volontà di far ripartire i servizi bibliotecari in un costesto urbano vasto e articolato. Ma va segnalato anche il profilo bio-bibliografico che, a settant'anni dalla scomparsa, Antonella De Robbio dedica a Enrico Catellani, illustre giurista padovano perseguitato a causa delle leggi razziali, e autore di oltre 300 opere divenute oggi di pubblico dominio.

Compare infine in questo numero il primo di tre articoli, a firma di chi scrive, sulla storia delle classificazioni bibliografiche, che costituisce uno degli interventi presentati all'incontro dell'ISKO Italia 2015 (<http://www.iskoi.org/doc/bologna15.htm>), e che anticipa la pubblicazione di altre relazioni sul prossimo numero di Bibliotime.

Michele Santoro


Note

[1] Dall'omonima voce di Wikipedia, <http://it.wikipedia.org/wiki/Coworking>.



«Bibliotime», anno XVIII, numero 1 (marzo 2015)


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