«Bibliotime», anno XVIII, numero 3 (novembre 2015)

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Ilaria Bortolotti e Alice Terenziani

In punta di dita: applicazioni mobili e mondo delle biblioteche *



Abstract

In the last few years libraries are facing the big success of mobile devices and the changing habits of society towards information research and reading. Many academic and public libraries worldwide already developed apps to adapt their services to the new needs of their communities. Italian libraries as well are trying to keep up with mobile technology, although statistics show that the penetration of mobile devices and apps in the country remains low. Libraries in Italy still need to gain consciousness of the potential of using apps to restyle the relationship with their public but also of the necessity to guide users in choosing the best apps according to their needs.

1. Biblioteche e App: lo scenario attuale

A luglio 2015 le applicazioni per i dispositivi Android scaricabili da Google Play hanno superato la quota di 1,6 milioni con 50 miliardi di download, mentre sull'App Store se ne contano circa 1,5 milioni con 100 miliardi di download da parte degli utilizzatori di prodotti con sistema operativo iOS [1].

Tra le categorie in cui le app sono suddivise nei due maggiori negozi virtuali, quelle dedicate ai lettori non sono tra le più popolari ma rappresentano una fetta significativa dell'offerta: il 3,49 % delle applicazioni attive su App Store appartengono alla categoria «Libri», che si colloca all'ottavo posto su 25 categorie, e il 2,27 % alla categoria "Reference" (tradotta in italiano come "Riferimento") al diciassettesimo posto [2].

Questa seconda categoria raccoglie strumenti che assistono l'utente nell'information retrieval, ossia atlanti, dizionari, enciclopedie etc., e che svolgono un servizio analogo a quello della sala di consultazione in una biblioteca. Su Google Play, invece, esiste un'unica categoria "Libri e consultazione" ("Books and reference") che conta circa 87 mila app (5,8 % del totale) [3].

Considerato il ritmo con cui aumentano le app a disposizione dei possessori di smartphone e tablet (oltre 1000 al giorno), e come l'uso dei dispositivi mobili ha mutato le modalità con cui il pubblico si procura informazioni e contenuti culturali, le biblioteche italiane devono necessariamente confrontarsi con questo scenario di profonda trasformazione.

Mentre i musei hanno sfruttato in modo massiccio la tecnologia mobile per valorizzare il proprio patrimonio attraverso l'interattività e per attrarre visitatori, le biblioteche e gli archivi stanno impiegando più tempo per aprirsi a queste innovazioni [4].

Se paragoniamo il grado di penetrazione delle innovazioni legate ai dispositivi mobili nelle biblioteche italiane con quello che si può osservare in altri Paesi, in primis gli Stati Uniti, è evidente che in Italia la diffusione di questi strumenti è ancora scarsa.

I dati statistici e la bibliografia sull'argomento, quasi esclusivamente in lingua inglese, fotografano due realtà molto diverse. Per quanto riguarda la diffusione dei dispositivi mobili, negli USA il 64 % degli adulti possiede uno smartphone, il 32 % un e-reader, il 42 % un tablet, mentre secondo il 12° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione del 2014 il 52,8 % degli italiani ha uno smartphone, il 26,6 % un tablet e solo il 6,6 % possiede un lettore di ebook [5].

Inoltre, in base agli ultimi dati forniti da Flurry, compagnia del gruppo Yahoo! che si occupa di analizzare il mercato mobile, l'Italia compare tra i Paesi europei con il più basso tasso di penetrazione di smart device (66 % contro il 150 % della Svezia) [6] .

Il rapporto NMC Horizon 2015, dedicato alle academic libraries statunitensi, mette in luce una presenza sempre più massiccia delle tecnologie mobili in ambito bibliotecario, condizione molto diversa da quella che si può osservare in Italia.

Negli USA, infatti, molte biblioteche stanno adottando una politica denominata "Bring your own device" (BYOD), già diffusa in molte aziende, che invita gli utenti a portare i propri dispositivi in biblioteca. Non solo: numerose biblioteche statunitensi hanno predisposto un servizio di prestito di tablet.

Promuovere l'uso di dispositivi e di applicazioni mobili in biblioteca non solo è utile per il pubblico che può familiarizzare con questi strumenti, ma spinge anche i bibliotecari a informarsi sull'utilizzo delle nuove tecnologie e ad aggiornarsi sulle applicazioni che possono essere più adatte per i lettori [7]. Secondo una ricerca condotta dal Pew Research Center di Washington, un'alta percentuale degli utenti con più di 16 anni (78%) ritiene che le biblioteche dovrebbero organizzare corsi per insegnare al pubblico di tutte le età a usare computer, smartphone e app [8].

Ritornando alla situazione italiana, un maggiore utilizzo delle potenzialità delle app da parte delle biblioteche, non solo accademiche, risponderebbe in modo efficace alle trasformazioni che negli ultimi anni hanno investito il settore delle comunicazioni e della carta stampata: l'ultimo Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione mette in luce, infatti, il persistere della crisi dei quotidiani (-1,6 %) e dei libri cartacei (-0,7 %), a fronte di una crescita sensibile di chi legge i quotidiani online (+2,6 %) e gli e-book (+3,7 %), anche se bisogna ricordare che i libri elettronici hanno conquistato solo l'8,9 % degli italiani. Accanto a questi dati il Rapporto sullo stato dell'editoria in Italia 2015 presentato dall'AIE (Associazione Italiana Editori) registra un'attenuazione dei trend negativi nel 2014 e nel primo semestre 2015 anche se permangono molti " segni meno" [9].

Le statistiche italiane e quelle oltreoceano indicano la possibilità per le biblioteche di ridefinire positivamente il proprio ruolo e i propri obiettivi nell'era digitale, e riconquistare un ruolo chiave nella diffusione del sapere e dell'information literacy in un'ottica più completa e multimediale.

Le applicazioni per dispositivi mobili offrono, infatti, la possibilità di arricchire l'esperienza informativa ed educativa dei lettori a costi molto contenuti o, in molti casi, gratuitamente. Tuttavia l'utente può trovarsi disorientato davanti all'alto numero di app a disposizione. Il bibliotecario può perciò porsi come intermediario tra il lettore e l'universo delle app, guidandolo nella scelta degli strumenti più adatti alle sue esigenze informative.

Sebbene in Italia la diffusione di dispositivi mobili e di app in ambito bibliotecario sia ancora lontana dai livelli raggiunti negli USA o in altri Paesi europei, un discreto numero di biblioteche e poli bibliotecari stanno cercando di instaurare un rapporto interattivo col proprio bacino di lettori attraverso app appositamente sviluppate per dispositivi mobili, ossia app "native", che facilitino la fruizione a distanza di numerosi servizi.

In primo luogo i lettori, ovunque si trovino, possono cercare dal proprio dispositivo mobile libri e periodici nel catalogo della biblioteca o del polo in modo rapido, senza dover ricorrere ogni volta al sito in versione desktop. In seconda istanza essi possono accedere rapidamente alle informazioni sulla biblioteca (contatti, orari di apertura, localizzazione), talvolta con la possibilità di chattare con il bibliotecario. Infine, in casi più rari, le app permettono agli utenti di scoprire le collezioni antiche e moderne e di esplorarle con modalità nuove, interattive e multimediali.

Difficilmente le biblioteche concentrano tutti questi servizi in un'unica applicazione: in genere le app per la ricerca catalografica, le più diffuse, si limitano a garantire la consultazione del catalogo insieme con una serie di servizi aggiuntivi come prenotazioni, vetrina delle novità, notizie sugli eventi culturali, già presenti nel sito della biblioteca ma alleggeriti e resi più facilmente reperibili per chi preferisce collegarsi tramite dispositivo mobile.

Molto spesso le app delle biblioteche, accanto alla possibilità di cercare nel catalogo, forniscono anche informazioni su contatti e orari, ossia un primo livello di servizio di reference. In caso di bisogni informativi più specifici è ancora indispensabile relazionarsi con il bibliotecario per una consulenza personalizzata. A questa esigenza risponde un esiguo numero di app, che dà la possibilità di contattare a distanza il reference librarian tramite chat. Anche i progetti nati per rendere più accattivanti le collezioni non sono molti ma aprono prospettive interessanti che ridisegnano il rapporto tra lettori e patrimonio librario e documentario.

2. Modelli di app bibliotecarie

Non è facile oggi, dato lo smisurato numero di app in circolazione, riuscire a individuare quelle più adatte ai nostri scopi: lo sviluppo di un'applicazione per dispositivi mobili è diventato un punto importante nel profilo qualitativo delle biblioteche e per questo motivo è sempre più diffuso.

Un'app per smartphone o per tablet deve caratterizzarsi per una maggiore leggerezza, velocità ed efficienza, rispetto ai servizi simili disponibili in versione desktop, senza tuttavia rinunciare alla qualità del servizio; anzi, per molti versi, ancor più dei siti e dei software tradizionali, le app bibliotecarie possono ambire a svolgere parte del lavoro tuttora affidato al bibliotecario in carne e ossa.

Come già detto, si possono individuare tre macro-gruppi, suddivisibili in base alla tipologia di servizi che le app si propongono di offrire al lettore: vi sono le applicazioni catalografiche, quelle di reference e infine le applicazioni che permettono una fruizione digitale delle collezioni [10].

2.1 App catalografiche

Il bisogno, già ricordato, di potenziare servizi digitali a supporto delle ricerche dei lettori ha reso le app catalografiche via via sempre più indispensabili per il rapporto con il pubblico. Al fine di ottenere questo servizio molte biblioteche italiane si sono rivolte a imprese operanti nel settore dello sviluppo di servizi e software per la pubblica amministrazione.

La collaborazione tra enti pubblici e aziende private ha reso possibile la modernizzazione degli Opac (ora più interattivi come ad esempio la piattaforma SebinaOpenLibrary), la creazione di ReteINDACO, una grande libreria virtuale attraverso la quale i sistemi bibliotecari aderenti possono mettere a disposizione dei cittadini servizi e contenuti digitali, e lo sviluppo di app native per le biblioteche interessate [11].

Le prime biblioteche a dotarsi di un'app di questo tipo sono state quelle della rete della Romagna e di San Marino, che riuniscre circa 200 biblioteche. L'app, denominata iScopriRete, è stata rilasciata a gennaio 2011 e attualmente supera il migliaio di installazioni su dispositivi Android e qualche centinaio su dispositivi iOS [12].

Il servizio di ricerca nel catalogo è reso disponibile per smartphone, tablet e altri dispositivi mobili, seguendo le stesse modalità con cui viene proposto sul sito online: si offrono risposte a quesiti semplici di natura bibliografica, indicazioni sulle strategie di ricerca e sulle fonti da consultare, si proroga il prestito dei libri in scadenza. Accanto a queste funzionalità di base, l'app permette di prendere in prestito gli e-book in possesso della biblioteca e di accedere, tramite ReteINDACO, a numerose risorse digitali. Gli utilizzatori della app possono, inoltre, postare e commentare le proprie letture, pubblicandole direttamente sui social network come Facebook e Twitter.

Figura 1. Homepage e pagina di ricerca di iScopriRete.

Così come il polo bibliotecario romagnolo e sammarinese, anche molte altre reti subregionali e universitarie possono vantare app analoghe: tra le più popolari, con migliaia di download, si possono citare PoliMI Library del Politecnico di Milano (più di 5000 installazioni su dispositivi Android e circa 4000 download stimati su iPhone e iPad) e BiblioSmart, riferita alle biblioteche pubbliche di Roma (più di 5000 installazioni su Android e circa 2000 download stimati da dispositivi iOS).

Altre app che godono di qualche migliaio di download sono SBN UBO del polo bolognese, BiblioUnipr dell'Università di Parma, bibliounimi dell'Università di Milano, BiblioClick delle biblioteche del nord-est milanese, BiblioMO delle biblioteche del comune di Modena e BiblioLucc@', app della rete delle biblioteche e degli archivi della provincia di Lucca, la prima nella regione Toscana.

Nel complesso si contano circa 40 applicazioni mobili per biblioteche e archivi italiani [13]. A queste si unisce l'app del Sistema Bibliotecario Nazionale, (OpacSBN) che riunisce i cataloghi di tutte le biblioteche aderenti al sistema per un totale di 12 milioni di record bibliografici.

L'app, che conta più di 2000 download, permette agli utenti di effettuare ricerche di vario tipo nell'OPAC nazionale dal proprio dispositivo mobile e di filtrare i risultati in base all'area geografica e alle caratteristiche dell'oggetto, come ad esempio "libro moderno", "libro antico", "musica", "cartografia" e "grafica".

L'applicazione si rivela purtroppo ancora assai povera di funzioni: infatti non è possibile conoscere la collocazione e la disponibilità del documento cercato ma solo la localizzazione nelle diverse biblioteche, inoltre la ricerca avanzata consente solamente la specificazione di "titolo", "autore" e "soggetto".

Vi sono anche casi di biblioteche che hanno prodotto applicazioni autonome. Un esempio ci è dato dalla Biblioteca Centrale "E. Meneghetti" dellʼUniversità di Verona, il cui staff ha progettato e sviluppato un'app a costo zero. Scaricata da più di un centinaio di utenti, Biblioteca Centrale Meneghetti presenta diverse funzionalità (ricezione di avvisi, accesso al proprio spazio personale, prenotazioni e rinnovo prestiti, consultazione di banche dati e di database di riviste ed e-book ecc.), simili a quelle proposte nelle app prodotte da aziende specializzate [14].

2.2 App di reference

Accanto al servizio basilare di consultazione del catalogo, le app bibliotecarie permettono a chi le utilizza di informarsi circa gli orari di apertura della biblioteca, di prenotare un'aula studio o un computer, di consultare risorse elettroniche e altri materiali utili [15].

Alcuni di questi servizi sono già previsti nelle applicazioni catalografiche, tuttavia per soddisfare al meglio le domande degli utenti, sono state create alcune applicazioni specializzate nel servizio di reference a distanza attraverso dispositivi mobili. Queste applicazioni sono limitate attualmente alle biblioteche statunitensi, dove esiste già una prassi consolidata di reference via posta elettronica ed sms [16].

Boopsie, azienda californiana che fornisce applicazioni mobili a circa 4000 biblioteche, prevede, tra le opzioni con cui personalizza i propri prodotti, un servizio di reference a distanza in tempo reale [17]. Questa funzione mantiene il nome tradizionale di «Ask a Librarian», servizio sviluppatosi negli USA e in Gran Bretagna a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, e permette di contattare direttamente il bibliotecario tramite chat, come già accade attraverso il sito web. Lo stesso servizio è offerto dallo stato di Washington per il distretto delle proprie biblioteche dall'applicazione Ask-WA:

Ask-WA is a live, interactive chat service that connects you to a librarian. Our librarians are available 24 hours-a-day, 7 days-a-week, to help you find the most credible information available on the Web. Ask-WA is staffed by professional librarians from participating libraries throughout Washington State. More than 60 public and academic libraries in Washington cooperate in to bring you this service, and more than 100 Washington librarians are available to help you find accurate, unbiased information" [18].

Gli utilizzatori dell'app possono scegliere con che tipo di bibliotecario interfacciarsi: se si è studenti del college si potrà chattare con il reference librarian di una biblioteca accademica; scegliendo l'opzione della biblioteca pubblica, invece, si entrerà in contatto con professionisti dotati di altre competenze, i public librarian.

Esperimento simile ma strutturato in maniera differente è quello del Massachussets Institute of Technology (MIT) di Boston. Questa app fornisce informazioni su tutti i servizi dell'università come eventi, parcheggi disponibili, punti di ristoro, dando unitamente la possibilità, nella sezione "Libraries", di accedere con il proprio account alle biblioteche dell'istituto per la consultazione di cataloghi e orari.

Proprio da quest'applicazione sviluppata dal MIT prende spunto l'app della North Carolina State University, NCSU Libraries Mobile, altro esempio di come una biblioteca universitaria possa rendere le proprie informazioni e risorse fruibili in maniera interattiva.

Figura 2. Servizi dell'applicazione della NCSU [19].

Con le app di reference si scopre così un nuovo modo di rapportarsi con il mondo delle biblioteche senza escludere la figura fisica del bibliotecario, ancora insostituibile per completezza delle informazioni, elasticità e velocità [20].

2.3 App di collezione

L'ultimo gruppo di applicazioni sviluppate dalle biblioteche raccoglie al suo interno le app studiate per valorizzare le collezioni, attraverso le quali l'utente può accedere a contenuti digitali quali immagini, video, libri, e fruire a distanza dei documenti posseduti dalla biblioteca, spesso non facilmente consultabili.

Biblion, the Boundless Library, sviluppata dalla New York Public Library, ne è un esempio eccellente: scaricabile per ora solo da iPad, unisce saggi, foto e documenti della NYPL su tematiche e argomenti precisi. La prima edizione dell'app si focalizza su «The New York World Fair 1939-40» e rende consultabili tutti i documenti collegati all'Esposizione Universale di New York e conservati negli archivi della biblioteca.

Figura 3. Homepage 'Biblion: World Fair'

La novità di questa applicazione è di riuscire, attraverso un insieme eterogeneo di fonti, a instaurare un rapporto interattivo da parte del lettore con i documenti e con le immagini consultate, come sottolinea anche Alexis Madrigal sulla rivista statunitense "The Atlantic":

what's fascinating to me is that you don't feel like you're reading something about the fair, but experiencing what it's like to tool around behind the scenes at a museum or in an archive. The impression is spatial. You chart your own path, find pieces of text, photos or video, and then assemble them yourself into a narrative of the fair." [21].

La stessa operazione è stata poi compiuta realizzando Frankenstein, che mette in relazione con il presente alcuni temi chiave affrontati nel capolavoro di Mary Shelley. L'app consente infatti un nuovo dialogo con i classici dell'età romantica, evidenziando l'influenza che questi possono aver avuto sul nostro tempo: il lettore può infatti muoversi liberamente fra immagini e saggi dell'epoca, leggere pagine manoscritte dell'opera della Shelley e perfino consultare copie della Dichiarazione d'Indipendenza scritta da Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti in quegli anni e figura chiave nelle vicende storiche del tempo [22].

Oltre a queste innovative applicazioni la NYPL può vantare anche collegamenti con i social più importanti del Web come Facebook, Twitter, Youtube e altri, confermando così la propria modernità.

App di collezione che merita di essere menzionata è anche eBook Treasures, sviluppata dalla British Library di Londra. Nata nel 2010 circa, quest'app include più di 100 libri digitalizzati appartenenti alla storia della letteratura, divisi in diverse categorie, a fianco di numerosi manoscritti. Rendendo accessibili circa 250 immagini e più di 40 video corredati di interpretazione testuale e commenti di esperti, la biblioteca intende fornire agli utenti un'esperienza multimediale attiva che li coinvolga alla scoperta dei tesori nascosti della British Library [23]:

With the launch of its first smartphone app, the Library showed its commitment to innovative ideas that increase access and reach of services. The launch, in partnership with Toura, a leading mobile technology provider for mobile guides, makes more than 100 of the greatest items in the Library's collections available on mobile platforms including iPhone, Android and iPad.

Infine, un altro caso di valorizzazione del patrimonio bibliotecario attraverso le app è quello rappresentato dalla Bayerische Landesbibliothek Online: questo portale, che riunisce sei biblioteche bavaresi al fine di promuovere le loro peculiarità culturali, ha creato Ludwig II. – Auf den Spuren des Märchenkönigs (Ludwig II – Walking the footsteps of the fairytale King), ovvero un'innovativa applicazione che trasporta il lettore in una "realtà aumentata", creando un percorso di informazioni digitali sul famoso "re delle fiabe" Ludovico II di Baviera attraverso il materiale documentario, librario e audiovisivo a lui collegato [24].

Oltre a essere una guida importante per coloro che vogliono visitare i luoghi legati a Ludovico II (più di 140), l'app raccoglie più di 400 fotografie e illustrazioni provenienti dagli archivi delle biblioteche, audio e video interviste di esperti, avvisi su eventi storici correlati e permette persino l'acquisto dei biglietti di ingresso ai palazzi di Linderhof e di Herrenchiemsee e al castello di Neuschwanstein (proprio quello preso a modello per le fiabe della Disney).

Disponibile in inglese e tedesco l'app consente l'utilizzo dei diversi materiali anche senza connessione internet, per facilitarne la consultazione da parte dei numerosi turisti che spesso visitano la Baviera e i suoi castelli [25].

Si tratta di un'applicazione molto utile anche dal punto di vista didattico perché mette a disposizione degli studenti un ricco archivio multimediale, formato da file audio e video riguardanti la vita del re Ludwig, oltre a un'intelligente rappresentazione tridimensionale dei luoghi più significativi. Grazie a questi materiali lo studio di fatti e personaggi storici può essere presentato in una veste più attraente e coinvolgente.

3. Prospettive e interrogativi

Negli ultimi anni le app bibliotecarie sono in deciso aumento: questo fenomeno si colloca in uno scenario più ampio caratterizzato dall'incremento delle applicazioni per dispositivi mobili in generale e dal conseguente mutamento delle abitudini di ricerca e consultazione degli utenti, che mostrano una crescente predilezione per i servizi virtuali e digitali rispetto a quelli che possono trovare nello spazio fisico e reale della biblioteca [26].

Naturalmente le biblioteche statunitensi, in particolare quelle accademiche, più sensibili e più aperte alle innovazioni tecnologiche, sono in prima linea nell'offerta di app; ma anche in Italia, dove la prima app di un polo bibliotecario, iScopriRete, risale a gennaio 2011, si nota un'attenzione crescente nei confronti di questo fenomeno che, pur non avendo ancora rivoluzionato i servizi tradizionali, tende a riconfigurare il rapporto tra lettore e biblioteca.

L'intensa proliferazione di applicazioni in ambito bibliotecario pone seri interrogativi sul nuovo ruolo delle biblioteche e mette in luce alcune criticità. Da una parte, a fronte di numerose app che rispondono a bisogni informativi basilari e generali, si delinea la necessità di studiare strumenti più specializzati, che privilegino nicchie di utenza. Così il Leibniz Information Centre for Economics di Kiel, in Germania, ha sviluppato un'app dedicata esclusivamente agli studenti e ai ricercatori di economia [27].

Dall'altra parte, emerge l'importanza di valutare e recensire le app più adatte agli obiettivi del servizio bibliotecario e che realmente possano arricchire l'esperienza informativa e culturale dei lettori. In questo senso si stanno muovendo alcune iniziative come quella dell'Osservatorio Tecnologico per i Beni e le Attività Culturali, afferente al MiBACT, che ha dedicato una sezione del suo sito alle applicazioni mobile.

Accanto a una bibliografia essenziale sul tema, l'Osservatorio ha elaborato 23 schede tecniche di applicazioni di interesse culturale [28]. Quelle legate al settore bibliotecario sono ad oggi solo tre: DCPL della Washington DC Public Library, Famous Books - Treasures of the Bavarian State Library e OPPL iLibrary della Ouachita Parish Public Library.

A queste si aggiunge la scheda della app Europeana, unica rappresentante della categoria biblioteche digitali. Anche alcune recenti proposte formative dell'AIB rispondono alla necessità di dare ai bibliotecari una formazione specifica sulle prospettive aperte dai dispositivi mobili e sull'utilizzo consapevole delle app in circolazione.

AIB Veneto ha organizzato ad aprile 2015 un corso di 6 ore intitolato "L'uso dei tablet", durante il quale i bibliotecari hanno potuto acquisire conoscenze sulla tecnologia mobile da trasmettere poi ai propri utenti [29]; AIB Abruzzo, tra giugno e novembre 2015, ha promosso un corso di aggiornamento che richiamava le app nel titolo ("Dagli Ap…pennini alle app…Un viaggio nei nuovi servizi bibliotecari: dalla progettazione alla gestione dell'informazione") pur non affrontando il tema nei moduli [30].

Per rendere le app sempre più presenti nell'esperienza del pubblico delle biblioteche, accanto alla necessità di formare e aggiornare i bibliotecari, si profila anche la possibilità di un coinvolgimento attivo dei lettori nella messa a punto delle applicazioni. Su questo fronte le iniziative sono ancora poche e limitate alle biblioteche anglo-americane, ma suggeriscono sviluppi degni di nota, i quali forse permetteranno di ridefinire in senso più creativo e partecipato il concetto di fruizione delle raccolte librarie e documentarie [31].

Le prospettive aperte dall'uso delle app bibliotecarie, i modelli di eccellenza presi in esame e le criticità individuate sollecitano una presa di coscienza della crescente influenza del fenomeno app sui servizi bibliotecari e sul nuovo modo dei lettori di rapportarsi alla ricerca di informazioni e alle istituzioni culturali.

Gli effetti di questi cambiamenti sono ancora poco visibili nella realtà italiana, dove, rispetto ad altri Paesi, le biblioteche sono più refrattarie a esplorare nuove modalità di interazione con i propri lettori. Nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni, i servizi proposti attraverso le app bibliotecarie rimangono nella maggior parte dei casi a uno stadio rudimentale e non sono in grado di garantire le stesse funzionalità presenti nelle interfacce desktop né la stessa efficacia del contatto diretto con il bibliotecario.

Ilaria Bortolotti, Università degli Studi di Milano, e-mail: ilaria.bortolotti@unimi.it
Alice Terenziani, Università degli Studi di Pisa, e-mail: terenziani1993@gmail.com


Note

[*] Ilaria Bortolotti è autrice dei paragrafi 1 e 3 mentre Alice Terenziani del paragrafo 2. Si ringrazia il prof. Paolo Tinti per aver suggerito il tema dell'articolo e per aver fornito preziose indicazioni bibliografiche.

[1] Mobile App Usage, Statistics & Facts, < http://www.statista.com/topics/1002/mobile-app-usage/>.

[2] Most popular Apple App Store categories 2015, < http://www.statista.com/statistics/270291/popular-categories-in-the-app-store/ >.

[3] App Store Product Page, < https://developer.apple.com/app-store/product-page/; Libri e consultazione, App Android su Google Play, < https://play.google.com/store/apps/category/BOOKS_AND_REFERENCE>.

[4] Maria Teresa Natale, Tutti pazzi per le app. Note a uso di musei, archivi e biblioteche, "DigItalia", 7 (2012) 2, p. 9-28. Tra la scarsa bibliografia disponibile in italiano sul rapporto tra biblioteche e applicazioni mobili va segnalata la recentissima guida di Roberta Lasio, Come usare le app in biblioteca, Milano, Bibliografica, 2015.

[5] Pew Research Center, Mobile Technology Fact Sheet, < http://www.pewinternet.org/fact-sheets/mobile-technology-fact-sheet/ >; L'economia della disintermediazione digitale. Dodicesimo rapporto sulla comunicazione, Milano, Angeli, 2015. Una sintesi del rapporto è scaricabile gratuitamente, previa registrazione, dal box "Download" nella pagina Censis - Le pubblicazioni, < http://www.censis.it/17?shadow_pubblicazione=120567>.

[6] Flurry Insights Blog, The Europe Report, < http://flurrymobile.tumblr.com/post/133792415780/europereport>.

[7] NMC Horizon Report, 2015 Library Edition, < http://cdn.nmc.org/media/2015-nmc-horizon-report-library-EN.pdf>, p. 18-19; Nicole Hennig, Selecting and Evaluating the Best Mobile Apps for Library Services, "Library Technology Reports" 50 (2014) 8, p. 5, <https://journals.ala.org/ltr/issue/view/180>. Elizabeth Willse, Using tablets and apps in libraries, Lanham, MD, Rowman & Littlefield, 2015.

[8] Public Wants Libraries to Advance Education, Improve Digital Literacy and Serve Key Groups, < http://www.pewinternet.org/2015/09/15/libraries-at-the-crossroads/2015-09-15_libraries_0-01/ >. Si veda anche Joel A. Nichols, iPads in the Library: Using Tablet Technology to Enhance Programs for All Ages, Santa Barbara, CA, Libraries Unlimited, 2013 e The handheld library. Mobile technology and the librarian, Thomas A. Peters and Lori Bell, editors, Santa Barbara, CA, Libraries Unlimited, 2013.

[9] L'economia della disintermediazione digitale. Dodicesimo rapporto sulla comunicazione, Sintesi per la stampa, p. 3 (documento PDF scaricabile dall'area "Download" nella pagina Censis - Le pubblicazioni, <http://www.censis.it/17?shadow_pubblicazione=120567>); AIE, Sintesi del Rapporto sullo stato dell'editoria in Italia 2015, < http://www.aie.it/Portals/_default/Skede/Allegati/Skeda105-3554-2015.10.13/3_Rapporto2015_LaSintesi.pdf?IDUNI=ge3k3we5ayvttb0bgoodowha1065 >.

[10] Melissa Mallon, There's an app for that! Part I, "Public Services Quarterly", 8 (2012) 2, p. 146-9; Ead.,There's an app for that! Part II, "Public Services Quarterly", 8, 3 (2012), p. 235-244; Nicole Hennig, Apps for Librarians: Using the Best Mobile Technology to Educate, Create, and Engage, Westport, CT, Libraries Unlimited, 2014. Per una lista delle biblioteche che dispongono di servizi specifici per dispositivi mobili, tra cui anche app, cfr. M-Libraries, < http://www.libsuccess.org/M-Libraries>. Cfr. Roberta Lasio, Come usare le app in biblioteca, cit., p. 28-66, dove si individuano e descrivono, con relativi esempi, cinque categorie di app utili per i servizi bibliotecari, invece delle tre proposte nel presente articolo.

[11] ReteINDACO, <http://reteindaco.sebina.it>; Stefano Gambari, Nuovi "colori" in biblioteca, "Biblioteche Oggi", 32 (2014) 2; Devid Panattoni, Rete Indaco: le biblioteche si aprono agli e-book e ai contenuti digitali, "Bibelot", 20 (2014) 2, p. 16-27, <http://www.sebina.it/sebina/repository/opac/press/nuovi_colori_in_biblioteca.pdf>. Sulla definizione di app native in contrapposizione alle web app si veda Roberta Lasio, Come usare le app in biblioteca, cit., p. 19-25.

[12] Non è possibile conoscere con esattezza il numero dei download e delle installazioni, poiché Google Play e App Store non rendono pubblici questi dati. Per una stima delle installazioni su dispositivi Android si può fare riferimento alle cifre reperibili su AppBrain, < http://www.appbrain.com>; i dati relativi ai download da App Store, ancor più difficili da ottenere, si possono stimare usando una complessa formula proposta da Rajiv Garg, Rahul Telang, Inferring App Demand from Publicly Available Data, "MIS Quarterly", 37 (2014) 4, p. 1253-64 (una versione elettronica è scaricabile da <http://ssrn.com/abstract=1924044>).

[13] Una lista, anche se non esaustiva, è consultabile alla pagina SebinaYou - Le nostre APPS, < http://www.sebina.it/SebinaNet/.do?idArticle=13#biblioteche>.

[14] Rob Zylstra, Stephanie Thero, Libraries Evolve to Stay Connected: Building the YourLibrary iPad App, "Feliciter", 56 (2010) 5, p. 204-6.

[15] Cfr. Bruce Washburn, Library Mobile applications: what counts as success?, "Information Outlook", 15 (2011) 1, p. 2.

[16] Libraries Offering SMS Reference Services, <http://www.libsuccess.org/Libraries_Offering_SMS_Reference_Services >.

[17] Boopsie, <http://www.boopsie.com>; Robin E. Miller, Bryan S. Vogh, Eric J. Jennings, Library in an App: Testing the Usability of Boopsie as a Mobile Library Application, "Journal of Web Librarianship", 7 (2013) 2, p. 142-53.

[18] Ask WA, <http://blogs.sos.wa.gov/ask-wa/>.

[19] Tito Sierra, Opportunities for Mobile Enhanced Library Services and Collections, < http://www.slideshare.net/tsierra/opportunities-for-mobile-enhanced-library-services-and-collections >.

[20] Doriana Zago, Il reference digitale in biblioteca, "Bibliotime", 10 (2007) 3, < https://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-x-3/zago.htm>

[21] Alexis Madrigal, Did the New York Public Library Just

Build the Magazine App of the Future?, "The Atlantic", 18 May 2011, < http://exhibitions.nypl.org/biblion/sites/exhibitions.nypl.org.biblion/files/Biblion_Atlantic.pdf >. Lizzy Walker, New York Public Library's Biblion App: A Review, "The Idaho Librarian", 62 (2012) 1, < https://theidaholibrarian.wordpress.com/2012/05/07/new-york-public-librarys-biblion-app-a-review/ >.

[22] NYPL Biblion: Frankenstein, < https://itunes.apple.com/us/app/nypl-biblion-frankenstein/id521833980?mt=8 >.

[23] Alex Withfield, The Library's first smartphone app, <http://www.bl.uk/aboutus/annrep/2010to2011/annualreport10_11.pdf >.

[24] Klaus Ceynowa, Information "On the Go": Innovative Nutzungsszenarien für digitale Inhalte -- Die Augmented-Reality-App "Ludwig II." der Bayerischen Staatsbibliothek, "Bibliothek", 36 (2012) 1 p. 64-9.

[25] Ludwig II, the App, < http://www.bayerische-landesbibliothek-online.de/ludwigii-appeng>.

[26] Shun Han Rebekah Wong, Which platform do our users prefer: website or mobile app?, "Reference Services Review", 40 (2012) 1, p. 103-15.

[27] Tamara Pianos, EconBiz to go: Mobile search options for business and economics - developing a library app for researchers, "Library Hi Tech", 30 (2012) 3, p. 436-448.

[28] OTEBAC - Osservatorio tecnologico per i beni e le attività culturali, < http://www.otebac.it/index.php?it/356/schede-app>.

[29] AIB-WEB, < https://www.aib.it/struttura/sezioni/veneto/2015/48251-luso-del-tablet/ >.

[30] AIB-WEB, < https://www.aib.it/struttura/sezioni/abruzzo/2015/50069-corso-aggiornamento-professionale-giugno-novembre-2015/ >.

[31] David Ward, James Hahn, Lori Mestre. Designing Mobile Technology to Enhance Library Space Use: Findings from an Undergraduate Student Competition, "Journal of Learning Spaces", 4 (2015) 1, <http://libjournal.uncg.edu/jls/article/view/876/812>; Mobile Apps for Libraries, Grants and Funding Resources, < http://www.boopsie.com/library-grants-for-technology/>.




«Bibliotime», anno XVIII, numero 3 (novembre 2015)

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