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ACCESSO APERTO ALLA CONOSCENZA, SOFTWARE LIBERO E RIFORMA DEL DIRITTO D'AUTORE:
NUOVE FRONTIERE DELLE BIBLIOTECHE

Firenze, 22 novembre 2004

Introduzione

Nicola Benvenuti
Università di Firenze. Biblioteca di Scienze Tecnologiche (Architettura)

 

I motivi che ci hanno spinto a organizzare questa iniziativa sono stati inizialmente due.

Il primo quello di far conoscere e diffondere tra i colleghi il pacchetto di programmi OpenOffice.org perchè è del tutto gratuito ma presenta funzionalità assolutamente paragonabili a quelle offerte dal set di Microsoft, con cui è compatibile, e perché è il risultato di uno dei maggiori progetti internazionali di creazione di software open source a cui partecipano migliaia di persone in tutto il mondo. Esso si presta pertanto non soltanto a fungere da strumento per il lavoro di ufficio e da indispensabile corredo per il proprio personal computer, ma anche da software gratuito da proporre sui computer destinati al pubblico delle biblioteche, per permettere loro, a seconda delle politiche delle biblioteche, l'elaborazione delle informazioni tratte dal catalogo, dalla rete o da materiali didattici.

La seconda motivazione che ci ha spinto a trattare il tema dell'open source e quindi della riforma del copyright, nasce dalla campagna contro il prestito a pagamento che l'Associazione italiana Biblioteche ha condotto nel corso del 2004. La vicenda del prestito a pagamento, comunque la si voglia interpretare, è il segnale più evidente che accentuare il protezionismo della legislazione sul copyright comporta sconquassi e ferite assai profonde in un tessuto economico e sociale in cui l'accesso alla cultura è sempre più bene strategico, tale da prefigurarsi come diritto primario di cittadinanza. Garantire le condizioni tecnologiche e giuridiche per la circolazione delle idee e l'accesso alla conoscenza, significa invece creare infrastrutture vitali per lo sviluppo della società (e dell'economia) dell'informazione, il cui ruolo può essere considerato del tutto analogo a quello svolto dalla costruzione di infrastrutture come strade e porti, credito ed energia a basso costo, per lo sviluppo della società industriale.

Per le biblioteche l'attuale politica del copyright si prefigura come un pesante ostacolo alla realizzazione della propria missione in almeno due campi:

La prima funzione è quella rivendicata dall'Open Archive Initiative (OAI) che sempre più sta prendendo piede anche in Italia: è di pochi giorni fa la sottoscrizione al convegno di Catania (5,6 novembre 2004) del manifesto di 32 Rettori di Università italiane a sostegno della dichiarazione di Berlino per il libero accesso alla letteratura scientifica tramite gli “archivi aperti”. I costi raggiunti dalle pubblicazioni scientifiche, infatti, assorbono risorse sempre maggiori delle istituzioni scientifiche e di ricerca, malgrado la creazione di conoscenza sia resa possibile poprio dall'impegno e dallo sforzo svolto da tali istituzioni, spesso con finanziamenti pubblici.

Un esame di questa situazione evidenzia:

I primi due aspetti mettono sotto forte tensione i bilanci delle biblioteche il terzo ha un effetto più subdolo perché mira a limitare il diritto di uso del bene conoscenza nel tempo. Questo modello di distribuzione, a ben vedere, trova applicazione anche nella legislazione che impone il risarcimento all'autore – di fatto soprattutto all'editore che acquista il copyright dall'autore – dei presunti danni derivanti dal prestito bibliotecario.

Nel caso del minacciato pagamento del prestito bibliotecario, si dovrebbe innanzitutto valutare se il prestito costituisca davvero un danno e per chi: forse un autore che desidera comunicare con i propri lettori e farsi conoscere ha interessi diversi da quelli dell'editore che conta soprattutto su un guadagno certo e forse la fama di un autore, e quindi anche il guadagno dell'editore, dipende anche dalla sua presenza nelle biblioteche. Bisogna anche tener conto che la crisi del settore editoriale e in particolare degli editori nazionali, cioè in lingue non diffuse al di fuori della comunità nazionale, esiste e richiede anche interventi adeguati.

Quello che si vuol qui sottolineare, però, è il pericolo, ancora una volta, che si leghi lo sfruttamento economico del bene “conoscenza” al suo utilizzo nel tempo, misurandolo non più attraverso la vendita dei supporti in cui è contenuta, bensì attraverso il numero di accessi temporanei. Il ruolo delle biblioteche di archiviare e tramandare le manifestazioni della produzione intellettuale di una comunità viene vanificato da queste pratiche. Le biblioteche potrebbero così diventare una sorta di Blockbuster dei libri, e dovrebbero pertanto ridefinire completamente la propria funzione e ruolo acquisendo criteri commerciali che, lo sappiamo bene, non favorirebbero certo la diffusione dell'informazione e la libera circolazione delle idee.

Un altro settore che risente dei vincoli del copyright è quello dell'accesso alla tecnologia che costituisce una necessità inderogabile e sempre più pressante anche per le biblioteche.

La fase in cui automatizzare le biblioteche significa innanzitutto trattare con le macchine in un flusso coerente tutto l'iter del libro, denominata ILS: Information Library Service lascia sempre più spazio all'affermarsi del LAF: Library Automation Framework – uso la terminologia proposta da Antonio Scolari nell'incontro organizzato dall'AIB Toscana giusto un anno fa – in cui la biblioteca si arricchisce di nuovi e mutevoli strumenti informativi che devono essere integrati in un contesto coerente e che – ricordiamo la definizione data dall'ELAG (European, Library Automation Group) al convegno di Roma del 2002 del portale bibliotecario come “one stop shop” - esulano dai confini fisici e dalle collezioni locali delle biblioteche e sono relativi a nuove tipologie di documenti, allo sviluppo di attività esterne, ad esempio l'editoria o l'archiviazione di documenti sia scientifici che espressione degli assets di conoscenza dell'organizzazione, all'integrazione con altre attività collaterali, ad esempio i corsi a distanza e i materiali relativi.

Per tecnologia si intende infatti sempre meno un prodotto da acquistare una volta per tutte, mentre diventa sempre più un modo di soddisfare velocemente esigenze via via più articolate e complesse. Integrazione tra sistemi, rapidità di adeguamento a nuove esigenze informative e a nuove tipologie di risorse, flessibilità di risposta, facilità di gestione, sono quindi funzionalità sempre più apprezzate.

Rispetto a queste esigenze si ha però che il modello di software proprietario è spesso anche rigido, non flessibile, difficile da far comunicare con altri sistemi ed anche quando è ben costruito e riesce ad assimilare le nuove esigenze della biblioteca ibrida, è comunque assai costoso e spesso invecchia in pochi anni. In questo contesto il software open source può costituire una importante risorsa, già solo per il fatto di far riferimento a standard condivisi e, fornendo i codici sorgente, perché permette modifiche e personalizzazioni anche rilevanti ad opera di programmatori professionisti. In questo senso l'esigenza delle biblioteche di trovare supporto nell'open source è quella di tutta la pubblica amministrazione, e si incontra anche con le necessità delle imprese di software locali per le quali l'open source rappresenta l'ambiente ideale entro cui svolgere la propria attività in condizioni di effettiva concorrenza.

Se poi con un po' di astrazione guardiamo alla costruzione di un ambiente globale di scambio culturale e di integrazione – e parlo in realtà anche dei nostri “miti” di Universal bibliographic control e di accessibilità globale dei documenti - non possiamo non essere preoccupati per quei fenomeni di “digital devide” che separano paesi ricchi e paesi poveri e spesso anche ricchi e poveri all'interno dei paesi sviluppati e che invece una politica di allentamento dei diritti di copyright può contribuire ad alleviare.

Abbassare le barriere tecnologiche che rendono difficoltoso l'accesso di tutti all'informazione e alla conoscenza è perciò un obiettivo non solo prettamente sociale ma anche strettamente connesso alle possibilità di integrazione e confronto tra culture diverse. Lungo queste problematiche è forse possibile definire un percorso comune tra bibliotecari, operatori dell'informatica, enti di ricerca e pubblica amministrazione per una modifica della attuale tendenza della legislazione sul copyright nel senso di una maggior articolazione del diritto d'autore.

La struttura di questa iniziativa è coerente con queste premesse.

Davide Dozza, mantainer del progetto OpenOffice.org per l'Italia, presenterà, in assenza di Stefano Maffulli (Free Software Foundation - Italia) che non ha potuto partecipare per motivi di salute e a cui va il nostro augurio di pronto ristabilimento, la posizione del movimento Open Source e ci illustrerà le funzionalità di OpenOffice.org. 1.1.0. Gli abbiamo chiesto di affrontare con noi anche il tema dei costi per implementare e mantenere programmi open source, ancor oggi generalmente così poco amichevoli e gestibili da persone non esperte di software come siamo in generale noi bibliotecari.

Massimo Travostino dei Creative Commons italiani ci presenterà un altro aspetto della riforma del copyright, diverso dalle licenze GPL perché relativo a tipologie di risorse più simili ai documenti tradizionali. I corrispondenti dei Creative Commons in Italia, rappresentati dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università di Torino e dall'Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell'Informazione e delle Telecomunicazioni (I.E.I.I.T.) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), presenteranno il 16 dicembre la traduzione italiana – una traduzione che sarà presumibilmente anche un adattamento al contesto giuridico italiano – delle licenze proposte (e-commons) e permetteranno a tutti, e in particolare alle biblioteche, di definire giuridicamente tutta una serie di accordi fin'ora taciti o di nuove fattispecie che si presentano con l'articolazione di nuovi servizi ed esigenze di comunicazione.

Abbiamo chiamato a partecipare a questa iniziativa anche i rappresentanti di realtà che consideriamo essenziali per completare il panorama del movimento per la riforma del copyright a cui purtroppo i tempi ristretti non ci permettono di dare lo spazio che spetterebbe loro.

Sono infatti con noi Patrizia Cotoneschi, direttrice della Firenze University Press, assai attiva sul fronte della costruzione di Archivi Aperti di documenti scientifiche Gianni Ciolli, di Media Innovation Unit – Firenze Tecnologia, l'azienda speciale della Camera di Commercio di Firenze la quale si propone come facilitatore istituzionale per i processi di innovazione tecnologica, che ci presenterà il punto di vista delle piccole e medie imprese; abbiamo poi un saluto di Angelo M. Buongiovanni coordinatore di RTRT (Rete telematica regionale toscana) che purtroppo non ha potuto partecipare perchè impegnato fuori Firenze, che ci avrebbe esposto l'orientamento della Regione Toscana, notoriamente all'avanguardia nella apertura verso il software libero.


Copyright AIB 2005-01-31, ultimo aggiornamento 2005-01-31 a cura di Vanni Bertini e Nicola Benvenuti
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/conf/c041122/benvenuti.htm

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