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Seminario Vinay
"9. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
l'irruzione della multimedialità
Sonia Barison
dirigente del Servizio per il Beni librari ed archivistici della
Regione Veneto
Nella metà del 1996 in uno degli atenei che costituiscono l’Università
di California si è realizzato un interessante esperimento: si è
scelto un manuale, di statistica, per la precisione, lo si è preparato
in tre diversi formati - ASCII, testo con funzioni tipografiche e HTML
- e lo si è dato in uso a diverse classi di studenti. L’obiettivo
era di verificare quali di questi formati fosse il più efficace
e il più vantaggioso dal punto di vista dell’apprendimento.
In ASCII il contenuto si presentava in forma piana e uniforme, senza
nessun tipo di rilievo tipografico;
nel formato testo il contenuto era proposto con normali funzioni tipografiche
come la suddivisione in paragrafi, il grassetto e il corsivo che aiutano
e guidano il lettore nell’uso del testo;
HTML, oltre alle normali funzioni tipografiche, consente all’utente
di scegliersi autonomamente dei percorsi di lettura personali grazie ai
collegamenti che caratterizzano questo tipo di formato.
L’analisi dei risultati e dei comportamenti degli utenti - che ha messo
in evidenza come il formato più stimolante ai fini dell’apprendimento
fosse quello in HTML, proprio per la libertà che lasciava di scegliere
percorsi diversi di fruizione del testo - costituisce un’ulteriore conferma
del fatto che i documenti destinati alla diffusione del sapere hanno una
carica formativa molto più efficace se sono in formato ipertestuale
o multimediale.
L’insieme dei documenti di questo genere sarà gestito nelle
biblioteche “multimediali” o “virtuali”.
Secondo Corrado Pettenati la biblioteca virtuale è il risultato
di un’organizzazione basata sulla fusione di tre fattori:
la biblioteca elettronica, con le classiche funzioni di Online Public Access
Catalog (OPAC), catalogazione originale, partecipata e derivata, gestione
della circolazione, gestione degli acquisti, controllo dei periodici, gestione
del prestito fra biblioteche,
l’accesso alle telecomunicazioni;
l’apporto personale e dinamico dell’utente finale che, con una nuova gamma
di utensili direttamente utilizzabili, non è più il consumatore
passivo di documentazione di un tempo, ma l’autore consapevole della sua
ricerca.
Quindi la biblioteca multimediale o virtuale non è un problema
di automazione o di tecnologia nel senso più ampio, ma un problema
di contenuti e di organizzazione che, naturalmente, presuppongono una robusta
struttura di automazione e di tecnologia.
Lo sforzo che la Regione Veneto sta tentando di produrre, alle soglie
del duemila, vuole essere un volano per la realizzazione di una biblioteca
virtuale su base regionale.
Può sembrare presuntuoso ambire a tanto quando, per la realizzazione
del progetto regionale di SBN, su cui la Regione molto ha investito, si
è scelto un modello organizzativo fortemente gerarchizzato, attribuendo
al “centro” la scelta delle tecnologie da utilizzare, in modo da evitare
l’introduzione di tecnologie non dialoganti, ma poi non si sono potute
aggregare che una trentina di biblioteche, prevalentemente di grandi dimensioni,
senza riuscire tuttavia a creare un’unica struttura centrale di management
forte; non si è potuto impedire il proliferare di sistemi di automazione
certamente più economici, agili e flessibili, raramente coordinati,
che però non potevano rompere l’isolamento delle singole biblioteche;
non si è dedicata che un’attenzione marginale all’erogazione di
servizi all’utenza.
A questi problemi si aggiungono i limiti dell’attuale assetto di SBN:
la chiusura della rete SBN a sistemi esterni;
gli elevati costi di gestione
gli scarsi investimenti effettuati nel corso degli anni a vantaggio della
“componente utente” del sistema (OPAC, prestito, document delivery)
l’obsolescenza tecnologica;
la separatezza rispetto all’articolazione dei sistemi informativi della
Pubblica Amministrazione.
Oggi la realizzazione di un programma di cooperazione tra biblioteche
a livello nazionale rimane un’esigenza fondamentale e uno dei principali
obiettivi della politica regionale dell’informazione, ma non si può
non tenere conto della multiforme realtà locale che si è
andata affermando e consolidando nel corso degli anni ’80. Da qui la necessità
di conciliare da un lato una infrastruttura di coordinamento centralizzata
e dall’altro un insieme eterogeneo di sistemi indipendenti. Infatti l’interconnessione
in rete di più unità organizzative, nel rispetto dell’autonomia
di ciascuna, appare la configurazione più appropriata in uno scenario
che vede, come si è detto, una molteplicità di soluzioni
eterogenee per l’automazione di biblioteca e, contemporaneamente, presenta
ancora problemi legati sia all’organizzazione sia alle tecnologie.
Il primo passo lungo la strada della realizzazione di una biblioteca
“virtuale” regionale è una conseguenza diretta dell’aver posto al
centro della propria attenzione le esigenze dell’utente; è stato
infatti acquisito un OPAC, EasyWeb, - che adotta le modalità di
trasmissione dei dati tipiche di Internet - in cui concentrare le basi
dati relative al patrimonio librario catalogato in SBN/Bull, SBN/SQL, CDS/ISIS,
Sebina, TinLib, il Sistema di Albino, tali da costituire per l’utente,
ancorché separate e non reciprocamente trasparenti, un unico catalogo
in linea. Nel 1998 si creeranno le condizioni perché le biblioteche
che vorranno collegarsi continuino ad implementare automaticamente le diverse
basi di dati precedentemente inserite nell’OPAC regionale. E’ evidente
che in tale modo, almeno per il momento, i diversi microsistemi di gestione
delle biblioteche si affiancano ad SBN. Tuttavia l’evoluzione degli strumenti
informatici fatta propria dalla nuova versione di SBN, con il passaggio
da mainframe a server, da sistemi operativi proprietari a sistemi operativi
standard, l’affermazione dell’architettura client-server e delle interfacce
grafiche, unita alla rapida diffusione delle tecnologie di comunicazione
permetteranno, a partire dal 1998, un livello di interconnessione sufficiente
almeno per la visibilità delle basi di dati.
E’ comunque probabile che nei prossimi quattro-cinque anni la generazione
dei sistemi di automazione che si è evoluta negli anni ’90 sarà
sostituita pressoché integralmente da sistemi basati su server,
costruiti per operare in ambiente client-server e che utilizzano sistemi
operativi largamente diffusi come UNIX e/o Windows NT, sistemi di gestione
di basi di dati standard come SQL, Oracle, Informix e, quasi esclusivamente,
interfacce grafiche sia per le operazioni interne alla biblioteca sia per
l’accesso degli utenti. I sistemi di automazione per le biblioteche che
le società produttrici presentano oggi sono concepiti in funzione
del loro inserimento nel mondo delle reti di comunicazione, ne recepiscono
gli standard informatici e si presentano come strumenti “aperti”, che possono
essere integrati con le altre tecnologie informatiche oggi utilizzate in
biblioteca, nella prospettiva di poter rispondere adeguatamente alle esigenze
emergenti della biblioteca digitale.
Il secondo passo è stato promuovere massicciamente non solo
la trasformazione delle biblioteche del Veneto in biblioteche elettroniche
ma anche la costituzione di reti di bacini grazie all’accordo di programma
tra comuni. Nel 1998 fino al 35% dell’intero fondo destinato a contribuire
all’attività delle biblioteche sarà riservato al sostegno
dei progetti che puntano al raggiungimento di tali
Per quanto riguarda poi l’accesso alle telecomunicazioni, va detto
che il modello che la Regione vuole realizzare è quello di una rete
di sistemi eterogenei collegati tra loro non secondo il concetto di integrazione
ma secondo quello di interoperabilità. Solo Internet, grazie alle
convenzioni che permettono lo scambio di dati tra i computer che appartengono
alla rete (Transfer Control Protocol/Internet Protocol), consente il collegamento
e la comunicazione tra macchine diverse per caratteristiche e sistemi operativi.
Internet è alla base del concetto di biblioteca “virtuale”.
Tenendo presente che l’architettura Internet è strutturata in
tre livelli:
reti dorsali nazionali ad alta velocità, di solito finanziate con
fondi governativi; in Italia a questa tipologia appartiene GARR,
reti di livello intermedio o regionale,
reti locali a livello di singola istituzione che distribuiscono informazione
alla propria utenza e sono connesse alla rete intermedia,
la Regione Veneto si propone di fare sì che la propria rete
SIRV, recentissimamente rinnovata e potenziata, si faccia carico direttamente
del traffico tra le istituzioni bibliotecarie locali a livello di regione,
avendo a sua volta un punto di connessione con la rete GARR attraverso
il CINECA che è il proprio provider.
Si ricordi che una qualsiasi rete telematica che utilizzi la tecnologia
Internet, ma sia rivolta ad un gruppo relativamente ristretto di utilizzatori,
per di più all’interno di un’area geografica determinata, si definisce
Intranet. E’ appunto su questa rete regionale, su questa Intranet, che
la Regione si propone di poggiare il nuovo disegno organizzativo del progetto
Veneto di SBN. A tale proposito, un’importante novità è rappresentata
dalla creazione dei Biblio Server, sistemi di gestione di livello subordinato
rispetto al Polo, i quali consentirebbero piena autonomia sia riguardo
agli acquisti comuni, o al prestito interbibliotecario nell’ambito di uno
stesso comprensorio, o alla catalogazione stessa. Questi sistemi
potrebbero essere installati presso le Province o, in alternativa, presso
quelle biblioteche che già oggi sono al centro di una rete o un’aggregazione
di altre istituzioni minori.
Si ribadisce che questo modello organizzativo non modifica affatto
il sistema Polo il quale, nel rispetto del Protocollo d’intesa e della
Convenzione con il Ministero per i Beni Culturali, non può che continuare
a rappresentare il momento di sintesi di livello regionale del lavoro delle
biblioteche che aderiscono ad SBN e ad assolvere la funzione di collegamento
con l’Indice.
Si è detto, all’inizio di questa relazione, che la Regione ha
voluto porre al centro della sua politica di settore da un lato l’utente
e i suoi bisogni di informazione e di conoscenza dall’altro la convinzione
che il patrimonio dei beni culturali deve essere “sfruttato” sul piano
squisitamente culturale e come un uso accorto delle nuove tecnologie multimediali
possa dare un importante contributo al conseguimento di questo obiettivo
perché esse consentono di riconcepire radicalmente le politiche
di comunicazione, di migliorarne e modularne l’efficacia, di confezionare
prodotti connotati da un’altissima integrazione dei mezzi espressivi e
delle informazioni, offrendo all’utente straordinarie occasioni per costruire
efficaci percorsi personali di qualificazione e di apprendimento.
Ma le nuove tecnologie possono recare un importante contributo anche
alla qualificazione delle attività di ricerca, di tutela e valorizzazione
dei beni culturali in senso lato.
Al di là degli interventi volti alla conoscenza e alla
salvaguardia dei beni librari, dovuti in quanto appartenenti alla sfera
delle competenze di tutela e salvaguardia delegate dallo Stato nel 1972,
la Regione, di concerto con le Soprintendenze statali, ha finanziato in
questi anni numerose campagne di catalogazione di beni culturali
di ogni genere ed epoca: strutture architettoniche e giardini, dipinti
e sculture, reperti archeologici e monete. Tutto ciò ha costituito
un patrimonio di informazioni che si ritiene debba essere reso fruibile.
Per farlo verranno digitalizzate, implementeranno la banca dati regionale
dei beni culturali e appariranno nello spazio Internet della Regione.
Si è considerato tuttavia che mettere a disposizione dell’utenza
delle schede informative è indubbiamente utile ma è inadeguato
a fornire l’insieme delle informazioni necessarie per la piena comprensione
delle opere da parte di utenti che possiedono livelli di curiosità
e di conoscenza non omogenei. Infatti tutti sanno che ogni prodotto artistico
è strettamente collegato a tutta una serie di documenti, che esso
presuppone una elaborazione teorica da cui derivano l’“invenzione” e la
“composizione” in cui sono leggibili concezioni filosofiche, religiose,
politiche, scientifiche, oltre agli influssi e ai condizionamenti del contesto
sociale.
Con la semplice scheda rimane quindi irrisolto il problema della contestualizzazione
dell’opera: l’oggetto viene descritto, datato, attribuito ad un autore
ma sono esclusi programmaticamente i confronti con altri oggetti congruenti
conservati altrove, e, soprattutto non viene presentato all’interno di
un reticolo di relazioni fattuali e intellettuali capace di illuminarne
il significato, di collegarlo alla biografia del suo autore, di spiegarne
la tecnica esecutiva e la composizione, la storia, le motivazioni del committente,
mostrando contestualmente, a richiesta dell’utente, i documenti collegati
alla sua genesi e alla sua fortuna, i modelli a cui possa essere ricondotto,
le imitazioni che siano derivate, ecc.
Se si vuole evitare l’imporsi di un tipo di fruizione del bene culturale
di tipo quasi esclusivamente estetico-evocativo e molto parcellizzato diventa
fondamentale la ricostruzione e la ricollocazione contestuale dell’opera
e a questo scopo si è perseguita quella che si ritiene un’idea “forte”:
l’impiego delle nuove tecnologie, per integrare la banca dati dei beni
culturali con la base dati dei beni librari creata in SBN. In tale modo
riteniamo di poter rispondere sia alle esigenze degli “addetti ai lavori”
o comunque di quanti necessitano per motivi professionali o di studio di
informazioni specialistiche, sia del pubblico più vasto con bisogni
di svago turistico, di apprezzamento di “dilettante colto”, di istruzione
scolastica o professionale. Attraverso le indicizzazioni delle due banche
dati è possibile definire:
il contesto dell’opera in senso stretto (la documentazione relativa all’opera)
il contesto storico e geografico in cui l’opera si è formata
il contesto “altre opere”: dello stesso autore o dello stesso periodo o
comunque opere significative per la comprensione o la fruizione
in prospettiva, il contesto ricostruttivo.
Per concludere, gli obiettivi prioritari che la Regione si è
data e ancora si dà sono la tutela la diffusione del proprio patrimonio
culturale in quanto “memoria storica” di una collettività. Alcuni
beni soddisfano anche un bisogno di tipo estetico e questo ha fatto sì
che sia cresciuta sempre più negli ultimi decenni la domanda di
“consumo” dei culturali che hanno assunto quindi un “valore da’ uso”. Pertanto,
pur rimanendo fondamentale l’utilizzo delle nuove tecnologie per finalità
di controllo (delle condizioni ambientali, del patrimonio contro i furti
o contro i rischi di danneggiamento, del flusso degli utenti), fondamentale
è il loro utilizzo per le attività di promozione e valorizzazione,
sia verso l’esterno, allargando il numero dei fruitori, sia verso l’interno,
aumentando gli strumenti di conoscenza a disposizione del pubblico.
Copyright
AIB 1998-05-06, ultimo aggiornamento 1998-12-30 a cura di Antonella
De Robbio e Marcello Busato
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/barison.htm
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